Wolfenstein Youngblood Recensione, gemelle Blazkowicz alla riscossa
Wolfenstein Youngblood è l'ultimo episodio della celebre saga creato in collaborazione tra MachineGames e Arkane Studios.
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a cura di Giacomo Todeschini
Editor
Realizzare un titolo appartenente ad un franchise consolidato è una delle operazioni allo stesso tempo più sicure e rischiose dell’intera industria videoludica: se da una parte si ha infatti il vantaggio di poter utilizzare brand e personaggi accattivanti e conosciuti dal grande pubblico, dall'altra è presente la costante paura di deludere migliaia di fan. Un rischio non di poco conto, considerando soprattutto come nel corso degli anni sono diversi i progetti che hanno attirato l’ira di moltissimi giocatori per motivi anche all’apparenza banali. Visti i presupposti è quindi lampante la dimensione del rischio assunto da MachineGames nel lontano 2014 con il lancio di Wolfenstein: The New Order, titolo appartenente ad una delle saghe videoludiche più importanti di sempre. Fortunatamente per il talentuoso studio svedese tutto è andato per il verso giusto e, nonostante qualche piccola ed immancabile critica, la nuova visione delle avventure del celebre J.B. Blazkowicz ha decisamente convinto il grande pubblico e portato a una serie di nuovi capitoli, tra cui il nuovo Wolfenstein Youngblood, oggetto di questa recensione.
Con Youngblood MachineGames, in collaborazione con Arkane Studios, i creatori dell’ultimo Prey e dei vari Dishonored, ha voluto alzare nuovamente l’asticella, introducendo all’interno del titolo una lunga serie di novità e, soprattutto, incentrando l’intera esperienza di gioco sulla cooperativa. Saranno riuscite le due software house a innovare con successo la formula alla base del celebre fps distopico o l’eccessiva ambizione avrà tarpato le ali al progetto?
Passaggio di consegne
Dopo quasi vent’anni di onorata carriera, iniziata nel lontanissimo 1992 con Wolfenstein 3D, sembra finalmente essere giunta l’ora della pensione anche per uno dei personaggi più iconici e spacconi dell’intera industria videoludica. J.B. Blazkowicz, l'übermensch per eccellenza, in Wolfenstein Youngblood lascia infatti finalmente il testimone alla propria progenie, le gemelle Jess e Soph, impegnate in una lotta sempre più serrata e disperata contro il terribile impero nazista.
Le due giovani sorelle, alla ricerca del proprio celebre padre, sono infatti costrette a recarsi in una Parigi sotto il giogo della macchina guerra tedesca. La una volta bellissima capitale transalpina è irriconoscibile: le strade sono ricoperte da macerie, i cittadini terrorizzati non escono più di casa, i monumenti sono stati rasi al suolo. Come se tutto questo non bastasse, come se Parigi non fosse già abbastanza a pezzi, le truppe naziste infestano anche il più nascosto vicolo della capitale, alla ricerca di qualsivoglia forma di resistenza. All’interno del regno del terrore del reich non c’è spazio per una voce fuori dal coro, la protesta deve essere subito estirpata. Jess e Soph sono quindi costrette, nonostante la loro giovane età, a tuffarsi all'interno di questo terribile clima, dove la parola speranza è stata cancellata dal vocabolario. L’inferno in terra in cui le due gemelle devono assolutamente immergersi: loro padre, J.B. Blazkowicz, deve assolutamente essere ritrovato.
L’incipit alla base di Wolfenstein Youngblood è quindi molto semplice ma perfettamente in linea con tematiche e ambientazioni della celebre saga. La misteriosa scomparsa dell’eroe americano è inoltre l’escamotage perfetto per togliere di torno un personaggio “scomodo” come J.B. e al contempo introdurre un nuovo e dinamico duo all’interno del franchise. Nonostante tale uscita di scena, le due gemelle non riescono però mai a brillare di luce propria e a fare presa sul giocatore, a causa soprattutto di una caratterizzazione troppo piatta e per certi versi infantile.
