Terminator: Resistance | Recensione
Sembra che siamo destinati a soccombere al futuro delle macchine di Skynet, che tornano in Terminator: Resistance per terminare le nostre console.
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a cura di Massimo Costante
Senior Editor
In sintesi
Sembra che siamo destinati a soccombere al futuro delle macchine di Skynet, che tornano in Terminator: Resistance per terminare le nostre console.
Nel pieno della sperimentazione degli anni ’80, tra horror e film d’azione dalle trame inverosimili, abbiamo vissuto una vera e propria invasione di robot. Ma i primi due Terminator di James Cameron, ancora oggi, restano per certi versi davvero inarrivabili e attuali più che mai. Dopo diversi ritorni al cinema – più o meno fortunati -, il 2019 è senza dubbio quel “I’ll be back” pronunciato dal T-800, con il ritorno di Cameron in Terminator – Destino Oscuro recensito su queste pagine e di un nuovo tie-in tutto da giocare con questo Terminator: Resistance. Riusciremo a sopravvivere al giorno del giudizio?
Va bene. Siete pessimisti ed è comprensibile. Magari perché, storicamente, i tie-in, ovvero quei videogiochi tratti da una pellicola cinematografica, non hanno mai avuto una degna trasposizione videoludica, e mi piacerebbe dirvi che stavolta ci siamo. Ma non lo farò e vi dirò che avete fatto bene ad essere pessimisti, nonostante Terminator: Resistance, gode della scia cinematografica della pellicola ancora nelle sale, ma pur non trattandosi di un vero e proprio tie-in e avendo una storia originale, non riuscirà a rendere giustizia a questa particolare e sfortunata categoria di videogiochi. Non stavolta e vi spiego perché.
Stando a vedere cosa ci propone il plot narrativo originale di James Cameron, l’epopea di Terminator ha tutti gli elementi degni di stare in un videogioco: un sistema informatico che acquisisce una coscienza e che si ribella all’uomo, un “giorno del giudizio” dove le macchine ribelli bombardano la Terra e, infine, un esercito di superstiti che provano a combattere le macchine con ogni mezzo…perfino con dei viaggi nel tempo, con lo scopo di scongiurare sul nascere la minaccia della pericolosa intelligenza artificiale di Skynet. Per evitare un paragone con qualunque altro film del franchise, il team di sviluppo Teyon (quei bravi ragazzi tristemente noti per aver sviluppato alcuni anni fa Rambo – The Videogame) ha scelto una trama nuova di zecca (si fa per dire eh… in un prodotto con scritto Terminator non si possono cambiare poi molte cose n.d.r.) e un approccio decisamente coraggioso che ricalca alcuni dei videogiochi più riusciti degli ultimi anni.
Il giorno del giudizio è arrivato. Avevate dubbi?
È stato tutto inutile. Il povero John Connor, Sarah Connor e tutti coloro che si sono succeduti dopo questi storici personaggi, non sono riusciti ad evitare la guerra tra uomini e macchine ribelli. Anche in questo Terminator: Resistance gli umani sono raggruppati in piccoli gruppi di resistenza e portano avanti una guerra che è ambientata esattamente trent’anni dopo Terminator 2: Il giorno del giudizio. Skynet sembra ormai avere il dominio assoluto, ma i leader della resistenza non si arrendono, e nelle loro fila abbiamo anche il nostro protagonista Jacob Rivers.
Come un grande classico, noi siamo la recluta di turno che segue il gruppo della resistenza con un destino speciale tutto da scrivere… o almeno questa è l’illusione piuttosto limitata che vogliono imprimere gli sviluppatori, come vedremo tra poco. A rendere ancora più misterioso il nostro cammino ci sarà l’Estraneo, un uomo misterioso che ci guiderà nella battaglia, rivelandosi uno scrigno di sapere su tutto ciò che riguarda la guerra scatenata da Skynet. Abbiamo apprezzato una trama originale, ma anche i tentativi – fatti con estrema discrezione – di concatenarla con alcuni eventi topici dei primi due film, che non vi riveliamo per non rovinarvi le citazioni in argomento.
