In arrivo il prossimo 15 marzo, The Division 2 è un titolo sul quale Ubisoft e Massive puntano entrambe moltissimo. Non c’è da stupirsi, d’altro canto il primo capitolo –nato da una costola del modello game as service introdotto anche su console grazie a Destiny- è riuscito a superare un primo periodo non molto incoraggiante per poi trovare quella che potremmo definire la sua forma finale diversi mesi dopo la release.
Forte di una community appassionata (ma anche esigente) il publisher francesce rilancia l’offerta con il secondo capitolo, questa volta ambientato a Washington e infarcito di una serie di migliorie che ambiscono a impacchettare un prodotto perfetto sin dal giorno dell’uscita. Non parliamo certamente di un compito facile, ma non per questo infattibile; al contrario, i primi hands-on con The Division 2 ci hanno entusiasmato, nonostante qualche dubbio che, come naturale che sia, non potrà essere fugato prima di aver giocato a lungo la versione finale.
Ad ogni modo, la settimana scorsa siamo volati a Parigi per partecipare ad un evento mediante il quale Ubisoft ha voluto farci provare la parte PvE ed endgame del gioco. Dopo aver potuto giocare il PvP e la Dark Zone, eccoci dunque per raccontarvi come sono le missioni principali di The Division 2 e cosa si potrà fare dopo averle terminate.
Storia e missioni principali
La build che avevamo a disposizione comprendeva alcuni dei contenuti della beta che sarà disponibile da questa settimana, e la nostra sessione di prova era divisa in due: la prima parte dedicata alla storia e alle missioni principali, la seconda invece incentrata sull’endgame. Siamo stati gli unici della stampa italiana a poter giocare The Division 2 su PC, e nonostante non avessimo a disposizione le specifiche del computer, tra poco vi racconteremo comunque il feeling che si ha giocando al titolo di Massive con mouse e tastiera.
Tanto per incominciare, è bene precisare che The Division 2 ricorda in modo piuttosto netto il primo capitolo: dal puro gameplay al motore tecnico, passando per il layout dei menù; non sono molti gli elementi ad essere cambiati in questo senso, piuttosto le novità sono da ricercare nella gestione delle varie attività.
Ambientato nella capitale degli USA sette mesi dopo l’esplosione del virus, questa seconda iterazione del brand non si perderà molto in preamboli, piuttosto tenterà di metterci da subito al centro delle vicende. Dopo aver assistito ad un breve prologo, ci siamo dunque immersi nell’azione che The Division 2 ha da offrire, avendo a disposizione una buona parte della mappa e conseguenti quest. Per questioni di tempo, ci siamo concentrati sugli incarichi principali, che oltre a mettere in luce una certa somiglianza con The Division “1”, hanno evidenziato anche come il team di sviluppo abbia riposto più attenzione nella caratterizzazione dei personaggi e nella regia delle scene che potremmo quasi definire d’intermezzo.
Altro elemento interessante è la cura del design degli interni degli edifici, migliorato rispetto al passato e ora capace di offrire scenari più dettagliati e per questo immersivi. A fare da contorno alla storia ci saranno delle side quest piuttosto classiche, oltre a nuovi compiti che ci chiederanno di liberare dalle truppe nemiche dei palazzi che potranno poi essere utilizzati dagli abitanti e dalla Divisione come campo base. Non abbiamo grandi informazioni sulla progressione del personaggio nel corso dell’avventura, ma certamente l’impressione è che nonostante The Division 2 mantenga un approccio dallo stampo estremamente ruolistico – ne parleremo in seguito – non rinunci alla varietà e al ritmo. In circa due ore siamo riusciti a completare le missioni storia, sbloccare qualche safe zone e svolgere qualche side quest: nel complesso, come detto in apertura, l’esperienza è stata costruita sulle basi del predecessore, ma riesce comunque a stimolare il piacere della scoperta, grazie ad un ecosistema che parrebbe essere piuttosto profondo.
Endgame e Invaded Mission
Dopo una breve pausa, torniamo alla nostra postazione e troviamo il personaggio potenziato a regola d’arte e pronto per affrontare la parte relativa all’endgame. Anche in questo caso, abbiamo potuto solamente sbirciare la mappa delle attività nel corso della presentazione, e siamo riusciti a carpire qualche dettaglio che sicuramente farà piacere ai giocatori più hardcore. Una volta aver raggiunto il massimo livello e aver scelto una delle tre specializzazioni disponibili tra Sharpshooter, Survivalist e Demolitionist, ecco che il nostro personaggio avrà accesso a tutta una serie di nuove dinamiche prima inutilizzabili.
