Street Fighter 6, un picchiaduro per tutti | Recensione
Street Fighter 6 è a mani basse non solamente uno dei migliori capitoli della serie ma uno dei migliori picchiaduro dell'ultimo decennio
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a cura di Andrea Maiellano
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Il genere dei picchiaduro potrà anche essere diventato di nicchia, nessuno lo mette in dubbio, d’altronde a ogni uscita di un nuovo capitolo di una a caso delle numerose serie che da decadi si dedicano all’antica arte delle mazzate, il chiacchiericcio della massa si spegne in un paio di settimane e le conversazioni in merito, migrano in ambienti dedicati, dove i fari appassionati si scannano in merito a bilanciamenti dei personaggi, modifiche fatte rispetto al capitolo precedente, insulti vari al parentado del “nabbo di turno” e, ovviamente, panorama competitivo.
Viene da se che in uno scenario simile, sia necessario innovare, abbracciare un pubblico più vasto, tendere la mano a nuovi giocatori e, soprattutto, far comprendere che un prezzo del biglietto da Tripla A non corrisponde, solamente, a una manciata di ore spese in solitaria dentro una modalità Arcade a caso, qualche partita sul divano con gli amici o qualche sessione online all’insegna dell’insulto libero verso quei giocatori navigati che, inevitabilmente, si andranno a incontrare.
Capcom, in uno dei suoi periodi migliori da molto tempo a questa parte, sembra aver compreso tutto questo e con Street Fighter 6, forte del bagaglio di esperienze maturate con le novità implementate rispettivamente nel quarto e quinto capitolo della saga, si presenta sul mercato con quello che, a mani basse, può essere considerato come il miglior picchiaduro realizzato da parecchi anni a questa parte.
Street Fighter 6 non è solo la forma finale di quel percorso di rinnovamento iniziato con il quarto capitolo ma è, soprattutto, una produzione completa sotto ogni aspetto. Capace di tendere una mano ai nuovi giocatori, offrire una modalità single player corposa e pensata per istruire le nuove leve in maniera costante, presentare un bilanciamento del roster analogo a quello che da sempre rende Arc System Works così celebre fra gli amanti del genere, garantire ore di svago con numerose attività extra e, soprattutto, far menare le mani con una fluidità, e una precisione, che dovrebbe far scuola.
Street Fighter 6 si apre con una cinematica di presentazione che introduce le nuove leve a questa nuova veste della serie tutta incentrata sul farsi largo a suon di mazzate in un mondo virtuale popolato da altri amanti della lotta. A fare da cornice a questo nuovo capitolo troviamo l’iconica Metro City (Final Fight vi dice nulla?), oramai bonificata dal crimine grazie alle operazioni svolte dal sindaco Haggar (e si continua con il fan service).
La popolazione, però, non si è dimenticata del “piacere del menarsi” e fra vicoli bui, parchi giochi, marciapiedi affollati, palestre di periferia e ring ufficiali, non perdono l’occasione per cartellarsi di botte con la scusa di cercare la “vera forza”.
Bello Bello In Modo Assurdo
Prima di addentrarsi in questa folkloristica cornice, però, verrà chiesto al giocatore di creare un avatar che lo rappresenti. Già da questi primi istanti si può notare la cura riversata da Capcom in Street Fighter 6, in quanto l’editor per realizzare il proprio alter ego è ricolmo di opzioni e permette, almeno ai più abili, di creare praticamente qualsiasi cosa si abbia in mente.
Non vi nego che avrò speso decine e decine di minuti a capire come proporzionare al meglio il mio avatar, perdendomi fra le dimensioni di pettorali, addome, dorsali e ogni singola componente del corpo umano.
Le possibilità sono al limite dell’infinito ma ho indubbiamente apprezzato come Capcom si sia prodigata nel bilanciare la creazione dell’avatar, ricordando a più riprese al giocatore che lunghezza degli arti, proporzioni e massa muscolare avranno un peso reale durante gli scontri, disincentivando, e penalizzando, la creazione di quegli abomini che da sempre proliferano sul web a ogni nuovo editor disponibile nel panorama videoludico.
Apprezzabilissma anche la funzione di migrazione dei modelli, la quale permette ai meno abili, o pazienti, di importare dei modelli realizzati da altri per avere un’ottima base di partenza con la quale dilettarsi prima di accedere alla mole di contenuti offerti da Street Fighter 6.
1000 modi per menare le mani
Street Fighter 6 para immediatamente davanti al giocatore tre opzioni: Battle Hub, World Tour e Fighting Ground. Tre grosse modalità di gioco che rappresentano le rispettive nature del picchiaduro di Capcom.
