Starfield | Recensione - Il viaggio tra le stelle secondo Bethesda, destinato a divenire culto
Siamo finalmente pronti per parlarvi di Starfield, una delle opere più attese dell'anno (e degli ultimi 10 anni).
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a cura di Andrea Riviera
Managing Editor
Se per alcuni vedere il menu di Starfield è stato scioccante, per noi è stato come un abbaglio giusto di qualche secondo, il tempo necessario per farci premere play e iniziare una nuova avventura. Pensate che era da ben 25 anni che Bethesda Game Studios non creava un nuovo universo videoludico, concentrati nel portati avanti saghe fondamentali come The Elder Scrolls e Fallout. Capirete, quindi, che Starfield assume un'importanza ancora più incisiva che ha anche il difficile compito di aprire un nuovo ciclo di esclusive vincenti per il brand Xbox.
Raccontarvi nel dettaglio questa esperienza non è stato comunque facile, poiché Starfield mette in atto una serie di meccaniche e stili di gioco che non si discostano in nessun modo dalle precedenti opere dello studio. Se da una parte questo può essere visto in maniera estremamente positiva, dall'altra siamo ancorati a una visione piuttosto datata che potrebbe infastidire chi si aspettava un'avventura completamente rivoluzionaria. Al netto di ciò, nel momento in cui abbiamo appoggiato il pad e controllato il tempo di gioco, il contatore segnava ben più di 100 ore, testimonianza del fatto che siamo stati assorbiti da Starfield come da un vero e proprio buco nero, senza che neanche ce ne accorgessimo.
Abbiamo lavorato anche a un approfondito test prestazionale per la versione PC del gioco. Lo potete trovare attraverso questo link questo link, con tanto di video dedicato.
Perché alla fine è così, esattamente come Morrowind, Oblivion, Skyrim e Fallout 3, Bethesda è riuscita a dar vita a un videogioco capace di farci innamorare con il suo modo di raccontare e far giocare. Starfield è un gioco destinato a diventare culto ed essere goduto per almeno i prossimi dieci anni, malgrado le criticità e nonostante il suo voler essere, a tutti i costi, un titolo Bethesda, con i suoi pro e i suoi contro, ma pur sempre con la tipica e insaziabile tentazione di esplorare e scoprire.
Benvenuto in Constellation
Se siete appassionati delle opere realizzate da Todd Howard, saprete certamente che la storia principale è sempre un po' il contorno di qualcosa di nettamente più grande. Anche in Starfield questo non è da meno, però c'è una grossa differenza rispetto al passato. Ma andiamo per ordine.
"La meraviglia non è che il campo delle stelle sia così vasto ma che l'uomo lo abbia misurato".
- Anatole France
Certamente eviteremo di raccontarvi accadimenti particolari della main quest, così da lasciare a voi tutto il piacere della scoperta. Vi basti solo sapere che il gioco è ambientato nel 2330: l'umanità ha raggiunto le stelle da qualche secolo e si è insidiata in diversi sistemi della Via Lattea, dividendosi in fazioni e cominciando a creare un'economia collettiva che vede, però, anche la presenza di gruppi criminali e pirati spaziali.
In questa contesto, noi non siamo altro che un semplice minatore, che per puro caso si ritrova a scoprire uno strano manufatto di origine sconosciuta che ci porta ad avere delle strane visioni. Capirete da questa semplice descrizione che non siamo dinanzi all'incipit narrativo più originale che esista, e vi possiamo garantire che tutta la parte iniziale è persino meno interessante, con una certa frettolosità nel raccontare la situazione per gettarci subito in mezzo allo spazio.
