The Pokémon Company ci insegna che per fermare i leaker basta chiamare la loro mamma

Don McGowan, ex Chief Legal Officer di The Pokémon Company, ci racconta di ocme fermava i leaker chiamando le loro madri.

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a cura di Andrea Maiellano

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Don McGowan, ex Chief Legal Officer di The Pokémon Company e ora parte del team di Bungie, ha condiviso in un'intervista, rilasciata a Bloomberg, un episodio tanto folle, quanto interessante, in merito alla sua esperienza nella lotta contro i leaker nel settore dei videogiochi. 

Durante i suoi oltre dieci anni di servizio, McGowan ha affrontato diverse situazioni delicate, comprese quelle che coinvolgevano la "peculiare" fanbase dei Pokémon.

Uno degli episodi più divertenti menzionati da McGowan riguarda un ragazzo di nome Andrew, che inaspettatamente si trovò a manipolare dati sensibili e a condividerli, seppur involontariamente.  

Il ragazzino aveva trovato un'icona dello sviluppatore all'interno del celebre gioco di carte e credette di avere scoperto un nuovo Pokémon. Senza pensarci, inizio a condividere la sua scoperta sul web ma avendo associato la sua email al profilo utente del gioco, riuscii a risalire alle credenziali dei genitori di Andrew... per cui decisi di chiamare sua madre.

Don McGowan

Considerando l'età del ragazzo, Don decise di gestire la situazione in maniera diversa e parlò direttamente con la madre di Andrew: "Volevo parlarle di alcune cose che Andrew sta facendo al computer".

Questo confronto diretto ha permesso di illuminare la madre sulle attività del figlio, il quale, sentitosi scoperto, protestava in lontananza sostenendo di non aver hackerato nulla.

L'obbiettivo di McGowan non era quello di intimidire, ma di educare i genitori per garantirgli la consapevolezza necessaria sulle azioni, probabilmente involontarie, del figlio: "Hackerare software è un crimine federale, ma non vogliamo parlare di questo", disse, spostando il focus sulle potenzialità positive e negative dell'uso del computer.

Nel mentre che si svolgeva la telefonata, Andrew stava facendo la cronaca in tempo reale su Twitter, non sapendo di essere oramai monitorato da The Pokémon Company:

- Pokémon ha appena chiamato a casa! -
- Cos'è un consigliere generale? -
- Adesso so che quello che ho fatto era sbagliato, e non lo rifarò mai più -

Questo simpatico siparietto non solo risolse il problema senza alcuna azione legale, ma consolidò la reputazione di McGowan all’interno dell'azienda per diversi anni, iniziando a generare leggende sul suo conto.

Un episodio decisamente peculiare e ben diverso da quando The Pokémon Company, nel 2015, denunciò un gruppo di fan per aver tentato di organizzare un FanFest non ufficiale a Seattle, obbligando a pagare 5.400$ il proprietario del ristorante dove avrebbe dovuto svolgersi.

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