World Tour è una corposa modalità single player pensata per intrattenere a lungo i giocatori e, nel frattempo, fargli compiere un percorso di apprendimento in grado di padroneggiare al meglio tutti gli aspetti del combat system; Fighting Ground è Street Fighter nella sua forma più conosciuta e presenta tutte quelle modalità che da sempre sono presenti in ogni capitolo della serie; Battle Hub, infine, è un enorme Hub social ricolmo di attività da poter svolgere e dove, nel corso dei mesi a venire, si svilupperà a pieno il titolo.
Proprio in merito al Battle Hub, posso dirvi che si è rivelato una piacevole sorpresa, capace di cannibalizzare facilmente un numero impressionante di ore di gioco, grazie alla moltitudine di opzioni “social” che è in grado di offrire. Trattasi di una sala giochi circolare, strutturata ad anelli, il cui punto centrale altro non è che un ring, aperto a tutti, dove potersi scontrare con gli altri ospiti utilizzando il proprio avatar.
Apparentemente può sembrare un semplice divertissement ma non appena si inizierà a migliorare lo stile di lotta del proprio alter ego virtuale, facendogli apprendere nuovi attacchi, abilità e stili di lotta, le sfide che si terranno all’interno di questo ring improvvisato si riveleranno tutt’altro che scontate.
Gli anelli immediatamente adiacenti al ring sono, invece, ricolmi di cabinati da sala giochi, dedicati agli scontri 1V1. Basterà sedersi su uno dei due sgabelli, attendere che uno sfidante si sieda sul lato opposto, scegliere regole, personaggio (fra quelli disponibili nel roster, quindi niente avatar), arena e cominciare a sfidarsi.
Tutto si svolge in maniera molto snella, fluida e, dannatamente, interattiva. La possibilità, inoltre, di premere un semplice tasto, in qualsiasi momento speso all’interno del Battle Hub, per accedere al menu delle impostazioni pre-scontro (potendo quindi scegliere il personaggio preferito e sistemare le varie opzioni di personalizzazione) rende il tutto ancora più immediato.
Gli anelli esterni del Battle Hub di Street Fighter 6, infine, sono dedicati al divertimento e agli aspetti maggiormente social della produzione di Capcom.
In queste aree, difatti, sono presenti numerosi stand che spaziano da quello dedicato agli eventi a tempo, al negozio dove poter acquistare elementi cosmetici (sfruttando la valuta di gioco), alla sala giochi dove poter giocare titoli una manciata di titoli del passato, che cambieranno con frequenza regolare (in questi giorni ho potuto giocare a Final Fight, Street Fighter 2 e Puzzle Fighter), allo stand dedicato alle modalità di gioco goliardiche, fino a una discoteca con tanto di console da DJ dove si potranno creare beat con cui intrattenere i giocatori che decideranno di rilassarsi nei pressi del dance floor.
Insomma un vero e proprio hub social dove recarsi quotidianamente per passare il tempo fra lotte serie, scontri faceti e attività collaterali.
Fighting Ground, invece, potrebbe essere considerato come il punto d’accesso per quell’esperienza maggiormente “canonica” che ci si aspetterebbe da Street Fighter 6.
Modalità Arcade, Versus, Accesso alla League, modalità di gioco alternative e un tutorial di tutto rispetto, capace di elargire tonnellate di consigli attraverso delle guide dedicate a ogni singolo personaggio e una serie di sfide, impegnative il giusto, pensate per far apprendere non solamente le combo di ogni lottatore ma anche come padroneggiarne i movimenti, e il timing, sul ring. Sia chiaro, non si tratta di un’enciclopedia, nel senso più stretto del termine, ma erano anni che non mi sentivo motivato a impegnarmi in un tutorial per riuscire a padroneggiare diversi stili di lotta e potendomi approcciare in maniera differente agli scontri.
Sembra banale ma avere a disposizione un sistema di apprendimento così ben realizzato, riesce a soppiantare quel leggero tedio che i picchiaduro iniziano a instillare nel giocatore, nell’esatto momento in cui ci si sente soddisfatti per come si è in grado di gestire un singolo personaggio. Potersi dedicare a nuovi lottatori, sapendo che con il giusto impegno il tutorial di Street Fighter 6 ti porta a padroneggiarne la quasi totalità degli aspetti che li caratterizzano, non è un aspetto da sottovalutare.
