Ubisoft, i primi NFT sono un flop?

La prima ondata di NFT creati da Ubisoft non sembrano andare proprio benissimo, almeno a livello monetario: ecco i dettagli.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Annunciati la scorsa settimana
, i primi NFT targati Ubisoft hanno cominciato a circolare su alcuni marketplace dedicati alle crypto. Si tratta, come già vi avevamo raccontato, di un set di 2.000 skin per le armi, che alcuni giocatori hanno potuto ottenere gratuitamente e che sono già stati caricati su uno dei siti dedicati a questo scambio. Peccato però che su Objkt la reazione del pubblico sia stata abbastanza fredda .

Stando al marketplace, infatti, gli NFT di Ubisoft non stanno andando così bene. Il prezzo base è decisamente alto, con la base che raggiunge anche i 1869 Tezos, circa 7.000 Euro. Peccato però che la massima offerta ricevuta, al momento in cui scriviamo, è di appena 60 Euro. C'è chiaramente un problema in questa strategia, considerato che gli NFT vista la loro rarità hanno un prezzo molto più alto, nell'ordine delle migliaia di Dollari, mentre qui invece ci troviamo davanti ad una serie di skin decisamente più costose del normale.

A riportare i numeri degli NFT di Ubisoft ci ha pensato Axios. Come riportato dal sito, la skin dell'M4A1 è stata listata per prezzi decisamente alti, a partire dai 600 Dollari in su. Peccato però che le offerte ricevute dal publisher si aggirino su cifre totalmente inferiori. Clamoroso poi un articolo presente nella sezione "venduti di recente": una skin è stata venduta a soli 20 Dollari, esattamente come accadrebbe in un mercato normale.

Al momento i primi NFT di Ubisoft sono disponibili solo su Ghost Recon: Breakpoint. Non utilizzano Etherum o OpenSea e il progetto ha una durata di circa 4 anni, dove con molta probabilmente la blockchain continuerà in qualche modo ad invadere i giochi del publisher e sviluppatore franco canadese. Oltre a Yves Guillemot e soci, anche il creatore di Fable si è gettato nel mondo delle cryptovalute e del metaverso, così come GSC Game World, gli autori di STALKER 2. È davvero questo il futuro dei videogiochi?

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