Xenoblade Chronicles 3 è innegabilmente un titolo molto atteso, sia dalla sua fervente community che da tanti appassionati di JRPG che stanno trovando nell’universo creato da Monolith Soft un nuovo porto sicuro, ma è anche un vero e proprio attentato alla nostra salute. Nel mezzo dell’estate, nel pieno delle vacanze e con tanta voglia di viaggiare, Nintendo punta i piedi e ci propone una colossale avventura che potrebbe tenerci incollati allo schermo per giorni, settimane o mesi, trasportandoci in un mondo fantastico a cui è davvero difficile rinunciare.
Se aggiungiamo a questo la release di un classico come LIVE A LIVE, previsto anch’esso per luglio, prende forma un quadro entusiasmante per ogni fan del gioco di ruolo giapponese, che quest’anno rischia seriamente di dimenticare a cosa serva la vitamina D al proprio corpo e come funzioni la melatonina, per fare spazio a tutte le statistiche e le skill utili ad avere la meglio sui nemici. Perché con titoli di questo calibro l’avventura non finisce quando si spegne lo schermo, ma continua ininterrotta nella nostra testa fino alla prossima sessione. Questo è potere di opere come Xenoblade Chronicles 3.
Cambiare il futuro è il nostro destino
Il carico di emozioni e di aspettative con cui ci approcciamo a questo terzo capitolo è immenso, perché pur volendo rimarcare per l’ennesima volta come il legame tra i vari episodi non sia stretto e inscindibile come per dei sequel diretti, avere conoscenza degli eventi di Xenoblade Chronicles e Xenoblade Chronicles 2 risulta cruciale per apprezzare al meglio il world building, eventi e i personaggi stessi. Parliamo infatti di una sorta di “universo condiviso”, in cui tanti elementi come razze, specie animali, tecniche di combattimento e perfino meraviglie naturali sono costruite sulle basi di quanto già visto - ma sempre con un taglio originale nella creazione del contesto.
Negli anni il team è riuscito a dare forma a storie che condividevano messaggi e obiettivi, in particolare per quel che concerne trovare il proprio ruolo nel mondo e la presunta immutabilità del destino, offrendo ogni volta approcci differenti. Il primo episodio, più classico, ci offriva un cammino dell’eroe costruito sul costante confronto con le visioni di un futuro nefasto. Il secondo capitolo invece lavora sui legami e le promesse per guidare le azioni di un protagonista molto giovane e a tratti immaturo, accompagnato da un cast più propenso alla leggerezza - almeno inizialmente.
In Xenoblade Chronicles 3 invece il giocatore è catapultato in un mondo triste, disilluso, dove non esistono costrutti sociali al di fuori delle colonie delle nazioni di Agnus e Keves, costantemente in lotta per avere la meglio l’uno sull’altro. In questo mondo dilaniato dalle guerre, non esiste traguardo più grande del compiere il proprio dovere in battaglia per arrivare al momento in cui, al decimo anno di vita, si abbandonerà il mondo per restituire la propria energia al ciclo vitale durante la cerimonia del Ritorno tenuta dalla propria Regina.
Tutti i soldati sono infatti giovani ragazzi che nascono e crescono con il solo scopo di combattere per privare i nemici della vita e recuperarne l’essenza stessa, che va a raccogliersi nella misteriosa cronofiamma. Il valore di ogni colonia di soldati è determinato proprio dalla quantità di essenza raccolta, ottenendo cibo e risorse in proporzione direttamente proporzionale ai propri successi.
I giovani protagonisti sono intrappolati in questo severo e breve loop di vita e morte senza averne reale consapevolezza, non avendo coscienza e conoscenza di altri modi di impegnare le loro esistenze. Si vive per combattere e ottenere i più grandi onori, cedendo il passo al momento opportuno, da eroi, e piangendo i caduti in quanto privati della possibilità di completare il loro ciclo vitale.
Il protagonista, Noah, appartiene alla colonia 9 di Keves ed è un tramandante, ovvero una persona che è in grado di liberare le spoglie dei caduti dal mondo terreno, trasformandole in luci cariche dei ricordi e delle emozioni del passato. La naturale sensibilità che ha portato Noah a ricoprire questo importante ruolo è anche il cardine su cui ruotano Yunie e Lanz, amici inseparabili che nonostante i caratteri accessi e indomabili, trovano in lui un leader calmo e posato a cui affidarsi.
