Conclusione

Con l’uscita di Virtua Fighter 5 su PlayStation 3 (e prossimamente su Xbox 360), il mercato della nuova generazione subisce un secondo ed importante innesto nel comparto dei picchiaduro, in seguito ad una prima esperienza piuttosto discutibile targata Dead or Alive 4.

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a cura di Tom's Hardware

Conclusione

Con questo primo debutto di Virtua Fighter 5 nel mercato delle console di nuova generazione è chiaro che il genere dei picchiaduro non ha, per ora, minimamente intenzione di evolvere la sua formula originaria, vale a dire quella introdotta proprio da questa serie con l’avvento del 3D. Sega, come Tecmo a suo tempo su Xbox 360, ha infatti preferito confezionare il suo quinto capitolo puntando principalmente sulla concezione di un engine grafico devastante, lasciando ben poco margine all’introduzione di idee realmente innovative, ovvero in grado di spingere il gameplay verso degli orizzonti ad oggi inesplorati. Certo, con Virtua Fighter 5 assistiamo nuovamente ad un riequilibrio delle forze dei personaggi, alle consuete modifiche nella configurazione dei tasti e alla perfetta differenziazione degli stili di gioco, ma nel complesso si tratta pur sempre di un classico Virtua Fighter. Come anticipato nel preambolo della recensione, però, questa scelta è difficilmente criticabile quando è rivolta ad un prodotto di tale caratura come VF5, ancora in grado a distanza di anni di appassionare e spingere i giocatori più incalliti a passare ore e ore nella modalità riservata all’allenamento. Un gran titolo quindi, macchiato unicamente da poche modalità alternative, dalla totale assenza di opzioni online e da un’innaturale predisposizione del Sixaxis al genere.

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