Con questo spirito, nel corso delle ultime settimane abbiamo avuto modo di rigiocare con calma Uncharted 4: Fine di un ladro e la sua espansione/gioco standalone, L'eredità Perduta. Andiamo quindi a scoprire se le avventure di Nathan Drake e Chloe Frazer sono ancora belle da vedere e piacevoli da giocare, nonostante il mezzo decennio che ci separa dalle uscite originali.
Tutte le immagini presenti nell’articolo sono state acquisite direttamente in-game utilizzando la modalità Fedeltà. Tuttavia, sono soggette a diverse compressioni e non rispecchiano la pulizia d’immagine che abbiamo sperimentato dal vivo.
Uncharted Raccolta L'eredità dei ladri: tutte le novità
Onde evitare fraintendimenti, è il caso di chiarirlo subito: la raccolta contiene esclusivamente le due campagne in single player, non ci sono nuovi contenuti da segnalare e nemmeno la presenza del comparto multigiocatore, esattamente come della cooperativa, che Sony potrebbe riproporre come applicazione standalone, magari gratuitamente per i possessori della raccolta L’eredità dei Ladri. Anche perché, a pensarci, considerati i traguardi tecnici dell’edizione rimasterizzata, che consente di giocare a frame rate molto elevato, sarebbe un peccato, nonché uno spreco, limitarsi alle sole avventure per giocatore singolo.
Ciò detto, cominciamo dal supporto al Dualsense, pubblicizzato da Sony come la novità di PlayStation 5. Le avventure di Nathan e Chloe abilitano tutte le caratteristiche del nuovo controller, dai grilletti adattivi al feedback aptico. Tuttavia, non aspettatevi una rivoluzione o un utilizzo paragonabile a quanto visto in Astro’s Playroom o Returnal, perché non ci troverete nulla di paragonabile. A guadagnarne saranno proprio le fasi TPS, considerando che ogni tipologia di arma saprà offrire variazioni sul tema, dal grilletto che oppone maggiore resistenza quando si impugna un fucile a pompa, al grilletto che si lascia premere con estrema facilità ed emette parecchie vibrazioni. Buona anche l’integrazione del feedback aptico, che risponde in parecchie situazioni e si lascia apprezzare soprattutto nel bel mezzo di una tempesta. Insomma, come avrete intuito, nulla di eccezionale o poco visto sull’ammiraglia Sony, ma sempre piacevole da sperimentare poiché aumenta sensibilmente la qualità generale della vibrazione del controller e stuzzica maggiormente l’utente nelle situazioni più concitate. Chiaramente, non dovessero piacervi o interessarvi, tutte queste funzioni extra potranno essere disattivate dal menu di gioco.
Un’altra novità riguarda l’aggiunta del 3D audio, già presente nella versione originale ma adesso migliorato attraverso l’utilizzo del Tempest Engine di PlayStation 5. Sia con un TV che con delle cuffie, anche se non nativamente capaci di riprodurre una spazialità dei suoni a 360 gradi, avrete modo di apprezzare una qualità del suono migliore. Abbiamo fatto dei test sia con lo schermo, nel nostro caso un OLED LG C1, sia con le popolarissime cuffie 3D Pulse. In entrambi i casi siamo rimasti piuttosto colpiti dalla resa sonora, soprattutto dal missaggio audio, che bilancia alla perfezione bassi e alti. Beneficiano di queste migliorie anche le sequenze di combattimento e quelle da affrontare non visti, migliorando a dismisura la godibilità degli incontri con i nemici.
Ma arriviamo al pezzo forte, ai motivi che potrebbero spingere molti di voi ad effettuare l’upgrade alla versione remastered, al costo di soli dieci euro nel caso siate già in possesso di uno dei due giochi presenti nella raccolta. Come intuibile, considerando che la stessa Naughty Dog ha lavorato alla conversione, il lavoro svolto è davvero eccezionale. Dal menu di gioco avrete modo di scegliere a vostro piacimento tre differenti modalità di rendering: Fedeltà, Prestazioni e Prestazioni+. La prima, eccezion fatta per qualche singhiozzo, inchioda il frame rate a 30 e fissa la risoluzione a 2160p, il 4K nativo, con texture ed effettistica ben in risalto. La seconda, Prestazioni, porta la risoluzione a 1440p e il frame rate a 60, raddoppiando la fluidità; un compromesso che siamo certi saranno in molti ad accettare. La terza ed ultima modalità, Prestazioni+, è abbastanza overkill, una sorta di regalo agli appassionati che si ritrovano in casa schermi ad alto refresh rate. Il frame rate, infatti, raddoppia ad un massimo di 120 rinunciando alla pulizia d'immagine, dal momento che la risoluzione calerà a 1080p. Per quanto ci riguarda, considerando anche la tipologia di gioco, è un sacrificio non necessario, ma a voi la scelta. Unico appunto: qualora non siate in possesso di un TV certificato HDMI 2.1, l’output video della console verrà automaticamente impostato a 1080p quando la modalità Prestazioni+ è attiva; rimane a 2160p nel caso siate in possesso di schermi dotati di porte HDMI 2.1.
