Nel corso degli anni Xbox Game Pass è sempre stato avvicinato a Netflix, per diversi motivi. Una libreria in costante evoluzioni, con nuove aggiunte e giochi che abbandonano il servizio e soprattutto un abbonamento molto economico rispetto al valore restituito all'utente. Il Pass però non è sempre stato immaginato così, come ha rivelato Sarah Bond, che nella casa di Redmond riveste il ruolo di Head of Gaming Ecosystems, ovvero quella figura incaricata di organizzare l'economia della divisione gaming.
Durante un'intervista con GQ magazine, avvenuta per celebrare i vent'anni del brand di Microsoft dedicato al gaming, Bond ha ammesso che inizialmente i piani della casa di Redmond erano molto diversi. Più che un servizio simile a Netflix, il tutto era più vicino ad una sorta di Blockbuster virtuale. "Era chiamato internamente con il nome di Arches ed era più un servizio di noleggio di videogiochi", ha spiegato Bond.
Xbox Game Pass ha poi dovuto affrontare anche la reticenza dei publisher, che inizialmente non credevano dei videogiochi. "Quando contattavamo i publisher rispondevano sempre che questo servizio avrebbe svalutato i loro giochi". Per convincere l'industria della bontà del progetto, il team ha dunque cominciato ad aggiungere giochi più vecchi. Una volta superato questo ostacolo, tutto è stato decisamente più semplice e il resto è ovviamente venuto da sé, con i player dell'industria che ora cercano di aggiungere i titoli già dal giorno di lancio, come ad esempio il caso di Outriders, gioco di terze parti aggiunto fin dal day one sul servizio.
Oltre a permettere agli utenti di giocare di più, Xbox Game Pass spinge i consumatori a spendere. Anche questi nuovi dati (divulgati dal CEO Satya Nadella a luglio 2021) devono aver messo sotto un'altra luce il servizio di casa Microsoft. Che a questo punto potrebbe anche diventare a tutti gli effetti un vero e proprio standard dell'industria.
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