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Pro
- Narrativamente rimane incredibile
- Mira è ancora oggi un'esempio di come va gestita l'esplorazione negli open world
- Contenutisticamente immenso
- Le novità lo rendono meno farraginoso
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Contro
- Il combat system inizia a vacillare sotto al peso degli anni
- Alcune migliorie introdotte lo rendono meno "brutale", facendogli perdere un po' di quel fascino che aveva il titolo originale.
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto

Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition
Lasciate che vi accompagni in un viaggio attraverso Xenoblade Chronicles X, una produzione che, quando arrivò su WiiU, fu capace di ammaliare pubblico e critica in virtù delle sue immense qualità.
Come vi raccontavo in seguito alla mia prima prova con questa Definitive Edition, Nintendo non poteva trovare un titolo migliore per chiudere il, lungo ciclo vitale, di Switch. Difatti, da quando ho avuto modo di re-immergermi nell’universo creato da Monolith Soft, mi sono trovato di fronte a un’esperienza tanto spiazzante quanto affascinante, capace di farmi passare sopra alle, varie, anzianità di servizio che questa nuova edizione si porta dietro.
Le mie aspettative in merito a questa riedizione, complici anche gli ottimi progressi compiuti dalla saga principale nel corso degli anni, erano parecchio alte e, seppur alcune cose non mi siano proprio andate giù, devo dirvi che sono decisamente soddisfatto di aver compiuto, nuovamente, questo lungo viaggio sul pianeta Mira.
Un protagonista immenso
Come vi raccontai durante il mio primo ritorno su Mira, sin dai primi istanti spesi sul pianeta che fa da mattatore all'intera produzione di Monolith, il senso di vastità e di scoperta è soverchiante. Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition ci mette nei panni di un’umanità in fuga, costretta ad abbandonare la Terra e a ricostruire un’esistenza su un pianeta tanto ostile quanto affascinante.
Giusto il tempo di dare un nome, e un volto, al nostro avatar e veniamo scagliati dritti nell'azione di gioco. Una manciata di minuti per conoscere il nostro partner, e apprendere i fondamenti del combat system, e saremo liberi di decidere come comportarci su quel nuovo pianeta che dovrebbe fungere da "ripartenza" per il genere umano.
Il vero protagonista di questo peculiare capitolo è, difatti, proprio Mira: un ecosistema alieno sterminato, pulsante di vita e di misteri, che invita, e invoglia, all’esplorazione premiando il giocatore con una costante sensazione di meraviglia.
Ogni angolo di Mira cela qualcosa di inedito, che si tratti di una creatura imponente, di una conformazione geologica inaspettata o di un frammento della sua storia millenaria. L’esplorazione è il cuore pulsante di Xenoblade Chronicles: Definitive Edition, un invito continuo a spingersi oltre e a pensare in modo tridimensionale.
Difatti, come vi anticipavo, fin dai primi momenti di gioco si può decidere di ignorare, o meglio accantonare, la trama principale, per dedicarsi all'esplorazione. Nessuna mano tesa per aiutarci, nessun tutorial particolarmente generoso, solo qualche informazione basilare per lasciare al giocatore la decisione di gestire quel "friccicorio" che lo porterà, inevitabilmente, a dare un'occhio a Mira... con il rischio di perdersi per ore ritrovandosi a "livellare", esplorare, arrischiarsi a "disturbare" quelle creature di un livello talmente alto da intimorire anche il più navigato dei giocatori di JRPG.
Il tutto con pochissime informazioni nelle proprie mani. Xenoblade Chronicles: Definitive Edition, difatti, non prende mai per mano il giocatore, preferendo comportarsi come una produzione "figlia dei suoi anni" e lasciandosi scoprire, poco alla volta, optando per far sbattere la testa al giocatore, senza mai precludergli quella caratteristica che, nelle produzioni odierne, si fa sempre più rara: la libertà.
Un mondo da ricostruire
Il comparto narrativo di Xenoblade Chronicles: Definitive Edition, prende forma in modo graduale, con un’intensità crescente. La scelta di un’ambientazione marcatamente fantascientifica, lontana dagli stereotipi fantasy che, in un modo o nell'altro ammantano gli altri capitoli della serie, si rivela vincente. Il gioco costruisce un racconto solido, fatto di resilienza e adattamento, dove pur impersonando un avatar personalizzabile, ma privo di voce al di fuori dai combattimenti, la sensazione di far parte di un ciclo di eventi epocale è tangibile.
Il cast di comprimari, con personaggi come la brillante Lin e il misterioso Lao, si svela progressivamente attraverso una serie di missioni d’intesa che approfondiscono relazioni e caratterizzazioni dei vari personaggi, i quali si svelano in maniera compassata, quasi a non voler mai distrarre il giocatore eccessivamente, continuando a garantirgli la totale libertà su cosa fare e, soprattutto, su quando farlo.
Se la trama sembra procedere, inzialmente, con lentezza, la pazienza viene ricompensata da uno fra i migliori comparti narrativi mai visti in un JRPG, capace ancora oggi di ergersi rispetto alla trilogia principale, grazie a una serie di tematiche tanto umane, quanto adulte, che emergono con forza nei momenti più inaspettati.
