Quello del gaming è un settore in continua e costante evoluzione, e più volte sulle pagine di GameDivision abbiamo cercato di approfondire come e quanto il videogioco si stia ritagliando un ruolo sempre più importante anche a livello culturale. Un ruolo che è cambiato negli anni e che, giorno dopo giorno, assume sfumature sempre diverse: dal “semplice” passatempo, insomma, il videogioco è diventato parte integrante della società odierna.
Tra i vari modi di approcciarsi al mondo del gaming, lo streaming è tra quelli che negli ultimi anni si è affermato in maniera sempre più importante. Se all’inizio in molti sminuivano piattaforme come Twitch e altre, ritenendole solo luoghi dove “guardare gli altri giocare”, oggi lo scenario è ben diverso. Lo streaming su Twitch va oltre il normale intrattenimento, e si è trasformato in un contesto dove ognuno può portare contenuti (di qualità variabile) potendo contare su un pubblico di dimensioni esorbitanti.
I numeri del resto parlano chiaro: in media lo streaming su Twitch può contare su un pubblico di 140 milioni di utenti unici al mese, e su 9.2 milioni di streamer attivi nello stesso arco di tempo (fonte: MediaKix). Cifre da capogiro che, inevitabilmente, hanno anche un rovescio della medaglia non indifferente. Come già detto, i contenuti degli streamer sono di qualità variabile: alcuni canali offrono un prodotto di altissima qualità, mentre altri esistono al solo scopo di racimolare visualizzazioni su visualizzazioni. Spesso a qualunque costo.
Streaming su Twitch: abbiamo superato il limite?
La crescita di Twitch, che peraltro arriverà a compiere dieci anni il prossimo 6 giugno, è dunque esponenziale e inarrestabile. Discorso simile per altre piattaforme del genere, da Mixer e UStream passando per YouTube Gaming, che però non possono ancora contare sui numeri del portale di proprietà di Amazon. Lo streaming su Twitch è di fatto il più diffuso al mondo, e può perciò rappresentare un’arma a doppio taglio. Sia chiaro: parte dei contenuti è realmente di una qualità degna di veri e propri show televisivi, sia a livello di scrittura che di tematiche trattate. Altri, pur adottando un approccio più “casual”, sono comunque un’ottima fonte di intrattenimento anche senza pretese. Oggi faremo riferimento a un’altra categoria ancora: quella appunto di coloro che, senza porsi troppe questioni in materia di etica e correttezza, cercano solo ed esclusivamente popolarità.
Negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di leggere diverse notizia legate allo streaming su Twitch, e in modo particolare su alcuni fatti di cronaca che vanno inevitabilmente a macchiare un settore che non merita di essere (ancora di più) oggetto della cosiddetta macchina del fango. Una di queste risale allo scorso dicembre, quando lo streamer russo Stas Reeflay decide di chiudere la fidanzata seminuda sul balcone di casa, con la temperatura vicina e forse anche sotto allo zero. Il tutto in diretta streaming, di fronte a migliaia e migliaia di spettatori. Valentina Grigoryeva, la ragazza appena ventottenne, morirà di ipotermia: accusato di omicidio, lo streamer è stato condannato a quindici anni di galera.
Di fronte a notizie del genere che sì, i media tendono spesso a travisare puntando il dito contro i colpevoli sbagliati, una persona intelligente non può che chiedersi: perché? Perché compiere un atto del genere, col solo obiettivo di guadagnarsi qualche visualizzazione in più? Perché mettere a rischio una vita umana? Domande che, per l’appunto, si farebbe una persona intelligente. Non di certo qualcuno talmente assetato di popolarità da non comprendere più cos’è giusto e cos’è sbagliato.
