The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III | Recensione
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III segna l'inizio dell'ultimo arco narrativo di Erebonia, affidando a Rean il compito di guidare il futuro.
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a cura di Alessandro Palladino
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Dopo due anni di attesa e solo qualche mese dalla localizzazione del secondo capitolo, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è arrivato in occidente - grazie a NIS America e Koch Media - per proseguire la storia ormai decennale iniziata da Falcom nella serie JRPG “Trails of” o “Kiseki”. Probabilmente questi nomi potrebbero suonarvi come un qualcosa di estraneo, una delle tante serie di nicchia strettamente legate al mercato e al pubblico giapponese. Per quanto la serie abbia faticato a uscire fuori dai confini del sol levante, la nicchia non appartiene per nulla a The Legend of Heroes e che, anzi, potrebbe tranquillamente rivaleggiare con la caratura di nomi più blasonati come Tales of, Shin Megami Tensei e Final Fantasy.
I fan di vecchia data sono la testimonianza vivente dell’ambizioso progetto iniziato da Falcom tanto tempo fa, il qualche ha ormai fatto vivere a tutti noi ben nove videogiochi estremamente interconnessi in un unico scenario di spessore. Prendendo a piene mani da tutta la storia precedente del marchio, Trails of Cold Steel III è l’inizio dell’ultimo arco narrativo di Erebonia e il primo titolo a essere sviluppato sulla corrente generazione di console. Per diverse ragioni – che scoprirete nelle prossime righe – Trails of Cold Steel III può essere senza dubbio considerato come uno degli episodi più centrali e innovativi della saga di Falcom, accentrando diversi elementi dei vecchi Trails of in unico grande racconto vivido e profondo, capace di tirare fuori il meglio di sé solamente con gli occhi di chi ha potuto vivere il progetto nella sua interezza.
I venti della guerra, l’adolescenza rubata
La trama specifica del terzo capitolo di Erebonia parte proprio dalla conclusione della vita accademica della Classe VII e della Guerra Civile, eventi che hanno indelebilmente segnato Trails of Cold Steel I e II. Attraverso perdite considerevoli e una maturità fatta crescere nel moto della guerra al terrorismo, gli studenti protagonisti del racconto alla mano hanno lasciato l’accademia di Thors da eroi diplomati, dividendosi per inseguire i propri sogni con la promessa di riunirsi tutti una volta che la situazione fosse migliorata, un tempo che appare ancora molto distante. Erebonia infatti è rimasta tutto fuorché pacifica, specialmente se si considera che nell’anno (circa) che intercorre dalla fine di Trails of Cold Steel II il paese ha conquistato e invaso diverse province. I giocatori di quest’ultimo titolo ricorderanno sicuramente l’invasione e successiva occupazione di Crossbell, seguita poi dalla North Ambria in tempi più recenti.
Il nuovo arco si apre quindi con la costruzione della succursale dell’Accademia Thors nella città di Leeves, la quale è stata fortemente voluta dal Principe prima di lasciare il suo status e impegno nell’amministrazione governativa. Ad insegnare in questa scuola vediamo proprio il nostro Rean Schwarzer, ormai considerato da tutti un eroe e con sufficiente esperienza da poter addestrare la nuova Classe VII. Una storia generazionale, quindi, che parte dalla guida della precedente, in modo da creare una narrazione dedicata alla creazione degli eroi del domani sotto il segno di chi ha tentato (e “riuscito”) di rendere Erebonia un paese migliore, dove la pace rappresentasse la priorità di tutti i suoi cittadini. Come scopriremo, quel sogno è diventato sempre più lontano per le mani di Rean e compagni, che sia per il volere del destino o per la magnitudine dei cambiamenti a cui hanno contribuito, costringendoli a dare il cambio ai loro successori.