Tuttavia, riteniamo che questa sia stata solo un'idea del team di sviluppo per non annoiarci troppo e non tenerci impegnati troppo tempo con dei vincoli, affidandoci subito una nave per creare il nostro viaggio e la nostra storia. È importante precisare ciò, poiché la vicenda principale del gioco è in realtà molto interessante nel complesso, e seppur si sviluppi inizialmente con missioni abbastanza ripetitive, tutte atte a raccogliere principalmente dei manufatti, lentamente si evolve in qualcosa di inaspettato, rendendola di fatto una delle migliori storie principali di un prodotto Bethesda, drasticamente superiore a Skyrim e Fallout 4.
Come in passato, comunque, non siamo certamente tenuti a completare la vicenda principale. Non esiste, infatti, un obbligo di unirsi a Constellation e di ricercare i manufatti, ma il suo proseguo è consigliato poiché permette all'immenso universo di gioco di evolversi, introducendo nuove particolarità. Inoltre, non bisogna dimenticare che questo è il primo videogioco Bethesda con New Game Plus, una modalità assolutamente non fine a se stessa, ma con un senso logico che siamo certi riuscirà a stupirvi e spingervi a iniziare una nuova avventura.
Un universo, enorme, da scoprire ed esplorare
Prima però di partire alla scoperta della galassia è necessario creare il nostro alter-ego digitale. Come da tradizione Bethesda, le possibilità estetiche sono pressoché infinite ed è possibile dar vita al personaggio dei nostri sogni, con mille opportunità di modifica. Insomma, solo con questo è probabile che perderete ore per la creazione, anche se è giusto precisare che è comunque possibile apportare dei ritocchi anche durante il gioco stesso in centri dedicati, presenti su diversi pianeti.
Colore degli occhi, taglio di capelli e quant'altro non sono però le uniche caratteristiche da poter scegliere, dato che è necessario decidere tutto il nostro background e alcuni tratti che possono aiutarci sia nelle discussioni che nei combattimenti, nonché offrirci nuovi spunti narrativi. Questi variano dalla possibilità di avere una casa sin da subito (pagando un mutuo) o avere i genitori vivi e vegeti, con la possibilità di incontrarli durante l'avventura. Insomma, la scelta sta solo a voi e di come vorrete decidere di affrontare il viaggio nello spazio.
Ed è proprio quando si riceve la "Frontier", la vostra prima nave, che le cose cominciano a diventare interessanti. All'inizio, lo ammettiamo, l'intera opera fatica a ingranare, con almeno tre o quattro ore di ambientamento, necessarie per comprendere al meglio i comandi e le possibilità offerte. Una volta però che l'universo si espande e si cominciano a imparare le diverse meccaniche, la quantità di cose che ci vengono gettate in faccia a ogni passo diventa soverchiante.
In Starfield infatti potete atterrare su qualsiasi luna o pianeta (al netto che non siano in forma gassosa o ghiacciata), scegliendo un punto d'atterraggio e da lì esplorare in lungo e in largo. Nel gioco sono presenti circa cento sistemi e ben mille pianeti, ognuno con ciclo giorno e notte, meteo dinamico e particolarità uniche per quanto concerne atmosfera, fauna e flora. Per farvi un esempio, è possibile trovarne uno immerso in una foresta quasi pluviale o uno dove si affonda nella neve, abbiamo poi pianeti oceanici dove è praticamente impossibile atterrare o persino lune sulla falsariga di Arrakis, completamente desertiche. Una volta che la vostra nave tocca il suolo, potete scendere ed esplorare a piedi grosse macro aree, estese quanto un classico mondo open world Bethesda. Essendo queste molto vaste e comunque riempite con numerosi edifici o avamposti, la software house ha optato per dividere il pianeta in più aree generate in maniera procedurale, accessibili atterrando in nuovi punti. Al netto di ciò, tutto è comunque largamente perlustrabile, anche se non tutto in una volta sola.
