Vampire Survivors | Recensione - Un rogue lite capace di creare dipendenza
Ecco la nostra recensione di Vampire Survivors, il nuovo videogioco roguelike di Luca Galante, un talentuoso sviluppatore nostrano
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a cura di Nicholas Mercurio
“Un’altra partita e poi smetto”. Quante volte lo avete detto, mentre giocavate a qualcosa che vi catturava così tanto da dimenticare qualunque cosa avevate attorno, compreso il vostro nome? Vampire Survivors, sviluppato da Poncle e pubblicato da Games Delta, è quello che potrebbe definirsi un sogno che si avvera per chi, da sempre, vede nei particellari un mondo che va ben oltre i dogmi dei videogiochi moderni.
Non serve ripeterlo ulteriormente: il videogioco di Luca Galante, un talentuoso game designer italiano, crea dipendenza. Questa per qualcuno potrebbe essere una buona notizia, ma per me non lo è affatto. Creature dell’incubo, sangue, pipistrelli, lupi mannari e piante carnivore che non vogliono null’altro che trucidarmi, bevendo magari il mio sangue. Questo è l’immagine che ho in mente da quando, alcuni minuti fa, ho lasciato il pad a poca distanza dal letto. Ora sono qui, a scrivere, ma la tentazione di tornare a giocare, sperando di superare il trentanovesimo livello, è inesauribile.
Se con Gunfire Reborn vi raccontavo un approccio misurato e peculiare nel trattare dinamiche roguelite inserite in un FPS, con Vampire Survivors le cose sono diverse, classiche e certamente più semplici. Abituato come sono a sperimentare nuove produzioni, mi sono avvicinato al prodotto attirato dalle ottime recensioni su Steam. Complici la mia curiosità e la voglia di capire come il panorama italiano e indipendente stia sempre più prendendo piede nelle console dei giocatori, ho cominciato a giocarci senza troppe aspettative. A distanza di quasi venti ore di gioco, che possono solo aumentare, mi sono trovato davanti a un videogioco che sa cosa vuole.
Ben poche produzioni, infatti, raggiungono una tale maturità con semplicità, arrivando all’obiettivo senza strafare. Vuoi perché là fuori ormai il mercato è saturo, vuoi perché c’è bisogno di novità e mai nessuno è contento, Vampire Survivors è quel videogioco che non ha bisogno di dichiararsi innovativo, e non necessita neppure di essere innovativo. È un videogioco che si riallaccia al passato ma si propone al futuro in maniera ammiccante, come una bella pizza margherita che aspetta solo di essere condita, messa in forno e mangiata. Vampire Survivors, per tutto l’arco del 2021, è stato in accesso anticipato, aspettando il momento giusto per presentarsi alla stampa specializzata e ai giocatori nella sua interezza. L’attesa, a quanto pare, è valsa tutta.
Un contesto dal fascino irresistibile
Nonostante non ci sia una trama che racconti le dinamiche del protagonista (o dei protagonisti, essendo quattro), il contesto è in realtà alquanto chiaro e ben delineato. Siete dei cacciatori di vampiri, chiamati a visitare luoghi ameni per conto di qualcuno che, a quanto pare, ha grossi problemi con i parenti di Dracula. Osservando la copertina del gioco, infatti, sembra che le fattezze del vampiro siano proprio quelle del Dracula di Castelvania, lo stesso che si è impersonato in Lords of Shadows 2, il celeberrimo capitolo dedicato alle disavventure del cavaliere maledetto Gabriel Belmont, di cui tutti – o quasi – hanno un piacevole e indimenticabile ricordo.
Fatte queste premesse, Vampire Survivors riprende l’immaginario vampiresco creato da Bram Stoker, inserendo al suo interno la demenzialità della cultura italiana, con nomignoli volutamente ironici che, in più di un’occasione, sono stati divertenti e capaci di lasciare il segno. In Vampire Survivors nulla è lasciato al caso, perché segue un proprio contesto senza strafare, esagerare e neppure annoiare. Mantenendo comunque una seriosità che si incastra in maniera egregia con il sarcasmo e l’ironia tipici del Bel Paese, nel videogioco di Luca Galante, qualora non lo aveste compreso, niente sembra prendersi realmente sul serio, neppure i nomi dei protagonisti principali dell’avventura.
