Xenoblade Chronicles Definitive Edition | Recensione
Xenoblade Chronicles Definitive Edition è un atto di amore compiuto dagli stessi creatori di uno dei JRPG più importanti del decennio appena passato.
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a cura di Andrea Maiellano
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In sintesi
Xenoblade Chronicles Definitive Edition è un atto di amore compiuto dagli stessi creatori di uno dei JRPG più importanti del decennio appena passato.
Xenoblade Chronicles Definitive Edition è, indubbiamente, una produzione che è uscita, quasi, fuori tempo massimo. Questa importante affermazione, però, non vi deve spaventare in quanto rappresenta, forse, l’unico reale ostacolo che questa nuova, o vecchia se preferite, produzione di Monolith Soft potrà incontrare nel cammino che la separa dal favore del pubblico di videogiocatori attuali. Il lavoro svolto dal tema di sviluppo, infatti, è sopraffino nella sua, quasi, totalità offrendo, realmente, quella che possiamo considerare una versione definitiva, e godibilissima ancora oggi, di uno dei JRPG più importanti del decennio appena conclusosi.
Sulle spalle dei giganti
Accennarvi troppo sulla trama di Xenoblade Chronicles sarebbe un reato che, chi di voi non ha mai avuto il piacere di giocarci prima d’ora, non ci perdonerebbe facilmente. Ci limiteremo, quindi, ad accennarvi il contesto in cui si svolgerà l’odissea personale di Shulk e della sua iconica Monade, una spada oramai entrata nell’immaginario videoludico di tutti gli amanti dei JRPG. Le cronache della Lama Misteriosa prendono forma sulla superficie di due esseri mastodontici, Bionis e Mechanis, che dopo essersi dati battaglia per un tempo immemore, si infliggono rispettivamente il colpo di grazia, uccidendosi entrambi nello stesso istante. Millenni dopo sui due cadaveri dei giganti la vita ha cominciato a proliferare. Su Bionis sono nati gli Homs, del tutto analoghi agli esseri umani, e i Nopon, molto più simili a degli animaletti tondeggianti, ricoperti di pelo e con delle orecchie simili nella forma a quelle dei conigli ma dotate di arti prensili e snodabili. Su Mechanis, invece, sono nati i Mechan, robot non antropomorfi e apparentemente indistruttibili, che si nutrono degli abitanti di Bionis. Per questa peculiare dieta alimentare, i Mechan attaccano costantemente le Colonie degli Homs, dando vita a una guerra costante che, seppur attraverso teatranti differenti, riprende, ideologicamente, il conflitto dei due giganti oramai deceduti.
Con questo conflitto sempiterno come sfondo, prende forma il viaggio di Shulk che, preso possesso suo malgrado di una spada leggendaria di nome Monade, la quale pare l’unica arma in grado di scalfire l’apparentemente invulnerabile corazza dei Mechan oltre che a permettere al giovane ragazzo di prevedere il futuro attraverso delle visioni generate dalla stessa spada, si troverà a intraprendere un’avventura raccontata in maniera magistrale e che, grazie a una sapiente miscela di elementi religiosi, drammi e colpi di scena, si premunirà di stupire costantemente il giocatore, tenendolo incollato allo schermo nelle oltre cinquanta ore che saranno richieste per giungere alle battute finali dell’opera. Come vi anticipavamo poc’anzi, la struttura dell’arco narrativo di Xenoblade Chronicles ci impedisce di dirvi di più in merito alla storia che vi verrò raccontata, al netto di non voler incappare in spiacevoli spoiler, ma è sorprendente come, a dieci anni di distanza dalla sua prima uscita, la trama di questa storica produzione targata Monolith Soft sappia ancora rivelarsi attuale nelle tematiche e in grado di offrire costanti spunti di riflessione, grazie a un mondo di gioco vivo e permeato da una lore profonda e stratificata.
Prendi il Mondo e vai
Il mondo di gioco, in cui si svolgono gli eventi narrati in Xenoblade Chronicles Definitive Edition, utilizza le differenti regioni presenti sulla superficie dei giganti, per giustificare una suddivisione in mappe che, seppur di dimensioni immense, non possono far classificare la produzione di monolith Soft come un Open World. Questo stratagemma sai rivelò necessario, dieci anni fa, per riuscire a sfruttare al meglio l’hardware di Wii senza dover sottostare a pesanti compromessi, riuscendo a restituire una sensazione nel giocatore di vastità e stimolare costantemente quest’ultimo all’avventurarsi per esplorare ogni zona presente nel gioco. Le aree, dal canto loro, offrono una miriade di elementi che, seppur possano sembrare canonici al giorno d’oggi per il genere, all’epoca stupirono per come vennero implementati. L’intero mondo di gioco segue un ciclo giorno/notte che influenzerà sia le creature presenti nelle varie aree che gli abitanti delle vaste aree abitate. Questi ultimi, come da tradizione, si prodigheranno nell’offrirci missioni secondarie di varia natura, facendosi notare attraverso l’iconico punto esclamativo posto sulla loro testa.