La popolare "esplorazione ambientale" di Bethesda parte proprio nel momento in cui iniziamo a vagare, anche se il modo in cui è stata pensata è profondamente diverso rispetto ad altri giochi passati. Oltre all'imprevedibilità di quello che potrebbe accadere, come navi che atterrano con gruppi di cacciatori di taglie pronti a darvi la caccia o minatori che vogliono rubarvi le risorse, la software house ha, infatti, creato delle strutture, anche in questo caso procedurali, che appaiono sulla mappa. Queste sono tantissime e possono nascondere effettivamente dei riferimenti a missioni vere e proprie che portano il giocatore in altri sistemi, ma nella maggior parte dei casi sono letteralmente identiche e con lo stesso numero di nemici che si ripetono di continuo, offrendo però ogni qualvolta loot differente e magari altri oggetti utili.
Quindi, per chi ama semplicemente scendere sui pianeti, raccogliere risorse e affrontare qualche nemico di tanto in tanto, risulta interessante, ma non nascondiamo che sul lungo termine qualcuno potrebbe stancarsi di trovare sempre gli stessi nemici in edifici identici in tutto e per tutto; nonostante ciò, a essere sinceri non è poi così diverso dai dungeon procedurali di Skyrim, ai tempi molto apprezzati dagli appassionati. Chiaramente, con il passare del tempo, anche grazie all'evoluzione della storia, gli elementi procedurali diventano più variegati grazie allo sblocco di nuovi edifici e nemici. Ma è comunque giusto sottolineare che Bethesda si è avvalsa di un forte sistema procedurale per dare vita al suo universo, cosa che potrebbe non piacere agli estimatori del "fatto a mano".
Una vera aggravante, però, è l'impossibilità di ritornare facilmente su un pianeta esplorato precedentemente. Non fraintendete, è possibile farlo ogni qualvolta che si vuole, ma l'interfaccia non prevede uno storico dei sistemi e pianeti visitati, costringendoci a segnare a penna dove siamo stati per poter eventualmente ritornare a recuperare qualcosa.
La domanda che vi starete ponendo, però, è: io allora che ci scendo a fare sui pianeti se questi non mi danno nessun tipo di obiettivo? Se siete appassionati di fantascienza come noi, esplorare nuovi corpi celesti è un sogno a occhi aperti. E non solo per raccogliere risorse e dati su fauna e flora, ma anche solo per il gusto dell'esplorazione.
Ludicamente parlando è quasi inutile camminare per chilometri di steppe, ma per alcuni può rappresentare un'esperienza unica nel suo genere, soprattutto grazie all'estetica che il team di sviluppo è riuscito a donare ai pianeti stessi. Ci è capitato, per esempio, di atterrare su un pianeta piovoso, e non nascondiamo di essere stati almeno mezz'ora nella nostra nave a osservare la pioggia e i fulmini visibili dagli oblò. In breve, riteniamo che uno dei principali focus di Starfield sia il divenire esploratori ed è importante vivere l'avventura come se foste voi stessi degli astronauti desiderosi di mettere piede su qualcosa di inesplorato.
Se dovessimo fare un paragone, l'esplorazione funziona un po' come un altro videogioco di Todd Howard: Oblivion, un riferimento fatto già a suo tempo da Phil Spencer. A differenza di Skyrim dove in qualche modo eravamo noi a dover camminare per cercare le missioni o avvenimenti, in Starfield sono queste ultime che preferiscono giungere da noi, esattamente come succedeva nel quarto capitolo di The Elder Scrolls. Le side quest, infatti, sono tantissime e ancora dopo cento ore continuiamo a trovarne di nuove, segno che comunque c'è tanto, tantissimo da fare. Ci capita di arrivare in una città e di riceverne svariate anche solo parlando con le persone o passeggiando in giro, ma non mancano comunque segreti in giro per lo spazio che ci permettono di dare vita ad avventure inedite e stimolanti. La cosa importante da tenere a mente è che la qualità delle missioni secondarie è molto buona, senz'altro ben superiore a quella vista negli ultimi lavori Bethesda. Quindi sì, possiamo certamente paragonare Starfield a Oblivion come qualità del mondo di gioco, il che è un complimento non indifferente.
