Per comprendere appieno come mai Xenoblade Chronicles Definitive Edition sia una delle esclusive più importanti della primavera di Nintendo Switch, bisogna prima conoscere l’importanza che il titolo originale ebbe nel mercato videoludico globale. Quando Xenoblade Chronicles usci su Wii, in quell’oramai lontano 2010, pubblico e critica furono letteralmente travolti da un’opera importantissima, non solo per meriti prettamente videoludici ma, soprattutto, perché mostrò una Nintendo in grande spolvero e capace di portare titoli esclusivi, per la sua “console per famiglie”, in grado di rivoluzionare il panorama come all’epoca di NES Super Nintendo e, soprattutto, Nintendo 64. Xenoblade Chronicles, difatti, era un JRPG davvero peculiare in grado di unire meccaniche di gioco completamente inedite per il genere, a una narrazione profonda, complessa e capace di ammaliare quel mercato occidentale che, fino a quel momento, solamente Final Fantasy e Kingdom Hearts erano riusciti a conquistare.
Se la storia del giovane Shulk, e della iconica spada Monade, sono solo la punta di un iceberg narrativo complesso, stratificato e permeato di una mitologia per i quali non basterebbero centinaia di pagine per analizzarne tutti gli elementi presenti al suo interno, lo snellimento delle meccaniche di gioco del genere JRPG, fortemente voluto dal game director Tetsuya Takahashi, risultano maggiormente chiare da spiegare. In primis fu deciso di abbracciare un genere che fosse sia conservativo che rivoluzionario: ispirandosi alle meccaniche presenti negli MMO, infatti, Takahashi optò per inserire in Xenoblade Chronicles un sistema di combattimento in tempo reale basato sull’alternarsi di auto attack e abilità utilizzabili solo una volta che fossero state ricaricate sufficientemente. Il tutto si risolse in un combat system dinamico, dove il giocatore aveva il pieno controllo sui movimenti dei personaggi, era chiamato a eseguire quick time event, studiare non solamente equipaggiamento e risorse dei membri del party, ma anche il loro posizionamento per poter dominare le battaglie più complesse. A tutto questo si aggiungeva un mondo aperto dominato da un’esplorazione maggiormente dinamica e poco guidata, che permetteva al giocatore di incappare in nemici potentissimi se si lasciava guidare dal suo spirito esplorativi, uscendo dai binari della narrazione. Parlarne ora, a dieci anni di distanza, sembra di elencare le “feature” che ogni buon gioco di ruolo odierno dovrebbe possedere, ma nel 2010 fu una vera e propria rivoluzione per il genere.
Se poi si pensa che questa pietra miliare del JRPG moderno uscì, appunto, per una console non particolarmente performante quale Nintendo Wii (che ci teniamo a ricordare che ospitò tre dei più importanti giochi di ruolo di quella specifica generazione videoludica), che una copia del titolo originale non è facilmente reperibile da qualche anno a questa parte e che l’unica riedizione fu una “sorta di De-Make” uscito per il New Nintendo 3DS, si comprendono ancora di più le motivazioni che, a dieci anni di distanza, hanno portato Nintendo e Monolith Soft a voler rendere fruibile, alle generazioni attuali, questo piccolo capolavoro del genere. Xenoblade Chronicles Definitive Edition, però, non è solamente una mera remastered ma si pone come un progetto maggiormente ambizioso, atto a migliorare alcune farragginosità del titolo originale, aggiungere un nuovo epilogo (dalla longevità, apparentemente, davvero generosa) alla storia di Shulk e includere un bacino di nuove opzioni e modalità di gioco che vadano a offrire la miglior versione mai realizzata di Xenoblade Chronicles.
