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Modern Warfare 3 salva la faccia con il multiplayer | Recensione

Modern Warfare 3 non convince, ma viene salvato dalla sua componente multigiocatore che si conferma la più solida degli ultimi anni.

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a cura di Martina Fargnoli

Editor

Modern Warfare 3 è arrivato sul mercato in un clima di scetticismo e la sensazione che, in fin dei conti, assomigliasse solo a un DLC di Modern Warfare 2 ha sempre più preso forza anche esplorandone i contenuti. Come ho già espresso in diverse occasioni nel corso dei miei contatti con il nuovo capitolo affidato a Sledgehammer Games, si tratta di uno dei Call of Duty più conservativi degli ultimi anni e al tempo stesso, purtroppo, un CoD che ha sacrificato la sua anima in favore del fenomeno Warzone.

Il successo del battle royale e delle sue declinazioni è innegabile, ma sono certa che se avessi voluto giocare a Warzone non mi sarei sognata di spendere 80 o più euro per una nuova uscita annuale di Call of Duty. E non c’è effetto nostalgia o mappa dell’originale Modern Warfare 2 che possa davvero farmi cambiare idea, nonostante MW2 sia stato per me il primo CoD in assoluto e il gioco che ho giocato di più online, secondo solo a ormai 9 anni di Destiny.

L’ostacolo più grande ad oggi per CoD è riuscire a comunicare con una community frammentata e mettere d’accordo tutti: chi è da vent’anni che non perde un capitolo e chi invece solo in tempi recenti ha trovato in Warzone la via di accesso a un franchise che, vi piaccia o meno, fa comunque parte della storia degli FPS. Per me Modern Warfare 3 non è riuscito in questa impresa, nonostante la componente multigiocatore sia una delle più riuscite degli ultimi anni e faccia di tutto per catturare la magia del passato

L’invasione di Warzone

Si può discutere a lungo se oggi abbia ancora senso proporre una campagna in Call of Duty o continuare a riproporre il gioco come un’uscita annuale quando la stragrande maggioranza dell’utenza si riversa poi unicamente nelle lobby online, ma la strada scelta ancora oggi prevede i classici contenuti distinti in Campagna, Multigiocatore e Zombi e questo è ciò che andrò a valutare. Come vi ho raccontato nell’articolo che ha preceduto questa recensione, e che vi invito a recuperare per leggere in modo approfondito l’analisi della campagna, gran parte del fascino che rendeva avvincenti le missioni di Call of Duty si perde nella scelta di progettare le missioni libere sul modello delle Operazioni Speciali e di DMZ

Molto velocemente gli obiettivi iniziano a diventare triviali e la spinta maggiore arriva proprio dalla presenza sul campo di battaglia di armi, equipaggiamenti e serie di uccisioni con cui creare praticamente il caos. La via silenziosa non risulta appagante, mancando totalmente delle vere e proprie meccaniche stealth che possano quantomeno ispirare e sostenere le azioni tipiche di quello stile di gioco. Anche nelle missioni più classiche manca un po’ di epicità, nonostante ci siano molti dei classici momenti a cui Call of Duty ci ha abituati. La fretta poi con cui si arriva all’epilogo non permette neanche ai personaggi di brillare più di tanto e quando lo fanno è grazie all’ottimo lavoro svolto con le cutscene e all’anticipazione costruita prima con Modern Warfare (2019) e poi il suo seguito.

Quasi tutto nella campagna di Modern Warfare 3 alla fine finisce per subire l’influenza di Warzone: dalle missioni “Open Combat” che ne richiamano la struttura alle missioni più lineari che finiscono per riportare in vita parti della mai dimenticata Verdansk. Da questa invasione di idee e contenuti non si salva neanche il nuovo approccio open world di Zombi diretto da Treyarch che si tramuta in una versione di DMZ con non morti e qualche alleato che ogni tanto fa capolino sulla mappa.

