The Last Remnant Remastered Recensione, dieci anni dopo gli intrighi politici arrivano su PS4

The Last Remnant debutta su PS4 dieci anni dopo la sua prima esperienza console su Xbox 360 con grafica migliorata e prestazioni più stabili.

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a cura di Martina Fargnoli

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The Last Remnant
fu una delle molteplici esclusive Xbox 360 per gli amanti dei giochi di ruolo giapponesi, che potevano già contare su un'offerta di tutto rispetto formata da Lost Odyssey, Blue Dragon, Enchanted Arms e Tales of Vesperia. Il titolo targato Square Enix cercava di attrarre sia il pubblico orientale che il pubblico occidentale impostando degli scontri tattici su grande scala senza appesantire il flusso dell'azione con turni da gestire minuziosamente per ogni personaggio coinvolto. A un battle system interessante però non si accompagnava una qualità tecnica invidiabile. Problemi nella visualizzazione delle texture o una stabilità incerta ne minavano la buona ricezione. L'anno seguente il gioco arrivò nella sua versione migliore su PC, ma la versione PS3 tanto attesa non vide mai la luce.

A distanza di 10 anni The Last Remnant giunge nel formato Remastered sulla rampante PS4 di casa Sony, con il passaggio dall'Unreal Engine 3 al 4 e conservando i miglioramenti PC. Oggi non sembra una scelta inusuale affidarsi al motore di Epic, ma anni fa era raro che uno studio di sviluppo giapponese abbracciasse una soluzione esterna rispetto a quelle sviluppate internamente. The Last Remnant non avrà raggiunto la fama di Final Fantasy, ma di certo non gli è mancato il coraggio di voler rappresentare qualcosa di diverso.

Rush Sykes è il personaggio principale della storia: un ragazzo ancora molto inesperto su come funziona il mondo ma dal grande cuore e mosso da un legame fortissimo per la sua famiglia. La sua ingenuità lo porta spesso a compiere azioni avventate per salvare la sorella Irina che è stata rapita da loschi individui. Di diverso temperamento è il giovane David Nassau, marchese di Athlum, che deve confrontarsi con l’eredità lasciatagli dal padre e la difesa del suo territorio. La nomea di Rush non è mai stata quella di un personaggio memorabile, mentre grande rilievo hanno assunto le vicende politiche che si intrecciano ai misteri legati ai Remnant, artefatti misteriosi dotati di un grande potere che gli umani hanno a lungo sfruttato per i propri bisogni.

Il mondo di The Last Remnant, visto oggi, può apparire molto limitato nell'ampiezza delle sue aree esplorabili e confuso nello svolgersi di eventi e missioni secondarie, ma è pieno di abitanti con tanta voglia di chiacchierare. Quando l’icona conversazione è evidenziata in rosso, si tratta di un messaggio importante in grado di sbloccare una missione secondaria, una nuova zona sulla mappa da visitare o capace di fornire informazioni utili. Le missioni secondarie, non brillanti per esecuzione e tematiche, rimangono tuttavia una parte molto importante del gioco per accedere ad aree, oggetti e personaggi altrimenti non accessibili. Il sistema facilita spesso gli spostamenti trasportandoci immediatamente nel luogo della missione e riportandoci al giusto committente a lavoro concluso.

Per apparire più appetibile al pubblico occidentale, i dungeon rinunciavano agli scontri casuali in favore di mostri ben visibili sulla mappa attaccabili in modo preventivo o facilmente aggirabili correndo. Raggruppare più nemici contemporaneamente dà la possibilità di ottenere migliori ricompense. L'aspetto su cui il titolo punta molto è il sistema di combattimento che, se anche può apparire a prima vista un po' criptico da comprendere, non differisce nella sostanza da un gdr a turni con la particolarità che si controllano intere unità e non singoli membri del proprio plotone come avviene invece nei sempreverdi Final Fantasy Tactics e Tactics Ogre. Nella remastered è inclusa la possibilità di attivare la modalità turbo per velocizzare gli innumerevoli scontri.

