La serie Tales of potremmo considerarla uno dei molteplici specchi del Final Fantasy di Square Enix. In un certo senso ne incarna le caratteristiche principali, portando con sé una direzione artistica riconoscibile e delle storie uniche per ogni capitolo. La serie di jrpg di Bandai Namco è poi altrettanto longeva, con il primo capitolo uscito in era Super Nintendo, nel 1995 (almeno in Giappone).
Tales of Symphonia, uscito su Gamecube nel 2004, permette però di tracciare un altro parallelismo curioso tra le due serie. Non esagero se dico che questo capitolo è stato per la serie ciò che Final Fantasy 7 è stato per Final Fantasy, uno spartiacque importante che ha segnato l'ingresso della serie nel 3D e ne ha allargato il suo pubblico.
Tales of Symphonia viene generalmente considerato come uno dei capitoli più belli della serie, che proprio come Final Fantasy ha subito negli anni degli importanti cali di apprezzamento. Symphonia non ha mai visto calare il proprio apprezzamento tra gli appassionati, e a vent'anni di distanza è quasi lecito chiedersi se l'esperienza riesca ancora a tenere alto il suo nome, al di fuori del suo contesto storico e di una patina di nostalgia a cui è impossibile rinunciare. Una domanda che mi sono posto giocando in anteprima Tales of Symphonia Remastered, una riedizione per Nintendo Switch, Playstation 4 e Xbox One.
Una storia senza tempo
Tutto ha inizio in un piccolo villaggio, dove il giovane Llyod, Colette e Genis seguono quella che sembra essere una lezione di storia. Il Sylvarant è stato più volte infiammato dalla guerra, ma un trattato di pace con i Desiani sembra aver ristabilito l'ordine, riportando il livello del mana del mondo al suo stato originale.
Impossibile non guardare a questo racconto con un po' di tenero imbarazzo, perché nella sua bellezza Tales of Symphonia offre una narrazione che oggi definiremmo quasi ingenua, per la sua semplicità. In qualche modo è vero, non offre chissà quali spunti e non sarebbe difficile guardare ad altri esponenti del genere e tracciare qualche parallelismo. Eppure, Tales of Symphonia Remastered mi ha gettato in quello che definirei un classico senza tempo.
C'è il protagonista eroico, i suoi amici e la ragazza che dovrà proteggere, in questo caso Colette, per riuscire a purificare il mondo. Per farlo dovrà raggiungere diversi templi, e accedere ai poteri della stirpe degli angeli. Ecco, so che avrete già vissuto questa storia altre mille volte, ma ancora oggi il grande merito di Tales of Symphonia è di riuscire a raccontarsi attraverso un cast carismatico e riconoscibile (anche con un adattamento animato!). La scrittura è quella che è, così come le performance dei doppiatori dell'epoca, ma non è difficile capire perché questo capitolo sia rimasto così ben considerato nel corso degli ultimi vent'anni.
Il caro vecchio Tales of
Nell'aver fatto da blueprint per i successivi capitoli in 3D, Tales of Symphonia Remastered non è invecchiato così male. Il combat system resta (almeno alle basi) quello tipico della serie, con scontri in tempo reale da affrontare in "arene" separate dal mondo di gioco. Oltre all'attacco semplice di Llyod, sarà possibile equipaggiare svariate tecniche, e associarle ad un tasto. Tendenzialmente, si tratta di combinazioni di tasti che sfruttano la direzionalità dell'analogico.
Non mancano associazioni più tradizionali, come quelle sui tasti dorsali, ma la maggior parte del tempo la passerete prendendo confidenza con questo tipo di layout di comandi. Non manca una parata, particolarmente indicata contro i nemici più coriacei. Anche qui il tempismo è fondamentale, perché l'aspetto dell'esperienza che più sente il peso degli anni è la generale fluidità dell'azione. Tales of Symphonia Remastered è abbastanza rigido e poco reattivo, ma è il chiaro limite di approcciarsi ad un'opera del 2004 con gli standard odierni.
La difficoltà tende verso l'alto, soprattutto nell'inspiegabile carenza di oggetti curativi nelle ambientazioni o nei drop, che porta ad un'oculata gestione delle risorse per sopravvivere. Insomma, un'esperienza d'altri tempi. Fortuna che c'è la possibilità di creare deliziosi (e utili) manicaretti, sfruttando i materiali ottenuti in giro. Nonostante la rigidità dell'esperienza, spesso e volentieri enfatizzata da un'interfaccia invecchiata piuttosto male, il combat system funziona ancora alla grande.
Il sistema di battaglia a movimento lineare è sufficientemente dinamico (e caotico) per mascherare i suoi limiti. Sostanzialmente si combatte un nemico alla volta in tempo reale, in linea retta (ma è possibile cambiare rapidamente obbiettivo), con gli altri membri del party a dare manforte. C'è la possibilità di impostarlo semi-automatico o manuale, dando ai personaggi secondari ordini attraverso il menù o stabilendo le loro tattiche, suggerendo loro in che modo agire o che azione prediligere. Non sarà un sistema complesso come quello dei Gambit di Final Fantasy 12, ma per un gioco del 2003 fa il suo sporco dovere.
Una rimasterizzazione pigra
Nell'attraversare la world map 3D di Tales of Symphonia Remastered, e nello scontrarmi con le ombre nere che rappresentano i nemici su di essa, mi sono reso conto di quanto tempo sia passato da quel 2003. La grafica non è sempre importante, e questo è un dato di fatto sacrosanto che potremmo dare per assodato nel mondo dei videogiochi. Ma quando un'operazione di restauro si scontra con gli evidenti limiti dell'opera che vuole "ricostruire", sarebbe intellettualmente onesto capire se quell'opera ne giova davvero.
Ciò che cerco di dire è che rigiocare - o farlo per la prima volta, ancora meglio - Tales of Symphonia attraverso questa Remastered rischia di minare quella che è l'anima del gioco originale. L'operazione di Bandai Namco è riuscita decisamente a metà, proponendo al pubblico un titolo che sente tutto il peso degli anni che porta. Ancora più rispetto alla versione originale, che su Gamecube girava a 60 fotogrammi al secondo e qui, purtroppo, solo a 30.
Senza scomodare il codice sorgente perduto dell'originale però, questa remastered è piuttosto sporca sotto diversi aspetti. Il doppiaggio è di bassa qualità, e su un sistema moderno mostra tutti i suoi anni, con voci graffiate e una pulizia audio insufficiente. L'interfaccia soffre allo stesso modo, così come le famose scenette di dialogo tra i personaggi nell'overworld. Queste sono grezze e mostrano evidenti scalettature dell'immagine. Va un po' meglio nel restauro dei modelli poligonali e delle ambientazioni, effettivamente ripulite e con una maggiore definizione. L'effetto è molto piacevole, nonostante la limitatezza poligonale del gioco.