Le fasi esplorative di Xenoblade Chronicles Definitive Edition, pur essendo ancora oggi godibilissime nonché un ottimo esempio di quello che si può definire un level design ben realizzato, mostra un po’ il fianco all’incedere del tempo, specialmente nei contenuti offerti dalla maggior parte delle missioni secondarie, in particolar modo se le si va a confrontare con quelle incluse in Xenoblade Chronicles 2. Si tratta, per lo più, di banalissime attività ridondanti che faranno andare i vostri personaggi da un punto A a un punto B, prive, nella maggior parte dei casi, di mordente o di risvolti narrativi particolarmente brillanti che, anche con gli accorgimenti introdotti in questa nuova edizione, non riescono a risultare attuali restituendo una pesante sensazione da “gioco di un futuro passato”.
Per quanto riguarda il sistema di combattimento, presente in Xenoblade Chronicles 2, siamo rimasti sorpresi da quanto risulti ancora oggi strutturato e divertente, pur non riuscendo più a sorprendere come in passato. Tutti i combattimenti si svolgono in tempo reale, nessuna transizione andrà a interrompere l’azione di gioco e, nella maggior parte dei casi, sarà proprio il giocatore a scegliere liberamente se ingaggiare uno scontro, evitarlo o scappare dalle creature che, a loro volta, proveranno ad attaccare il party. Ognuno dei personaggi sarà dotato di un attacco automatico, che costantemente riverserà sull’avversario selezionato, di otto abilità dotate di cooldown, che potranno essere scelte da un ventaglio più esteso per creare combo e sinergie dagli effetti diversificati, e dalla possibilità di muoversi liberamente sul campo di battaglia per poter sfruttare il posizionamento sull’area come vantaggio durante lo scontro. Un sistema semplice nelle sue meccaniche, molto simile agli MMO odierni, ma davvero soddisfacente da padroneggiare nella sua struttura più profonda. Siamo, comunque, distanti dalla stratificazione vista con il secondo capitolo della saga, questo dobbiamo ammetterlo.
Un Futuro Comune
Prima di inoltrarci nell’analisi delle novità che Monolith Soft ha introdotto in Xenoblade Chronicles Definitive Edition, vogliamo spendere due parole per quello che, apparentemente, sembra essere il piatto forte di questa edizione: l’inedito epilogo Future Connected. Come per la storia principale non vi anticiperemo praticamente nulla a livello di trama poiché, questo capitolo aggiuntivo, si pone esattamente un anno dopo gli eventi narrati da Xenoblade Chronicles mostrando nei primi minuti di gioco alcuni dei punti salienti delle fasi finali dell’avventura principale. Quello che possiamo dirvi è che Future Connected, in termini puramente narrativi, non ha la valenza che in molti si aspetterebbero. Non ci sono connessioni particolari con gli altri capitoli della saga e, pur trattandosi di una dozzina di ore narrate in maniera eccellente, non va ad aggiungere risvolti particolarmente impattanti alla storia che chi ha giocato l’originale sicuramente si ricorderà. Questo piccolo cappello era per spiegarvi come mai abbiamo utilizzato la parola apparentemente poche righe più sopra. A prescindere da questo importante fattore narrativo, Future Connected si comporta in maniera analoga a Torna - The Golden Country, la macro-espansione del secondo capitolo della serie Chronicles, offrendo al giocatore la possibilità di selezionarla fin dall’inizio, attraverso un menu di gioco dedicato e un salvataggio indipendente e slegato da quello che andrete a generare in Xenoblade Chronicles.
L’espansione si sviluppa su un’area di gioco completamente nuova, quella Spalla Del Bionis che non fu possibile inserire nel titolo originale per motivi di tempo e di spazio, dove il giocatore si ritroverà a utilizzare Shulk e Melia, questa volta accompagnati da due personaggi inediti, i Nopon Nene e Kino. A prescindere da un comparto grafico che, pur utilizzando i modelli poligonali dei protagonisti usati per il titolo principale, mostra un dettaglio grafico migliore e più vicino a quanto saggiato con il secondo capitolo della saga, Future Connected ripropone la quasi totalità delle meccaniche presenti in Xenoblade Chronicles, con l’introduzione di alcune novità mutuate dagli accadimenti della storia principale. Il tutto si risolve in una solidissima espansione, piacevole da giocare, raccontata in maniera convincente e che, pur non aggiungendo nulla di realmente “importante” al titolo originale, si presenta come un’aggiunta indubbiamente apprezzate, ottima per giustificare un ripasso di Xenoblade Chronicles per godersela al meglio e in grado di estendere ulteriormente la longevità di una produzione già di per se corposa.
