Theatrhythm Final Bar Line | Recensione - Una celebrazione musicale
Il rhythm game di Indieszero e Square Enix torna più corposo e divertente che mai: è uscito Theatrhythm Final Bar Line.
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a cura di Marco Patrizi
Editor
Tra le numerose ragioni per cui Final Fantasy ha saputo costruirsi una fan base così affezionata sicuramente vanno annoverate le sue colonne sonore. Memorabili, emblematiche, opere impressionanti che hanno catapultato il nome di Nobuo Uematsu nel pantheon dei compositori più rinomati del nostro tempo, anche se in realtà andrebbe messo in buona compagnia. Nell’anno del 35° anniversario della sua popolare saga, dunque, ha perfettamente senso che Square Enix abbia voluto pubblicare un nuovo capitolo della mini serie musicale iniziata su 3DS.
Dall’ultimo Curtain Call, uscito nel 2014, il team di sviluppo Indieszero si è impiegato in vari progetti come Theatrhythm Dragon Quest e il cabinato arcade Theatrhythm Final Fantasy All-Star Carnival (mai usciti in occidente), Sushi Striker: The Way of Sushido e il più recente Kingdom Hearts: Melody of Memory. Ma, soprattutto, la saga ha visto diverse nuove release che meritano senz’altro un posto nel suo teatro ritmico, come Final Fantasy XV, le varie espansioni di Final Fantasy XIV ecc.
Per questo nuovo capitolo, inoltre, Square Enix ha voluto coinvolgere anche altre sue celebri opere come Chrono Trigger, SaGa, Octopath Traveler, NieR, Live a Live e molte altre. A sottolineare questa commistione di serie, il gioco non mostra più “Final Fantasy” nel titolo, anche se l’importanza della saga bandiera resta assolutamente prevalente. Final Bar Line è dunque una versione modernizzata e più sostanziosa (e si spera aggiornabile nel tempo) del rhythm game che abbiamo amato anni fa, nonché una piccola celebrazione dello spessore musicale delle produzioni Square Enix.
Questione di ritmo
A differenza di Kingdom Hearts: Melody of Memory, non si è voluto perdere tempo a imbastire una trama per l’occasione, che sarebbe comunque risultata forzata e trascurabile per un titolo che vuole essere un divertissement nella sua forma più pura. Non credo che nessuno si sconvolgerà per la cosa. E onestamente penso sia stata la scelta migliore per evitare inutili distrazioni.
Se non avete mai giocato ai titoli precedenti, la meccanica chiave di Theatrhythm è molto semplice: sullo schermo scorrono a ritmo di musica dei tasti da premere al momento giusto. Il successo richiede concentrazione, tempismo, senso del ritmo. Una formula estremamente semplice che costruisce la sfida dalla crescente complessità delle combinazioni di tasti dei diversi brani.
Ai tempi dei primi capitoli tutto funzionava tramite il touch screen del Nintendo 3DS, ma dato che questo capitolo è disponibile anche per PlayStation 4 e 5, e che Nintendo Switch non dispone di un pennino di base, a questo giro il tutto è gestito dai tasti e le levette analogiche del pad. Per certi versi mi manca la manualità del pennino e avrei preferito che Square Enix avesse lasciato disponibile tale possibilità per gli utenti Switch, ma è anche vero che alcuni comandi su schermo che richiedono la pressione contemporanea di due tasti o lo spostamento di due levette analogiche non sarebbero stati adattabili al tocco singolo.
Proprio grazie alla semplicità del gameplay, il giocatore può concentrarsi sul proprio miglioramento soprattutto nel premere i tasti nel momento giusto; più è accurato e più punti accumula. Dopo un po’ di pratica, presto ci si rende conto che aver ascoltato e canticchiato per anni i propri brani preferiti torna molto utile per lasciare che le dita trovino istintivamente il ritmo giusto.
You spoony bard!
Attorno alla mera pressione dei tasti, Indieszero ha costruito un simpatico sistema che simula delle missioni in stile gioco di ruolo. È possibile creare un party di quattro personaggi in versione chibi tra gli oltre cento (ma non tutti) provenienti dai vari capitoli della saga di Final Fantasy, che vengono sbloccati progressivamente e che sono categorizzati in ruoli di attacco, difesa, magia, guarigione ecc. L’esecuzione dei brani corrisponde a delle missioni in cui i personaggi avanzano e combattono automaticamente a seconda della nostra efficacia nel premere i tasti a schermo. Più missioni portano a termine e più punti esperienza guadagnano, sbloccando diverse abilità.
