Il mondo dei videogiochi, lo sappiamo, è bello perché è vario: soprattutto nello scenario odierno è infatti possibile attingere da una quantità e da una varietà di prodotti davvero impressionante. Ce n’è per tutti i gusti: sia che preferiate un’avventura in grado di coinvolgervi a 360°, sia che vogliate optare per un passatempo semplice e senza troppe pretese. L’avvento e l’affermazione dei social e di strumenti di comunicazione del genere hanno reso il videogioco una tematica sempre più sdoganata all’interno del panorama mainstream, con l’industria che è riuscita dunque ad adattarsi di conseguenza.
Nel cavalcare le ultime tendenze, anche noi non siamo certo rimasti a guardare: lo sviluppo di videogiochi in Italia ha infatti compiuto enormi passi in avanti soprattutto negli ultimi anni, per un settore la cui crescita non accenna a fermarsi e che ci auguriamo possa continuare a espandersi.
Gli studi di sviluppo Made in Italy sono sempre di più, e sempre più interessati ad alzare quell’asticella qualitativa con prodotti ambiziosi e che nulla hanno da invidiare a produzioni ben più blasonate. Quello che vogliamo fare oggi è cominciare con un piccolo passo indietro, per poi giungere dritti al cuore dell’argomento del giorno: a che punto siamo con lo sviluppo di videogiochi in Italia?
Sviluppare videogiochi in Italia: la situazione ieri e oggi
L’industria videoludica è divenuta con gli anni un attore sempre più importante all’interno del mercato mondiale. I numeri del resto parlano chiaro: la crescita del settore è esponenziale, e nel 2020 ha registrato un valore pari a 60.4 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti d’America. Cifre da capogiro, che testimoniano quanto ormai il videogioco sia riuscito a consolidare una propria immagine all’interno dell’impianto culturale della società odierna.
In Italia i numeri sono chiaramente ridotti, ma ciò nonostante i segnali di crescita sono reali e incoraggianti. Basti pensare, molto semplicemente, all’attenzione sempre più marcata riservata da media (anche generalisti) nei confronti di diverse produzioni nostrane. Andando indietro nel tempo di qualche anno, troviamo poi nomi di assoluto rilievo nella stesura di pagine importanti della storia dei videogiochi. Stiamo parlando di Simulmondo, CTO, Idea: aziende che purtroppo non esistono più, ma il cui contributo nello sviluppo e nella distribuzione di prodotti videoludici sul nostro territorio rimarrà per sempre indelebile.
Queste grandi realtà - a cui potremmo affiancarne tante, tantissime altre - hanno gettato le fondamenta per quello che è lo scenario odierno: lo sviluppo di videogiochi in Italia è oggi un settore molto ricco sia in termini di quantità che sotto l’aspetto qualitativo. Negli ultimi anni sono nate su tutta la penisola moltissime realtà capaci di realizzare idee di primissimo ordine pur trovandosi, spesso e volentieri, a dover fare i conti con budget e tempi eccessivamente ridotti. Che è in sostanza il bello è il brutto di un progetto indipendente, qualunque sia la sua entità.
I nomi meritevoli di menzione sarebbero davvero tanti, ragion per cui vi chiediamo clemenza nel perdonarci per tutti coloro che non andremo a citare: come detto si tratta di un settore ampio e in continua espansione, e che proprio per questo può ormai vantare un numero sempre più importante di attori indiscussi protagonisti.
Prendiamo ad esempio Trinity Team, lo studio di sviluppo bolognese che ha dato vita a una perla del calibro di Slaps and Beans: spettacolare picchiaduro a scorrimento ispirato (e ufficialmente riconosciuto!) a due icone come Bud Spencer e Terence Hill. Un progetto che, senza prendersi eccessivamente sul serio, restituisce al giocatore un’esperienza genuinamente divertente e capace di incarnare appieno lo spirito dei film da cui prende spunto. Cambiando genere vanno citati i ragazzi di Footprints Games, che con Detective Gallo hanno dato vita a un’avventura grafica in grado di rievocare grandi classici del passato pur mantenendo, in ogni sua componente, una propria identità di cui andare fieri.
