Finalmente, dopo un’attesa che sembrava non finire mai, il momento è quasi arrivato: il prossimo 15 maggio il mondo potrà finalmente ammirare Tears of the Kingdom, nuovo capitolo di una saga che non ha certo bisogno di presentazioni. The Legend of Zelda è infatti uno di quei franchise che, da soli, riescono a rendere unica e speciale la sempre più ricca storia dei videogiochi. Un medium che si è evoluto nei decenni e che oggi ha raggiunto certe vette anche, e forse soprattutto, a prodotti di questa caratura: Breath of the Wild, uscito ormai nel 2017, è con tutta probabilità la dimostrazione emblematica di quanto appena scritto.
La saga di The Legend of Zelda si andrà dunque ad arricchire di un altro capolavoro, a coronare quella che per molti di noi è stata una costante, un punto fermo anche a livello della nostra formazione in quanto amanti del videogioco. Come si è arrivati a questo punto? Stiamo parlando di una serie che ha inizio nel 1986, a opera di Shigeru Miyamoto e Takashi Tezuka: da allora è iniziato un viaggio fantastico che a oggi conta più di 30 titoli tra capitoli principali e spin-off, e che vanta più di 110 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Un successo riconosciuto a più riprese da critica e pubblico, che oggi vogliamo celebrare ricordando cinque tra i migliori capitoli della saga di The Legend of Zelda. Un piccolo salto nel passato che, speriamo, riesca a rievocare quelle atmosfere e quelle sensazioni perfette per abbracciare anche questo nuovo episodio del franchise firmato Nintendo.
The Legend of Zelda: 5 grandi capitoli della saga
Ocarina of Time
Iniziamo con quello che è, forse, il capitolo più acclamato dell’intera serie. Siamo nell’inverno del 1998, e i fortunati possessori di un Nintendo 64 si troveranno tra le mani un capolavoro senza tempo, che risponde al titolo di The Legend of Zelda: Ocarina of Time.
Il quinto capitolo del franchise, nonché primo a offrire un’esperienza in tre dimensioni, ci porta ancora una volta nei panni di Link: il nostro protagonista avrà il compito di fermare Ganondorf nella sua ricerca della Triforza, e nel farlo si troverà a viaggiare nel tempo e… A suonare l’iconica ocarina che tutti noi conosciamo. Pochi strumenti musicali nella storia dei videogiochi sono infatti celebri e immediatamente riconoscibili quanto questa ocarina, simbolo di un’opera che a 25 anni dalla sua uscita non smette di emozionare i giocatori di ogni parte del mondo.
Sin dalla sua uscita, critica e pubblico furono concordi nel promuovere a pieni voti un capolavoro in grado di segnare un’intera generazione: Nintendo 64 è la console che tutti ricordiamo e ammiriamo anche grazie a un prodotto del genere, peraltro riconosciuto con certificazione del Guinness dei primati quale "videogioco più apprezzato dalla critica su Metacritic". Non male, vero?
Link’s Awakening
Cinque anni prima di Ocarina of Time, i fan di The Legend of Zelda fecero la conoscenza di Link’s Awakening: il quarto capitolo della saga, uscito su Game Boy, è considerato da molti il miglior titolo del franchise tra quelli in due dimensioni. Il gioco è un seguito diretto di A Link to the Past, e segue il nostro amato protagonista in un nuovo viaggio nella terra di Hyrule.
Diretto da Takashi Tezuka, Link’s Awakening è a tutti gli effetti una delle esperienze più emozionanti e coinvolgenti che la piccola grande console portatile firmata Nintendo ha saputo offrire. Senza contare il fatto che, solo con il rilascio del titolo, Nintendo vide crescere del 13% le vendite di Game Boy a livello globale: un successo incredibile, per una leggenda che pochi anni fa il colosso nipponico ha voluto rievocare nel modo migliore possibile.
Nel 2019 è infatti uscito un remake, pubblicato su Nintendo Switch, che mostra l’indimenticabile avventura di Link in una veste del tutto rinnovata. Un’operazione di restauro curata nei minimi dettagli, capace sia di soddisfare i fan di vecchia data che di catturare le nuove generazioni di videogiocatori. La magia di prodotti del genere, del resto, emerge anche da operazioni di questo tipo.
The Wind Waker
Facciamo un altro piccolo salto nel tempo, tornando stavolta al 2002. È l’anno di The Legend of Zelda: The Wind Waker, titolo che impiegò qualche tempo a convincere a fondo tutti gli appassionati di quella che, ormai, era già divenuta una delle saghe più amate della storia di questo medium. A colpire sin dall’annuncio fu il nuovo comparto grafico, con uno stile cel-shading che sconvolse i giocatori abituati a un’estetica completamente diversa.