Anche le fazioni nascondono un sacco di storie e di attività, con una serie di obiettivi da completare che portano poi a vicende molto interessanti, esattamente come accadeva nelle Gilde dei giochi The Elder Scrolls. Ovviamente è giusto ribadire un concetto già espresso in passato: questo non è Baldur's Gate né tantomeno New Vegas, le scelte non modificano quasi in nessun modo gli avvenimenti del mondo di gioco, ma rimane comunque la possibilità di approcciare le situazioni in maniera completamente differente, arrivando a conclusioni diversificate dei singoli percorsi narrativi.
Chi aveva paura di ritrovarsi dinanzi a un Fallout 4 nello spazio si dovrà, quindi, ricredere, poiché la qualità e la soddisfazione delle missioni sono ben superiori, anche grazie alla scelta di fare un passo indietro e mutare nuovamente il protagonista, così da darci più linee di dialogo e soprattutto più immedesimazione durante il gameplay stesso. Anche gli stessi personaggi che ci accompagnano durante le nostre peripezie offrono dialoghi e missioni personali abbastanza intriganti e soprattutto reagiscono a qualcosa che non gli piace, portandoli anche ad allontanarsi da noi qualora facessimo qualcosa che non apprezzano, così come possono affezionarsi e magari anche innamorarsi a seconda delle discussioni che intraprendiamo. In generale siamo dinanzi al lavoro di scrittura migliore dello studio da un bel po' di anni a questa parte.
Tutto il lavoro legato alla scrittura è ulteriormente impreziosito dal world building, di cui Bethesda è una vera maestra. Starfield presenta quattro città principali, ognuna con uno stile unico. Queste sono davvero enormi, sviluppate sia in orizzontale che in verticale. Se dovessimo fare un paragone è come ritrovarsi con quasi quattro città imperiali in un unico gioco. Che si visiti la più piccola Cydonia o la enorme New Atlantis, le città sono davvero bellissime da esplorare e piene di negozi, accadimenti e tanta, tantissima lore. Nonostante ciò, non sono le uniche zone abitate della galassia, giacché abbiamo avamposti abitati, fattorie spaziali, bar loschi, industrie e quant'altro da visitare sui vari pianeti; insomma, la vita nella galassia c'è e non c'è mai la sensazione di essere "soli nell'universo".
A tutto questo c'è da aggiungere la componente spaziale che non è assolutamente piccola, anzi, al contrario. Conoscete già la possibilità di combattere contro pirati spaziali, ma questo non è tutto. Lo spazio ci consente di attraccare su spazioporti, navi ancorate e miniere di asteroidi. Non solo, ci imbattiamo in numerosi eventi casuali dove veniamo braccati da cacciatori di taglie o riceviamo richieste d'aiuto, oppure semplicemente ci capita di chiacchierare con qualche personalità unica intenta a cantare canzoni o raccontarci una barzelletta. Possiamo anche noi stessi contattare per apprendere meglio alcune nozioni culturali del mondo di gioco o semplicemente commerciare.
Anche noi possiamo, ovviamente, intraprendere delle azioni. Nel gioco sono presenti numerosi terminali che ci forniscono attività aggiuntive, principalmente delle fetch quest che ci portano a trasportare una certa quantità di merci, oppure cacciare delle taglie e altro ancora, così come possiamo divenire noi stessi dei temibili pirati e abbordare o distruggere qualsiasi cosa ci capiti a tiro.