Se in merito alla narrazione, e alle nuove meccaniche di gioco introdotte in questa versione, ci rimettiamo alla nostra futura recensione, oggi vi vogliamo offrire un analisi preliminare del comparto tecnico offerto da Xenoblade Chronicles Definitive Edition. Bastano infatti pochi minuti di gioco per comprendere, ancora una volta, il perché non sia stato utilizzata alcuna dicitura quale remastered, o remake, per nominare questa nuova produzione di Monolith Soft. Tutti i modelli poligonali dei personaggi sono stati ricreati partendo dagli originali, non limitandosi, quindi, alla semplice conversione delle texture in alta risoluzione. Gli ambienti di gioco sono stati resi più vibranti, aumentandone i dettagli e gli elementi che si muoveranno al loro interno. Un comparto audio completamente nuovo, infine, si pone come la classica ciliegina sulla torta di una produzione che si pone a metà strada fra il remake in stile Crash Bandicoot N’Sane Trilogy, e la classica opera di rimasterizzazione a cui numerosi titoli sono stati sottoposti. Se dovessimo muovere qualche appunto preliminare, potremmo dire che, purtroppo, a un occhio maggiormente attento alcune animazioni dei personaggi, così come taluni panorami, potrebbero sembrare ancorati a una generazione videoludica passata ma resta indubbio che il lavoro di “svecchiamento” fatto da Monolith è davvero di ottima fattura e in grado di offrire il titolo alle generazioni attuali di videogiocatori, con il minor numero di compromessi possibile.
Indubbiamente il piatto forte dell’offerta, proposta da Xenoblade Chronicles Definitive Edition, risiede in Future Connected, il capitolo aggiuntivo realizzato “ex-novo” dai ragazzi di Monolith che permetterà ai giocatori di rimettersi nei panni di Shulk per una serie di eventi che andranno a svolgersi un anno dopo la conclusione del capitolo originale. Come precedentemente annunciato da Nintendo, questo capitolo aggiuntivo potrà essere giocato liberamente senza dover obbligatoriamente portare a termine, prima, l’avventura principale. Analogamente alla Master Mode presente in The Legend Of Zelda: Breath Of The Wild, il giocatore potrà scegliere dal menù principale di accedere alla sezione dedicata a Future Connected e giocarlo in qualsiasi momento lo aggradi. Sarebbe davvero un crimine, però, fruirne anticipatamente se non avete mai avuto il piacere di giocare Xenoblade Chronicles in quanto non solo i primi momenti di gioco vi mostreranno alcuni momenti salienti dell’epilogo dell’opera principale ma, soprattutto, i numerosi collegamenti con la storyline primaria non sortiranno lo stesso “effetto wow”, se fruiti senza una buona conoscenza della trama di Xenoblade Chronicles. In termini di gameplay, inoltre, alcune meccaniche di gioco, più specificatamente in termini di combat system, variano dal titolo originale offrendo un approccio differente. Sono aspetti che, almeno in parte, si ricollegano ad alcuni accadimenti della storia principale, quindi non vi anticiperemo nulla ora ma vi rimandiamo alla nostra recensione completa, in uscita nelle prossime settimane, dove cercheremo di analizzare, senza incappare in spiacevoli spoiler, le modifiche che Future Connected, si porta in dote.
Per quanto riguarda il comparto tecnico di questo capitolo inedito, presente in Xenoblade Chronicles Definitive Edition, possiamo anticiparvi che, seppur i modelli poligonali siano gli stessi utilizzati per il titolo principale, le ambientazioni si sono presentate molto più ricche e dettagliate. Maggiormente paragonabili a quelle viste sul secondo capitolo della saga, uscito su Nintendo Switch qualche anno fa, rispetto a quelli un pelo meno attuali, in termini di mera conta poligonale, che abbiamo potuto esplorare all’interno della storia originale. Non ci sbilanciamo ancora nel parlare di alcune imperfezioni tecniche, nella fattispecie di qualche rallentamento di troppo, perché è ancora presto per dare un vero e proprio giudizio ma possiamo garantirvi che tutto quello che abbiamo potuto vedere, e giocare, fino a ora si è rivelato davvero solido e convincente. Xenoblade Chronicles Definitive Edition, infine, offre l’audio in duplice lingua (giapponese e inglese), una ri-orchestrazione di tutte le sinfonie (con la possibilità di scegliere la colonna sonora originale in qualsiasi momento attraverso il menu di gioco) e una localizzazione totale dei testi in italiano.
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