Un altro fatto di cronaca che ha fatto molto discutere negli ultimi giorni riguarda KillaMfCam, che durante una sessione di streaming su Twitch ha iniziato a urlare in maniera incontrollata verso il figlio di tre anni, arrivando a minacciarlo di spezzargli il collo. Twitch ha provveduto a bannare immediatamente l’uomo, che si è scusato pubblicamente forse rendendosi conto del suo comportamento. In risposta alla domanda che dà il titolo a questi paragrafi possiamo dire che sì, qualcuno ha decisamente superato il limite. La questione merita certamente di essere analizzata, con una premessa breve ma assolutamente necessaria: non vogliamo, e non dobbiamo, fare di tutta l’erba un fascio. Non dobbiamo insomma lasciare che il comportamento di pochi vada a compromettere l’immagine di molti, moltissimi altri che invece non adotterebbero mai comportamenti del genere.
Tornando a noi, sono diversi i punti che necessitano di essere approfonditi. Se da una parte non possiamo esimerci dal condannare condotte di questo tipo, allo stesso tempo è anche vero che si tratta di situazioni estreme che lasciano molti interrogativi. Cosa spinge davvero qualcuno a voler esagerare fino a questo punto? L’errore più grande è incolpare l’oggetto in questione, ovvero lo streaming su Twitch o altre piattaforme.
Poter contare su un pubblico incredibilmente ampio può generare effetti a un primo sguardo incomprensibili: non è da escludere una tendenza a “montarsi la testa”, utilizzando la piattaforma come un palcoscenico da spremere all’inverosimile soltanto per una questione di numeri. La fama, soprattutto in forma eccessiva, può insomma influenzare i comportamenti di una persona anche a livelli molto pericolosi. La colpa però non è dei videogiochi o del pubblico, come troppo spesso sentiamo ripetere: si può infatti portare il proprio spettacolo in streaming su Twitch senza ricorrere a esagerazioni, è una questione di buonsenso. Ma non solo.
Nel momento in cui un soggetto supera un certo limite, che la piattaforma di turno deve necessariamente segnare in maniera chiara e definita, la colpa è soltanto sua. Possono esserci cause pregresse così come possono intervenire fattori esterni, ma oltre al buonsenso è anche fondamentale preservare un senso di responsabilità. Avere a propria disposizione mille, diecimila, o un milione di spettatori significa anche dover adottare un comportamento corretto nei loro confronti. Cosa che dovrebbe essere scontata ma che, alla luce di alcune notizie, pare che non tutti abbiano interiorizzato nel modo giusto.
Streaming su Twitch: è questione di buonsenso, punto.
Non siamo qui a dire che sarebbero necessari più controlli o, addirittura, censure preventive. La libertà di parola è qualcosa da preservare a ogni costo, ma solo nel momento e nella misura in cui essa non vada a danneggiare altri individui. Poter mandare avanti il proprio show in streaming su Twitch non significa sottostare a decine di idee limitanti per la creatività, ma semplicemente prestare attenzione a non superare un certo confine. Esattamente come accade in cinema, musica, letteratura e in tutti gli altri media. Videogioco compreso.
Pensate soltanto un attimo a quanto un contesto come Twitch, se utilizzato nel modo corretto, possa essere stimolante in quanto mezzo di comunicazione. Potenzialmente siamo di fronte all’ennesimo strumento che permette di instaurare un dialogo su internet, in maniera ancora più specifica e interessante per tutti. Come esistono canali con milioni di visualizzazioni, ne esistono moltissimi altri di dimensioni ridotte ma che trattano tematiche, più o meno di nicchia, perfette per coinvolgere schiere di utenti di tutti i generi e tipologie.
È, ancora una volta, una questione di buonsenso. L’odierno scenario del web ci restituisce una fotografia ricca di opportunità in questa direzione, e nel momento in cui una persona decide di coglierle nella maniera corretta allora sì: quella è la strada giusta da seguire. E, così come accade da sempre nella storia dei media, è bene separare (e saper separare) ciò che merita la nostra attenzione da ciò che, invece, è bene finisca con l’essere ignorato.
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