Noah però ha sempre vissuto la sua breve esistenza con la sensazione che mancasse qualcosa, al contrario dei suoi compagni che hanno accettato ’addestramento e combattimenti come unico scopo, mossi dalla rettitudine di coloro che vedono nelle forze di Agnus il nemico da fermare ad ogni costo. Questo conflitto interiore, questo dubbio sul senso della vita, è l’innesco della storia che permetterà al giovane di fare da ponte tra la sua squadra e i rivali di Agnus, con cui si troveranno a condividere un evento determinante per il destino del mondo intero: la comparsa degli Uroboros.
L’incontro con Miyo, Taion e Sena, membri della fazione rivale, metterà i ragazzi di fronte all’assurdità di un conflitto costruito sul timore di un nemico che, a conti fatti, vede in te la stessa identica minaccia alla propria esistenza. Chi abbia iniziato la contesa non importa, non esiste una ragione etica per alzare le armi: ciò che conta è distruggere chi minaccia la nostra serenità, lasciando che dei giovani senza futuro contribuiscano con le loro vite ad alimentare un conflitto che non si sa se avrà mai fine. Ironico, non è vero?
A tenere in piedi la vacillante collaborazione tra le due diverse realtà sono Noah e Miyo, i primi a trovare una sintonia in quanto tramandanti e leader carismatici, da sempre mossi nelle loro scelte dalla necessità di rispettare le regole senza però far mancare empatia e rispetto verso il prossimo. E saranno anche i primi a riuscire a sfruttare il potere degli Uroboros, che consente di fondere le proprie esistenze, tra ricordi e conoscenze, per dare vita a una nuova e potentissima entità. Questo legame permette ai due di capire quanto le due fazioni si somiglino e come ognuno dei ragazzi viva una vita fatta di sofferenza e privazioni, dove l’unico conforto sono i rapporti umani coltivati nel tempo - cosa che rende ancora più doloroso arrivare al momento della separazione.
È con questa consapevolezza che prende il via, finalmente, la vera avventura, fronteggiando un misterioso nemico chiamato Moebius, intenzionato a fare piazza pulita degli Uroboros muovendo l’intero mondo contro i nostri eroi. Nel mentre, una misteriosa figura dall'aspetto avvizzito e con oltre sessanta anni sulle spalle ci parla di un luogo in cui le persone possono vivere un'esistenza che vada oltre i dieci periodi di vita e il Ritorno. È tempo di muovere verso Pian di Spada!
Un mondo immenso, passo dopo passo
Xenoblade Chronicles 3 si è mostrato al pubblico, tra trailer e Nintendo Direct del caso, in una forma estremamente familiare per il suo pubblico di appassionati, lasciando però qualche dubbio nella testa di chi invece vede in questo terzo capitolo il suo primo approccio alla saga. Azione confusa, comandi poco chiari, schermo affollato e chissà quale altra reazione hanno suscitato le meccaniche di gioco negli occhi dei più timorosi.
Niente paura, perché fin dai primi istanti il titolo mostra la volontà di mettere il giocatore su un cammino molto guidato e prudente, lasciando che impari passo passo il flow di gioco a costo di impegnare buona parte dei primi capitoli con la sensazione di non avere tutto sotto controllo. Può sembrare a tratti limitante, ma è necessario per padroneggiare correttamente un sistema che ibrida l’azione a turni con elementi in tempo reale, un po’ come in un MMO - se vogliamo semplificare.
Pur dovendo rispettare i canoni classici di progressione, con party e abilità estremamente limitati nelle possibilità e numero, Xenoblade Chronicles 3 non tradisce la sua natura e catapulta il giocatore in un mondo estremamente vasto, liberamente esplorabile nelle sue mappe aperte, lasciandolo in balia della propria curiosità. Per proseguire è sufficiente seguire gli indicatori a schermo e attivare gli eventi di trama, ma è difficile resistere alla tentazione di scoprire cosa si cela dietro un promontorio, dentro una caverna o seguendo un sentiero poco battuto.