La modalità Zombi di Modern Warfare 3, infatti, si svolge sull'enorme mappa dell'Urzikstan, prossimo teatro di guerra di Warzone. Nel corso di 45 minuti di gioco l’obiettivo diventa esplorare la mappa e le sue aree più interne mentre si affrontano orde di zombi e gruppi di mercenari, con l'obiettivo di esfiltrare con quanto più bottino possibile per rendere le partite successive più facili. Oltre a seguire una serie di missioni che fungono da “trama”, sulla mappa sono disseminate varie attività da poter svolgere per rimpinguare le proprie casse. Le modeste missioni della storia vengono sbloccate completando una serie di obiettivi poco stimolanti, costringendo spesso a cedere a una routine che alla lunga semplicemente non risulta più particolarmente coinvolgente.

Ci si trova di fronte a DMZ in tutto e per tutto, con però ancora qualche frammento di ciò che caratterizzava la classica modalità Zombi: pack-a-punch, casse misteriose, lattine con potenziamenti; peccato che invece manchino tutti quegli elementi che rendevano questa modalità speciale: round di difficoltà crescente, mappe appositamente curate per favorire un approccio strategico e una progressione più a fuoco, e la possibilità di riparare le finestre per difendersi o rallentare l’avanzata nemica per prendere tempo e pianificare le mosse successive.

Ho apprezzato tantissimo DMZ quando è stata lanciata e continuo a ritenerla una modalità con del potenziale non sfruttato, una playlist che avrebbe potuto espandersi ancora di più nel corso di questo anno, ma non ritengo la sua struttura del tutto adatta a una modalità come Zombi che oggi mi è apparsa come svuotata di quella tensione e di quella gioia nel pianificare le proprie mosse che un’esperienza più limitata e appositamente costruita intorno a una serie di segreti riusciva a dare. Rimane una modalità apprezzabile da giocare con gli amici per fare una pausa dal multigiocatore, ma purtroppo non riesce a catturare l’atmosfera delle precedenti iterazioni di Zombi e i lunghi periodi di inattività in cui non accade nulla di interessante pesano di più dell’attendere con le mani in mano tra un round e l’altro

Multigiocatore solido

Di fronte all’annacquamento sia della campagna che della modalità Zombi, solo il multigiocatore poteva tentare di risollevare un po’ la qualità di questo Modern Warfare 3 e in fin dei conti diciamo che ci riesce, puntando sul sicuro e su tutto ciò che ha funzionato in passato, riproponendo, però, come nuovo qualcosa che non lo è e che da solo non è sufficiente a giustificare un nuovo capitolo. Iniziamo dalle cose positive, evidenziate già in fase di beta, come una capacità di movimento rinnovata che riporta pieno controllo nella gestione delle scivolate e una maggiore attenzione alle fasi di ingaggio con la possibilità di annullare la ricarica o entrare in Tac-Stance per sparare dal fianco ma senza perdere troppa precisione.

Il ritorno della classica mini-mappa con i suoi puntini rossi e altri aggiustamenti come i perk accessibili fin da subito e non legati al tempo trascorso in gioco completano e perfezionano efficacemente l'esperienza che si conferma semplicemente migliore della precedente in ognuno dei suoi aspetti più critici. Al netto di un TTK che ancora non mi ha convinto del tutto a causa della sua inconsistenza, tutto sommato è davvero piacevole e adrenalinico affrontare altri giocatori nelle modalità di gioco Core (Team Deathmatch, Postazione, Dominio, Uccisione Confermata, etc) o nella modalità Tagliagole 3vs3vs3 per chi apprezza un po’ più di gioco di squadra e tattica.

Le mappe di MW2, nonostante il rifacimento grafico, non possono essere certamente considerate come nuove. Rimangono delle ottime mappe da giocare e bellissime da vedere – con le dovute eccezioni di alcune che erano già da dimenticare anche prima – dimostrando come ancora oggi il Modern Warfare 2 del 2009 sia tra i punti più alti che il multiplayer di CoD sia arrivato ad offrire. La critica che, però, mi sento di muovere è che non tutte le mappe si adattano bene al nuovo ritmo di gioco, che è comunque diverso da quello originale per il quale queste ambientazioni erano state pensate.