L’uscita del gioco spazzò via tutti i dubbi: l’immagine “cartoonesca” di The Wind Waker non solo riusciva a rendere giustizia al franchise, ma regalò al mondo un nuovo modo di concepire il franchise. Uno sguardo diverso, ma comunque in grado di conservare tutti quegli aspetti che avevano reso Ocarina of Time un capolavoro (quasi) irripetibile. In questa nuova avventura troviamo Link intento a salvare la sorella Aril, in un viaggio che lo vedrà unirsi a una folle ciurma di pirati guidati da Dazel.
Al posto dell’ocarina troviamo qui una singolare bacchetta, con la quale il nostro protagonista potrà realizzare alcune melodie sfruttando la magia e i movimenti del vento. Il titolo vendette quasi 5 milioni di copie su Gamecube, e fu inizialmente distribuito anche in una limited edition impreziosita da un disco contenente l'originale Ocarina of Time. La critica promosse Wind Waker a pieni voti, consegnandolo alla storia come uno dei migliori capitoli dell’intera serie.
A Link to the Past
Nato come prequel dei primi due capitoli, A Link to the Past è oggi ricordato come uno dei cardini dell’intera saga. Siamo all’inizio degli anni Novanta, nell’epoca dell’indimenticabile Super Nintendo: una console che regalò al pubblico capolavori del calibro di Super Mario World, Star Fox, EarthBound, Chrono Trigger… E proprio il terzo capitolo della serie ideata da Shigeru Miyamoto.
La trama ci porta nel cuore di Hyrule dove la Principessa Zelda, prigioniera nel castello dov’è stata rinchiusa dal perfido stregone Agahnim, chiede disperata l’aiuto del nostro amato protagonista Link. Ha qui inizio un viaggio che ci porterà in quella che, già ai tempi, fu considerata una delle più belle avventure mai viste in un videogioco.
Il successo dell’opera porterà alla realizzazione di un adattamento a fumetti, firmato dal celebre mangaka Shōtarō Ishinomori e pubblicato su Nintendo Power a partire dal Gennaio 1992, e a un sequel diretto… Dopo più di vent’anni! È infatti il 2013 quando esce, su Nintendo 3DS, quell’altro capolavoro che risponde al nome di A Link Between Worlds: testimonianza di quanto, anche a distanza di tempo, titoli del genere siano sempre e comunque in grado di lasciare un segno e un’eredità oltre ogni immaginazione.
Breath of the Wild
Chiudiamo con uno dei più recenti e, da molti punti di vista, più sorprendenti capitoli dell’intero franchise. Breath of the Wild è stato un crocevia fondamentale non tanto per la saga, con i fan da ogni parte del mondo che già si aspettavano un capolavoro annunciato, ma per la piattaforma su cui è arrivato. Dopo il mezzo passo falso di Nintendo con la presto dimenticata Wii U, le aspettative erano alte e i dubbi altrettanto importanti: siamo nel 2017, e l’arrivo della nuova avventura di Link mise sin da subito le cose in chiaro.
Breath of the Wild diede a Switch quella spinta di cui Nintendo aveva assolutamente bisogno, regalando al pubblico un capolavoro entrato immediatamente nella storia dei videogiochi. Il gameplay, rivoluzionato rispetto ai capitoli precedenti, offre un mondo aperto di dimensioni davvero impressionanti: l’incredibile libertà concessa al giocatore, catapultato in un mondo ricco di dettagli tutti da scoprire e di angoli da esplorare, è soltanto uno dei mille fattori che hanno decretato il successo del gioco.
Il tutto impreziosito da una narrazione che fa spesso ricorso alla sperimentazione, e che può peraltro condurre a molti finali differenti: il giocatore, insomma, è fautore di quella che sarà la propria avventura. Il risultato finale? Un’opera magnifica, che non ha fatto che innalzare le aspettative per Tears of the Kingdom a un livello mai visto prima. Un livello che, siamo certi, Nintendo sarà anche questa volta in grado di raggiungere.
Abbiamo visto insieme alcuni dei migliori capitoli della saga The Legend of Zelda: un bel modo per ricordare non solo dei videogiochi straordinari, ma dei veri e propri capolavori della cultura pop e non solo. Poche opere possono infatti vantare un eco simile nel mondo contemporaneo, e il fatto che a distanza di anni la risonanza sia ancora così importante è quanto mai indicativo. The Legend of Zelda, insomma, è davvero immortale.
Concludiamo, come al solito, invitandoci a dirci la vostra: quali sono i capitoli della serie che ricordate con più affetto? Raccontatecelo nei commenti, non vediamo l’ora di ascoltare le vostre personalissime esperienze legate a uno dei franchise fondamentali della storia del videogioco.