Se nei precedenti episodi del brand si faceva infatti largo uso di battute ed ironia per sdrammatizzare tematiche forti come quelle della guerra e dell’ideologia nazista, in Youngblood tale aspetto è fin troppo enfatizzato. Ben venga quindi la sagace e tagliante battuta, ben accetto è lo scherzo ma, quando si ha la sensazione di trovarsi nel bel mezzo di un pigiama party tra amiche mentre si trucidano centinaia di nazisti, forse si tirata fin troppo la corda. Esplicative di tale concetto sono ad esempio le fin troppo frequenti e stucchevoli scene in ascensore, dove le due giovincelle si imbarcano in balli sfrenati, magari dopo aver eliminato numerosi avversari poco prima. Situazioni che fanno letteralmente rimanere a bocca aperta, ma per i motivi sbagliati.
La trama nella sua interezza si conferma infine in linea con quanto dichiarato dagli sviluppatori e presenta quindi una narrativa molto più lineare e leggera rispetto a come ci aveva abituato negli anni precedenti lo studio svedese. Non mancano certo né plot twist né risvolti interessanti ma, alla fine dei conti, Youngblood offre sotto questo aspetto qualcosa di solamente discreto.
Il tocco di Arkane
Pad o tastiera alla mano Wolfenstein Youngblood è però assolutamente una goduria e riesce saggiamente ad amalgamare la bontà del gameplay tipica degli ultimi episodi della saga con un level design di alto livello. La mano di Arkane Studios si sente infatti tutta ed è netto il progresso rispetto ai precedenti capitoli della serie. A beneficiare particolarmente di tale miglioramento è soprattutto la città di Parigi, divisa in una decina circa di zone. La capitale francese è infatti bellissima da esplorare e ricolma di vicoli e stradine, segreti e scorciatoie. Ovviamente il dinamismo offerto da Youngblood è per forza di cose minore rispetto a quello dei Dishonored, ma la libertà di azione è comunque decisamente ampia. L’introduzione del doppio salto in particolare ha donato poi un quid non indifferente alla saga, sia durante l’esplorazione che durante i combattimenti con i vari manipoli di nemici. Un’ aggiunta semplice ma decisamente azzeccata ed efficace.
Se il level design di Parigi è quindi di alta qualità lo stesso non si può purtroppo dire riguardo quello dei singoli livelli. Durante l’avventura ci troveremo infatti ad assaltare diverse costruzioni naziste, strutturate molto più linearmente. Non stiamo assolutamente parlando di percorsi su binari ma, tolta una apprezzata maggiore componente verticale dei livelli, rispetto ai precedenti episodi della saga non cambia poi molto.
Come accennato in precedenza in Wolfenstein Youngblood la metropoli francese è divisa in diverse zone e, per muoverci più velocemente tra di esse, è disponibile un sistema di viaggio rapido attraverso le varie fermate della metropolitana. In tal modo sarà anche possibile recarsi nelle catacombe, l’hub centrale del titolo che ricopre la medesima funzione del Martello di Eva visto in The New Colossus. In tale ambiente saranno infatti disponibili le solite opzioni già presenti nell’aeronave, come il poligono di tiro e i vari cabinati. Nelle catacombe potremo inoltre fare conoscenza con un gran numero di npc che ci assegneranno saltuariamente delle missioni secondarie. Fortunatamente anche sotto questo aspetto Youngblood ha fatto un deciso salto avanti rispetto ai predecessori e le quest facoltative sono finalmente degne di nota.
Oltre a tali missioni, capiterà inoltre di trovarsi di fronte a dei semplici eventi durante l’esplorazione di Parigi: una voce in cuffia ci avvertirà per esempio di un prezioso item da recuperare in zona o, ancora, di un particolare nemico da affrontare. MachineGames ha infine introdotto delle sfide giornaliere e settimanali. Niente di trascendentale, ma delle pregevoli aggiunte che promettono di allungare ulteriormente la vita del titolo.
