The Elder Scrolls Online: High Isle | Recensione
Tra cavalieri e pirati, abbiamo esplorato le meravigliose isole dell'arcipelago di The Elder Scrolls Online High Isle.
Advertisement
a cura di Alessandro Palladino
-
Pirati e cavalieri fanno parte dell’essenza di The Elder Scrolls Online come lo fanno in molti altri mondi di stampo fantasy, anzi sono considerabili come dei grandi classiconi per ogni master o creatore di mondi che si rispetti. Il difficile viene nell’adattare correnti così esplorate in nuove avventure dal feeling familiare. Ebbene, The Elder Scrolls Online High Isle è la nuova prova del team di ZeniMax Online Studios e Bethesda, nonché un luogo mai esplorato finora rispetto alle familiari aree di Greymoor e Blackwood.
I nostri contatti con High Isle sono stati diversi, anzi nell’anteprima siamo riusciti anche a completare il raid insieme a colleghi di ogni dove e agli amici di ESO Italia, la community italiana che ci rappresenta ormai da diversi anni. Ora che abbiamo avuto modo di vedere la sua forma finale, anticipata dall'intervista con Rich Lambert, finalmente possiamo tirare le somme su quello che è stato il soggiorno tumultuoso nell’arcipelago dei Bretoni.
Politica sociale
Sicuramente il pezzo forte di High Isle non è il colpo d’occhio come le espansioni passate: niente nemici super cattivi e giganti, niente reami demoniaci, niente particolari forme di minaccia da fine mondo, solo politica e situazione sociale. E uno potrebbe dire: “ma io voglio essere un ammazza demoni eroe del multiverso” e andrebbe benissimo, Elder Scrolls Online è bello perché si può vivere a moduli e c’è un’avventura per ogni tipo di gusto lì fuori. Qui siamo nel terreno per coloro che vogliono invece un fantasy che rifletta gli schemi sociali di un’ipotetica società costantemente in guerra, come la storia del gioco base ci ricorda. The Elder Scrolls Online nasce infatti con tre territori divisi di cui uno viene scelto come propria “casa” da ogni giocatore alla creazione del personaggio. Finora, tralasciando il filone della vostra ascesa come Campione di Tamriel, questo conflitto non è stato propriamente esplorato per via della filosofia legata allo scorrere del tempo del gioco (essenzialmente l’obiettivo del team di sviluppo è quello di fornirvi contenuti che potete giocare in qualsiasi ordine).
Attraverso un escamotage intelligente, High Isle invece riprende le note giuste per approfondire un po’ come Tamriel sta vivendo questa situazione di costante conflitto, cosa la gente comune pensa dell’avere tre regnanti in lotta e se la monarchia sia o meno un’opzione da superare prima o poi. Dove inizia la propaganda e dove finisce per far posto al vero virtuosismo? High Isle si pone diverse domande e per una volta il consiglio più azzeccato che possiamo darvi è quello di dedicarvi davvero all’esplorazione e alle quest secondarie, ben prima di completare la storia: questa espansione vive di atmosfera, di situazioni da inquadrare nell’insieme e delle domande che possono scaturire in voi di fronte a momenti in cui la morale non può essere facilmente divisa. Del resto questo è tutto sommato il cuore battente del marchio The Elder Scrolls: non solo il fantasy classico, ma una società fortemente strutturata e con un impatto decisivo nella narrazione oltre che nel gameplay. Lo abbiamo sempre avuto, pensando a Morrowind e la relativa espansione su The Elder Scrolls Online, e qui ritorna focalizzandosi sul retaggio dei Bretoni in un luogo mai esplorato.
Il che è vero in parte per noi europei visto che High Isle ricalca le atmosfere delle città costiere del Mediterraneo, uno dei punti forti per il turismo italiano nello specifico. Certo, oggi come oggi non troverete cavalieri in giro per la città a meno di ricostruzioni storiche del caso, ma la dimensione marittima di High Isle e le forti radici della cavalleria ricordano senza dubbio i borghi medievali che si affacciano sulle onde dei nostri mari. In forma digitale questo ha un impatto discreto sebbene in alcuni frangenti abbia quel tocco di già visto considerando che non mancano le città costiere in The Elder Scrolls Online, tuttavia – specie in alcuni scorci mozzafiato - c’è sempre un grande lavoro della direzione artistica e si vede, anche quando come in questo caso non ci sia chissà quale innovazione specie se in paragone con Deadlands. La creatività brilla più forte nel character design questa volta, accoppiato al folklore bretone e alle tradizioni legate alla lavorazione del metallo e degli equipaggiamenti che questa volta hanno il pregio di rendere fresco anche un concept iper classico come quello delle armature da manuale del cavaliere standard.