Xenoblade Chronicles Definitive Edition
Xenoblade Chronicles Definitive Edition non poteva avere un titolo diverso. La nuova produzione di Monolith Soft, infatti, non è né una semplice remastered, né un pomposo remake ma una certosina opera di miglioramento di un titolo che fu in grado di alzare l’asticella di un genere, rendendolo fruibile, e godibile, al pubblico odierno. L’elemento che salta subito all’occhio è, ovviamente, il comparto grafico completamente trasformato. Tutti i modelli poligonali dei personaggi sono stati ricreati partendo dagli originali, non limitandosi, quindi, alla semplice conversione delle texture in alta risoluzione. Gli ambienti di gioco sono stati resi più vibranti, aumentandone i dettagli e gli elementi che si muoveranno al loro interno. Il comparto audio è stato completamente ri-registrato, lasciando comunque al giocatore la possibilità di scegliere fra la colonna sonora originale e quella realizzata ex-novo per questa Definitive Edition. Se dovessimo muovere qualche appunto, potremmo dire che, purtroppo, a un occhio maggiormente attento alcune animazioni dei personaggi, così come taluni panorami, potrebbero sembrare ancorati a una generazione videoludica passata, così come un blur ricorrente, tende a inquinare la visione d’insieme in svariate occasioni e, specialmente, in modalità Docked. In termini di mera risoluzione, purtroppo, i numeri offerti non fanno gridare al miracolo con un picco massimo di 540p in mobilità e di 720p con la Switch collegata a un monitor. Il frame rate, invece, si è rivelato solido anche se, come già visto in Xenoblade Chronicles 2, in alcuni frangenti tende a “tossire” leggermente non riuscendo a garantire sempre i 30 fotogrammi al secondo in maniera granitica.
L’opera di miglioramento operata con Xenoblade Chronicles Definitive Edition, però, non si ferma solo a uno stravolgimento del comparto tecnico ma si espande in ogni direzione, affinando, bilanciando e attualizzando, una moltitudine di elementi, alcuni dei quali sarebbero impossibili da notare, senza conoscere il progetto originale. Da semplici accorgimenti come l’inserimento di una barra dell’energia vitale, che nell’originale si limitava a essere gestita attraverso dei numeri, passando per una gestione della mappa e della bussola maggiormente chiara per districarsi fra la moltitudine di quest disponibili, fino a un bilanciamento generale della quasi totalità delle attività maggiormente votate al grind, andando a renderle più in linea con le produzioni odierne. Andare ad analizzare tutte le novità introdotte sarebbe pura follia ma il risultato finale è, indubbiamente, convincente e godibile e in grado di rendere Xenoblade Chronicles Definitive Edition un titolo in grado, ancora oggi, di tenere testa, al netto di qualche sbavatura tecnica e di sparute meccaniche eccessivamente vecchie, alle produzioni attuali. L’aggiunta di un paio di modalità extra (nella forma di due livelli di difficoltà selezionabili all'interno dei menu di gioco e che andranno a modificare l'esperienza ottenuta e, soprattutto, ad allineare il livello degli avversari a quellod el vostro party) è solamente la ciliegina sulla torta di una produzione che, come dicevamo in apertura a quest’analisi, non poteva uscire in nessun altro momento. Infatti, Xenoblade Chronicles Definitive Edition sarebbe risultata eccessivamente datata se confrontata con le produzioni in arrivo su next-gen il prossimo anno, e che andranno sicuramente ad aumentare il divario tecnico con i titoli che usciranno su nintendo Switch, mentre oggi si mostra come un JRPG maestoso, convincente, coerente con il secondo capitolo già presente sulla console ibrida di Nintendo e come un titolo che chiunque ami i giochi di ruolo in salsa nipponica dovrà fare suo quanto prima.
Voto Recensione di Xenoblade Chronicles Definitive Edition - Nintendo Switch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Comparto narrativo magistrale
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- Ottima opera di restauro del titolo originale.
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- Longevo, profondo e ricco di cose da scoprire.
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- Gameplay ancora oggi attuale e convincente.
Contro
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- Alcune sbavature tecniche.
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- Non tutte le meccaniche di gioco hanno retto al peso degli anni.
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- In termini di risoluzione si riscontrano ancora i deficit già visti in Xenobalde Chronicles 2.
Commento
Xenoblade Chronicles Definitive Edition è innanzitutto una delle migliori opere di restauro che abbiamo potuto provare da qualche anno a questa parte. Rifinito, migliorato, espanso e con un comparto tecnico in linea con le produzioni attuali disponibili su Nintendo Switch. Un atto di amore, e di preservazione, compiuto dagli stessi creatori di uno dei JRPG più importanti del decennio appena passato. Un’opera che mostra il fianco in pochissimi momenti, e in particolar modo verso chi è appassionato al genere dei JRPG, attraverso alcune meccaniche di gioco che non sono invecchiate particolarmente bene e ad alcune sbavature tecniche derivanti dalle fondamenta stesse del gioco. Resta però una delle storie meglio scritte del genere, nonché una produzione talmente ricca, longeva e ampliata da risultare non solo un acquisto obbligato per chi non l’abbia mai giocato fino a oggi, ma il miglior regalo che Monolith Software potesse fare a chi ha adorato il titolo originale.