The Witcher 3: Wild Hunt, lo abbiamo giocato su PS5

L'atteso aggiornamento next-gen di The Witcher 3 è finalmente pronto a fare il suo debutto. In questo articolo vi racconto tutte le novità!

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a cura di Antonio Rodo

Atteso dai fan come se fosse un nuovo gioco della saga, l’update next-gen di The Witcher 3: Wild Hunt è finalmente pronto ad arrivare. Per l’occasione, grazie a CD Projekt RED, ho avuto modo di tornare ad esplorare il continente con una settimana di anticipo rispetto alla release, fissata per il 14 dicembre. Il tempo speso insieme allo Strigo di Rivia mi ha permesso di soffermare l’attenzione sulle novità già ampiamente sbandierate dallo studio polacco, di scoprirne di nuove e di valutare l’avventura cercando di contestualizzarla agli standard odierni, dal momento che nuovi giocatori, attirati in primis dallo show Netflix, potrebbero scoprirsi amanti anche della controparte videoludica. Per cui, vecchi e nuovi appassionati, seguitemi in questo articolo che vi racconto tutto, ma proprio tutto, sulla nuova e corposa release di The Witcher 3!

Geralt si rifà il look!

Per l’occasione, non avendo ancora modo di recuperare il mio vecchio salvataggio della versione PlayStation 4 (confido si potrà fare a partire dal 14 dicembre), ho cominciato una nuova partita, ritrovandomi tra le stanze della fortezza di Kaer Morhen e a tu per tu con alcuni dei personaggi più importanti della trama. Già da queste primissime battute, dall’ormai iconica scena di Geralt che fa il bagno mentre conversa amabilmente con Yennefer, è possibile notare una serie di miglioramenti tecnici piuttosto evidenti: alcune di queste migliorie arrivano proprio dalla versione PC di The Witcher 3 (vanilla); le altre sono il frutto di un lavoro compiuto nel corso degli anni da alcuni dei migliori modder della community. Ovviamente ci sono anche le mani di CD Projekt RED, che ha migliorato ombre, occlusione ambientale, rivisto l’intero comparto illuminazione e le condizioni climatiche. Tutte queste migliorie adoperate dallo studio polacco è possibile racchiuderle in due semplici paroline: Ray Tracing. Questa tecnologia, infatti, a patto di selezionare dalle impostazioni il preset grafico che spinge sulla qualità visiva, dona al gioco un look molto differente, alle volte persino trasformativo. Ve ne accorgerete sempre di più con il passare delle ore, specialmente una volta raggiunte delle località come le Isole di Skellige, la città di Novigrad o la bellissima Beauclair, capitale del Toussaint. In questi ambienti è possibile anche apprezzare una draw distance drasticamente migliorata, con la maggior parte degli elementi sullo sfondo molto più a fuoco, e un pop-up degli elementi ridotto.

I caricamenti, grazie alla presenza dell'SSD, sono stati velocizzati parecchio. Inoltre, tutte le sequenze filmate, anche quelle pre-renderizzate, sono ora in tempo reale, mantenendo quindi il frame rate e la risoluzione che vediamo in-game (a differenza della vecchia versione, è ora possibile mettere il gioco in pausa durante i filmati e le scelte).

Quindi, nonostante si notino qua e là i sette anni sul groppone (specialmente in alcuni interni e durante i primi piani sui personaggi secondari), bisogna ammettere che, specie su console, The Witcher 3 non è mai stato così bello. E sottolineo console perché, nonostante anche la versione PC riceverà un corposo aggiornamento grafico, è ovvio che queste migliorie abbiano un impatto notevole soprattutto sugli hardware di casa Microsoft e Sony, con i giocatori finalmente in grado di godersi l’esperienza con modelli e texture in 4K (la maggior parte, non tutti), una vegetazione più fitta e con le altre migliorie sopracitate. Peccato, e rimane il mio unico e grosso rammarico, che non ci sia un preset grafico che combini l’aggiunta del Ray Tracing con i 60 fotogrammi al secondo. Sono più che certo che la maggior parte dei giocatori, nonostante troverà appetitoso il preset grafico, non ci penserà due volte e si butterà sulla modalità performance. Ed è impossibile biasimarvi: ne beneficiano i combattimenti, la reattività ai comandi e l'intero sistema di controllo di Geralt e di Rutilia. Fortunatamente, trovo sia giusto specificarlo, la maggior parte delle correzioni e modifiche tecniche trovano spazio anche nella modalità performance, ma restano fuori i nuovi traguardi raggiunti nell’illuminazione, in alcuni riflessi sulle superfici e nelle ombre. Tra l’altro, e qui concludo sul discorso tecnico, dal momento che il gioco utilizza la tecnologia FSR di AMD, in sostituzione del classico antialiasing utilizzato in precedenza da CDP, sono più che certo fosse possibile trovare un compromesso nella risoluzione e dar vita ad un preset grafico più bilanciato. 

