The Sims: serve davvero un nuovo capitolo?

The Sims è una delle serie più amate della storia dei videogiochi, ma abbiamo davvero bisogno di un nuovo capitolo? Forse sì, ma...

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a cura di Michele Pintaudi

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Sono pochi i prodotti, nella storia dell’intrattenimento in senso ampio, capaci di lasciare davvero un segno tangibile all’interno della cultura popolare. Di opere straordinarie che possiamo assolutamente etichettare come capolavori ce ne sono davvero tante, ma quante cambiano realmente il modo di concepire il proprio medium di appartenenza? Un discorso che regge anche (e forse soprattutto) parlando di videogiochi, dove è relativamente semplice identificare quei titoli che hanno davvero rivoluzionato il gaming dalla sua nascita a oggi.

Tra questi ce n’è uno in particolare che, con la sua uscita avvenuta nel febbraio 2000, ha portato qualcosa di nuovo e inaspettato in un’industria dove un’enorme varietà rendeva sempre più difficile distinguersi. Stiamo parlando di The Sims, opera che ha consacrato Will Wright come una delle menti più geniali nel settore e che ancora oggi riesce a colpire per i semplici, diretti e lineari caratteri che la contraddistinguono. A distanza di anni la serie sembra aver perso qualche colpo, e potrebbe dunque aver bisogno di un rinnovamento su tutta la linea… Ma serve davvero un nuovo The Sims?

The Sims, una storia che parte da lontano

Chi vi scrive ha trascorso parte della sua infanzia videoludica divertendosi tante, tante ore con i primi capitoli di The Sims: un rapporto che mi ha spinto, qualche tempo fa, a dedicare un intero speciale alla storia di questo titolo così geniale e unico nel suo genere. Facciamo un salto indietro di qualche anno, tornando al lontano 1986. Will Wright è un giovane informatico che, dopo una carriera universitaria costellata di alti e bassi tra il Louisiana Tech e la New School di Manhattan, si appresta vedere la sua vita cambiare per sempre.

In quello che lui stesso ricorda come “il più importante pizza party di sempre”, Will conosce per caso Jeff Braun: un ricco imprenditore in cerca di un progetto capace di sconvolgere davvero il mercato. Nasce così il loro nuovo studio di sviluppo: Maxis, che appena tre anni dopo pubblica in via del tutto indipendente un primo titolo molto interessante. Un gioco che risponde al nome di SimCity.

Da qui Wright continua a sperimentare ancora e ancora, facendo suo quel genere così ricco di potenziale che era il mondo dei simulatori. Maxis pubblicherà simulatori di parchi a tema, di zoo, di un intero ecosistema terrestre e addirittura di vita all’interno di un formicaio. Tutti prodotti che, un tassello alla volta, renderanno la struttura di base qualcosa di sempre più solido e pronto per la vera rivoluzione. A inizio millennio esce The Sims, un prodotto che spinse molti esperti a chiedersi: «Ma chi mai vorrebbe spendere dei soldi per simulare la propria vita in un videogioco?». La risposta? Più di 16 milioni di persone in tutto il mondo lo acquistarono, superando anche le più rosee aspettative di Maxis e del publisher Electronic Arts.

The Sims fu un successo, e lo fu proprio per la sua capacità di rendere qualcosa di “normale” come la vita quotidiana… Una forma di intrattenimento ricca di particolari perfetti per regalare ore e ore di gioco, e per divertire per un lasso di tempo potenzialmente infinito. Il giocatore si trova a poter creare una famiglia, la casa in cui essa vive e gestire relazioni, lavoro, tempo libero e tutto ciò che è possibile immaginare. L’arrivo di un’espansione dopo l’altra va a rendere l’esperienza complessiva ancora più ricca, aggiungendo sempre più funzioni e modalità di gioco tutte da scoprire. Un fattore che però, come vedremo, è un po’ croce e delizia di quell’opera così piena di sfaccettature che è The Sims.