La maggiore importanza riposta nelle quest opzionali è infatti cruciale per aumentare la lunghezza di Youngblood che, alla fine dei conti, è composto da solamente cinque missioni. Senza correre particolarmente e raggiungendo il livello necessario per affrontare le varie sfide, abbiamo visto i titoli di coda sopraggiungere dopo circa 7-8 ore di gioco. Volendo completare tutte le missioni secondarie la durata aumenterà ovviamente in modo esponenziale e, a tal proposito, è doveroso ricordare che sarà possibile recuperare gli obiettivi lasciati indietro anche una volta finita la campagna principale. Considerando come si tratti di uno spin-off venduto a prezzo budget la mole di contenuti è quindi alla fine dei conti decisamente appropriata.
Contaminazione GDR
La maggiore novità proposta da Wolfenstein Youngblood, oltre alla co-op di cui parleremo a breve, è però l’introduzione una lunga serie di elementi GDR. Fin dall’inizio tale deriva è infatti evidente, con il gioco che ci chiederà di scegliere tra due diverse abilità, una più orientata allo stealth ed un’altra più aggressiva. Tale scelta non sarà però vincolante e sarà anzi possibile ottenere senza problemi successivamente anche il secondo potere.
Le nostre eroine, inoltre, completando missioni e trucidando nazisti potranno salire di livello, ottenendo punti esperienza da spendere in diversi potenziamenti. Le skill sbloccabili tramite questo modus operandi saranno di natura sia passiva che attiva e spazieranno dalla possibilità di avere più salute od armatura allo sblocco di diverse abilità. Un ventaglio di scelta ad onor del vero non eccessivamente vasto ma comunque più che soddisfacente considerando tipologia e durata del titolo.
Anche le varie categorie di nemici, veramente numerose in Yougblood, hanno inoltre beneficiato di questa nuova prospettiva della saga e sono infatti contraddistinte da barra della salute, scudi e livello consigliato. L’aspetto più interessante di tutto ciò, oltre al fatto di poter comprendere fin da subito l’entità dello scontro che ci aspetta, è sicuramente quello legato allo scudo. Le barriere dei vari nemici sono infatti meglio abbattibili con determinate categorie di armi e durante le battaglie sarà quindi obbligatorio switchare tra le diverse bocche da fuoco, non soltanto per meglio adattarsi alle diverse situazioni, ma anche in base a chi ci si trova di fronte.
Non poteva infine mancare la personalizzazione delle armi, che non si limita solamente alla scelta del mirino o di altre parti, ma che si sviluppa anche attraverso tre diverse tipologie di upgrade con focus differenti. La marca Nadel ci darà un boost alla precisione, Tempo alla velocità e alla cadenza di fuoco e Stier infine ai danni. Una meccanica semplice ma decisamente carina e soprattutto ben integrata con il sistema di gioco.
Armi altamente personalizzabili quindi, ma soprattutto decisamente differenti tra di loro. Ogni singolo strumento d’offesa ha il proprio personale feedback, il proprio motivo d’essere e molto difficilmente si proverà la stessa sensazione con diverse armi tra le mani. Tra graditi ritorni e pregevoli sorprese, l’arsenale di Wolfenstein Youngblood, sebbene non numericamente corposo, si rivela quindi decisamente soddisfacente e, soprattutto, adatto a qualunque situazione che ci si parerà davanti.
