Umurangi Generation si aggiorna con il DLC Macro e, proprio come una macrofotografia, è un invito alla scoperta di dettagli, trame e particolari che la lente ingrandisce senza distorcere. Quattro nuovi scenari da giocare, nove strumenti con i quali aggiornare i propri scatti, ma soprattutto preziosi momenti in cui lo storytelling ambientale picchia forte sulle nostre coscienze e ci presenta i retroscena che danno una nuova chiave di lettura a quanto giocato in precedenza. Macro però non racconta una storia del tutto diretta, non ci sono nomi, personaggi e tratti che ci vengono imposti: è il nostro occhio che registra gli indizi presenti nelle mappe, mentre la nostra sensibilità si lascia imprimere nello stesso modo in cui la luce incide sulla pellicola. Umurangi Generation è un’opera realizzata e immersa nel contesto neozelandese, tuttavia ha un linguaggio universale che si fa voce di chi oggi trova difficoltà a farsi ascoltare.
Classismo, colonialismo, razzismo, oppressione, ambientalismo. Non c’è una sola chiave di lettura, anzi sono molteplici gli spunti che il gioco offre. Sta a noi fotografi catturare un messaggio, scegliendo la giusta inquadratura e dando spazio a ciò che per noi è significativo. Uno degli aspetti più sorprendenti di Umurangi Generation è l’essere un titolo con una forte radice cyberpunk, ma non la sbandiera solo perché nel 2020 va tanto di moda. Come già rilevato in fase di recensione del gioco base, è un titolo basato sulla vita, quella vera, quella non sempre felice, piena di ingiustizie. È un titolo attuale dove tutto sembra paurosamente troppo vero, non è fantascienza, non è lontano anni luce. È difficile passare del tempo tra i suoi livelli e non riflettere su quanto a livello globale stiamo vivendo, su quanto ci coinvolge direttamente e quanto avviene fuori dalle nostre case, che sia ad Hong Kong o negli Stati Uniti.
Forse per noi là fuori c’è ancora tempo, ma i segni della fine del mondo in Umurangi Generation ci fanno da monito e sono ovunque posiamo lo sguardo: sui volti delle persone, sui graffiti sui muri o racchiusi nelle architetture sgangherate fatte di assi di legno e materiali di fortuna. Per scattare foto ancora più emozionanti che colgano tutte le sfumature c’è ora un maggiore controllo dei tempi di esposizione, dell’apertura del diaframma e degli ISO. A livello di meccaniche inoltre il gioco si spinge oltre, omaggiando una delle sue fonti d’ispirazione principali: Jet Set Radio. Grazie a un paio di pattini potremo accelerare e velocizzare i nostri spostamenti, mentre con la bomboletta spray in dotazione potremo scrivere sulle proprietà dell’UN. A livello creativo la bomboletta è una delle aggiunte più interessanti perché ora ci permette di lasciare i nostri messaggi e rendere gli scatti ancora più personali. Sfortunatamente ha alcune limitazioni dovute al fatto che non si può scrivere ovunque.
Altri gadget includono lenti per selfie, scrape pads con i quali possiamo abbassarci a terra per scattare da una nuova prospettiva, foto dal formato quadrato e un incredibile dispositivo che ci fa rivivere i tempi della Game Boy Camera. Non solo Macro aggiunge 4 nuovi livelli da esplorare in cerca di obiettivi più o meno difficili da completare, ma estende di molto le nostre possibilità creative. Completare Umurangi Generation non richiede molte ore, tuttavia se vi siete appassionati alla photo mode nei videogiochi, vi troverete a ripercorrere ogni livello con le nuove funzionalità per la vostra macchina fotografica in cerca di inusuali prospettive e nuove regolazioni per immortalare le scene in modi prima inaccessibili.
Uno degli scenari che più abbiamo apprezzato è The Depths. Nelle profondità, nascosti agli occhi delle fasce più agiate, tendopoli crescono come funghi tra i liquami tossici delle fogne. I graffiti sulle pareti sono vere e proprie opere d’arte di un fluo brillante che spicca se confrontato con i toni spenti e cupi del livello. Si tratta del livello più ricco di dettagli e anche di quello purtroppo dove un errore, come cadere nel liquame, ci costringe a ricominciare dall’ingresso. I livelli nel complesso sono in crescendo, per concludersi con l’ultimo che all’apparenza sembra il più povero di tutti, invece nasconde un messaggio potente che ha modo di rimbombare con ancora più forza proprio grazie all’assenza di elementi che avrebbero distolto la nostra attenzione.
Macro si porta dietro inevitabilmente anche alcuni problemi che eredita dal gioco di base, come i movimenti scomposti che emergono nei livelli con più piattaforme, e dobbiamo segnalare anche che abbiamo sperimentato un po’ di motion sickness. Il campo visivo non è regolabile ed è attualmente molto stretto, ciò, unito alla nuova velocità data dai pattini, potrebbe aver influito negativamente dandoci un senso di nausea. Attualmente il gioco offre la possibilità di rimuovere l'efffetto blur per mitigare la sensazione. Superati questi problemi, Umurangi Generation si conferma un titolo indipendente molto coraggioso nell’affrontare temi scomodi. Considerate le aggiunte al parco obiettivi, i controlli più in profondità e dettagli di gioco che arricchiscono la precedente trama, Umurangi Generation Macro è più di un semplice riempitivo, è un tassello fondamentale per continuare a raccontare il proprio punto di vista attraverso l’arte.