In uno sparatutto online è importante anche che level design e gameplay si allineino e quando non succede si rischia di trovarsi in situazioni in cui i punti di conquista girano troppo velocemente, gli spawn non stanno al ritmo e c’è grande confusione. In altri casi mappe come Derail continuano a essere esageratamente troppo grandi per un 6vs6 e il ritmo di gioco cala a tal punto che si fa fatica anche ad arrivare alle 75 kill prima dello scadere del tempo.

La scelta di mettere in condivisione tutte le armi possedute, anche quelle del precedente capitolo, fa sembrare l’armaiolo ricco di bocche da fuoco anche se il numero delle armi realmente nuove è più contenuto. Una scelta comunque apprezzabile per chi possiede anche MW2 e la strada sicuramente giusta da intraprendere, bisognerà vedere però come verrà gestito il bilanciamento nel tempo. A non convincermi è stato invece il sistema di progressione che esaspera uno dei difetti della scorsa iterazione.

Se era tedioso sbloccare armi tramite i castelli, ora determinati equipaggiamenti e persino i perk sono bloccati dietro il completamento delle sfide giornaliere. Sebbene queste sfide non siano particolarmente complesse, è un modo artificiale per allungare il tempo trascorso sul gioco, considerato che grazie a vari bonus XP in poco meno di 3 giorni avevo già raggiunto il livello 55 e portato al livello massimo diverse armi.

L’aspetto più fastidioso di questo sistema di sblocco è che rischia di obbligare a utilizzare determinate soluzioni che esulano dal nostro stile di gioco preferito solo per portare a termine una sfida. Mi sono trovata con una challenge che chiedeva di utilizzare la flashbang per accecare i nemici, tuttavia si trattava di uno degli equipaggiamenti tattici disponibili tramite questa nuova meccanica dello sblocco armeria e, quindi, mi era impossibile accedervi senza prima aver completato 3 sfide. Un cortocircuito da cui sono riuscita ad uscire solo completando le missioni della modalità Zombi.

L’unione di contenuti già sbloccati o posseduti ha portato poi le più disparate skin anche nelle modalità multigiocatore classiche, risultando in un effetto un po’ strano che cozza con la serietà degli ambienti. Se una volta in Sub Base si vestivano i panni di organizzatissimi Navy Seal, adesso si può incontrare chiunque, da Nicki Minaj con i suoi capelli rosa al vampiro Alucard, risultando a tratti persino distraente. Alcune skin purtroppo accentuano anche il difetto della scarsa visibilità dei giocatori che finiscono per sfruttare zone poco illuminate o cercano di mimetizzarsi con il contesto esterno per praticamente camperare od ottenere uccisioni facili.

Voto Recensione di Call of Duty: Modern Warfare 3 - PS5


6.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Gameplay fluido e buon feeling delle armi

  • Le mappe di Modern Warfare 2 sono fantastiche ancora oggi

  • Un’offerta multigiocatore completa e in grado di intrattenere

Contro

  • La peggiore campagna della serie

  • I contenuti riciclati rendono difficile giustificare il prezzo pieno di vendita

  • Zombi ha perso parte del suo fascino con il trattamento DMZ

Commento

Per quanto l'online di Modern Warfare 3 possa considerarsi il collante che tiene in piedi da solo un intero gioco e riesce a intrattenerci e risucchiarci proprio come fece l'originale MW2, il pesante riciclo di contenuti tra mappe che hanno pochissimi legami con la campagna e un'ondata di idee prese a piè pari da Warzone e DMZ non è tale da giustificare la collocazione di questo capitolo tra le uscite annuali a prezzo pieno ed è davvero difficile non immaginarlo come un DLC del precedente capitolo. Già in passato ci eravamo chiesti se non fosse ormai arrivato il momento per Call of Duty di abbandonare la canonica uscita annuale per abbracciare un’evoluzione da Game as a Service e Modern Warfare 3 ci offre proprio la risposta più concreta in tal senso. Perché se il successo di questo capitolo viene determinato da una struttura di base che è praticamente quella di 14 anni fa, con tutta una serie di piccoli e incrementali aggiornamenti per incontrare i gusti moderni, allora forse è giunto il momento di ripensarne la pubblicazione. 

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Call of Duty: Modern Warfare 3

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