World Tour, infine, è l’esperienza perfetta per i lupi solitari e per tutti quei giocatori che amano i picchiaduro ma temono di trovarsi di fronte a un muro invalicabile fatto di ore di apprendimento prima di riuscire a vincere, almeno, un round online. Si tratta infatti della modalità storia di Street Fighter 6, la quale, però, non si limita a fare un compitino composto da cutscene e scontri 1V1, intervallati con il giusto brio, ma getta il giocatore, o meglio il suo avatar, all’interno di una Metro City ricolma di vita e di attività da svolgere.
Il canovaccio, seppur molto basilare nel suo incipit, si rivela interessante e si prende tutto il tempo che gli serve per raccontare le vite degli iconici personaggi presenti nel roster, i quali a loro volta fungeranno da maestri per il giocatore, permettendogli di aumentare la sua conoscenza nei confronti dei diversi stili di lotta, delle loro mosse caratteristiche e dei tratti fondamentali che le differenziano fra loro.
La modalità World Tour di Street Fighter 6, al netto di un prologo leggermente troppo lungo, offre piena libertà al giocatore, indicandogli dove trovare, fra le strade di Metro City, la prossima missione principale ma lasciandogli allo stesso tempo, totale libertà sullo scegliere come progredire e a quali attività opzionali dedicarsi e… si, potrete anche demolire telai di autoveicoli nel tempo libero.
Oltre a rivelarsi corposa dal punto di vista contenutistico, la modalità World Tour di Street Fighter 6, mostra anche un’enorme cura dei dettagli, in particolar modo per quanto concerne la progressione del proprio avatar che fra alberi delle abilità, oggetti pensati per buffare questa, o quella, caratteristica e decine di mosse, e abilità, che permettono di creare il lottatore dei propri sogni, riesce a tenere incollati allo schermo grazie a una mescola capace di trasformare Street Fighter 6 in un beat ‘em up indubbiamente convincente e longevo.
Quanto appreso dal vostro avatar, inoltre, potrà essere sfruttato anche negli scontri all’interno del Battle Hub (perlomeno in quelli non classificati) garantendo una continuità che raramente ho trovato in altri esponenti del genere.
L’antica arte del cartellarsi di botte
Prima di parlare delle novità introdotte nel combat system di Street Fighter 6, risulta indispensabile parlare del roster disponibile al primo avvio. 18 personaggi potrebbero sembrare pochi, se paragonati alle tre righe di lottatori disponibili alla fine del ciclo vitale del precedente capitolo, ma Capcom ha voluto lavorare di fino sul bilanciamento e sulla varietà, garantendo uno spessore, e un ruolo, ben preciso a ognuno dei personaggi presenti nel roster.
Al netto delle modifiche estetiche, e stilistiche, di alcuni personaggi storici, le quali vengono ampiamente spiegate durante la modalità World Tour, ho apprezzato che Capcom, invece di stravolgerli forzatamente in cerca di novità, li ha resi tutti una sorta di Greatest Hits di loro stessi, prendendo il meglio di ognuno di loro e mescolandolo alle novità introdotte nel combat system. Viene da se che una mossa del genere abbia reso ogni personaggio mostruosamente diverso dall’altro.
Menzione d’onore alle new entry tutte ben differenziate e in grado di offrire stili di gioco molto diversi fra loro. Manon si rivela una bestia sulla corta distanza; Marisa è devastante sulla lunga distanza ed è in grado di assorbire i colpi dell’avversario anche mentre attacca, mentre JP è uno zoner impressionante, e strutturato in maniera ben diversa da Guile.
Quello che sorprende, però, è che per quanto tutte le nuove leve presentino delle novità degne di nota, sono le migliorie dei lottatori storici a permettergli di brillare appieno, cucendogli un ruolo specifico all'interno di un roster che, seppur contenuto, è decisamente più vario, e interessante, di quelli presenti nelle precedenti iterazioni della serie. tutto questo.
È merito di una delle novità più importanti presenti in Street Fighter 6: il Drive Gauge. Questa inedita barra aggiuntiva, difatti, si ricarica nel tempo e, analogamente alla stamina, viene consumata parzialmente all’esecuzione di qualsivoglia azione.
Questa barra permette di effettuare attacchi stordenti (in grado di stordire un lottatore messo all’angolo), così come di assorbire questi colpi attraverso una parata che, per quanto sia mantenibile nel tempo, si rivelerà particolarmente devastante se effettuata con un tempismo perfetto (come un parry per intenderci), offrendo la possibilità al lottatore in difesa di contrattaccare e recuperare distanza. La ciliegina sulla torta però è il Drive Rush.
