Oramai mancano meno di dieci giorni all’uscita del remake di The Legend Of Zelda Link’s Awakening su Nintendo Switch e in vista della nostra imminente recensione abbiamo deciso di condividere con voi le sensazioni mosse dalla pura emozione dei primi momenti spesi nell’esplorare l’isola di Koholint. Dopo avervi descritto nel dettaglio le nostre precedenti prove alle varie fiere del settore, ed esserci persi nei meandri dell’importanza storica di Link’s Awakening per la saga di Zelda, e per la stessa Nintendo, vogliamo esprimervi, con delle semplici parole, cosa si provi a venire spediti, grazie a una semplice melodia, indietro nel tempo… quando il nostro Game Boy si ergeva a fiero libro delle nostre fiabe virtuali, nonché a fido compagno dei nostri spensierati pomeriggi.
Vedere Marin, ricreata con il peculiare stile artistico scelto per questo remake, camminare sulla spiaggia fino a rinvenire il corpo privo di sensi di Link risulta, a tratti, straniante. Gli elementi lucidi e plasticosi, a un primo colpo d’occhio, disorientano per la particolarità con cui sono stati modellati. Ma ogni dubbio svanisce nel momento esatto in cui il tema principale di The Legend Of Zelda Link’s Awakening, arrangiato in una versione capace di mescolare sonorità retrò a orchestrazioni moderne, accompagna lo stagliarsi dell’iconico uovo posto sulla cima del monte. La nostalgia assume la stessa forma di quella sensazione provata con il remake di Ocarina Of Time, sempre a cura del team Grezzo, e ogni tassello inizia a inserirsi, lentamente, al suo posto. I primi dialoghi all’interno della casa di Tarin fanno immediatamente trasalire emozioni passate nei giocatori non più giovani e i primi passi, mossi nel villaggio in cui The Legend Of Zelda Link’s Awakening ha inizio, mostrano chiaramente come questo remake non ne voglia cambiare l’essenza ma solo la sua forma.
Con il remake di The Legend Of Zelda Link’s Awakening, difatti, il team Grezzo si è adoperato non solamente a trasporre in una versione 1:1 il titolo originale ma, soprattutto a limarne le farraginosità derivanti dai limiti tecnici del primo, intramontabile Game Boy. Questa operazione si trasforma in un’esperienza a metà fra il vecchio e nuovo, capace di stupire con le piccole migliorie inserite dagli sviluppatori in una maniera percepibile solo se si ripensa a come era il titolo originale. L’abbandono dell’originale sistema a caselle, con la canonica transizione fra un quadrato e l’altro, è stata abbandonata a favore di un’esplorazione libera dell’area di gioco che, pur rimanendo settorializzata come nel gioco originale, permette un’esperienza maggiormente dinamica e fluida. La nuova gestione dell’inventario, affiancata a un maggiormente confortevole utilizzo degli oggetti, risulta perfettamente naturale al punto da risultare difficile ricordarsi quanto era macchinosa questa procedura nell’originale The Legend Of Zelda Link’s Awakening. Persino una rinnovata fisica degli elementi a schermo riesce a mimetizzarsi perfettamente nel mondo di gioco fino a che non ci si imbatte nell’iconico minigame del braccio meccanico dove chi ha potuto provare l’originale, si renderà conto di come l’oscillazione del gancio, il peso degli oggetti e la loro forma, influiscano in maniera inedita sui risultati che si andranno a ottenere.
Tutte queste modifiche si vanno poi a mescolare con il peculiare comparto artistico scelto per il remake di The Legend Of Zelda Link’s Awakening. Il “Diorama giocattoloso” ideato dal team Grezzo, per quanto abbia instillato una serie di dubbi al momento della sua presentazione, si rivela una scelta perfettamente coerente nel momento in cui l’eterea e surreale trama del titolo inizia a svilupparsi. Dai primi dialoghi con il saggio gufo, passando per le storie di tutti gli iconici personaggi che popolano l’isola di Koholint, una volta immersi nell’universo fatato creato da Takashi Tezuka ci si accorge che non poteva esserci una rappresentazione artistica che potesse celebrarla in maniera migliore.
Se il fattore nostalgia si può considerare salvo, un plauso ulteriore va fatto alla capacità degli sviluppatori di riuscire a contestualizzare un’opera tanto importante come The Legend Of Zelda Link’s Awakening, rendendola godibile anche a quella enorme utenza che si avvicinerà al titolo per la prima volta, magari dopo aver giocato a una produzione della portata di Breath Of The Wild. Alcune semplificazioni, sotto forma di indizi visuali assenti nell’originale, sono stati sparsi nei vari dungeon come a voler abbracciare quei giocatori moderni meno avvezzi alle criptiche soluzioni adottate dai videogiochi di oltre due decadi fa. In egual misura la rinnovata fluidità nei movimenti rende meno ostici alcuni degli scontri presenti nel gioco, rendendo più scorrevole e, apparentemente, facile la progressione. Si tratta di aggiunte che non vanno a snaturare l’esperienza per i fan storici, che già conoscono a menadito il titolo originale, rendendo maggiormente appetibile a numerose tipologie di utenti un titolo dalla fortissima valenza storica.
Questa breve anteprima, però, non vuole andare ad analizzare questi elementi del remake di The Legend Of Zelda Link’s Awakening, per quello arriverà la nostra dettagliata recensione nei prossimi giorni. Questa breve anteprima vuole solo rassicurare i ragazzini spensierati di un tempo, che la magia del titolo ribatezzato da Eiji Anouma come “La quintessenza degli Zelda isometrici”, è rimasta inalterata. The Legend Of Zelda Link’s Awakening è pronto a tornare nella sua veste migliore, per far emozionare giocatori vecchi e nuovi, con la sua candida dolcezza.
Se ancora non lo avete fatto, prenotate The Legend Of Zelda Link's Awakening e lasciatevi incantare dal suo mondo incantato.