Un’esperienza rifinita e migliorata

Come ampiamente annunciato da CD Projekt RED, miglioramenti grafici a parte, la release next-gen è stata anche un’occasione per aggiungere, modificare o correggere alcuni aspetti legati al gameplay o, in generale, all’esperienza di gioco. I più interessati saranno già stati informati, e quindi sapranno della possibilità di castare i segni senza dover necessariamente aprire la ruota dell'inventario tutte le volte, di poter nascondere tutte le informazioni legate all’hud, e altre cosucce di questo tipo.  

In particolare, a mio avviso, vale davvero tanto la pena soffermarsi su due miglioramenti: la nuova telecamera, che interessa combattimenti, esplorazione e le fasi a cavallo, e la nuova impostazione legata ai filtri e alle icone da mostrare sulla mappa, già selezionata di default dagli sviluppatori. Ecco, queste due migliorie, combinate poi con il nuovo look grafico del gioco, riescono nel difficile intento di creare un'esperienza dal sapore nuovo anche per i veterani più incalliti. 

Personalmente, sparse tra le versioni PC, Xbox e PlayStation 4, ho accumulato più di 700 ore di gioco su The Witcher 3; stupirmi, quindi, non è affatto semplice. Eppure, lo ribadisco, le aggiunte sono state in grado di farmi assaporare l’esperienza in un altro modo. La nuova telecamera, più intima e vicina alla schiena di Geralt, sposta il personaggio sul lato sinistro dello schermo e lascia ampia visibilità frontale al giocatore, rendendo le traversate a piedi o a cavallo molto più immersive. Lo stesso succede nel combattimento, anche se, in più di un’occasione, ammetto di aver preferito tornare alla vecchia impostazione, più che altro per avere modo di fronteggiare agilmente anche nemici schierati ai lati. In generale, però, è un’impostazione che consiglio di provare a tutti, perché sebbene possa sembrare marginale, nasconde in realtà sensazioni inedite pronte ad essere scoperte dai veterani dello Strigo di Rivia. 

La più significativa delle migliorie, però, è proprio quella legata ai nuovi filtri, ad una riduzione piuttosto consistente delle icone mostrate sulla mappa. Nella precedente versione di The Witcher 3 (peraltro su stessa ammissione degli sviluppatori), la quantità di punti interrogativi a schermo era piuttosto soverchiante; quasi scoraggiante per un giocatore dall’animo completista. In questo modo, visualizzando su schermo solamente gli obiettivi primari, alcune missioni e le varie botteghe e negozianti, l'esperienza non solo diventa più godibile e rilassata, ma spinge il giocatore all’esplorazione. Questa volta, non andrete a curiosare una specifica porzione della mappa soltanto perché volete spazzare via tutte le iconcine a forma di punto interrogativo; no, lo farete perché, nel bel mezzo di una cavalcata, avete aguzzato la vista e scoperto un segreto; perché passeggiando per le lande desolate del Velen avete sentito un popolano in pericolo. Ciò che dovrebbe fare un buon open world, in sostanza: lasciare che sia lo sguardo o la curiosità del giocatore a scegliere la prossima avventura. Nessuna icona deve dirci cosa fare. 

E tutto questo, perché è giusto specificarlo, nasce da una modifica semplicissima: la rimozione di alcune icone sulla mappa. 