Tutto l’apparato che riguarda la combinazione di personaggi, classi e abilità è funzionale ad affrontare al meglio determinati avversari e a portare a termine delle sotto-missioni all’interno dei brani, che ci ricompenseranno con oggetti e collezionabili. Per esempio: un obbiettivo secondario di un missione può essere quello di riuscire a sconfiggere il boss; di base è possibile affrontare il brano con i personaggi che si preferisce, terminarlo e magari ottenere anche un ottimo punteggio, ma magari quei personaggi non sono efficaci per riuscire ad abbattere effettivamente il boss a schermo, quindi niente oggetto extra alla fine della missione.
L’essenza di Theatrhythm Final Bar Line è proprio nella sua leggerezza. Proseguire nel completamento dei brani è relativamente semplice (ai primi livelli di difficoltà), ma la spinta a migliorare sempre di più viene naturale ed è totalmente soggettiva al giocatore, che sia per migliorare l’esecuzione e ottenere l’agognato voto “SSS”, o per riempire il Museo con tutti i collezionabili sparsi nel gioco. A seconda di quanto siete competitivi, poi, potreste venire risucchiati nel vortice dei livelli di difficoltà Estremo e Supremo.
A completare il quadro c’è anche la possibilità di intraprendere le missioni in cooperativa con un altro giocatore, o anche di competere in una battaglia musicale, dove verranno coinvolti vari impedimenti visivi che ostacoleranno la performance.
Lunga vita alla nostalgia
Al di là delle varie dinamiche di gameplay e le speziature ruolistiche, non c’è dubbio che i protagonisti assoluti di Theatrhythm Final Bar Line siano la musica e la nostalgia. Tutto il gioco è davvero una “scusa” per farci giocare letteralmente sulle note dei brani che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni, e che durante le partite rievocano inevitabilmente tanti ricordi. È anche possibile ascoltare le tracce senza giocare, feature particolarmente utile per chi gioca su Nintendo Switch, che così diventerà sostanzialmente un walkman tematico.
L’inclusione di capitoli meno popolari come Final Fantasy Tactics, Type-0 e Chocobo Dungeon sono sicuramente apprezzabili e potrebbero incuriosire chi non ci ha ancora giocato. Personalmente avrei da ridire su alcune scelte (tipo: perché è presente Mystic Quest e non Final Fantasy Tactics Advance?), ma va da sé che la necessità di una selezione non avrebbe mai soddisfatto appieno chiunque. Tenete comunque a mente che potreste non trovare alcuni brani o personaggi a cui siete affezionati.
Interessante è il fatto che Square Enix e Indieszero sembrano puntare su un supporto a lungo termine per Theatrhythm Final Bar Line, considerando che sono previsti diversi DLC nell’arco dei prossimi mesi. Il gioco base contiene la quantità non indifferente di 385 brani (167 in più rispetto a Curtain Call), ai quali verranno aggiunti dei pacchetti tematici acquistabili separatamente, o in blocco tramite 3 Season Pass. Tra i pacchetti previsti ci sono quelli dedicati a NieR, The World Ends with You, Mana, Octopath Traveler ecc. Ovviamente può risultare antipatico dover pagare qualcosa in più dal prezzo base, ma è una buona cosa che esista la possibilità di prendere i pacchetti singoli (che costano dai 3 ai 5€) senza essere costretti ad acquisti in blocco.
Voto Recensione di Theatrhythm Final Bar Line - Nintendo Switch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Gameplay semplice ma estremamente coinvolgente.
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- Dinamiche RPG gradevoli.
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- Parecchi brani disponibili.
Contro
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- Alcune mancanze di titoli, brani o personaggi si fanno sentire.
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- Tempi di caricamento su Switch non ottimali.
Commento
Theatrhythm Final Bar Line è in sostanza un ottimo rhythm game, con una formula semplice ma straordinariamente efficace e coinvolgente. È il gioco perfetto per quei giocatori che trovano la propria comfort zone nell’ascoltare le colonne sonore dei loro titoli preferiti, che magari a casa hanno una pila di CD di OST e che non si perdono un concerto di Distant Worlds. La durata contenuta dei brani, poi, è perfetta sia per trascinarci in un loop di incoerenti “l’ultima e basta”, sia per brevi partite nei ritagli di tempo. La versione per Nintendo Switch si adatta particolarmente bene in questo senso, e anche se i suoi tasti piccoli non sono il massimo per i momenti più concitati, e i tempi di caricamento un po’ fastidiosi, la sua portabilità è davvero perfetta per le partite in treno.