La scintilla del cambiamento è passata agli allievi di Rean e alla succursale della Thors, la quale è per ovvie ragioni tutt’altro che una scuola controllata dal losco regime Ereboniano. Proprio per via delle sue condizioni speciali si ritrova a essere il baluardo più fulgido per la speranza del paese, unendo la guida dei combattenti del passato (come la glaciale Le Guin) con la tenacia dei nuovi studenti. L’obiettivo di questa operazione è quello di creare, auspicabilmente, il gruppo in grado di far tornare la serenità a Erebonia e condurla in un nuovo cammino lontano sia dai terroristi di Ouroboros che dai rimasugli della vecchia classe nobiliare. Sebbene ciò significhi che i riflettori di Trails of Cold Steel III siano puntati sui nuovi giovani personaggi e sul rapporto insegnante/studente, la coralità di questo capitolo è molto vasta e avvolge attorno a sé sia il cast originale che personaggi conosciuti delle altre regioni, mettendo le basi per quel cammino che eventualmente porterà al capitolo conclusivo di The Legend of Heroes in un’altra terra.
Per questo e molti altri motivi, è davvero difficile poter considerare Trails of Cold Steel III come un ottimo punto di partenza per chi non si è mai approcciato alla saga nella sua interezza o anche al solo arco narrativo di Cold Steel. Nonostante la presenza di lunghi e accurati riassunti, quantomeno utili per capire lo stato del mondo e la storia più immediata, il non aver vissuto gli eventi passati in prima persona rende assente quel legame empatico necessario per godersi al meglio la narrazione tipica della serie Trails of, qui addirittura ben più coinvolgente e sentita rispetto alla via tradizionale.
Uno dei punti di forza del lavoro di Falcom, del resto, è quello di essere riusciti a creare un mondo dalla storia accuratamente ramificata e piena di connessioni, rimandi e ricomparse. Mentre su Cold Steel I e II questa sensazione era sensibilmente ridotta per riuscire a creare una coesione all’interno dello scenario inedito dedicato alla mai visitata Erebonia, il suo seguito ha invece un respiro nettamente più internazionale per via dell’allargamento dei conflitti e dei confini del paese in questione. La spinta su questa scelta ha generato una narrazione basata più sui rimandi che sulla pura linearità dei suoi eventi, puntando tutto sul far vivere al giocatore un racconto in grado di poter toccare i legami e le sensazioni che è riuscito a costruirsi nel suo cammino all’interno della serie o nell’arco corrente.
Chi ha iniziato, ad esempio, da Cold Steel non potrà non emozionarsi vedendo i cresciuti membri dell’ex-Classe VII riunirsi ancora una volta dopo la loro grande avventura e le ore passate in loro compagnia, tra pianti, gioia, storie personali e momenti scanditi dalla più pura delle amicizie. Allo stesso tempo, chi proviene da Trails in the Sky e Ao no Kiseki/Zero no Kiseki (la serie di Crossbell) verrà colpito direttamente nei sentimenti con il ritorno di alcune facce conosciute, rimandi agli eventi passati, zone dei capitoli precedenti e perfino brani estrapolati dalle OST native. Tutto questo assume tale forma poiché Falcom non ha mai mirato a creare singoli racconti dall’indipendente valore, quanto a tessere una lunghissima storia che man mano aggiunge sempre più filoni da poter seguire, allargando le prospettive e coinvolgendo direttamente i suoi giocatori in un modo che è impossibile vivere in qualsiasi altro prodotto. Senza alcuna nozione legata a essa, si perde la gran parte del lato estremamente empatico su cui questo titolo spinge con tutta la sua forza e che, tutto sommato, costituisce l’80% dell’anima e della cura di Trails of Cold Steel III.
Lo si nota chiaramente quando ogni singolo momento clou è accompagnato da uno specifico brano della stupenda colonna sonora, o quando i ricordi dei protagonisti si fanno vividi e la loro voce si rompe per l’emozioni che scaturiscono, o nel momento in cui si solidificano i legami con i nuovi studenti e con le loro storie legate a famiglie, città o eventi della serie. Giocandolo da appassionato si avverte un candido calore familiare, un misto tra nostalgia e affetto in grado di emozionare, commuovere e rallegrare proprio come se si fosse immersi da sempre in quel mondo. E questo è un risultato che solo Legend of Heroes riesce a compiere così tanto vividamente, specialmente se si considera il crescendo che si viene a creare tra il Cold Steel III e Cold Steel IV.