Proprio in merito alla storia, e alla progressione, devo però fare qualche appunto a questa Definitive Edition, la quale, nel tentativo di rendersi meno spigolosa rispetto al suo esordio, rischia di rendere leggermente meno appagante (per chi avesse già giocato il titolo in passato) l'esperienza finale.
Innanzitutto, come oramai è stato ampiamente anticipato sia da Nintendo che da Monolith, è presente un capitolo aggiuntivo che, a differenza di quanto fatto con la Definitive Edition di Xenoblade Chronicles, diventerà disponibile solo al termine della campagna principale. Sui suoi contenuti non vi voglio anticipare nulla, ma sicuramente farà discutere i fan della serie per alcune scelte narrative messe in campo.
Al netto dei contenuti aggiuntivi, ho trovato meno brutale la progressione rispetto al gioco originale. Per carità, uscire da NEO Los Angeles a livello 5 e iniziare a esplorare senza la minima idea di cosa popoli Mira, rimane si rivela devastante come nel titolo originale, ma la rimozione dei Livelli BLADE e dei Punti Divisione, rende indubbiamente più snella la progressione.
Nella versione originale era presente una meccanica chiamata Livello BLADE, che influenzava l'accesso alle missioni base, aumentava il numero massimo di Ticket Ricompensa e permetteva di migliorare le Abilità di Campo. Il Livello BLADE veniva aumentato con i Punti Divisione ottenuti completando missioni, sconfiggendo nemici ed eseguendo compiti specifici per la divisione scelta.
Nella Definitive Edition, il Livello BLADE e i Punti Divisione non esistono più e questo ha, ovviamente, delle ripercussioni nell'esperienza finale. L'accesso alle Missioni Base viene dettato dai progressi nelle Missioni Storia; è possibile conservare fin da subito 9999 Ticket Ricompensa e i livelli delle Abilità di Campo sono stati per lo più rimossi, il che significa che la maggior parte (ma non tutti) dei tesori su Mira possono essere ottenuti immediatamente. Ovviamente alcuni tesori rimangono bloccati, e richiederanno comunque il completamento di missioni avanzate per ottenere un'abilità di sblocco per ottenerli, ma in linea generale queste semplificazioni rendono molto più snella la progressione, con il rischio, però, di andare a vanificare quel bilanciamento, quasi perfetto, che caratterizzava la progressione del gioco originale.
Un combat system che accusa gli anni
Il sistema di combattimento di Xenoblade Chronicles X riprende molte meccaniche dal primo Xenoblade Chronicles, espandendole con una maggiore profondità strategica. Le abilità, situate nella parte inferiore dello schermo, hanno tempi di ricarica specifici e sono influenzate sia dalla classe selezionata del personaggio che dall’arma equipaggiata.
Un elemento cruciale è la loro posizione: a seconda dell’angolazione rispetto al nemico, o della parte del corpo che si decide di colpire, possono infliggere più o meno danni. Inoltre, concatenare le abilità nel giusto ordine consente di stordire gli avversari e massimizzare l’efficacia degli attacchi, rendendo la composizione del party un aspetto fondamentale della strategia.
Al netto delle prime ore, dove il combat system si svela poco alla volta per permettere di apprenderlo al meglio, con l'aumento dell'esperienza guadagnata anche il combat system si arricchisce di nuove meccaniche che ne ampliano ulteriormente la complessità.
Anche la semplice scelta dell’equipaggiamento diventa una sfida, specialmente se si vuole affrontare con successo le potenti creature che popolano Mira. Rispetto ai precedenti titoli della serie, il livello di difficoltà è più elevato: le abilità curative sono rare, e il sistema delle Sfide dell’Anima (una serie di QTE che richiedono prontezza di riflessi) diventa essenziale per mantenere in vita la squadra.
Tutto bellissimo, giusto? Non proprio, perché con l'avvento dei nuovi capitoli della serie principale, il combat System di Xenoblade Chronicles ha ricevuto parecchie migliorie e affinamenti che, ovviamente, non sono presenti in questa Definitive Edition.
Ricorrere al D-Pad per scorrere fra le abilità risulta leggermente anacronistico, così come tutto l'impianto che sorregge il Combat System restituisce al giocatore, con estrema onestà, gli anni che ha sulle spalle.
In soccorso arrivano due novità che, in tutta onestà, ho apprezzato particolarmente. La prima è la possibilità di cambiare il party in qualsiasi momento. A differenza della versione originale di Xenoblade Chronicles X, dove era necessario parlare con i personaggi reclutati nelle loro posizioni dedicate a NEO Los Angeles per aggiungerli al party, nella Definitive Edition è possibile cambiare i membri del party in qualsiasi momento dal menu dedicato ai membri attivi.
Questa modifica può essere effettuata ovunque ci si trovi su Mira e, unita al fatto che tutti i personaggi guadagnano esperienza in maniera omogenea, permette di variare assetti e sperimentare in maniera molto più rapida e snella rispetto al passato.
