L'arte dell'arcade

Con l’uscita di Virtua Fighter 5 su PlayStation 3 (e prossimamente su Xbox 360), il mercato della nuova generazione subisce un secondo ed importante innesto nel comparto dei picchiaduro, in seguito ad una prima esperienza piuttosto discutibile targata Dead or Alive 4.

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a cura di Tom's Hardware

L'arte dell'arcade

In qualità di titolo concepito per il mercato arcade, ancor più marcatamente dei suoi predecessori, Virtua Fighter 5 su console deve, volente o nolente, scontrarsi con un rivale al di fuori della sua portata: il joypad. Come il Dual Shock 2 prima di lui, anche il Sixaxis di PlayStation 3 offre una croce direzionale disgiunta, il che significa che le quattro direzioni dei due assi principali sono staccate l’una dall’altra. Ora, in un picchiaduro in cui gli spostamenti rapidi del pollice sinistro sono all’ordine del secondo (esempio: avanti, indietro, obliquo basso indietro, avanti), il Sixaxis si trova - per ragioni tecniche - in ovvia contraddizione con questo meccanismo, a maggior ragione in un gameplay severo come quello di Virtua Fighter 5, in cui la tempistica è la primaria fonte di successo.

Per ovviare al problema, il team AM2 di Sega ha optato per la commercializzazione (per ora solo in Giappone, ma il prodotto è stato ritirato per problemi di latenza) di un Arcade Stick, il quale oltre ad offrire una vera e propria leva, omaggia i fan con la disposizione in linea dei bottoni, un must per chi ha sempre detestato la combinazione dei tasti settati sui dorsali dei joypad (tra l’altro unico espediente concretizzabile per sventare l’impossibilità di premere X e Triangolo nello stesso istante, a patto di non impugnare il pad con la mano destra). Davanti a questa dovuta precisazione, quindi, a voi la scelta di trattare il titolo con i guanti (Arcade Stick), o semplicemente di trattarlo senza un accurato riguardo (joypad).

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