Il lato negativo di tutto ciò è che la manovrabilità della nostra nave personale è limitata allo spazio planetario, ciò significa che non è possibile viaggiare tra pianeta e pianeta o tra sistema e sistema in maniera manuale come accade su altri giochi come Elite Dangerous, così come l'atterraggio è ovviamente tutto automatizzato con cutscene dedicate. In poche parole tutto si limita a un continuo viaggio rapido tra le varie destinazioni, anche se è opportuno sottolineare che i caricamenti sono immediati (merito dell'SSD). Ci sembra abbastanza naturale che gli utenti possano in qualche modo essere infastiditi dalla quasi totale mancanza di spostamenti manuali della propria navicella, ma a essere onesti è una scelta che comprendiamo, più che altro perché viaggiare da un pianeta all'altro richiederebbe ore se non giorni in un contesto realistico, inoltre Starfield non è un simulatore e non vuole esserlo, il suo scopo è portarci dritto all'obiettivo per scoprire segreti e particolarità intorno ai singoli pianeti o lune.
Dopotutto, come diceva Douglas Adams (autore di Guida Galattica per gli Autostoppisti):
"Lo spazio è vasto. Veramente vasto. Non riuscireste mai a credere quanto enormemente incredibilmente spaventosamente vasto esso sia. Voglio dire, magari voi pensate che andare fino alla vostra farmacia sia un bel tratto di strada, ma quel tratto di strada è una bazzecola in confronto allo spazio.”
Considerate che tutto quello che vi stiamo raccontando è solo una piccola parte e sicuramente c'è tantissimo altro da scoprire che verrà fuori nel corso delle prossime settimane, quando milioni di giocatori ci investiranno più tempo. Al netto di tutto, però, pensate a quante cose potrebbero essere applicate a un'esperienza come questa e quanto potrebbe diventare grande con espansioni e supporto modder. Bethesda ha davvero realizzato qualcosa di gigantesco e molto ambizioso.
Scegliete chi volete essere
Se pensate sia finita qui con i contenuti vi sbagliate di grosso, perché non vi abbiamo ancora spiegato come funziona tutta la parte di personalizzazione della vostra nave e del vostro insediamento.
Nel gioco è possibile possedere fino a dieci navi, che possono essere acquisite in diversi modi, tra cui acquistarle, rubarle tramite gli abbordaggi o in altri modi di cui non vogliamo parlarvi per non creare spoiler. Ovviamente è possibile vendere quelle catturate e modificarle totalmente, realizzando la navetta spaziale dei nostri sogni.
Nell'universo, sparsi per i pianeti e nelle varie stazioni, ci sono diversi tecnici che ci consentono di apportare cambiamenti al nostro mezzo di trasporto, decidendo se semplicemente potenziare quello che già abbiamo, oppure dare vita a qualcosa di completamente diverso. Abbiamo armi differenti, reattori, gravimotori, scudi, carrelli e quant'altro, ognuno con prezzi differenti e chiaramente anche grado diverso. Possiamo valutare di creare un piccolo caccia monoposto, oppure un'imponente nave da battaglia, così come un mercantile. Tra i diversi hub a disposizione, oggetti estetici esterni e altro, le possibilità sono infinite ed è scontato che decine di ore le passerete solo su questo editor, tra l'altro realizzato egregiamente a livello di comandi e intuitività.
A seconda di come modificate la vostra nave, anche l'interno cambia totalmente. Siamo abbastanza certi, quindi, che farete numerosi cambiamenti per vedere come sarà l'interno ogni volta che viene effettuata una modifica. L'unico neo è che l'arredamento non è modificabile, così come manca (a parte l'armeria) una zona dove è possibile riporre gli averi come libri e quant'altro, ma siamo certi che Bethesda creerà molti contenuti sulle navi e certamente qualche aggiornamento lo renderà possibile nel corso del prossimo futuro.
Evidentemente per Bethesda l'editor della nave non bastava, così si è optato per inserire anche gli avamposti planetari. In Starfield potete, infatti, acquistare una casa esattamente come nei precedenti giochi Bethesda. Ma perché accontentarsi di comprare un appartamentino in una grande città quando possiamo creare quello che vogliamo?
