La saga di The Witcher non ha bisogno di presentazioni: l'epopea narrativa di Andrzej Sapkowski, portata alla conoscenza del grande pubblico grazie al lavoro svolto da CD Projekt RED, ha oramai colpito tutti gli appassionati di videogiochi e presto anche i fruitori delle più popolari serie televisive, grazie alla distribuzione Netflix che porterà Geralt di Rivia anche sul piccolo schermo. La crescita che ha avuto la saga nell'arco dei tre capitoli è stata come una macchia d'olio che si estende rapidamente attorno a noi, tanto da spingere in molti a giocare soltanto The Witcher 3, dimenticandosi dei precedenti due.
Un'evoluzione stilistica e di contenuti che ha portato The Witcher 3 a trionfare con oltre 800 premi a livello internazionale e a essere uno dei videogiochi più venduti del 2015, anno della sua release. Ovviamente come tutto ciò che ha successo, le critiche non si sono sprecate, ma l'oggettività resta: The Witcher 3: Wild Hunt è stata una pietra miliare della storia del videogioco. E anche per questo CD Projekt RED, sotto l'egida di Bandai Namco Entertainment, ha deciso di realizzare un porting su Switch, che abbiamo avuto modo di provare per un'oretta, per scoprire cosa si prova ad avere uno Strigo sempre con sé.
The Witcher 3 scende a compromessi
The Witcher 3 su Switch è chiaramente quello che conosciamo tutti, senza mutare la sostanza del titolo. Ovviamente dal punto di vista tecnico bisogna scendere ai compromessi che Switch richiede, pertanto vi confermiamo che il titolo va a 720p con la console inserita nel dock, quindi riprodotto su uno schermo, mentre va a 540p in versione portatile: il risultato in ogni caso è gradevole e la presenza di molti elementi a schermo fa digerire più facilmente questo tipo di compromesso.
Parliamo d'altronde di un titolo di quattro anni fa e questa versione ci ha permesso di ricordare come eravamo molto più permissivi, nel 2015, per quanto riguarda gli aspetti tecnici, soprattutto dal punto di vista dei caricamenti: le fasi di attesa sono un pelo eccessive, in linea con quelle che erano le necessità della prima release su PlayStation 4 e Xbox One, ma oggi si fanno leggermente sentire. C'è anche da dire, però, che The Witcher 3 è uno di quei titoli che non costringe a un caricamento sfrenato e non vi mette dinanzi a un game over ripetitivo, come potrebbe accadere con un soulslike: accusare, quindi, una eccessiva lentezza nei caricamenti è una pignoleria che potrete anche non notare nel corso della vostra esperienza su Switch.
Rimanendo in ambito tecnico, dovendo d'altronde sviscerare quello che è il lavoro più ostico per un porting, vi confermiamo che la distanza visiva con Geralt è stata ridotta, avvicinandoci di più alle terga dello Strigo e permettendoci così di essere maggiormente nel vivo dell'azione: il tutto giustificato anche dall'avere uno schermo molto meno capiente di quanto possa avvenire giocando The Witcher su un televisore dai 40 pollici in su, ma vi assicuriamo che in modalità portatile l'esperienza rende molto e appaga dovutamente il giocatore.
Toussaint si estende nelle vostre tasche
Abbastanza percettibile è anche la variazione dell'interfaccia utente, così come nella mappatura dei comandi, tutti votati a una maggior immediatezza su Switch: in nessun momento dei nostri sessanta minuti di hands on ci siamo sentiti in difficoltà nell'utilizzo dei comandi, che sono tutti ben distribuiti e facili da immagazzinare e riutilizzare al momento opportuno. Abbiamo giocato sempre con i joycon ben saldi allo schermo, senza staccarli, e la manovrabilità della console si è dimostrata comunque alta, nonostante The Witcher 3 sia un videogioco che chieda una buona dose di rapidità d'azione, soprattutto nelle fasi concitate di gameplay.
Per quanto riguarda quest'ultimo non è cambiato assolutamente nulla, altrimenti non staremmo parlando di un porting: il battle system, così come l'esplorazione, i lunghi viaggi con il sempre fedele Rutilia. Tra l'altro vi confesso che non ricordavo fosse così lento lo spostamento a cavallo, ma anche qui è prettamente figlio del suo tempo e del mercato che in questi quattro anni ci ha abituato in pochissimo tempo a ritmi ben più alti e concitati.
Nel nostro peregrinare con l'obiettivo ultimo di ritrovare Ciri, abbiamo trascorso molto del nostro tempo a Toussaint, il mondo aggiunto dall'espansione Blood & Wine: d'altronde l'edizione su Switch porta in dote con sé tutti e 16 i DLC, senza chiedere alcun costo aggiuntivo, rendendo The Witcher 3 completo in tutto e per tutto. Già di per sé l'espansione portava più di 30 ore di gioco, il che vi lascia immaginare quanto tempo potrete trascorrere con Geralt e la vostra Switch. Blood & Wine, tra l'altro, era stata l'espansione più ricca e corposa di The Witcher 3, spodestando anche Hearts of Stone, che pur offrendo una grande mole di nuovi contenuti e attività, non aveva dalla sua uno sviluppo narrativo orizzontale tale da coinvolgerci come se fossimo in una nuova avventura dello Strigo: già da sola, l'espansione - che mal di sposava con il concetto di DLC - valeva il gioco, immaginate poterla avere su una cartuccia da 32 GB su Switch. Tra l'altro, una capienza del genere si era vista, fino a ora, solo per Dragon Quest Heroes 1 + 2, pubblicato esclusivamente in Giappone.
Insomma The Witcher 3: Wild Hunt su Switch risponde a due precise esigenze: quella del videogiocatore che non ha avuto modo di approcciarsi al mondo di Andrzej Sapkowski e vuole farlo in maniera leggiadra e soprattutto portatile prima di lanciarsi nella visione della serie televisiva o della lettura dei libri e quella dell'appassionato dello Strigo, desideroso di rivivere una delle avventure fantasy di maggior successo del medium videoludico ancora una volta, rigustandosi quelle 150 ore, se non di più, di cavalcate, combattimenti, incantesimi, sotterfugi, interrogatori, investigazioni e scoperte da Toussaint in giù. Per ridare ancora una volta allo Strigo il suo posto nel firmamento del videogioco. L'appuntamento è fissato per il 24 settembre.
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