Gruppi di unità sono chiamate unioni e durante il combattimento vengono impartiti ordini a seconda di scelte contestuali che possono dipendere dalla posizione di ingaggio o ad esempio dalle condizioni delle unioni del proprio gruppo. Le opzioni vengono generate quindi in modo dinamico: se i PV scendono si aprono diverse possibilità che vanno dal rompere l’Aggancio per curarsi, alternare cure ad attacchi, utilizzare le proprie arti o oggetti per dare manforte agli alleati. La posizione di tutte le truppe in campo è facilmente consultabile da una mini-mappa utile per pianificare attacchi sul fianco nemico o agganciare lo stesso obiettivo con più squadre, purtroppo nelle fasi di azione diretta non è facilmente intuibile dal movimento della telecamera dove avvengono gli spostamenti.

Nelle prime battute il gioco procede con un ritmo lento e non è lasciata molta libertà al giocatore, aspetto che però viene ben presto superato non appena sono introdotte le nozioni di base necessarie ad affrontare gli scontri. Con una maggiore autonomia nella formazione delle unioni e della loro diretta gestione in combattimento, il gioco inizia a mostrare il suo potenziale. Un’unione non è significativa solo per i membri arruolati ma dipende anche da come questi vengono schierati in formazione. Il posizionamento dei soldati sulla scacchiera invisibile influenza la buona riuscita di alcune strategie come ad esempio l’attacco ai fianchi contro determinati tipi di nemici può risultare più efficace con una determinata formazione rispetto magari a un’altra che migliora gli attacchi magici e la difesa delle unità leader.

Aspetti tipici dei giochi di ruolo come il migliorare le proprie statistiche o personalizzare il proprio equipaggiamento sono in The Last Remnant gestiti in modo più automatico, tuttavia dipendono sempre dalle scelte che si compiono e dall'efficienza in combattimento. L'efficienza si riflette anche nel morale della propria squadra: più è alto, migliori e più potenti sono gli attacchi, viceversa lo saranno gli attacchi nemici. Salire di livello e incrementare le proprie statistiche è un concetto differente in The Last Remnant rispetto agli altri giochi e subisce l'influenza di titoli come SaGa, altra serie Square Enix intrigante.

Far salire di grado un'abilità dipende in buona misura dall'uso in combattimento dell'arte a cui la skill è legata. Arti guerriere, mistiche e oggetti seguono il proprio percorso di crescita in base quindi ai comandi impartiti ai gruppi in battaglia. L’assenza di livelli chiari e la presenza di sistemi superficialmente spiegati in gioco potrebbero risultare l’ostacolo maggiore per chi si approccia al titolo per la prima volta, considerato il buon grado di profondità che si può raggiungere una volta presa la mano con unioni e formazioni.

The Last Remnant appare migliorato sotto il profilo grafico e di stabilità, non mostrando nessuno dei vecchi problemi console relativi a texture e cali di framerate. Nonostante un buon upgrade visivo con il passaggio ad Unreal 4, il gioco non riesce chiaramente a stare dietro agli standard attuali complice anche un design valido ai tempi ma oggi un po’ superato. Alcune ambientazioni ne emergono con maggiore prestanza scenica, ma lo stesso non vale per alcuni dungeon poco ispirati e un po’ piatti. In un periodo in cui le sole migliorie grafiche stanno lasciando il posto a remake che svecchiano e rendono più invitanti vecchi titoli, quella di The Last Remnant è tutto sommato una conversione sufficiente che non va oltre alcuni limiti strutturali già presenti in passato. Il prezzo di 19,99 euro a cui viene proposto però, potrebbe essere interessante soprattutto per chi non ha mai avuto modo di giocarlo prima e ne è sempre stato incuriosito.

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