E che dire di OpenLab? Al team fiorentino, da anni attivo su progetti legati a design e consulenza grafica, va attribuita la paternità di Football Drama: un titolo che va a ripensare il classico concetto di “gioco di calcio”, offrendo un’esperienza narrativa di sicuro impatto adatta sia ai fan dello sport più popolare al mondo sia a coloro che non ne conoscono dinamiche e particolarità. E ancora i torinesi di Tiny Bull, i messinesi di NAPS Team e i geniali ragazzi di RuneHeads: come dicevamo ce n’è davvero ma davvero per tutti i gusti, con una varietà di prodotti pensati per raggiungere utenti di ogni genere e generazione.
Una menzione d’onore va assolutamente dedicata a un progetto attualmente “work in progress”: Freud’s Bones, un’avventura dedicata al padre della psicanalisi scritta e programmata in solitaria dall’ambiziosissima Axel Fox. Noi di GameDivision abbiamo avuto la fortuna di intervistarla qualche mese fa, e ciò che abbiamo potuto osservare in una breve ma piacevole chiacchierata è la fotografia di cosa significa davvero sviluppare videogiochi in Italia oggi. È un processo tortuoso, spesso portato avanti dalla sola passione, ma che forse soprattutto per questo può regalare esperienze di altissimo livello a tutti coloro che decidono di investire anche solo una piccolissima parte del proprio tempo in prodotti di questo tipo.
Uno sguardo al futuro: e ora?
Oltre che per ragioni di spazio e per l’ovvia impossibilità di restituire una panoramica davvero completa, abbiamo citato solo pochi esempi per un semplice motivo: il punto focale di questo approfondimento vuole essere un altro, ovvero capire la situazione attuale anche in ottica di quello che sarà il futuro.
Al momento lo sviluppo di videogiochi in Italia è condizionato, in maniera inevitabile, dalla situazione legata alla pandemia dell’ultimo anno e a tutto ciò che ne è conseguito. In situazioni di normalità, infatti, avremmo potuto contare su eventi come Svilupparty o Milan Games Week: ricorrenze importanti per pubblico e sviluppatori anche in quanto vetrine per progetti indipendenti, che spesso proprio in contesti del genere riescono a ritagliarsi una prima fetta di pubblico. Con gli eventi sospesi per un tempo ancora da definire, chi lavora nel settore deve necessariamente investire tempo e risorse in altre direzioni: le idee da sole, infatti, non sempre sono sufficienti.
Uno strumento che accumuna molte delle realtà precitate è Kickstarter: piattaforma di crowdfunding che tutti conosciamo e che ha contribuito a rendere possibili quelli che, altrimenti, sarebbero probabilmente rimasti dei sogni a occhi aperti. In un contesto come quello attuale Kickstarter diventa un mezzo ancora più importante, su cui riversare un’attenzione maggiore sia sotto un’ottica da sviluppatore che dal punto di vista del giocatore.
Parlando in veste di quest’ultimo, ogni membro della redazione di GameDivision è senza dubbio d’accordo nel concordare che sì, uno sguardo periodico a Kickstarter - o a piattaforme analoghe - può aiutare tutti noi a scoprire tanti progetti che aspettano solo di poter vedere la luce. Che siate fan degli sparatutto, dei giochi di ruolo o dei gestionali potete star certi che troverete sempre qualcuno al lavoro per creare qualcosa di davvero innovativo. Magari a pochi passi da casa vostra.
Per quanto riguarda il futuro sono molti gli aspetti da tenere in considerazione, sempre partendo da quella che è la situazione attuale. Una ripresa graduale degli eventi in presenza sarà una prima vetrina per una ripartenza che, ci auguriamo, possa avvenire nei tempi e nei modi migliori possibili. Non manca una grande curiosità di fondo, stuzzicata soprattutto da uno dei principali fattori che emerge da tutta questa analisi. Nel momento in cui il settore dello sviluppo di videogiochi in Italia si sta espandendo in maniera sempre più importante, e tenendo anche conto di quello che è stato il punto di partenza, non possiamo che attendere il prossimo step: un’ulteriore, e man mano sempre più marcato, innalzamento degli standard di qualità.
I progetti che abbiamo citato, ai quali se ne aggiungono moltissimi altri, hanno infatti portato l’asticella a un’altezza notevole e forse impensabile fino a pochi anni fa. Un segno, l’ennesimo, di quanto anche un paese apparentemente non sempre sul pezzo come il nostro possa dire la propria all’interno dell’industria dei videogiochi.
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