The Centennial Case: A Shijima Story | Recensione
La nostra recensione di The Centennial Case: A Shijima Story, il nuovo titolo in FMV di Square Enix disponibile dal 12 maggio.
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a cura di Francesca Sirtori
In sintesi
La nostra recensione di The Centennial Case: A Shijima Story, il nuovo titolo in FMV di Square Enix disponibile dal 12 maggio.
Quando si parla di commistione tra il mondo del cinema e quello videoludico in maniera sempre più pressante ed evidente, si fa un discorso piuttosto ampio e complesso per le caratteristiche ormai evidenti da tempo nei prodotti videoludici. Che si tratti di selezione di attori che entrano in questo mondo, come nel caso di Cyberpunk 2077 o in maniera differente, ma interessante, come in Beyond: Two Souls, o di tecniche stilistiche di realizzazione, l'unione e le influenze si fanno sentire. Se ricordate il titolo Erica del 2019, torniamo ora con The Centennial Case: A Shijima Story in un nuovo prodotto firmato Square Enix e dal gusto cinematografico, ma non senza pecche.
The Centennial Case: A Shijima Story, una storia che attraversa il tempo
Nato sotto la direzione di Koichiro Ito, già presente nella realizzazione di Metal Gear Solid V, e con Yasuhito Tachibana, firma di The Naked Director su Netflix, e qui direttore della fotografia e sceneggiatore, il titolo ci propone una storia che si sviluppa nell'arco di tre epoche diverse, indagando su una serie di omicidi avvenuti negli anni 1922, 1972 e 2022, ogni cinquant'anni. Il tutto presenta come comune denominatore la storia della famiglia Shijima, piena di segreti, dove l'iniziale scoperta di uno scheletro sotto un albero di ciliegio nel giardino di casa è il motore propulsore delle investigazioni di The Centennial Case: A Shijima Story.
La giovane Haruka Kagami è una scrittrice di romanzi gialli, e in linea con questa sua passione si ritrova a indagare su questa fitta trama di intrighi che la conducono a conoscere anche Eiji Shijima, ricercatore in campo medico. Proprio quest'ultimo le chiede di aiutarlo a comprendere cosa si nasconde dietro il ritrovamento di questi scheletri, portando il giocatore a percorrere una timeline della storia giapponese dell'ultimo secolo, in maniera parecchio verosimile per via anche della definizione "Pandemia di Covid-19" nell'anno 2019.
Gioie e dolori di un'avventura senza grinta
Da quanto si può evincere da questi primi accenni alla storia, il mistero è il tratto distintivo di questo titolo, dove diversi attori giapponesi recitano come in un film nel tentativo di dipanare le fila di questa avventura che si radica nel tempo. Non manca nemmeno l'elemento soprannaturale, quasi fisiologicamente accompagnatore dei tratti mistery, evidente nelle ricerche dei protagonisti. Il perno narrativo è non a caso il Tokijiku, ossia un frutto mitico ritenuto in grado di portare alla vita eterna, mentre cerchiamo di risolvere ogni episodio nelle sue tre fasi costitutive: il caso proposto, la deduzione e la conseguente risoluzione, restituendoci un gameplay abbastanza coinvolgente, grazie all'unione di immagini reali ed enigmi da risolvere, ma non del tutto convincente.
I "dolori" infatti di questa produzione non sono di poco conto, a partire dalla ricontestualizzazione dei personaggi, dove basta far cambiare loro l'apparenza estetica e il contesto e senza approfondire realmente quanto accade attorno a loro circa la situazione socio-politica in corso. Se gli spunti dati dalla storia giapponese sono tanti, non vi è una piena capacità di approfondire ad esempio il mondo in cui si dipanavano gli omicidi e i casi presentati nella vicenda, rendendo il tutto piatto e slegato quasi da quanto lo circonda, un minus reso ancora più evidente da un cast mai variato, a prescindere dalle epoche storiche presentate. Lo stesso attore impersona dunque diversi personaggi, rendendo la narrazione quasi surreale e poco credibile agli occhi di chi si approccia a questo gioco e che non consentono di caratterizzare davvero i vari protagonisti, senza dimenticare che alcuni volti del cast si dimostrano non del tutto adatti nella loro recitazione, per la loro estrosità rispetto al personaggio che interpretano.
