Xbox Game Pass ha cambiato il modo di vivere il videogioco

L'avvento di Xbox Game Pass ha senza dubbio cambiato il nostro modo di percepire questo medium, ma in che modo?

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Quella dei videogiochi è un’industria a suo modo davvero, ma davvero unica. Sono pochi infatti i settori che possono vantare un’evoluzione così costante e marcata, con una quantità di innovazioni davvero incredibile che non sembra peraltro accennare a una pausa. Il gaming è cambiato e sta cambiando insomma, e a noi utenti spesso e volentieri non resta che stare a guardare e a chiederci dove potremo arrivare.

Una risposta chiaramente non esiste, ma allo stesso tempo siamo di fronte a un tema che si presta a mille riflessioni: se qualche tempo fa abbiamo speso qualche parola riguardo alla nuova generazione di videogiochi, che da un certo punto di vista sembra arrancare, oggi andremo a compiere una sorta di percorso inverso. Come? Parlando di una delle più grandi novità degli ultimi anni, e di come essa abbia cambiato per sempre il modo di vivere il videogioco. Andremo a parlare, insomma, di Xbox Game Pass.

Xbox Game Pass: questione di… Approccio?

Partiamo da una doverosa premessa: questo articolo non intende criticare né glorificare quello che, oggi, è l’approccio con cui tutti noi ci andiamo ad approcciare al medium videoludico. Ciò che vogliamo fare è analizzare, in maniera totalmente imparziale, come l’avvento di Xbox Game Pass abbia inevitabilmente cambiato le cose sotto diversi aspetti.

Oggi ognuno di noi può, con una spesa minima, accedere a un catalogo di giochi ampio e in continuo aggiornamento: un sogno a occhi aperti, nonché uno spettacolo totalmente inimmaginabile fino a pochi anni fa. Certo, Microsoft non è la prima a cimentarsi in quello che oggi chiamiamo tranquillamente Cloud Gaming, e in un nostro articolo abbiamo già approfondito un po’ meglio anche tale aspetto.

Game Pass è però rivoluzionario in quanto primo, vero servizio in grado di sostenere un’infrastruttura così importante e ricca di contenuti: di fatto, siamo di fronte a una piattaforma che ha dato il via a qualcosa di molto più grande. Qualcosa che non ha più senso etichettare come futuro, ma che è a tutti gli effetti la parte più importante già del presente. Come ogni innovazione, troviamo chiaramente chi è favorevole e chi invece rimane su una posizione più polemica. Entrambi gli schieramenti, se così li possiamo definire, hanno d’altra parte le loro motivazioni: non dimentichiamo in ogni caso che la verità assoluta non esiste, e che si tratta sempre e pur sempre di opinioni personali.

Da una parte troviamo utenti che sentono, finalmente, di avere completo accesso al fantastico mondo dei videogiochi. Grazie a Xbox Game Pass possiamo infatti giocare dove e quando vogliamo, e a qualsiasi titolo vogliamo. Senza limiti, di nessun genere. Una percezione questa che porta molti vantaggi, soprattutto legati alla possibilità di poter (ri)scoprire tantissimi prodotti presenti o passati che siano.

Pensate a tutti quei giochi che, a causa delle mille uscite che ogni anno popolano il mercato, rischiano di finire velocemente nel dimenticatoio o addirittura di passare del tutto inosservati. La pubblicazione su una piattaforma del genere dà loro la possibilità di esporsi a un pubblico davvero molto ampio che, approfittando del fatto di poter accedere al titolo senza costi aggiuntivi, sarà probabilmente più propenso a investire qualche ora del suo tempo. E questo vale appunto anche per giochi di cinque, dieci o anche vent’anni fa: opere che, in tal modo, riescono a vivere una seconda vita raggiungendo anche una nuova generazione di utenti.

L’altra faccia della medaglia ci restituisce un approccio molto più tranciante e, se così lo vogliamo definire, quasi catastrofista sul futuro di questo medium. La paura da questo lato è che un approccio del genere stia, col passare del tempo, andando a influenzare in maniera negativa quella che è la percezione del videogioco. Avere a disposizione tutto e subito, insomma, potrebbe portare i giocatori ad apprezzare meno e con meno attenzione le opere che incrociano sul proprio cammino.

E proprio il termine “incrociare” rende alla perfezione l’idea dietro a questa visione: il videogioco non è più un’esperienza ricercata, ma qualcosa che avviene in maniera totalmente casuale e dal significato sempre meno marcato. Il rischio è in pratica quello di andare incontro a un’abbuffata di titoli dove non è la qualità generale ad abbassarsi, ma il modo di approcciarsi alle esperienze stesse. Come detto si tratta di pure e semplici opinioni che, a conti fatti, non devono comunque influenzare il nostro personalissimo modo di vivere un’esperienza ricca come quella di un videogioco. Mai.

Il videogioco è morto, viva il videogioco!

Una visione come quella appena descritta potrebbe far pensare che, nel giro di pochi anni, l’industria del videogioco si limiterà a sfornare prodotti con il solo obiettivo di vendere senza più spazio per qualità, immaginazione e sperimentazione. Osservando lo scenario con occhio più razionale, un panorama del genere appare però improbabile e forse addirittura “distopico” sotto molti punti di vista.

Xbox Game Pass non ha certo ucciso il medium videoludico, e siamo abbastanza certi che non lo farà nemmeno negli anni a venire. La risposta del pubblico, che si sta poco alla volta abituando a questo modo di fruire di esperienze del genere, è positiva anche e soprattutto alla luce della bontà del servizio offerto: un’opportunità per vivere il videogioco da un’altra prospettiva, del tutto nuova e senza precedenti.

Come detto, si tratta di un approccio che può aiutarci a scoprire nuovi titoli da ogni epoca: pensate a quante piccole perle sono riuscite, proprio grazie a Game Pass, a farsi conoscere e apprezzare anche solo nel corso dell’ultimo anno. Titoli come As Dusk Falls e Road 96 ad esempio rischiavano di finire dimenticati dopo poco tempo, e invece eccoli a ricevere il giusto riconoscimento da parte di pubblico e critica.

Un altro aspetto rivoluzionario si rifà a quello che potremmo chiamare “Modello Netflix”, ovvero il trovarsi con un catalogo ricco e variegato a disposizione semplicemente pagando un canone mensile o annuale che sia. Un abbonamento con un costo minimo, se paragonato alla quantità di contenuti che ci vengono proposti: su Netflix come su Game Pass, PlayStation Now e su tutte le altre piattaforme è quasi scontato che ci siano molte produzioni dimenticabili o addirittura di pessima fattura.

La palla passa a questo punto tra i piedi del giocatore: starà a lui investire anche solo una piccolissima parte del suo tempo nel ricercare, nel modo che preferisce, quelle esperienze che per lui possono essere davvero significative. All’interno del marasma di titoli di ogni genere la qualità c’è eccome, basta saper cercare.

Fondamentale è mantenere sempre un occhio critico perché sì: l’approccio catastrofista è certamente fin troppo esagerato, ma l’utente non deve mai dimenticare di essere fruitore sempre attivo del medium cui si trova davanti. È richiesto uno sforzo davvero minimo per raggiungere risultati davvero eccezionali, trovando insomma quell’esperienza che sembra concepita apposta per noi. E vivendola, indipendentemente da quello che è il nostro approccio, con tutto l’amore che da sempre riserviamo a quel medium spettacolare che è il videogioco.

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