Tunic è una gemma preziosa | Recensione
Tunic va ben oltre l'apparenza (e la sostanza) da action adventure, imponendosi come una delle produzioni più particolari degli ultimi anni
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a cura di Fabio Canonico
Tunic è una scoperta continua, un action adventure che, nonostante una prima occhiata potrebbe far intendere il contrario, solo a grandissime linee recupera la tradizione del genere di appartenenza, preferendole, nel suo sviluppo, l'ermetismo narrativo, l'indecifrabilità del suo mondo e delle sue regole, una ludica che progressivamente relega la pura azione in secondo piano, a favore dell'intuizione, del ragionamento, dello scervellamento. E nonostante la sua ludica più canonica sia comunque del tutto apprezzabile, è quando chiede al giocatore di sforzarsi nello spremersi le meningi, in uno spazio che non è solo quello che la volpe protagonista del gioco attraversa, che mostra le sue migliori qualità, imponendosi, possiamo già anticiparlo, come una delle produzioni indipendenti più affascinanti e intelligenti degli ultimi anni. A tratti fin troppo ostica forse, magari non perfettamente compiuta, ma comunque bellissima.
L'avventura inizia nel momento in cui una volpe vestita di una tunica verde, dichiarato omaggio all'iconica divisa da lavoro del Link di The Legend of Zelda, si ritrova spiaggiata sulle rive di un misterioso mondo. E i primi momenti molto devono alla serie Nintendo, con l'improbabile piccolo eroe alla ricerca di un qualcosa con il quale affrontare i bizzarri nemici che trova innanzi: senza che gli venga suggerita una direzione, spinto solo dalla propria curiosità e dal proprio spirito di scoperta, senza nemmeno il conforto e la guida di una qualunque indicazione testuale, visto che cartelli, steli, statue, parlano una lingua per la maggior parte a lui sconosciuta. Alcune volte giusto un paio di parole sono riconoscibili, ed è anche grazie a quelle ci si orienta, in un mondo che comunque, nelle prime ore, si attraversa secondo una progressione semilineare.
Tunic è una gemma preziosa
Ma il grosso delle indicazioni necessarie per capire il da farsi, ed è così per tutta la durata dell'avventura, in maniera sempre più rilevante, provengono dalle pagine di un misterioso manuale, che è possibile ottenere seguendo la criptica storia e ficcanasando in ogni dove. Se ne raccolgono giusto un paio per volta, e spesso quelle semplici due pagine, che per la maggior parte sono scritte nell'intraducibile lingua del gioco, sono l'unico modo per capire come andare avanti. Se già l'idea è estremamente affascinante sulla carta (è proprio il caso di dirlo), la sua implementazione è geniale, nonché curatissima.
Non è solo per il fascino esercitato dal riscoprire, seppur in forma digitale, i bei vecchi manuali di una volta, quelli con la presentazione della storia e dei personaggi all'inizio, lo spazio per gli appunti e le note alla fine, e nel mezzo informazioni di vario tipo e, soprattutto (almeno per lo scrivente), gli spesso bellissimi artwork. Il manuale, in Tunic, è in tutto e per tutto un altro spazio ludico, che ha proprie regole e che custodisce una tonnellata di enigmi. È al tempo stesso imprescindibile anello di congiunzione con il mondo di gioco, quello fatto di spazi fisici esplorabili, e mondo di gioco alternativo, perché, soprattutto da un certo punto dell'avventura in poi, esistono situazioni risolvibili solo al suo interno. Da parte integrante dell'esperienza, ma comunque ancora accessoria, ne diventa progressivamente il fulcro, e lo testimonia semplicemente la ripartizione del tempo: si inizia che si hanno pochissime pagine e quindi l'interazione del giocatore è tutta un combattere ed esplorare, si finisce che non ci si quasi muove più e si passa il tempo ad analizzare pagina dopo pagina, alla ricerca del segreto ultimo.
Nel mezzo ci sono una quindicina di ore di gioco, tutte di gran qualità, tanto nell'esperienza ludica più tradizionale quanto in quella più sperimentale, condite da un'estetica dolce ed evocativa. Il mondo di Tunic si apre con gradualità, inizialmente concede poco alla libertà e si mostra secondo una linearità un po' celata, ma comunque percepibile. Non ci vuole molto però affinché gli spostamenti diventino più liberi e inizino così ad ammassarsi i segreti rappresentati da quella grotta dietro la cascata, apparentemente vuota, delle inquadrature che cambiano in maniera da suggerire la presenza di un qualcosa di nascosto, delle steli e dei monumenti che raccontano, indicano, suggeriscono. Una delle migliori qualità del mondo di gioco è che nulla è lì per caso, tutto, anche le cose in apparenza più banali, ha un senso e un ruolo, anche se ci vogliono ore per mettere insieme i punti, spesso proprio grazie al manuale (che però mai spiega e sempre suggerisce, tra le sue pieghe).
L'interazione ambientale è minima, nel senso che non è incentrata sull'utilizzo di particolari oggetti, e allora Tunic nasconde le cose grazie a sapienti effetti prospettici, celando percorsi alternativi nei punti ciechi della sua visuale isometrica. Sembra poco, ma in realtà funziona benissimo, perché spinge il giocatore a rompere le regole che ha assimilato in anni passati sui congeneri: “se non vedo, non esiste” diventa “dove non vedo, può esserci qualcosa”. E molto spesso c'è! Su una simile base, far tanto con poco, ragiona anche il combattimento, che si affida all'attacco con spada, alla rotolata e a pochissimo altro per regolare gli scontri con nemici sempre ostici e, soprattutto, con boss davvero, davvero tosti. Al punto che si potrebbe pensare lo siano troppo (il bilanciamento della difficoltà è uno dei pochi difetti del gioco) e mollare tutto, ma una pratica opzione di invincibilità, attivabile e disattivabile a piacimento, sta lì a impedirlo. Rompe il gioco? Assolutamente no. Rovina l'esperienza dei puristi? Nemmeno. Qualcuno lo dica a FromSoftware.
Voto Recensione di Tunic - PC
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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L'elemento del manuale è una delle trovate ludiche più particolari e meglio implementate degli ultimi anni.
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Il mondo di gioco è tutto da esplorare, pieno di segreti com'è, ed è anche bellissimo da vedere.
Contro
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Nel finale l'esperienza complessiva perde un po' di coerenza, principalmente a causa di una storia estremamente criptica.
Commento
Eccola quindi la magia di Tunic, la capacità di riuscire a coniugare tradizione e innovazione, utilizzando come ingrediente principale un elemento, il manuale, che è veramente uno degli espedienti più straordinari mai visti di recente in un videogioco. E che ha anche un certo valore simbolico e affettivo, per coloro che ancora ricordano i libretti d'istruzione di ormai venti e passa anni fa. Poco male se nelle ultimissime ore si avverte la mancanza di un'amalgama (narrativa, soprattutto, dato che anche la storia è abbastanza oscura), che giustifichi compiutamente la risoluzione degli enigmi più nascosti (la cui risoluzione è necessaria per sbloccare il vero finale): è il piccolo e trascurabile dazio da pagare alla creazione di un'esperienza appassionante, intelligente e unica.
Informazioni sul prodotto
Tunic - PC