Da un punto di vista di svolgimento del gameplay, accanto alla presenza del cast sopracitato, abbiamo a che fare con tre fasi necessarie per svelare il colpevole, come accennato poc'anzi, e si comincia proprio dalla visualizzazione di un filmato che racconta la storia di un omicidio, con indizi da poter sfruttare solo in fase successiva per ricostruire l'accaduto e arrivare alle deduzioni. Non è sempre facilissimo arrivare alla soluzione del caso, in quanto non tutte le vie papabili sono corrette, dunque viene richiesta una buona combinazione di elementi al fine di ricostruire una storia coerente e che possa effettivamente corrispondere alla realtà dei fatti. A tal proposito, siamo supportato da una interfaccia della Deduzione composta da esagoni dove inserire gli indizi nel giusto ordine, con l'obiettivo di rispondere con varie ipotesi alle domande che la scrittrice-detective costruisce.
Un caso secolare, ma non nella durata e nel coinvolgimento
Per tirare le somme, dobbiamo evidenziare i problemi principali di The Centennial Case, un titolo che non si dimostra particolarmente longevo (per quanto sia un mistery), a partire dalle sessioni video, in quanto la raccolta degli indizi si dimostra lunga e automatica, dunque non siamo nemmeno spinti a tornare sulle sequenze per recuperare dei dati che potrebbero esserci sfuggiti. Inoltre non abbiamo nemmeno la possibilità di interagire, né di scattare foto alle sequenze, spesso e (non) volentieri, fatto salvo per qualche rara selezione di linee dialogiche, ma non cruciali nello svolgimento delle vicende. Non si entra nemmeno nel dettaglio dei personaggi protagonisti da un punto di vista identitario, senza spiegare quale sia il loro profilo psicologico e rendendo il tutto nuovamente piatto e con pochi dettagli di contesto.
Un altro aspetto fondamentale che non ci ha convinto è la mancanza di legame tra due sessioni dei casi, ossia la prima, il Caso, e quella finale, la Deduzione, rendendo lo svolgimento quasi fittizio e senza una corretta pregnanza. Il terzo e ultimo momento è infatti, in teoria, il più interessante e stimolante, qui però non si possono prendere in considerazione eventuali forze soprannaturali, nonostante facciano parte della narrazione, e possiamo dare spiegazioni solo a partire dagli indizi a disposizione. In generale, il livello di attenzione generato dalle storie risulta sufficiente per mantenere l'interesse del giocatore, ma non si configura di certo come un'esperienza imprescindibile e indimenticabile, per quanto ci sia il tentativo, fino a un certo punto, da parte del developer.
Voto Recensione di The Centennial Case: A Shijima Story
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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buona qualità grafica...
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distinzione netta delle fasi dei casi da risolvere...
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cast originale giapponese...
Contro
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...ma scarsità di approfondimento nello storytelling
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...forse un po' troppo, risultando slegati tra loro
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...ma non differenziato nelle narrazioni tra epoche distinte
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scarsa longevità
Commento
Poteva essere un'ottima occasione per Square Enix, quella offerta da The Centennial Case: A Hijima Story, per portare sulle nostre piattaforme un'offerta diversificata e innovativa, ma la ventata di originalità è mancata. Privo di mordente, questo titolo tenta malamente di coinvolgerci nella doppia veste di giocatori e spettatori, restituendo un concept genericamente poco approfondito, un cast di attori che non si diversifica a seconda delle situazioni e contesti piatti, oltre a situazioni slegate tra loro. Un titolo che sembra necessitare ancora di qualche ridefinizione e di aggiustamenti difficilmente accettabili nella sua versione di lancio.