In ordine, infatti, c’è il nerboruto ma leale Antonio Belpaese, conosciuto per la sua chioma azzurra; la strega Imelda Belpaese, una versione in pixel art di Minerva McGranitt e Pasqualina Belpaese, una maga tirata fuori dal ciclo arturiano e no, non è imparentata con la maga Magò. Ultimo, ma non per importanza, il mio preferito: il muscoloso e affascinante Gennaro Belpaese, una sorta di Kevin Sorbo biondo ossigenato dichiaratamente appassionato delle canzoni di Nino d’Angelo. Quattro eroi, insomma, con un solo scopo: sopravvivere, sopravvivere e sopravvivere a orde di nemici che spuntano fuori dall’inferno, ovvero dai bordi dello schermo.
Credetemi, tra di essi ci sono scheletri, zombie, creature della notte e pipistrelli giganti, ognuno dei quali con un solo incarico: fermare i nostri temerari prima che raggiungano il livello finale, che non possiamo rivelare per non rovinarvi la sorpresa. Il contesto scelto, dunque, è ottimo e originale, poiché si dimostra maturo, ben approfondito, trattato a dovere e con rispetto dei materiali da cui l’opera prende ispirazione.
Vampire Survivors è divertimento assicurato
Non aspettatevi una mappa posta in alto, o a chissà quali interfacce cui siete abituati. Vampire Survivors non spiega nulla, buttando il giocatore nel bel mezzo dell’azione senza tante cerimonie, facendolo morire al primo tentativo. La visuale è isometrica e il modello poligonale del protagonista, che è possibile selezionare prima di iniziare l’esperienza, si muova per l’intera area di gioco in orizzontale e verticale. Già, questa è l’unica interazione che si ha con chi si controlla, poiché ogni attacco è già prestabilito in base all’eroe scelto, senza possibilità quindi di attaccare in maniera diretta. Il buon Gennaro, armato di pugnali affilati, può lanciarli addosso ai nemici, scampando alle fiere della notte mentre Imelda, al contrario, utilizza la sua magia per tenere le ignobili creature lontane. È un sistema di gioco che funziona in maniera egregia, perché è tutto basato sulla build che il giocatore sceglie durante l’avventura, che si consuma proprio sul campo di battaglia, tra oggetti da raccogliere e scoprire.
Vampire Survivors è un roguelike atipico e particolare rispetto agli altri, differenziandosi per esempio da Hades e altre opere del genere. In tal senso, non sono presenti delle stanze, bensì soltanto un luogo dove avvengono le peripezie degli eroi di questa terra maledetta. Ogni morte corrisponde, per l’appunto, al game over definitivo: non c’è nessuna possibilità di resuscitare, a meno che abbiate raccolto per strada abbastanza oro da spendere nell’interfaccia dedicata alle abilità. Alcune di esse si dividono in una lunga tabella parecchio intuitiva e di facile approccio. Prima di buttarsi nella mischia, è infatti possibile potenziare l’armatura, il proprio potere d’attacco e anche gli oggetti equipaggiati. Il ritmo di gioco, quindi, è del tutto casuale: niente accade per caso, neppure l’ennesima run ripetuta, che potrebbe protrarsi anche per diversi minuti o, come è accaduto a me, persino per un’ora.
Come accennavo prima, è fondamentale raccogliere cosa cade sul terreno dopo aver battuto un nemico, che rilascia oro oppure gemme blu, rosse e verdi, importanti per avanzare di livello. Ogni volta che accade i nemici aumentano e ne arrivano di diversi e più forti, costringendo il giocatore a dover prendere delle contromisure capaci di contenere la loro furia inesauribile e brutale. Il ritmo, che riesce a mantenersi alto per tutta la sua durata, sorprende e intrattiene a tal punto da protrarsi anche per diversi minuti. Le orde, aumentando di numero, cominceranno a essere più frequenti, e alcune saranno talmente potenti da non riuscire neppure a contenere il disastro. Il protagonista, costretto dunque a doverle affrontare tutte, sarà tenuto a sopravvivere, a considerare ogni singolo movimento e a sfruttare cosa troverà nel corso dell’esperienza.
L’area di gioco è spesso ricoperta da oggetti utili che possono aumentare la potenza d’attacco di una singola arma e, nel caso del caro Gennaro, il numero dei pugnali da lancio. Combinare gli attacchi risulterà per l’appunto divertente, perché permetterà di differenziare la build, cambiandola run dopo run, e nessuna sarà mai uguale all’altra. È una scelta di game design intelligente perché, oltre a spingere il giocatore ad affrontarne una dopo l’altra e a differenziare le proprie mosse, appassiona per la sua qualità. È una struttura di gioco forte, semplice e funzionale a cosa intende inseguire, e non è affatto una cosa scontata, specie in un’opera che, in realtà, non è propriamente diretta a un pubblico casual, ma a chi ama i videogiochi indipendenti e impegnativi.