Una nuova generazione
Ma se il passato rappresenta un ponte importante per approcciarsi a Trails of Cold Steel III, le enormi novità apportate all’intero sistema di gioco sono forse l’attrattiva maggiore per venire incontro a un pubblico esterno e meno conscio della serie. La serie Legend of Heroes è sempre stata un fulgido esempio di JRPG di ottima fattura, tuttavia è innegabile che il passare degli anni si è rivelato forse il più crudele dei tiranni nei confronti della pubblicazione occidentale. Basti pensare che gli ultimi Trails of Cold Steel sono usciti qui da noi nel 2019, con Cold Steel III uscito originariamente nel 2017 e Cold Steel IV – ancora inedito fuori dal giappone – nel 2018. Ciò rende questi titoli tutt’altro che “nuovi” da un punto di vista meramente tecnico e perfino Cold Steel III, che rappresenta un enorme passo avanti grazie allo sviluppo su PlayStation 4, una grafica più dettagliata, cutscene di ottima qualità e ambientazioni ben curate, risulta comunque già datato rispetto ad altri prodotti dallo stile simile. Specialmente se si tiene da conto l’arrivo dell’alba della nuova generazione di console.
Una questione puramente legata alla pubblicazione e ai numeri delle vendite, la quale non dovrebbe però assolutamente trarvi in inganno: Trails of Cold Steel III è un nettissimo cambiamento rispetto ai suoi due predecessori, specialmente se si guarda al modo in cui il gameplay è stato ringiovanito e adattato ad alcuni degli standard più moderni. Il combattimento viene snellito da molti meccanismi dei menù, lasciando ai singoli pulsanti del controller il dovere di connettersi alle varie azioni come Arts, Crafts e via dicendo.
Ciò si allinea al potenziamento del sistema ARCUS, diventato ARCUS II e integrando nuove funzioni come l’S-Crafts, delle spettacolari mosse finali utilizzabili con l’accumulo di CP, gli attacchi coordinati con i compagni e gli Ordini da Battaglia, ovvero dei power-up per tutto il gruppo attivabili con i BP in qualsiasi momento. Da un lato vediamo quindi la velocità d’azione resa decisamente più dinamica e intensa, dall’altro la profondità strategica si accresce senza intaccare né la rapidità né la godibilità di un combattimento più immediato. Un risultato che quindi si dimostra essere un eccellente nuovo standard per la serie, su cui poi poggeranno le fondamenta di Trails of Cold Steel IV.
Fuori dalla lotta, il gioco vive di esplorazioni, missioni secondarie e l’approfondimento delle relazioni con i propri studenti con il sistema introdotto nella saga di Cold Steel. La longevità del gioco si attesta intorno alle 60 ore per la storia principale, mentre il completamento totale delle attività potrebbe andare ben oltre le 100 ore, anche considerando la possibilità di velocizzare l’intero gioco grazie alla High Speed Mode. Al netto della ripetitività delle quest opzionali più blande, la punta di diamante del tempo libero di Rean è quella di poter coltivare le amicizie con i suoi alunni, arrivando a eventi, missioni e interazioni uniche per ogni membro del cast.
Rispetto alla prima Classe VII, la nuova ondata di cadetti è piena zeppa di segreti e storie profonde, legate da una caratterizzazione ben fatta nonostante la classica impostazione stereotipata degli anime scolastici. Personaggi come Juna, tsundere di Crossbell, o Kurt, stoico spadaccino della famiglia Vander, o Ashe, sbruffone dal cuore tenero, rappresentano il giusto equilibrio tra storia personale e backstory del mondo, soprattutto perché Falcom si è assicurata di rendere significative le dinamiche tra la docenza di Rean e il loro obiettivo personale. Un qualcosa di strutturalmente simile a quando abbiamo visto recentemente con Fire Emblem Three Houses (anche se Trails of Cold Steel III è uscito 2 anni prima) ma che, tenendo il paragone, se ne distanzia nel modo in cui il legame si manifesti costantemente sia nelle lunghe esplorazioni nelle varie città, sia nella traduzione di esso nel combattimento grazie all’azione del Combat Link.