Nel corso della storia, ci viene data la possibilità di compiere delle scelte, che si limitano ad essere piccoli bivi narrativi che non fanno altro che sbloccare alcune scene extra, ma che fondamentalmente non cambiano l’evoluzione della storia. Uno degli aspetti implementati e coinvolti da queste scelte sono i rapporti con i vari protagonisti della storia e la conquista o meno della loro fiducia. Il grado di fiducia crescerà grazie al compimento di una serie di missioni secondarie, quasi tutte esonerate da specifici combattimenti, se non quelli emergenti con i vari ragni robot, o HK di vario tipo, e volte alla ricerca di rifornimento, medicinali o informazioni sensibili.
Ma ci duole ammettere che non essendo già utili al proseguimento della trama e non introducendo una valida alternativa agli scontri a fuoco con i Terminator, queste missioni si riducono ad un continuo cerca-e-trova abbastanza prolisso e noioso dopo averne affrontato le prime 3-4.
Fucile al plasma? Hasta la vista baby!
Terminator: Resistance sarebbe sparatutto in prima persona senza tanti fronzoli, ma le dinamiche messe in opera dal team Teyon, lo fanno assomigliare a action-stealth piuttosto basico. Nonostante la guerra scatenata da Skynet e lo scenario apocalittico costellato di macerie, infatti, sono rare le scene particolarmente concitate degli scontri a fuoco. Soprattutto nelle fasi iniziali, dove non avendo la disponibilità di armi sofisticate per abbattere i robot, dovremo improvvisarci come dei Solid Snake alle prime armi. Ci basterà nasconderci dietro i rottami delle autovetture, dietro dei muri, insomma riparandoci dietro a qualunque elemento balistico per non farci scoprire dai robot (robot sprovvisti di radar o sensori a raggi X? Bah. N.d.r.). Se strisciare silenziosi come dei serpenti non rientra nelle vostre tattiche di guerra, sappiate che l’alternativa del “piccolo guerrafondaio” è contemplata e si chiama fucile al plasma.
Infatti, ciò che ci ha stupito maggiormente dell’approccio di Teyon è stato un gameplay davvero scarsamente calibrato in termini di sfida: si passa da un approccio stealth praticamente obbligato delle prime tre ore di gioco, a uno sparatutto da luna park dove siamo praticamente invincibili grazie alla dotazione del fucile al plasma. L’intelligenza artificiale dei Terminator, inoltre, non fa altro che renderci tutto più facile, poiché oltre a non individuarci nelle immediate vicinanze (basta un buon riparo visivo), la loro offensiva è piuttosto bassa e inconsistente rispetto alla nostra. Molto divertente all’inizio, ma scade nella noia poco dopo, azzerando il livello di sfida.
A rendere le cose ancor meno interessanti ci pensa lo schema ridondante delle missioni, che mette in scena un percorso da seguire attraverso gli indicatori – leggasi obiettivi – da raggiungere ingaggiando le macchine che ostacolano il nostro cammino. E le aree da esplorare sono anche piuttosto limitate a dispetto dello scenario proposto in modo illusorio e fortemente limitato da rottami che mascherano barriere invisibili e in definitiva percorsi predeterminati.
Come vi abbiamo anticipato in qualche paragrafo prima, Terminator: Resistance prova a introdurre alcune meccaniche vincenti in altri titoli noti, come The Last of Us o gli ultimi capitoli di Tomb Raider, per rendere l’idea. Parliamo delle meccaniche di crafting con i tessuti, le armi e i pezzi di memoria di Skynet che troveremo nel corso della nostra avventura, che permettono di aumentare il livello del nostro Jacob e aumentare anche le capacità di scassinamento delle porte o di hacking dei dispositivi. Per quanto riguarda il potenziamento delle armi, Jacob è protagonista di un ulteriore minigioco, dove dovrà far combaciare una serie di chip per implementare la potenza di fuoco o la precisione.