La seconda, importante, novità è l'introduzione di un sistema di Quick Cooldown, con una nuova barra presente nell'hub durante gli scontri. Finché una parte di questa barra è carica, è possibile ignorare il tempo di ricarica di alcune tecniche e lanciarne una qualsiasi premendo il pulsante Y.
In questa maniera si consuma una parte della barra di Quick Cooldown invece di attendere la ricarica naturale delle varie tecniche. Questo sistema, ovviamente, va a snellire proprio le farraginosità del sistema originale, cercando di renderlo più fluido per i nuovi giocatori che, con molta probabilità, giocheranno a Chronicles X dopo aver sviscerato la trilogia attualmente disponbile su Switch.
Questa barra si ricarica completamente al termine di ogni battaglia e si ripristina gradualmente durante gli auto-attacchi. Come vi anticipavo prima, è possibile aumentare la capacità massima della barra di Quick Cooldown raccogliendo degli oggetti ottenibili come ricompensa per l'esplorazione di Mira. Questi due aspetti, uniti assieme, portano però a velocizzare, forse, eccessivamente la progressione dei personaggi nelle prime ore di gioco.
MECHA... MECHA ovunque!
A metà dell’avventura, gli Skell, degli esoscheletri robotici trasformabili, rivoluzioneranno il modo di esplorare Mira e di combattere. Sbloccarli, però, non è un traguardo immediato: bisogna avanzare considerevolmente nella storia prima di poter pilotare uno di questi MECHA trasformabili.
Una volta ottenuti, però, il modo di esplorare Mira cambia radicalmente. Quelle aree che un tempo sembravano inaccessibili diventano improvvisamente raggiungibili, specialmente dopo aver sbloccato la modalità di volo.
Anche i giganteschi nemici che prima incutevano un timore reverenziale, appariranno meno minacciosi, grazie ai potenziamenti garantiti dagli Skell. Tuttavia, il sistema di combattimento rimane sostanzialmente invariato, con alcune aggiunte come il campo di stasi e la possibilità di combattere con una visuale dall’interno dell’abitacolo.
La gestione degli Skell, però, non è priva di complicazioni. Il carburante, pur essendo un fattore da monitorare, si ricarica gradualmente nel tempo e può essere rifornito con il miranium. Il vero problema è il costo di questi MECHA: il primo Skell viene fornito gratuitamente, ma gli altri devono essere acquistati, e i modelli più avanzati richiedono ingenti somme di denaro. Inoltre, c’è il rischio che i nemici li distruggano in battaglia, costringendo a spese considerevoli per ripararli una volta esauriti i buoni dell’assicurazione. Questo rende fondamentale una gestione oculata della squadra, bilanciando chi combatte a piedi e chi, invece, utilizzerá uno Skell.
In definitiva, gli Skell, per quanto siano capaci di stravolgere considerevolmente il gameplay del titolo, aggiungono un ulteriore livello di complessità al già articolato gameplay di Xenoblade Chronicles X. Se da un lato ampliano le possibilità esplorative e strategiche, dall’altro introducono nuove sfide gestionali che il gioco, come da prassi, spiega solo in parte, lasciando ai giocatori il compito di apprenderle attraverso una serie di "trial and error"che potrebbero non piacere a tutti.
Tecnicamente stupefacente... in mobilità
Veniamo ora all'elefante nella stanza: Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, come si comporta su Nintendo Switch? Be, in portabilità decisamente molto bene. Bastano pochi secondi su Mira per notare come l'orizzonte sia stato espanso permettendo di vedere chiaramente parti di Mira molto distanti.
La risoluzione generale delle texture è stata aumentata considerevolmente, così come i modelli dei personaggi sono stati ripuliti e resi più piacevoli rispetto all'originale. Permangono, ovviamente, le animazioni poco aggraziate dei modelli poligonali dei personaggi, ma in linea di massima siamo di fronte allo Xenoblade "più pulito graficamente", attualmente disponibile su Switch.
Niente da dire sulla splendida colonna sonora, a cui è stato dedicato un nuovo mix che fa emergere in maniera più omogenea le ottime tracce composte da Hiroyuki Sawano. Così come non c'è nulla da appuntare sull'ottima localizzazione in Italiano di testi a schermo.
Quello che mostra il fianco, come oramai un po' di tempo a questa parte, sono le performance in modalità Docked, le quali mostrano, ancora una volta, che Switch ha bisogno di un hardware migliore per permettere agli sviluppatori di lavorare al meglio.
In mobilità, tutto gira abbastanza bene. I 30 FPS sono quasi sempre costanti, non si percepiscono stutter e l'ottimo lavoro di restauro svolto da Monolith emerge prepotentemente dal piccolo schermo OLED di Nintendo Switch.
Una volta collegata al Dock, però, il frame rate inizia a calare con più frequenza, gli stutter iniziano ad affliggere le performance e quella pulizia riscontrata in portabilità, viene inficiata dalla scarsa risoluzione del titolo quando giocato su un monitor esterno.