Oltre alla gestione del gruppo e dei suoi membri, i meccanismi di gioco si approfondiscono ancora di più grazie a un sistema di Crafting e gestione della tecnologia Orbal maggiormente stratificati, mentre dall’altro lato vengono aggiunti diversi minigiochi ricorrenti come la Pesca e un completo gioco di carte a cui dedicarsi completamente, per non parlare poi di numerosi incarichi secondari legati alle nuove funzioni di ARCUS II.
Le cose da fare in Trails of Cold Steel III non vi mancheranno di certo, bensì tutte queste aggiunte rendono il ritmo del gioco ben cadenzato e privo di momenti di stallo o morti, andando ben oltre il flusso delle battaglie per giustificare l’esplorazione delle aree o la vita scolastica da docente. Alle volte tutti questi sistemi appaiono sensibilmente troppo confusionari, soprattutto nella gestione delle statistiche e dell’equipaggiamento. Una via sorprendentemente antiquata e old-school che farà la gioia dei veterani, ma che cozza inevitabilmente con l’immediatezza donata agli altri sistemi.
Aiuta anche un level design di tutto rispetto che vede nelle architetture urbane il suo punto massimo di splendore, mentre il ritorno delle Battaglie Mecha aggiunge quel tocco in più alla lotta militare della compagnia di Thors, trovando nel nuovo sistema di combattimento un’occasione per migliorare le fondamenta dei capitoli precedenti e aggiungerne funzionalità e mosse caratteristiche. Per i puristi risulta anche ottima la scelta di poter scegliere tra doppiaggio giapponese e doppiaggio inglese, dove Trails of Cold Steel III rappresenta un ottimo bilanciamento qualitativo tra le due lingue. Purtroppo manca la localizzazione in italiano, nonostante i testi presenti nel gioco siano accessibili anche a un livello base di conoscenza.
Voto Recensione di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III - PS4
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Storia emozionante, ricca di personaggi della serie
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- Cast ben costruito e gestito grazie al sistema di Relazioni
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- Numerose migliorie al sistema di combattimento
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- Estremamente longevo
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- Colonna sonora d'eccezione
Contro
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- La gestione dell'equipaggiamento e del Crafting ancora troppo macchinosa
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- Tecnicamente migliorato, ma ancora datato
Commento
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è un’evoluzione totale della serie, nonché un punto di svolta essenziale per il mondo che essa cerca di narrare. La nuova classe VII e il ritorno dei vecchi personaggi assicurano una storia molto sentita, coinvolgente e piena zeppa di ramificazioni sia nei capitoli precedenti che in Trails in the Sky e in Ao/Zero no Kiseki. Per quanto questo sia un punto a favore enorme per i fan del lavoro di Falcom, i nuovi giocatori potrebbero trovarsi sensibilmente straniati dallo svolgimento degli eventi, oltre che impassibili davanti ad alcune scene decisamente emozionanti per chiunque abbia una conoscenza pregressa. A prescindere dall’impianto narrativo, il titolo pubblicato da NIS America è comunque uno dei migliori JRPG in circolazione, principalmente per via delle migliorie al sistema di combattimento, al ruolo dell’esplorazione nelle dinamiche di gioco e nell’impianto che regola le relazioni effettiva tra Rean e i suoi alunni. Se siete appassionati di questo genere, o semplicemente apprezzate le storie in stile anime giapponese, e non avete mai conosciuto la serie alla mano, non potete lasciarvi scappare l’opportunità di iniziarla oggi stesso, che decidiate di farlo partendo da Cold Steel III, Cold Steel I o Trails in the Sky. Nessun altro, all’infuori di questa serie, ha mai creato una storia così vivida, intensa e connessa, in grado di catturarvi fin dalle prime note delle sue sigle d’apertura.