Per il resto, come già ribadito, non ci sono modifiche sostanziali al gameplay di gioco: le meccaniche restano le medesime, con tutti i pro e i contro del caso. Una notizia, questa, che potrebbe scoraggiare qualcuno, dal momento che The Witcher 3, lo saprete, è noto per alcune problematiche legate al combat system, da sempre molto discusse tra i critici del settore e la community.  

Dal mio punto di vista, più che dei difetti legati al sistema di combattimento, la terza avventura di Geralt è soffocata da alcune routine comportamentali dei nemici davvero tanto semplificate, che riducono la maggior parte degli scontri ad un semplice: schiva all’indietro e colpisci in avanti con un attacco pesante. Un peccato, oggi come ieri, che però non rovina integralmente la godibilità di un combattimento che, eccezion fatta per le rotolate, davvero lente ed imprecise, risponde bene e riesce persino ad appagare, apparendo al giocatore come una danza letale.

Il Dualsense di casa PlayStation accompagna l’avventura di Geralt con una vibrazione aptica molto interessante e con delle intriganti pressioni sui trigger durante l’utilizzo delle magie. Nulla di incredibile, ma sicuramente apprezzabile e di gran lunga superiore a ciò che è possibile sperimentare con altri controller. 

Tuttavia, e i neofiti di The Witcher 3 saranno contenti di saperlo, il problema legato ai pattern dei nemici è stato furbescamente risolto da CD Projekt RED nelle espansioni, le quali rispondono al nome di Hearts of Stone e Blood and Wine. In questi contenuti, specialmente le boss fight, sono maggiormente rifinite e relegate ad arene più circoscritte. Il risultato finale, sebbene possa sembrare banale, è in realtà notevole, e sono certo che molti di voi se ne accorgeranno. 

Contenuti bonus

Questa nuova release di The Witcher 3 include anche una sfilza di contenuti bonus: c'è una nuova quest, che sblocca delle spade e delle armature ispirate alla serie televisiva prodotta da Netflix; altri due set completi che è possibile sbloccare dal menu di gioco attraverso la voce "le mie ricompense" e, infine, la tanto desiderata modalità foto. Aggiunta, quest'ultima, in verità piuttosto sbrigativa, dal momento che non è possibile ritoccare più di tanto i propri scatti, oppure modificare l'espressione o la posa di Geralt. In ogni caso, meglio di niente!

Sulla nuova quest, invece, credo sia il caso di non anticipare nulla, e non perché sia particolarmente riuscita, ma perché, trattandosi dell'unico contenuto davvero inedito del pacchetto, è giusto lasciare a voi il piacere della scoperta.

Tirando le somme

The Witcher 3: Wild Hunt, soprattutto con le sue due espansioni, era e rimane ancora oggi una pietra miliare del videogioco, un prodotto irrinunciabile per tutti gli amanti di Action RPG. La versione next-gen, altro non fa che permettere al capolavoro di CD Projekt RED di brillare ancora di più: con dei modelli in 4k, con dei riflessi e un’illuminazione globale in Ray Tracing, oppure a 60 fotogrammi al secondo. Certo, alcune problematiche, su tutte un sistema di controllo un po’ troppo pesante e dei pattern nemici troppo semplificati, stanno ancora al loro posto e continueranno ad infastidire i giocatori più esigenti. Eppure, fidatevi, anche se non siete i fan numeri uno di The Witcher, provate a dare una chance a questo titolo. Magari non fatelo partendo dall’inizio, quindi giocando Wild Hunt, bensì dai DLC.  

Un po’ come succede nei primi due volumi della saga letteraria creata da Andrzej Sapkowski, infatti, le espansioni Blood and Wine e Hearts of Stone possono essere approcciate dal giocatore anche in modo standalone, nonostante sia sempre richiesto il client principale. Perderete sicuramente alcuni riferimenti o collegamenti alle vicende principali, ma vi godrete due esperienze irrinunciabili per qualità e mole di contenuti, scrittura ed esplorazione. Meglio che niente, direbbe qualcuno; quantomeno, avrete un assaggio, il migliore, di una delle esperienze che, nonostante i tanti difetti, rimane tra le più entusiasmanti, curate e coinvolgenti dell’intero mercato videoludico. 

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