In primis abbiamo la signature weapon, ovvero l’arma dedicata alla singola classe, che sarà aggiunta all’inventario e godrà di munizioni specifiche che, almeno per ora, sembrano avere un drop piuttosto basso. In riferimento all’elenco delle specializzazioni citato poc’anzi, abbiamo un fucile da cecchino calibro 50, una balestra e un lancia granate. Oltre a queste, ovviamente, si potrà lavorare molto sulla costruzione della build, andando a perfezionare ogni singolo aspetto. Se alla parte puramente statistica abbiamo dedicato circa una mezz’ora di questa seconda porzione di gioco, le Invaded Mission sono state invece la nostra priorità. Si tratta di missioni della storia principale che a rotazione verranno invase dalla Black Tusk, una fazione che arriverà solo sul finale del gioco e che sicuramente ci metterà in grande difficoltà. Queste missioni, dicevamo, cambiano quindi solo “forma” nella tipologia di nemici che fronteggeremo e nel loot che ricaveremo da questi scontri. Non avendo un termine di paragone diretto con la missione “base”, possiamo limitarci a dire che quest’incarnazione più impegnativa delle stesse è realmente competitiva e impossibile da fronteggiare a cuor leggere. Il gameplay ragionato e basato sulle coperture di The Division 2 richiede coordinazione e studio in sede di costruzione e assemblaggio del team e delle rispettive build. Cimentarsi in queste Invaded Mission senza il giusto mindset potrebbe essere letale.
Oltre a queste, il team di sviluppo ci ha voluto assicurare che i raid a otto giocatori arriveranno nelle settimane immediatamente successive al lancio, e che un’altra attività sulla quale dovremmo porre la nostra attenzione sono le Roccaforti, che saranno i campi base delle fazioni nemiche (quattro in totale) che saremo chiamati ad affrontare per poter avere il dominio del territorio. Purtroppo, non abbiamo potuto neanche dare una sbirciatina a questa speciale tipologia di missioni, ma le premesse sembrano intriganti.
Prima di raccontarvi cosa ci è piaciuto e cosa no, terminiamo con un breve focus sul post-lancio: gratuito per tutti, comprenderà tre grandi espansioni, che tra le altre cose sanciranno anche l’arrivo di tre nuove specializzazioni, le cui informazioni ad oggi sono come giusto che sia top secret. Massive si gioca molto con The Division 2, e “il season pass gratuito” è una mossa molto interessante, ma che dovrà essere gestite con grande consapevolezza.
Le nostre impressioni
Partiamo da una certezza: The Division 2 è sicuramente un titolo ambizioso e con qualità importanti, questo possiamo dirvelo con tranquillità in quanto in questi mesi lo abbiamo provato diverse volte, ognuna delle quali ci ha lasciato sensazioni positive. L’altra faccia della medaglia però parla di un titolo molto fedele al suo predecessore, e con un approccio ruolistico (da gioco di ruolo) piuttosto predominante. Spieghiamoci meglio: con tutti i suoi numeri, attributi, valori numerici e possibilità The Division 2 richiede uno studio piuttosto approfondito per essere padroneggiato al meglio. Siamo di fronte al classico “Easy to play, hard to master” che da una parte potrebbe rappresentare un sogno che diventa realtà per la community hardcore, ma dall’altra una bella gatta da pelare per i giocatori più spensierati. Nonostante questo, però, la formula di gioco è rodata e ora potenziata di elementi che di primo acchito sembrano capaci di aggiungere opzioni e possibilità, soprattutto per quanto riguarda l’endgame.
Il duello con il suo diretto concorrente, Anthem, The Division 2 parrebbe volerselo giocare sul campo della profondità e della qualità dei contenuti: se EA e BioWare sembrerebbero aver confezionato un titolo più immediato, Massive al contrario vuole far leva su una produzione abbastanza complessa e per questo estremamente appagante. Altra discriminante potrebbe essere l’ambientazione, ma questo è un fattore piuttosto soggettivo. Certo è che Washington ha il suo fascino e mischia sapientemente ambienti urbani ad altri spazi più aperti, sempre realizzati con grande cura.
Provando a dipingere un quadro mentale piuttosto chiaro, The Division 2 sembrerebbe avere tutte le carte in regola per fare bene: un PvP ben amalgamato, un PvE in grado di accompagnarci verso un endgame ricco e una progressione e costruzione del personaggio varia e impegnativa. Anche il comparto tecnico (vi ricordiamo che l’abbiamo provato su PC) è solido, fluido e capace di mettere in risalto l’ambientazione. Volendo fare ancora l’esempio di un diretto concorrente, Destiny 2 ha fallito con il pubblico PC per svariati motivi, The Division 2 ha invece le potenzialità per incontrare le necessità sia dei player console che PC.
Rimangono da testare molti aspetti, approfondirne di altri e scoprirne di nuovi, certo è che il duello dei game as service ha indubbiamente un altro pretendente di grande valore, pronto a far valere tutte le sue ragioni. Non mancheremo di raccontarvi ogni dettaglio di The Division 2 non appena avremo fra le mani la versione completa, nel frattempo però se avete amato il primo capitolo o se siete incuriositi dalle novità di questo secondo, segnate con un pennarello indelebile il prossimo 15 marzo sul vostro calendario.