Si tratta di espedienti sicuramente non originali, ma che almeno riescono a donare un pizzico di varietà al piattume delle missioni.
I’ll be back. Purtroppo.
Nel 1984 quando uscì il primo Terminator e nel 1991 con Terminator 2 – Il giorno del giudizio, si tracciarono nuovi standard per quanto riguarda la resa degli effetti speciali, soprattutto nella seconda pellicola. Vedere oggi un videogioco che porta il nome di Terminator e scadere proprio in termini visivi è una doppia sconfitta.
Purtroppo Terminator: Resistence offre un comparto grafico sicuramente sotto la media, con scenari ben realizzati, ma con pochi elementi e spesso troppo ripetuti, mentre i modelli utilizzati sembrano rifarsi almeno alla scorsa generazione. Ancora i colpi sparati che non si capisce bene dove vadano a segno e una scarsa varietà dei nemici, rendono l’esperienza di gioco davvero poco soddisfacente.
Dal punto di vista sonoro le cose migliorano un po’, con un buon doppiaggio in inglese – presenti i sottotitoli in italiano – ed effetti sonori per gli spari e le esplosioni di buon livello, con una ciliegina sulla torta per quanto riguarda i motivi musicali, forti anche di alcuni rimandi al tema originale.
Un punto guadagnato per le nostre orecchie dunque, e se vogliamo anche per i fan più sfegatati che riconosceranno nel corso delle 8 ore di gioco (durata della campagna principale, senza quest secondarie che portano a circa 10 ore totali) alcuni riferimenti iconici dei primi due film, oltre a poter godere di un voucher che dà diritto a un fumetto esclusivo (formato digitale, in lingua inglese) sulla piattaforma dell’editore americano Dark Horse. Un graditissimo omaggio che farà la gioia degli amanti dei fumetti e della serie.
Terminator: Resistance non riesce a far brillare il franchise, seguendo un po’ la sorte di tutti i titoli ispirati alla creatura di James Cameron, pur avendo nel proprio arco delle frecce che permetterebbero uno sviluppo degno del nome che porta. La trama è convincente, ma in termini di gameplay rischia di annoiare presto con un livello di sfida basso e ripetitivo, che associato a un level design davvero mediocre e un comparto tecnico sotto la media relegano il titolo come consigliato ai soli fan più accaniti. Gli altri lascino perdere quest’occasione mancata.
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Voto Recensione di Terminator: Resistance - PlayStation 4
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Un buon complemento alla storyline originale;
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- Una volta equipaggiato il fucile al plasma sarete invincibili!
Contro
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- Scarso livello di sfida dettato da un level design mediocre e da una IA quasi inesistente;
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- Tecnicamente, sembra un titolo della scorsa generazione;
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- Longevità minata da una scarsa durata e dalla ripetitività delle missioni.
Commento
Terminator: Resistance arriva in un periodo strategico fatto da continui remake e produzioni che rimandano agli anni ’80, trainato anche da Terminator: Dark Fate ancora nelle sale cinematografiche. Purtroppo, il nuovo titolo sviluppato dal team Teyon gioca male le sue carte, proponendo un FPS dalla scarsa personalità che prova ad attingere da altri lavori di successo, senza risultati esaltanti. La storia si concatena bene col canone cinematografico, ma un gameplay poco ispirato fatto da missioni ripetitive con un basso livello di sfida e un comparto tecnico sotto la media, decretano un risultato insoddisfacente. Solo il fascino dell’inesorabile dominio di Skynet e il leggero citazionismo delle pellicole originali, potrebbero fare la gioia dei fan più sfegatati, che potrebbero valutare l’acquisto non appena calerà di prezzo.