Videogiochi e hype, fidatevi: meno è meglio!

L'inizio della Summer Game Fest 2022 ci porta a dirlo, a urlarlo: meno hype, meno annunci ma più videogiochi per tutti. Democratico, no?

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a cura di Alessandro Adinolfi

Da oramai ben due anni, complice soprattutto la pandemia da COVID-19, gli eventi dedicati ai videogiochi si sono fatti più piccoli. No, non parliamo della lunghezza dei vari showcase, ma del materiale mostrato. Sempre più spesso, publisher come Sony o Nintendo tendono a dare spazio a progetti che sono praticamente in dirittura d'arrivo, salvo ovviamente eccezioni clamorose come Final Fantasy 16 o il sequel di Breath of the Wild. Sembra quasi che tutti i reparti marketing del mondo si siano svegliati, fermando il treno dell'hype e limitandosi semplicemente a svelare giochi che sono vicini alla data di uscita. E sì, questo è un bene, davvero.

Nel corso degli anni abbiamo assistito a eventi dedicati ai videogiochi ricchi di annunci incredibili. Nel 2009 Sony presentò Agent, con un solo logo, un'esclusiva PS3 prodotta da Rockstar. Il gioco? Sparito. The Last Guardian subì lo stesso destino, per poi essere ripresentato solamente sei anni dopo. Potrei andare avanti per tantissimo tempo, la lista è lunghissima: Bayonetta 3, Perfect Dark, The Last Guardian, Final Fantasy 7 Remake, Shenmue 3, Uncharted 4, The Last of Us Parte 2, Scalebound, Beyond Good & Evil 2 e chi più ne ha più ne metta (o dica). Tutti questi show dove sono stati presentati questi giochi sono stati assurdi, fantastici e vincevano la "guerra delle conferenze". Ma le vittime, in questo caso, eravamo noi giocatori.

Agent sparito, Scalebound cancellato, Beyond Good & Evil 2 non sappiamo neanche in che stato versa (ma tazze e magliette sono state vendute senza problemi). Final Fantasy 7 Remake e Shenmue 3 sono arrivati con anni di distanza rispetto ai loro annunci e così via. Insomma, l'hype è dannoso, così come è dannosa anche una grande quantità di trailer in computer grafica che non fanno altro che dare il via a una sorta di delirio collettivo, salvo poi non sapere quando giocheremo il titolo X o la produzione Y. Un danno enorme, per chi magari basa il proprio acquisto di una macchina proprio su una line-up presentata con anni e anni di anticipo che poi rischia di non concretizzarsi.

Cadere vittime dell'hype è facile, molto facile. Fortunatamente quest'anno, complice l'assenza di quel carrozzone gigantesco che è l'E3, la Summer Game Fest dovrebbe salvarci. Salvarci dagli annunci, salvarci da progetti che potrebbero anche non vedere la luce, salvarci insomma dal mondo dell'hype. Lo stesso Geoff Keighley l'ha detto a più riprese: la Summer Game Fest non conterrà veri e propri megaton, annunci bomba, ma piacevoli sorprese per tutti i giocatori. Un evento democratico, pronto a mostrarci qualcosa che arriverà a breve (si spera) o comunque in uno stato di lavorazione già molto avanzato, senza creare illusioni. Fino a poco tempo fa sembrava impossibile, ma oggi, con un mercato che cambia e deve abituarsi a un nuovo ritmo di lavoro (e al backlash dei consumatori), è davvero realtà.

Meno è meglio, fidatevi. Meglio vedere uno show composto da prodotti che arriveranno entro un anno dal loro annuncio, rispetto a conferenze ricche di trailer in computer grafica o in-engine su videogiochi che probabilmente giocheremo dopo anni (e forse generazioni) di console. Meno hype, più tempo per giocare: è questa la strada da percorrere, e se la morte dell'E3 (inteso come show) ha portato a questo, allora ben venga il riposo della kermesse. E se mai tornerà, che si adegui subito e immediatamente a queste nuove regole di mercato. Meno traffico c'è, più arriviamo dritti alla meta.

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