Modalità video a parte, di grossi cambiamenti in termini di asset proprio non ne abbiamo visti. L’idea che ci siamo fatti, soprattutto avendo ripreso in mano anche la versione PlayStation 4 Pro, è quella di un prodotto che, partendo da una base piuttosto solida, porta tutti gli elementi ad un livello superiore senza stravolgerne le fondamenta. Ecco quindi che impostando i giochi in modalità Fedeltà avrete per le mani due produzioni capaci di confondersi tra le uscite videoludiche più recenti, soprattutto per quanto concerne la cura riposta nelle sequenze d'intermezzo e nella resa finale degli attori digitali, davvero sorprendente e ancora non eguagliata da tantissimi giochi. A pari merito, impressionanti sono anche le texture, soprattutto a 2160p, sia quelle riguardanti i personaggi e il loro vestiario, che quelle di ambienti e oggetti.
I più smanettoni tra di voi saranno felici di sapere che anche il supporto HDR è stato migliorato, offrendo adesso una resa ancor più convincente delle sequenze diurne. Non vi sono particolari controlli o pattern di calibrazione, lasciando intuire che i titoli utilizzino le informazioni HDR del sistema (che dovrete precedentemente fornire eseguendo la calibrazione), esattamente come già sperimentato in giochi come Ratchet & Clank: Rift Apart e Spider-Man: Miles Morales.
Invece, tutti i giocatori intenzionati a trasferire i loro vecchi salvataggi, magari per ottenere immediatamente i trofei guadagnati in precedenza, possono dormire sonni tranquilli: a differenza di quanto visto con alcune edizioni remastered, non ultima quella dedicata a Death Stranding, importare i propri salvataggi sarà semplicissimo, dal momento che non dovrete fare altro che possederli nella console. Entrambi i titoli, inoltre, sono contenuti all’interno dello stesso client e il passaggio da un gioco all’altro è molto immediato, esattamente come lo sono tutti i pochissimi caricamenti presenti, davvero fulminei in ogni circostanza e con qualsiasi modalità di rendering selezionata.
Insomma, nonostante le aggiunte non stravolgano le esperienze originali, il lavoro compiuto da Naughty Dog dimostra grande cura e rispetto per gli appassionati, che siamo certi apprezzeranno tutte le migliorie.
Fine di un ladro e L'eredità Perduta, oggi
Arrivati a questo punto, lo avrete capito: nonostante siano passati più di cinque anni, Uncharted 4 e L'eredità Perduta restano due prodotti tecnicamente eccelsi, persino superiori ad alcuni giochi recentemente approdati sul mercato. Tuttavia, approfittando del tantissimo tempo concessoci da Sony per la lavorazione della recensione, abbiamo analizzato nuovamente anche il resto, dalla trama al gameplay, portando al termine entrambe le campagne.
Da un punto di vista registico e narrativo, soprattutto Uncharted 4, ci ha lasciati letteralmente a bocca aperta. La storia proposta da Neil Druckmann e compagni è eccezionale, e mette in scena relazioni credibili tra i personaggi, validi colpi di scena e una veridicità nei dialoghi sbalorditiva, capace di tenere incollato l’utente fino all’ultima parola. Persino i temi affrontati, nonostante manchi il peso esistenziale di un The Last of Us, sono interessanti e trattati in modo intelligente; pensiamo alle relazioni, che siano amorose o d'amicizia, o a tematiche di diversa caratura come ad esempio l'ossessione.
Più leggera e scanzonata è invece l'avventura di Chloe Frazer e Nadine Ross, un duo al femminile piuttosto curioso che regala numerosi momenti davvero divertenti, confermando L'eredità Perduta come un titolo meno maturo e più classico, accostabile alla vecchia trilogia uscita su PlayStation 3. E lo diciamo senza alcuna accezione negativa: la forza di questa raccolta risiede proprio nella diversificazione tra i due giochi, che nonostante propongano lo stesso gameplay variano a sufficienza il resto e colmano insieme le loro lacune. In sostanza, laddove mostra il fianco L'eredità Perduta ci pensa Uncharted 4, e viceversa. Davvero piacevole, quindi, vedere entrambe le esperienze parte dello stesso pacchetto.
Sono state alcune soluzioni ludiche ad averci colpito meno, soprattutto oggi che abbiamo avuto modo di giocare e assimilare con calma quel capolavoro di The Last of Us Part II. Nello specifico, ci riferiamo all’assenza del contrattacco, alle boss fight, ad alcuni puzzle ambientali davvero forzati e, in generale, alla scarsa rilevanza data alle sequenze esplorative (rilevanza ludica; artisticamente e narrativamente funzionano molto bene). Tutte problematiche risolte nella seconda (dis)avventura di Ellie e, parzialmente, persino in L'eredità Perduta, come dimostra la famosissima sezione open map la quale consente al giocatore di intraprendere diversi percorsi alternativi, completare dei puzzle opzionali e trovare delle armi utili per affrontare gli scontri a fuoco più brutali.
Stonature, quelle citate, sicuramente di poca importanza nel 2016, oggi meno tollerabili, nonostante non vadano in alcun modo ad intaccare la qualità generale dell’esperienza, che rimane scorrevole e altamente godibile, come dimostrano alcune eccezionali sequenze action presenti nei due titoli. Una cosa è però certa: visti i progressi fatti da Naughty Dog, un nuovo Uncharted realizzato appositamente per PlayStation 5 potrebbe seriamente impressionarci.