Con il secondo capitolo, uscito nel 2004, Maxis riesce ad alzare ulteriormente l’asticella dando sempre più libertà all’utente: giocare a The Sims è ora qualcosa di incredibilmente e assurdamente vario, e The Sims 3 andrà ad accrescere il tutto ancora e ancora. Qualcosa però stava per cambiare o, forse, sarebbe dovuto cambiare prima.

I giocatori e l’opinione pubblica in generale avevano cambiato ormai da qualche anno il modo di capire, vedere e percepire quel prodotto che era The Sims. Un gioco che ormai non dava più nulla di realmente nuovo, ma che si limitava ad arricchire con piccoli particolari un’esperienza dalla struttura ben definita ormai da diversi anni. The Sims 4 da questo punto di vista rappresenta forse l’ultimo stadio di un brand che, dopo più di vent’anni di storia, ha assolutamente bisogno di nuova linfa vitale per farsi strada in un settore che nel mentre è profondamente cambiato.

Il futuro di The Sims

Tra espansioni e pacchetti con aggiunte di vario genere, The Sims 4 conta più di 40 possibili add-on per il gioco base: una cifra esagerata, che rende il tutto un’esperienza ben lontana da quella che era la concezione originale di Will Wright. Inizialmente l’opera risultava infatti vincente proprio per la sua capacità di essere, nonostante tutto, un prodotto semplice sotto tutti i punti di vista.

Ora la situazione è diametralmente opposta, con i giocatori che si trovano di fronte a una scelta fin troppo ampia per decidere come e quando vivere la propria vita in The Sims. Negli ultimi anni si è fatta strada in maniera sempre più importante una voce di corridoio, con tutta probabilità non priva di fondamento, che vede Electronic Arts al lavoro sullo sviluppo dell’ormai tanto chiacchierato The Sims 5: ma ne vale davvero la pena?

Per quanto si possa voler bene al franchise è evidente come, a questo punto della storia dei videogiochi, questa non abbia più molto di nuovo da offrire al pubblico… A meno che le cose non cambino in maniera radicale. Appena qualche riga fa abbiamo accennato al fatto che le tante espansioni siano il punto forte ma, col tempo, siano diventate il punto debole di The Sims. Se all’inizio si trattava della concreta possibilità di vivere un’avventura potendo fare sempre più cose, ora siamo di fronte a uno scenario dove si può fare di tutto e anche di più. Dove si può fare troppo.

Ed è questo “troppo” ad aver compromesso l’immagine del brand, che per ripartire ha bisogno di fare qualche passo indietro con una decisione forte ma ormai fondamentale: ripartire da zero. Solo così potrà riacquistare quella magia, quella portata e quell’impatto che ha scosso l’industria del videogioco a inizio anni 2000. Non si tratta ovviamente di riproporre il primo The Sims in una veste rinnovata, ma di studiare una soluzione che riesce a coniugare il passato con il futuro: esattamente ciò che avvenne ormai 22 anni fa.

La strada è lunga e complessa, ma The Sims può nonostante tutto contare ancora su una fanbase solida e affezionata. Ripartire si può, magari passando proprio dalla community che in tutti questi anni non ha mai smesso di impegnarsi a proporre migliaia e migliaia di idee per rendere il tutto sempre più speciale. Conoscete The Sims Resource? È probabilmente la piattaforma con la più grande raccolta di materiale di questo genere sul web, con appassionati che da anni condividono creazioni di ogni tipo: a oggi troviamo più di un milione di progetti caricati, e vi invitiamo a darci un’occhiata giusto per capire la portata di ciò di cui vi stiamo parlando.

Vi lasciamo, come sempre, invitandovi a darci la vostra opinione in proposito. The Sims è certamente una serie leggendaria, che però potrebbe aver bisogno di una spinta in più per tornare ad avere il giusto riconoscimento magari anche dalle nuove generazioni di videogiocatori: come può riuscirci, ancora una volta?

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