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a cura di Martina Fargnoli

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Nel 2011 quando fu mostrato il trailer per Tom Clancy's Rainbow 6: Patriots sembrava che il gioco dovesse spostare il focus sulla componente narrativa, ma nel 2013 fu cancellato e sostituito con Rainbow Six: Siege che ha un approccio totalmente opposto.

L'artista Oliver Couture che ha lavorato su Patriots ha dichiarato che il gioco era pronto per la generazione 360/PS3 ma con l'arrivo a breve delle console di nuova generazione il team si stava interrogando su come poterlo rendere più attuale. Sperimentando con la tecnologia di distruzione, Rainbow Six cambiava totalmente volto ma non era possibile ottenere l'effetto sperato sulle vecchie console e si decise quindi di ripartire da zero e pensare a soluzioni migliori.

Rainbow Six: Siege

La distruzione degli scenari è una meccanica chiave dell'ultima fatica Ubisoft: ci sono botole da far saltare o rinforzare, muri da distruggere, barricate nelle quali aprirsi spiragli col calcio dell'arma per ottenere una linea di tiro. È un concetto sul quale si è costruito tanto a tal punto che il gioco inizialmente si chiamava Unbreakable, un modo anche per simboleggiare la mentalità dello studio nell'affrontare le difficoltà che si sono presentate nei 7 anni che separano Vegas 2 da Siege.

Per il brand director Alex Remy la scelta di passare da Patriots a Siege è stata dettata dal voler costruire qualcosa che resistesse al tempo e fosse sostenibile con il suo passare. Volevamo davvero concentrarci sul multiplayer perché sentivamo che fosse lì dove il franchise sarebbe dovuto andare. E costruendo quel gioco [Rainbow Six: Siege] attorno al multiplayer, abbiamo pensato che questo sarebbe stato il modo per ottenere una sorta di sostenibilità a lungo termine.

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Eppure Rainbow Six: Siege non era partito nel migliore dei modi, i server si andavano svuotando e i più catastrofisti già davano vita cortissima al supporto da parte di Ubisoft e si meravigliavano dell'impegno profuso nella scena eSport. La scena competitiva però ha permesso che intorno al gioco crescessero le community e gli sviluppatori trovassero stimoli per migliorare continuamente il titolo, gli stessi DLC testati dai professionisti prima di essere immessi nel mercato hanno reso più semplice eventuali modifiche dell'ultimo minuto. Decisiva anche la scelta di non dividere la base di utenti con contenuti aggiuntivi obbligatori a pagamento e dare la possibilità a tutti di ottenere gli operatori.

rainbow six siege

Rainbow Six ha rialzato la testa e la promessa fatta da Ubisoft è di supportare il gioco ancora a lungo con 100 operatori in 10 anni. I prossimi ad aggiungersi al folto gruppo, che conta anche i membri italiani del GIS Alibi e Maestro, saranno l'assalitore americano Maverick e il difensore inglese Clash previsti per operazione Grim Sky.

Il supporto non si ferma solo agli operatori ma coinvolge il gioco a 360 gradi includendo anche modifiche fondamentali alle mappe. La direzione era già stata intrapresa con Operazione Para Bellum che apportava dei miglioramenti alla mappa Clubhouse, ma sarà proprio Operazione Grim Sky a inaugurare il primo rifacimento: la Base di Hereford si rifà il look per diventare uno spazio più competitivo.

Rainbow Six: Siege, per quanto possa apparire diverso dai suoi predecessori, racchiude in sé più tattica e gioco di squadra di quanto non abbiano fatto i capitoli della scorsa generazione. Il senso costante di pressione che può nascere dalla paura di fare un errore o la necessità di comunicare e dirigere il proprio team sono tutte qualità che il gioco mantiene intatte e al tempo stesso abbraccia le tendenze più moderne e il gioco competitivo in modo particolare.

Rainbow Six ha definito un genere rifacendosi a un realismo ben studiato e concreto come le storie di Tom Clancy, Rainbow Six: Siege nel suo particolare periodo storico ha tutte le carte in regola per influenzare un panorama in continua crescita e mutamento come quello della scena eSport.

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