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System Shock | Recensione - L'ottimo remake di un cult immortale

System Shock è il remake del leggendario FPS narrativo del 1994 prodotto da Warren Spector e diretto da Doug Church.

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Chi ha iniziato a giocare seriamente negli '90 non può certamente non ricordarsi di System Shock, titolo di Looking Glass Technologies e pubblicato dalla Origin Systems che riscosse un accoglienza tiepida dal pubblico, ma che con il passare del tempo divenne un vero e proprio cult immortale, grazie soprattutto al suo labirintico level design e una componente narrativa di assoluto livello.

Non per altro, l'opera di Warren Spector e Doug Church può essere considerata una delle prime produzioni FPS narrative di sempre, capace di dare vita a una storia affascinante galvanizzata da un gameplay moderno e stratificato.

Non era facile, quindi, a distanza di 30 anni far rinascere il brand, in particolar modo considerando l'enorme quantità di giochi usciti nel mentre con le stesse particolarità, ma Nightdive Studios e Prime Matter non solo ci hanno provato, bensì ci sono persino riusciti con un remake capace di avere un'anima propria e di mantenere intatte le caratteristiche che hanno reso celebre l'originale System Shock.

System Shock e SHODAN

La vicenda ci immedesima nei panni di un hacker intento ad accedere ai dati riservati della Cittadella, una stazione spaziale di proprietà della TriOptimum. Il tentativo però fallisce, portandoci a essere catturati dalle guardie e portato dal CEO della corporazione, Edward Diego, che ci promette di liberarci e donarci un impianto neurale militare, al netto di effettuare un hacking sull'intelligenza artificiale della base, SHODAN.

L'operazione ha successo e una volta ricevuto l'impianto veniamo messi sotto sonno criogeno per circa 6 mesi, dove al nostro risveglio ci rendiamo conto che l'intera Citadel Station è caduta sotto il volere di SHODAN, che ha massacrato buona parte dei dipendenti e trasformato in cyborg i restanti. La componente narrativa di System Shock è ancora oggi molto amata, sia per via di un'ambientazione eccezionale sia per il suo antagonista. SHODAN è, infatti, disturbante: ci tiene sempre sotto controllo e le sue intenzioni sono decisamente inquietanti.

Ciò che ha reso memorabile il gioco è senza dubbio la volontà degli sviluppatori di non dare nessun tipo di indicazione al giocatore, sta infatti noi capire come procedere, magari ascoltando messaggi audio o leggendo email. La stazione ha svariati livelli e sistemi di sicurezza e il gioco è completabile in modi abbastanza differenti in maniera molto simile a quanto visto con Talos-1 in Prey, anche se con le opportune distinzioni.

Non chiamatelo Immersive Sim

Ciò che è importante ribadire è che System Shock non è un Immersive Sim. A volte si tende a cadere in questo errore per via del seguito sviluppato da Ken Levine, che invece era a tutti gli effetti appartenente al genere di cui fanno parte Deus Ex o i già più moderni Dishonored e per l'appunto il già citato Prey.

L'originale gioco di Origin Systems e l'attuale remake sono più degli FPS narrativi sulla falsariga di Bioshock, dove le meccaniche da sparatutto in prima persona incontrano sì incroci con altri generi, ma tendono a concentrarsi per lo più sulla storia e i suoi sviluppi. I combattimenti risultano comunque preponderanti e che siano all'arma bianca o tramite fucili, c'è sempre molta azione su schermo. Da questo punto di vista posso affermare di essere rimasto molto soddisfatto dalla qualità del gunplay e, pur non essendoci un ADS (aim down sights), la tipica mira inserita in quasi tutti gli FPS moderni, risulta molto godibile, anche se devo ammettere che non sono particolarmente convinto dell'impatto dei colpi sui nemici. Ho infatti riscontrato quell'effetto spugna tanto detestabile in questa tipologia di videogiochi. Niente che possa compromettere l'esperienza, ma in certi momenti risulta poco comprensibile capire se il nemico è stato colpito oppure no.

A ogni modo, nonostante ci siano molte sparatorie, non significa che il gioco sia effettivamente un shooter puro, anzi, al contrario gli approcci agli scontri sono diversificati e spetta solo a noi capire come agire in determinate situazioni. Per farvi un esempio, un gruppo di robot può essere attirato in un punto specifico, così da potergli lanciare una granata a impulsi per disattivarli e successivamente eliminarli con un esplosivo. Chiaramente la varietà di nemici è vasta e ognuno ha delle debolezze specifiche che possono essere sfruttate per avvantaggiarci.