Se da una parte la struttura di gioco funziona, dall’altra potrebbe lasciare sbigottiti all’inizio, costringendo qualcuno a dover passarci diverse ore prima di comprenderla a fondo. In tal senso, Vampire Survivors non lascia riferimenti di alcun genere e non ha tutorial di sorta: bisogna sopravvivere, si sa solo questo, e l’ho capito dopo essere morto cinque volte consecutive, ripetendo all’infinito la stessa sezione. A riguardo, l’opera ne contiene tre aree da affrontare, e per concluderle tutte è necessario raggiungere un livello prestabilito, sbloccando la zona successiva.
L’opera di Luca Galante esagera ma rimane comunque fedele al suo approccio, non prendendo mai strade diverse e pericolose, concentrandosi a fornire al giocatore ore di divertimento a non finire. Inoltre, la difficoltà impegnativa, tipica di ogni roguelike che si rispetti, è la reale punta di diamante della produzione: pur non essendo mai esagerata, è comunque ben implementata, dando la possibilità al giocatore di godersi l’esperienza in maniera spensierata, anche se potrebbe spingere tanti giocatori ad allontanarsi dall’opera prima di arrivare ai titoli di coda. Combinando gli oggetti ottenuti durante l’esplorazione, sarà persino possibile combinarle, definendo di conseguenza la propria potenza d’attacco.
Una pixel art per domarli tutti
Vampire Survivors è, per l’appunto, un videogioco in cui ogni build elaborata con intelligenza. Scegliere di essere rapidi ma letali è infatti l’opzione migliore, perché permette di interfacciarsi con i nemici in maniera più istantanea. Muovere in continuazione il protagonista è la tattica migliore per evitare che le orde nemiche lo circondino, sebbene sia il metodo più rischioso, siccome può esporlo a rischi inutili. In Vampire Survivors, molto più della fortuna, è la strategia scelta a far vincere le battaglie e avanzare nel corso del viaggio in questi territori da incubo. Ogni decisione deve essere ponderata e presa con coscienziosità. L’originalità del videogioco di Luca Galante risiede proprio in questa caratteristica unica nel suo genere, che getta le basi per un futuro radioso.
Quando ho avviato per la prima volta Vampire Survivors, mi è subito saltato all’occhio il menu iniziale. Mi ricordava i videogiochi del passato, quelli che non ho mai provato nelle sale giochi ma ricordo ugualmente con estremo piacere e tanta passione. La pixel art della produzione di Poncle, implementata con intelligenza, offre un comparto grafico non certamente da capogiro, eppure sa affascinare e incantare, dando la sensazione di essere una delle parti più riuscite della produzione, oltre ai modelli poligonali dei nemici, diversi di colore in colore e potenza d’attacco. Oltre ai pipistrelli e a tante altre fiere, ci sono gli spettri e i fantasmi, minacce da non sottovalutare affatto.
Sul lato tecnico non abbiamo nulla da eccepire, tant’è che la produzione si comporta in modo egregio dall’inizio alla fine. È un’opera ovviamente ben ottimizzata, e come potrebbe non esserlo, d’altronde? Nonostante non proponga nulla di nuovo, Vampire Survivors è l’esempio di un videogioco che funziona con semplicità, non esagerando e gonfiando il petto. È fedele a sé stesso, a cosa vuole comunicare e a come intende esprimersi. Ben poche produzioni possono dirsi così fortunate, ma qui c’entra solo il talento. Davvero tanto talento.
Voto Recensione di Vampire Survivors - Xbox Series X
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Un contesto coinvolgente e semplice
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Un gameplay divertente e appagante
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Originale e piacevole
Contro
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Crea davvero tanta, ma tanta dipendenza
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Non avere la possibilità di attaccare direttamente potrebbe scontentare qualcuno
Commento
Vampire Survivors è un videogioco intrigante, divertente e appagante. Potrebbe creare dipendenza, e non è affatto una cosa negativa, perché spinge positivamente il giocatore a superare i suoi limiti, approcciando una struttura di gioco forte e ottimamente rappresentata. Non innova, perché non vuole farlo, eppure arriva al suo obiettivo in maniera azzeccata e coinvolgente. Una sorpresa inaspettata.