The Quarry è l'horror che serviva | Recensione
The Quarry è un gradito ritorno alle atmosfere di Until Dawn, dove lo spavento viene dopo la spirale di un bel mistero tra adolescenti.
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a cura di Alessandro Palladino
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Nel primo sguardo a The Quarry, il nuovo capitolo horror di Supermassive Games e 2K, ci auguravamo di veder evolvere il percorso della pellicola interattiva in quello che era il sentiero tracciato dai ricordi di Until Dawn. Qualcuno potrebbe anche dire, giustamente, di volere roba nuova, di lasciarsi alle spalle il passato per far sì che l’estro creativo possa esprimersi liberamente senza per forza tornare sul vissuto.
In questo caso però, e forse una delle poche eccezioni, l’aver rivangato ciò che era sepolto è stato un bene non da poco per Supermassive, il quale è riuscita a confezionare uno dei suoi ultimi giochi più riusciti e con le giuste atmosfere. Niente di rivoluzionario, vogliamo premetterlo già da ora, ma non sempre nel settore videoludico si ha bisogno di dover fare un passo oltre il confine: alle volte basta dare nuovamente modo di poter vivere una specifica esperienza del passato.
Tutto per The Quarry si basa sulla nostalgia e sul creare una specifica atmosfera attraverso elementi messi con una spiccata cura, sia nel gioco che nella sua promozione. Quello che colpisce ancor prima di aver aperto il gioco è il palese intento di attirare dei giocatori specifici, anzi potremo chiamarli amatori, e regalare a essi un’esperienza fatta da fan per fan, con costanti richiami, omaggi e messe in scena capibili prettamente da chi se ne intende.
Per questo The Quarry sembra quasi non voler essere una roba di massa come lo è stato Until Dawn, il quale ha una presentazione molto più generale e che calca sul presentarci una filosofia precisa di regia e game design, con l’effetto sorpresa utilizzato per far partire qualcosa che andasse oltre le vicende del gruppo che tutti conosciamo. Qui non è così, Hackett’s Quarry è una realtà uscita da una vecchia VHS da film horror indipendente o da americanata teen, uno slasher fatto e finito che varia di gradazione a seconda delle vostre decisioni, più che il mistero (comunque presente) è il soggiorno nei boschi della ruralità americana più cheesy a essere il biglietto da visita della produzione Supermassive.
Lo scheletro dell’intento, come già analizzato, è quello di una serata di follia al campeggio di Hackett’s Quarry dopo la fine del campo estivo. I ragazzini sono andati via e i tutor hanno l’occasione di passare una notte indisturbati nella trinità adolescenziale americana: birra, falò e sessualità. Come è evidente però fin dal prologo, non tutto ciò che si trova dentro il campeggio è adatto ai bambini e ben presto il soggiorno abusivo si trasformerà in una lotta tra la gioventù a stelle e strisce e le forze del paranormale. Il cast che già avevamo evidenziato nell’anteprima fa davvero un buon lavoro e l’inclusione di nomi stellari come Ted Raimi va ben oltre il semplice cameo pagato fior fior di quattrini: il personaggio che interpreta infatti è uno dei migliori in termini di scrittura e resa sulla scena, ha un sacco di interazioni possibili nonché significative. Quindi chapeau Supermassive, ma non per questo ci siamo scollati dall’effetto “mimica facciale estrema” che ogni tanto ritorna in tutta la sua brillante ispirazione a GMOD, purtroppo per noi.
La stabilità dei volti degli attori in gioco e i dialoghi altalenanti sono un mix tra difetti e voluta voglia di creare situazioni cringe per il bene dell’atmosfera da film di bassa lega, che alle volte sembra volersi esplicitare e altre, invece, nascondersi nell’autorialità più totale. Il lato serio è sicuramente predominato dagli effetti della foresta e dall’illuminazione degli ambienti: entrambi gestiti in maniera magistrale e capaci di creare scorci davvero suggestivi, che sia il poco sole che filtra nelle prime fasi del gioco o i fari di un’auto in mezzo al nulla. Ogni scena ha come un volume specifico, un senso di esistere palesato artisticamente che passa dalla navigabilità abbastanza generosa nell’esplorazione fino all’utilizzo dei pochi colori nel buio pesto di una notte di luna piena.
A ragione della dominanza di questo aspetto, The Quarry è quasi considerabile come un esercizio stilistico piuttosto che un qualcosa di estremamente interconnesso o sperimentale, anzi forse in alcuni aspetti è fin troppo semplice. Ma la domanda che bisogna chiedersi, nell’approcciarsi a The Quarry da consumatore, è “Cosa sto cercando, davvero?”. Se volete spaventarvi, The Quarry non è esattamente quello che fa per voi poiché l’orrore è ridotto ai minimi ma presente.
Non si tratta di mettervi in una spirale di paura crescente e sprofondante verso l’abisso: ha trovate scontate, viste e riviste, classici cliché del cinema horror e niente di particolarmente innovativo da un punto di vista dell’adrenalina da paura. Tuttavia, se invece volete vivere l’orrore come parte integrante di una storia sul paranormale e sul mistero, con una giusta dose di vittime e ripercussioni macabre, siete il pubblico perfetto per The Quarry, il pubblico che guarda gli horror con i popcorn sottomano e altalena tra divertimento e tensione. Non a caso The Quarry può essere giocato da soli, in cooperativa e perfino trattarlo come una pellicola se lo desiderate, quindi iniziate a scaldarli davvero quei popcorn.
Ed è esattamente questo suo animo leggero che vi conquisterà senza dubbio, la maestria nell’arrendersi al fatto che il concetto di “spaventare” è ormai lontano dagli adolescenti e sempre più vicino al raccapricciante estremo, la rivalsa della narrativa al centro del racconto e della sopravvivenza come mezzo di trama per far sì che qualcosa diventi automaticamente coinvolgente, ansiolitico e pregno di un’atmosfera che ad oggi è difficile trovare a meno di recuperare Quella Casa nel Bosco.
Questo è un ottimo modo per fare horror oggi senza scadere nel banale, un qualcosa che Supermassive ha ritrovato perfettamente tornando alle origini del male e che dovrebbe trasportare nella sua antologia oscura. Gli intenti sono diversi, chiaro, ma è la commistione artistica tra le parti che fa di The Quarry un film da guardare a prezzo pieno e non c’è niente di male a tirare fuori qualche battuta onestamente imbarazzante se, quello stesso imbarazzo, fa il giro e diventa epico qualche secondo dopo. Ma è meglio lasciare a voi i colpi di scena migliori.
Voto Recensione di The Quarry - PS5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Personaggi interessanti e ben caratterizzati
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- Atmosfera azzeccata alla perfezione
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- Nostalgico e citazionistico al punto giusto
Contro
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- La mimica facciale, alle volte, esagera ancora senza motivo
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- Qualche dialogo decisamente oltre il limite dell'imbarazzo da B Movie
Commento
The Quarry è semplicemente un ritorno perfetto a un’atmosfera horror che Supermassive sa fare benissimo, dalla A alla Z. Non è certo un capolavoro rivoluzionario, ha pur sempre alcuni difetti storici per lo studio, ma è un omaggio ben riuscito a un filone horror che ancora oggi ha armi da mostrare, se usato saggiamente. Non era un compito facile, ma The Quarry è riuscito a regalarci un soggiorno indimenticabile tra i boschi, con tante scelte da percorrere e rivivere più e più volte per addentrarsi nel suo mistero ben nascosto.