Operazione Cuore della notte è il primo raid di The Division 2 a mettere insieme 8 giocatori per affrontare sfide crescenti. La modalità pensata per l'endgame ha subito un rinvio, prima prevista per il 25 aprile, è arrivata solo il 16 maggio in seguito al corposo Title Update 3. Mentre Massive prosegue il bilanciamento e cerca di risolvere gli involontari bug che hanno reso l'IA più scioccamente aggressiva, ciò che ha diviso la community è stato l'annuncio dell'assenza del matchmaking per completare l'attività. Sulle nostre pagine trovate la guida che vi permette di capire le meccaniche dietro ogni step del raid Operazione Cuore della notte.
Come ogni attività di tipo "incursione", notoriamente più impegnative e con nuove e diverse meccaniche rispetto alle missioni storia, molta importanza viene data al gioco di squadra e alle capacità personali di riuscire a relazionarsi con gli altri. Da ciò ne consegue che una stessa attività può essere vissuta da diverse persone in modo completamente diverso a seconda dell'affiatamento o della composizione della squadra. The Division 2 è un titolo che più di altri looter shooter ha rimarcato il concetto di tattica anche se attualmente il meta sembra ancora in fase di assestamento alla ricerca di una tanto agognata varietà di build, in particolare per i ruoli di supporto mentre ormai hanno guadagnato una salda posizione nell'olimpo delle build le soluzioni da DPS con danni agli elite o stack di critico.
Operazione Cuore della notte si è dunque dimostrata un'ottima palestra per infliggere un concentrato di danni non indifferente, aspetto che non è venuto meno nonostante l'introduzione di meccaniche per gli scontri. La proposta Massive ha trovato un suo equilibrio: sparare resta l'attività principale, ma non vengono disdegnati piccoli puzzle. La natura del titolo è ovviamente diversa da Destiny, in cui le fasi sparatutto vengono talvolta abbandonate per elementi platform, ma se avete pratica con il titolo Bungie potreste aver apprezzato ragionamenti e coordinazione per affrontare i boss. Durante la recensione di The Division 2 avevamo un po' accusato l'assenza di meccaniche particolari per affrontare i boss, in modo da renderli distintivi e non ridurre tutto al solo esaurimento della barra energia il più velocemente possibile. Non possiamo quindi che accogliere positivamente i tentativi di Massive di aggiungere un tocco di spettacolarità in più e differenziazione.
Il primo scontro con Boomer ha messo subito in chiaro che senza un'attenta comunicazione e una comprensione dello schema del livello era praticamente impossibile pensare di proseguire. Seppur non innovativo nell'approccio - permane il solito sparare a punti deboli come zaini o pezzi di armatura - l'introduzione di alcuni piccoli elementi come la necessità di utilizzare le mitragliatrici fisse per mandarlo in ginocchio e l'assegnazione del ruolo di aggro a un giocatore hanno reso più vivace lo scontro. La fase successiva ha imposto che la squadra si dividesse in due distinti team alle prese ciascuno con un boss per poi tornare tutti e 8 insieme. La particolarità dello scontro è tutta nella rotazione di buff e debuff indicati da sostanze di diverso colore e dall'interazione con tre diversi pannelli di controllo per squadra da attivare con lo stesso tempismo.
Il terzo incontro si è trascinato fino alla zona Duty Free dell'aeroporto, un'area visivamente più colma di elementi rispetto alla precedente, con un considerevole numero di ripari tra i quali muoversi. La sorpresa è stata rappresentata dal trovarsi di fronte come avversari due robot con caratteristiche complementari: un robot guaritore e un robot votato all'attacco più puro capace di punire con un solo colpo a 360 gradi chiunque si trovasse fuori posizione. Lo scontro si è caratterizzato per essere uno dei più particolari perché bisogna fare danno continuo ai due nemici ma la finestra di danno da non superare è rappresentata da un indicatore rettangolare sopra le barre salute. L'indicatore detta il ritmo dei nostri colpi, il tutto mentre un robot si cura e l'altro ci rende la vita un inferno. Il combattimento si fa incalzante e, anche se non particolarmente difficile da comprendere come svolgimento, richiede concentrazione, un'abilità spesso sottovalutata ma che dopo una lunga sessione di gioco inizia a mancare sempre più.
Dopo i robot potevamo non stupirci più di nulla ma le armi sperimentali della Black Tusk hanno dalla loro l'innegabile vantaggio di potersi spingere oltre ogni concetto di arma convenzionale, in quanto super forza d'élite dotata delle migliori tecnologie e attrezzature. Un Razorback, simile a un blindato ultra corazzato, che si apre e modifica quasi come un Transformer. Il layout della mappa non differisce di molto dal concetto applicato ad altri stage del raid: una parte centrale che attira le attenzioni principali e una fascia più perimetrale che circonda il centro e sul cui sfondo iniziano ad arrivare nemici ed elite intenti a sabotarci. L'attenzione è costantemente divisa tra la presa dei generatori, la distruzione dei punti deboli del Razorback e la pulizia di droni e nemici.
Considerazioni Operazione Cuore della notte
Nel complesso Operazione Cuore della notte è un raid con un livello di sfida elevato, come è giusto che sia per un'attività di fine gioco. Le difficoltà nel portarlo a termine permetteranno però a Massive di capire su quali punti è meglio concentrarsi in fase di ricalibrazione degli elementi di gioco. Secondo noi non è una questione di rendere più semplice il raid diminuendo la resistenza o la forza degli avversari, o aggiungere livelli di difficoltà come fatto per la campagna, quanto di rendere più efficaci gli strumenti in nostro possesso. Sono diverse le abilità che attualmente, in molte attività di gioco, non trovano davvero spazio o le build specializzate in un parametro che non trovano uso rispetto alle ibride. Le modifiche apportate dal TU3 necessitano ancora di tempo per essere assimilate al meglio e con costanti aggiornamenti di bilanciamento la situazione potrebbe cambiare nel breve periodo. Un altro aspetto su cui Massive dovrà puntare molto è la risoluzione di bug, a partire da quello audio che affligge ancora il titolo.
Anche per un titolo come The Division 2, che non fa certo sfoggio di meccaniche puzzle o platform, ci è sembrata equilibrata la presenza tra interazioni con l’ambiente di gioco e focus sul danno da infliggere sparando. La frangia meno hardcore del titolo probabilmente vedrà nel raid un ostacolo insormontabile, ma The Division 2 offre tanti contenuti per diversi tipi di giocatore. Anno 1 è già iniziato con Invasione: Battaglia per D.C. che ha introdotto la fascia del mondo di livello 5, set equipaggiamento e soprattutto la roccaforte di Tidal Basin, un contenuto lontano dalle meccaniche e la difficoltà del raid, ma che ha comunque impegnato giocatori di ogni tipologia. Gli Episodi, che ricordiamo sono aggiornamenti gratuiti, portano con sé nuove missioni e dovrebbero anche introdurre nuove specializzazioni, sperando che sia anche l’occasione per rivedere l’integrazione di tutte le specializzazioni all'interno delle dinamiche normali di gioco.
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