Lo spirito d’avventura è un’arma a doppio taglio, perché pur consentendoci di scoprire nuovi posti, ottenere materiali di consumo e moneta, in un istante possiamo trovarci in zone ben al di fuori della nostra portata, anche se fino a un momento prima avevamo la convinzione di girovagare in un luogo sicuro, a poca distanza dal nostro checkpoint. Per capirci, dopo il primissimo combattimento di trama ci troviamo a letteralmente due passi da nemici di livello 40 circa, con un party di livello 2. Un contrasto da brividi, che mette in chiaro come il mondo sia vasto e pericoloso, ben più di quanto possiamo immaginare.
Con il proseguire degli eventi aumentano le possibilità a nostra disposizione, potendo cambiare leader del gruppo e iniziare a giocare con ruoli e abilità specifiche. Gli attaccanti hanno il compito di iniziare le combo e infliggere il maggior numero possibile di danni nel tempo, i difensori attirano l’attenzione del nemico e fungono da protezione per il party, mentre i guaritori hanno il compito di tenere la salute alta mentre infliggono danni e status alterati ai nemici.
Ogni ruolo dispone di classi specifiche, che enfatizzano determinati aspetti del combattimento quali contrattacchi, danni singoli o buff ai compagni, e sono 6 quelle inizialmente concesse al giocatore. È fondamentale quindi approfittare della libertà che ci viene concessa per sperimentare e studiare il battle system in ogni sua sfumatura, con la possibilità di provare a piacere ogni meccanica introdotta grazie al menù “esercitazioni”, che crea un ambiente virtuale ideale per padroneggiarle e offre comode indicazioni a schermo.
Per quanto di baste il battle system sia costruito su attacchi automatici e cooldown delle skill, stiamo parlando di sistemi per nulla superficiali, in quanto richiedono attenzione nel posizionamento (per massimizzare gli effetti dei difensori o la potenza di un attacco alle spalle) e consapevolezza nella sequenzialità delle azioni.
La serie Xenoblade è celebre infatti per le sue combo realizzate eseguendo una dopo l’altra skill dotate di specifici attributi: ad esempio, si può aprire con una skill dotata di effetto “fiaccamento” con un attacco eseguito a lato del nemico, seguendo entro un certo periodo di tempo con un effetto “atterramento” da parte di un difensore, per poi concludere con un colpo dotato di effetto “stordimento”, per rendere il nemico incapace di reagire per qualche secondo. Un processo che inizialmente può sembrare complesso diventa poi uno stimolo a fare sempre meglio.
Chi è alla ricerca di un effetto “wow” che renda i combattimenti più spettacolari, troverà nel potere degli Uroboros ciò che cerca: nel corso del combattimento il party genera “sintonia”, che permette alle coppie di personaggi, create naturalmente dalla trama per affinità e ruoli, di attivare la trasformazione in Uroboros, un essere stilisticamente a metà strada tra le blade comuni di Xenoblade Chronicles 2 e gli EVA, capace di eseguire attacchi devastanti per un periodo di tempo limitato.
Di fronte ai nemici più coriacei, gli Uroboros diventano indispensabili, potendo offrire skill che uniscono le peculiarità dei singoli personaggi e un DPS estremamente elevato in una singola unità che seppur temporanea è immune agli attacchi nemici. Per trarre il meglio da un Uroboros è però necessario aspettare che l’indicatore della sintonia raggiunga il massimo livello (3), così da poter avere accesso ad abilità più potenti. Sta quindi al giocatore pesare i tempi, evocando una di queste unità il prima possibile per difendere i propri personaggi e avere accesso a un ventaglio di skill incompleto o resistere quanto possibile per poi scaternarsi.
Quello che per tante produzioni può rappresentare un’esperienza completa, per Xenoblade Chronicles 3 è solo l’inizio. Ci attendono ancora decine (se non centinaia) di ore di gioco per scoprire nuovi personaggi, nuove meccaniche ed esplorare un mondo che definire titanico pare un eufemismo. Non vediamo l’ora di scoprire cosa si cela dietro il curioso incipit della trama e quanto questo mondo risulti collegato ai primi due capitoli della saga.
Nel mentre la sensazione è che si tratti dell’episodio più completo e accessibile per quel che concerne l’esperienza utente, ricco di digressioni che potrebbero portarci fuori dal percorso principale a ogni occasione, offrendo però sempre un elevato grado di coinvolgimento anche nel caso di quest secondarie, che possono diventare fondamentali per godersi al meglio l'esperienza.