So che molti giocatori meno affini al genere potrebbero perdermi su questo passaggio ma non ho altro modo per spiegarvi quanto sia impattante in termini di gameplay questa novità introdotta con Street Fighter 6. In pratica si tratta di uno scatto capace di cancellare l’animazione di un colpo e spostare in avanti il giocatore. Una volta attivato, difatti, garantisce un guadagno di quattro frame, indispensabili per poter creare combo che, fino a oggi, erano semplicemente impensabili.
Provandolo a spiegare in parole molto semplici: se prima due mosse non potevano agganciarsi fluidamente a causa delle animazioni e delle tempistiche, con il Drive Rush lo possono fare e penso che basta questa semplice spiegazione per farvi capire come questa, apparentemente, semplice implementazione riesca a stravolgere completamente il playstyle di qualsiasi lottatore storico, cambiando drasticamente l’approccio agli scontri e mettendo nelle mani dei giocatori uno strumento eccezionale in termini di divertimento e strategia.
Ultimo aspetto importante, se si consuma del tutto la barra del Drive Gauge, il lottatore entrerà in uno stato di affaticamento e inizierà ad accusare i danni anche in parata, rendendo questa variante della Stamina, il punto focale su cui poggia l’intero bilanciamento di Street Fighter 6.
Venendo infine ai tanto chiacchierati “Comandi Moderni” (che in pratica permettono di controllare ogni lottatore di ssfruttando esclusivamente attacco debole, normale e forte, semplificando le combo e permettendo una maggiore accessibilità agli attacchi speciali) sono rimasto piacevolmente sorpreso da come Capcom abbia lavorato di fino per offrire un sistema di controllo pensato per offrire un buon punto di partenza ai novizi.
Danni ridotti del, circa, 20%, mosse base limitate, e definite in maniera autonoma dall’IA, e possibilità di eseguire mosse decisamente impattanti senza rischio di sbagliare un tasto di quelle, oramai storiche, lunghe sequenze di comandi. L’unico problema che ho potuto riscontrare è che per quanto presentino delle evidenti limitazioni, nelle mani giuste riescono a garantire una precisione tale da permettere di essere sfruttate perfettamente anche dai giocatori di lunga data.
Sono curioso di vedere come si relazionerà Capcom in merito, quanti decideranno di sfruttarli nei tornei ufficiali (sempre se non verranno banditi) e quanti vecchi giocatori si convertiranno a questa rivisitazione del sistema a sei tasti.
Street Fighter 6 su next-gen
C’è ben poco da appuntare in merito al comparto tecnico di Street Fighter 6. Tutto gira perfettamente come un motore dagli ingranaggi perfettamente oliati e le uniche sbavature che ho potuto constatare sono un paio di artifici grafici durante gli scontri della modalità World Tour e una lieve arretratezza grafica dei modelli poligonali presenti a Metro City.
Il frame rate è granitico, le animazioni dei personaggi sono incredibilmente fluide e il comparto artistico (al netto del parere soggettivo di ognuno di noi sugli spruzzi di vernice colorata) è indubbiamente ispirato.
Il netcode, almeno allo stato attuale dei server, è semplicemente divino e non mostra problemi di sorta. Il matchamking è rapido, il cross-platform è presente fin dal lancio ed è stato introdotto un sistema in grado di cercare partite rapide se tutti i cabinati del battle Hub fossero occupati… cosa si può volere di più?
Voto Recensione di Street Fighter 6 - PlayStation 5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Bilanciato in maniera sublime.
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- Novità sensate e in grado di stravolgere il playstyle.
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- Longevo e ricolmo di cose da fare.
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- Tecnicamente parlando è un orologio svizzero
Contro
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- Qualche sbavatura grafica qua e la.
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- I Comandi Moderni risultano meno bilanciati rispetto alle aspettative.
Commento
Non giriamoci attorno, dopo il criticatissimo lancio del quinto capitolo, Capcom ha imparato la lezione e, forte dell’attuale periodo di rinnovata gloria, lancia sul mercato uno street fighter 6 che non solo si presenta come uno dei migliori capitoli della serie ma, addirittura, come uno dei picchiaduro più completi, e meglio realizzati, da molti anni a questa parte. Capace di abbracciare ogni tipo di giocatore e di offrire cose da fare a chiunque, questa sesta iterazione non si palesa forte solo della sua quantità ma, soprattutto della sua qualità, grazie a un combat system rifinito sotto ogni aspetto e una serie di novità capaci di far innamorare ogni amante del genere. Raramente consiglio giochi del genere a chi non ne è appassionato ma nel caso specifico di Street Fighter 6, suggerisco a tutti per lo meno di provarlo, poiché potrebbe rivelarsi il miglior biglietto di ingresso per un genere sempre più di nicchia.