Compagni di carte
Tolto il piatto principale composto dalla campagna e una nuova zona da esplorare, The Elder Scrolls Online High Isle introduce un intero sistema di gioco cartaceo da poter affrontare sia in PvE che in PvP: Tales of Tribute. Il gioco in sé e per sé è strutturato abbondantemente bene, funziona come dovrebbe e al massimo avrà bisogno di qualche piccolo ritocco in corsa e probabilmente arriverà presto. Alla base però, che è quello che siamo chiamati a valutare, è un’idea che ci ha convinto senza troppe difficoltà: fa quel che deve, ha una sua storyline da poter seguire e ricompense da cacciare, nonché diversi incentivi per chi volesse viverlo competitivamente contro terzi.
Si tratta di qualcosa che impatta il gameplay come una classe e nuove abilità? Assolutamente no e forse è anche troppo che aspettiamo di vedere qualcosa di significativo oltre gli aggiustamenti al bilanciamento. Il team di sviluppo ha già chiarito perché e come gli elementi chiave non stiano cambiando, quindi dobbiamo prenderne atto sia come giocatori che criticamente in termini di un demerito a fronte comunque di un prezzo consistente per le espansioni. Detto questo, Tales of Tribute non è comunque da sottovalutare: arricchisce il mondo di gioco, crea un contenuto che va ad amplificare la sensazione di “vivere” in un mondo digitale che vada oltre il combattere e l’eroismo, anzi è un vero e proprio passatempo con il fine di divertire e basta, al contrario di un qualcosa di “produttivo” come il crafting o l’housing. E incapsulato in questa cornice tutta sua, fa esattamente quello che deve senza lode né infamia.
Ma è in tutto il resto, quasi nella qualità generale dei contenuti, che High Isle fa benissimo al macrocosmo di The Elder Scrolls Online. I due nuovi Compagni incarano un sistema di cui abbiamo già tessuto le lodi e in questo caso lo potenziano in meglio, creando due personaggi tematicamente più strutturati (uno di loro è doppiato da Laura Bailey) e personalizzabili ancora meglio. Il nuovo Trial, che abbiamo affrontato fin dall’anteprima, ci aveva già convinto e nella sua forma completa non ci fa rimpiangere quella scelta, anzi è senza dubbio uno dei più ragionati e lunghi del gioco.
Certo, si potrebbe dire che il bottino generale di High Isle non cambi poi di tanto il meta, ma questo è un discorso su cui chi vi scrive non è completamente d’accordo nel termine del definire a cosa punta il meta: si è sempre detto che ESO ormai non è un gioco il cui endgame sia assimilabile a un unico cammino, bensì si può fare veramente di tutto e perfino con alcuni dei set meno performanti (purché ragionati) si può arrivare a completare tutti i contenuti. Quindi, a meno di non voler fare record o andare veloci, chiunque può giocare con il set che gli piace di più e ciò vuol dire che ogni espansione porta con sé l’opportunità di sperimentare nuovi effetti e abilità che magari prima non sembravano così efficaci.
L’unica pecca vera e propria, non andando a cercare il pelo nell’uovo, è quella di aver creato una nemesi la cui risoluzione è affidata troppo ai contenuti successivi, forse anche più rispetto a quanto fatto con Blackwood e successivo DLC di storia. Chiaro che non si poteva concludere l’annualità della Eredità dei Bretoni, ma un Capitolo dovrebbe essere più racchiuso nei suoi confini quando si parla di trama, specie di fronte a una serie di scelte promotrici che virano su una direzione specifica. In questo, High Isle avrebbe potuto essere un po’ più accorta nelle sue intenzioni.
Voto Recensione di The Elder Scrolls Online: High Isle - PC
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
- Una nuova storia in un luogo inedito e lontano dalla lotta contro il grande male
-
- Tales of Tribute è una buonissima aggiunta
-
- Una zona ispirata con due Compagni più strutturati e un Trial soddisfacente
Contro
-
- La conclusione della main quest poteva essere più incisiva
-
- La mancata aggiunta di elementi al gameplay di base inizia a pesare più del previsto
Commento
The Elder Scrolls Online High Isle è, come sempre, un’ottima espansione prettamente narrativa. Introduce zone interessanti, una story line unica in un luogo mai esplorato e ritorna un po’ alle origini politiche del fantasy targato Bethesda. Per quanto sistemi come Tales of Tribute e i Compagni siano aggiunte che meritano il posto che si ritagliano, l’assenza di novità sostanziali al gameplay fondamentale inizia a pesare fin troppo anche con le giustificazioni del caso. ESO ha una strada ottima davanti a sé e sarebbe un peccato vederla finire in uno stato stagnante.