Wolfenstein Youngblood: un'avventura per due
Piatto forte di Wolfenstein Youngblood è ovviamente la modalità cooperativa, essendo il titolo interamente giocabile con un altro giocatore. Comprando la versione deluxe del lavoro di MachineGames sarà inoltre addirittura possibile giocare in due con una singola copia del gioco, grazie al Buddy Pass. Ovviamente il secondo giocatore non potrà affrontare l’avventura in solitaria o con terzi ma potrà mantenere i propri progressi nel caso decidesse successivamente di acquistare il titolo. Considerando come la versione deluxe di Wolfenstein Youbgblood venga venduta a circa 40 euro è quindi chiaro come si tratti di un’offerta assolutamente degna di nota.
Tornando ora alla modalità cooperativa vera e propria è lampante come MachineGames ed Arkane Studios abbiano fatto in modo di rendere chiara fin da subito la natura del titolo. Wolfenstein Youngblood è pieno zeppo di porte, casse e meccanismi da aprire esclusivamente in due e molto spesso anche il level design richiama tale vocazione, con ambienti più o meno speculari che possono essere meglio esplorati in compagnia. Anche le vite saranno condivise con il proprio alleato e sarà quindi necessario evitare di lanciarsi in azioni belliche in solitaria, onde evitare sonore e cocenti sconfitte.
Molto interessante è inoltre la meccanica dei segnali intesa, che permette ai giocatori di potenziarsi a vicenda. Alzando il pollice, ad esempio, sarà possibile ricaricare parzialmente la salute di entrambi i personaggi e tramite le corna ricevere un upgrade all'armatura. Così come i potenziamenti delle armi anche i vari segnali intesa potranno essere acquisiti tramite monete d’argento, valuta in-game trovabile in giro per i vari livelli di gioco. Oltre a ciò Wolfenstein Youngblood non offre nulla di particolarmente innovativo riguardo la cooperativa ma l’esperienza offerta resta comunque di grande qualità e di sicuro valore. Nulla da dire invece per quanto riguarda il netcode, che si è rivelato stabilissimo per tutta la durata della nostra prova.
Nonostante Youngblood sia fatto per essere giocato in compagnia di un amico sarà comunque possibile affrontare l’intero titolo in solitaria, con la seconda gemella che verrà guidata direttamente dall’IA. Fortunatamente il tutto funziona bene e sarà molto difficile trovarsi ad imprecare per qualche errore della propria alleata.
Lo stesso non si può purtroppo dire delle truppe nemiche, che più di una volta abbiamo trovato intente a fissare il muro durante qualche battaglia. Niente di incredibilmente negativo e la difficoltà del gioco non ne risente per nulla. Wolfenstein Youngblood non è infatti assolutamente un titolo semplice e, anche a difficoltà medie, non sarà per nulla immediato portare a casa la pelle. A essere fonte di questa difficoltà, oltre al numero e alle tipologie di avversari, è inoltre il fatto che i nazisti spawnano spesso e volentieri dal nulla. Più di una volta ci è infatti capitato di essere sorpresi da un nemico comparso da una stanza precedentemente vuota. Un’eventualità non proprio piacevole e che in Youngblood è all’ordine del giorno.
Aspetto tecnico
Tecnicamente il titolo è decisamente bello da vedere e regala degli scorci veramente memorabili, soprattutto della città di Parigi. Anche il livello di dettaglio, almeno su PC, è particolarmente notevole e sottolinea ulteriormente la cura artistica riposta nel titolo. Tutta questa bontà tecnica non incide però fortunatamente in nessun modo sulla fluidità di gioco, vero punto cruciale di un titolo come Wolfenstein Youngblood. Anche la colonna sonora, per quanto non indimenticabile, fa inoltre il suo, aumentando ulteriormente l’immedesimazione del giocatore.
Voto Recensione di Wolfenstein Youngblood
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Frenetico ed impegnativo
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La deriva GDR ben si integra con lo storico gameplay
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La cooperativa è un quid non indifferente
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Parigi è bellissima da vedere ed esplorare
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Missioni secondarie finalmente all'altezza
Contro
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Caratterizzazione dei personaggi eccessivamente piatta
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IA nemica non perfetta
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Qualche missione principale in più non avrebbe guastato