A dar prova della volontà dell'esperienza di farci ragionare strategicamente è il nostro inventario, che non permette di portare tutte le armi presenti su Citadel Station, di conseguenza costringe a valutare con estrema attenzione cosa potenziare e che tipologia di armamento sfruttare, così come eventuali valutazioni su quali granate e oggetti secondari tenere nel nostro "zaino virtuale". Tutto ciò che è inutile e superfluo è infatti convertibile in scarti, i quali possono poi essere poi tramutati in crediti per acquisire munizioni o degli upgrade per le nostre armi o ancora per ottenere cerotti di potenziamento temporaneo per le nostre abilità fisiche.

Tutto ciò rende l'esplorazione primaria e se non ci si impegna nel cercare in ogni singola cassa o magazzino, potremmo rischiare di dimenticarci qualche equipaggiamento utile che potrebbe anche salvarci la vita. Anche gli stessi audio-log diventano necessari per scovare codici segreti o scoprire punti ben nascosti dove magari viene occultata un'arma speciale o qualcosa di vagamente interessante come le stanze di rigenerazione (che possono comunque essere disattivate per i giocatori più hardcore).

La stazione rimane sempre collegata tramite gli ascensori e spesso capita di dover tornare nelle sezioni precedenti per recuperare delle tessere magnetiche per accedere a determinate stanze. Molte di queste ultime possono essere aperte tramite alcuni ingressi nel cyberspazio, in questo specifico caso il gameplay diventa quasi un run & gun in prima persona capace di variare per un breve periodo l'esperienza; nulla di esaltante, ma il livello di rifacimento è comunque più che dignitoso.

Uno stile davvero particolare

Se c'è una cosa su cui sono rimasto un po' stranito sin dall'annuncio è certamente lo stile visivo adottato. Il remake di System Shock è davvero particolare e su questo non ci sono dubbi. Nightdive Studios ha ben pensato di dare vita a un gioco dall'impatto grafico moderno, ma aggiungendoci più di un tocco rétro in stile 8-bit. Questo è stato fatto sia per un fattore puramente nostalgico, così da entrare nel cuore dei vecchi appassionati, sia per dare un tocco più originale all'intera produzione.

In generale l'idea funziona, ma a volte è un po' confusionaria, anche a causa del design della stazione stessa, composta principalmente da pulsanti colorati e luci molto accese. Insomma, in determinate circostanze si rimane molto sorpresi dalla qualità visiva, ma in altre ci si pone qualche dubbio; ad alcuni potrebbe piacere, ad altri far sorgere qualche perplessità.

Sulla componente tecnica non abbiamo nulla da segnalare, il gioco sembra essere ottimizzato molto bene e non abbiamo riscontrati cali, bug o performance al di sotto delle aspettative. Siamo riusciti a giocare dall'inizio alla fine con una RTX 3070Ti in Quad HD con impostazioni massime con framerate fluido.

In generale, tra un level design labirintico ancora oggi ben congeniale e un'atmosfera horror glorificata da musiche ed effetti sonori contestualizzati, siamo dinanzi a un remake dagli elevati valori produttivi che sono certo difficilmente deluderà nuovi e vecchi appassionati.

Voto Recensione di System Shock - PC


8.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Un gioco praticamente nuovo

  • Il level design funziona ancora oggi

  • Lo stile grafico è particolare...

Contro

  • Impatto dei colpi non sempre convincente

  • ... ma ogni tanto stona un po'

Commento

System Shock è davvero un remake di buon livello, capace non solo di replicare le meravigliose e angoscianti atmosfere dell'originale del 1994, ma di ampliarle grazie a uno stile visivo decisamente particolare - anche se ogni tanto un po' strano - e un level design ancora oggi capace di fare scuola. Nightdive Studios ha dato vita a quello che è probabilmente il loro miglior lavoro di rifacimento; un atto d'amore nei confronti dell'opera di Warren Spector e Doug Church, che ora finalmente tutti possono godere nella sua forma moderna.

Informazioni sul prodotto

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System Shock - PC

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