Gli avamposti sono fortemente ispirati a quelli di Fallout 4 ed è possibile averne fino a un massimo di nove. Oltre a essere importanti per recuperare risorse, possono essere sfruttati come casa completamente personalizzata. A differenza dal passato, i programmatori hanno optato per introdurre anche una visuale dall'alto, così da facilitare non di poco la costruzione. Per far funzionare tutto adeguatamente, tuttavia, è necessario assumere del personale con abilità specifiche, che può aiutarci nella gestione generale del nostro piccolo villaggio spaziale. Le persone dedicate si assumono nei bar dei principali insediamenti, ma è bene tenere a mente che anche i comprimari offrono delle buone doti che possono essere sfruttate per le nostre attività. Non per altro, le abilità dei nostri addetti sono molto utili anche per la gestione navale, come la potenza degli armamenti o il grado di pilotaggio. Nel bene e nel male esiste quindi anche una sorta di fase gestionale da tenere sempre d'occhio, sia per il personale degli avamposti che per l'equipaggio.
Fanteria dello spazio
Tolta la parte di esplorazione, personalizzazione e gestione, passerete la maggior parte delle ore a combattere contro una vasta tipologia di nemici, da umani a creature aliene fino a robot e torrette. Da questo punto di vista, Starfield non si è sicuramente limitato: tra pistole, laser, fucili, armamenti pesanti, esplosivi e armi da mischia, le possibilità per sconfiggere gli avversari non mancano di certo, offrendo l'opportunità di eliminare chiunque vi ostacoli anche in maniera furtiva. Inoltre, l'introduzione del boostpack dona un bel po' di possibilità in più all'azione, poiché permette di muoversi in verticale e sorprendere i nemici dall'alto, ma anche di raggiungere punti alti normalmente difficilmente raggiungibili. Per facilitarvi nei movimenti potete anche cambiare punto di vista. Avete l'opportunità di giocare in sia in prima che in terza persona e, nonostante l'esperienza in prima persona sia ancora quella più godibile, quella in terza è stata notevolmente migliorata, con animazioni più naturali che risultano più soddisfacenti durante le sparatorie.
Onestamente siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla qualità shooting del titolo Bethesda; il tutto è estremamente fluido sia nella mira che nel caricamento delle armi, risultando qualcosa di non poi così differente da Destiny (ovviamente nel modo, non nella qualità, ove quest'ultima si avvicina di più a quanto visto in Cyberpunk al day one). È evidente che dopo Fallout il team di sviluppo si sia concentrato sul migliorare le criticità nel gunfight, anche se permangono ancora un po' di chiari ed evidenti problemi sugli scontri con arma bianca (un po' troppo rigidi) e soprattutto la presenza del tipico effetto spugna sui nemici.
In realtà il lavoro sull'intelligenza artificiale non è poi così sofisticato, non per altro ci ritroviamo ancora una volta con nemici molto scarsi tatticamente e con l'unico pregio di avere una buona mira. Non aspettatevi, quindi, differenze importanti sotto questo fronte, ma è fondamentale ribadire che non si tratta di una priorità assoluta per questa tipologia di giochi. Il nostro consiglio, a ogni modo, è quello di giocarlo a difficoltà più alta, così da godersi maggiormente i combattimenti offerti dall'esperienza.
Probabilmente saranno molto più divertenti e godibili gli scontri spaziali. La navicella, se pur si sposta in uno spazio limitato, è molto godibile da pilotare e inseguire nemici per annientarli (o per abbordarli per rubare il carico a bordo o la stessa nave) risulta abbastanza divertente. Grazie al reattore è possibile anche decidere come indirizzare l'energia, magari per fuggire rapidamente da avversari troppo forti o potenziando al massimo i motori o gli armamenti; insomma, anche in questo caso non manca una buona dose strategica che non guasta mai.
Tanti modi per migliorarsi
Rimane possibile crearsi il proprio stile di gioco grazie alle oltre ottanta abilità offerte, suddivise in combattimento, sociale, tecnologia, scienza e fisico. Ognuna di queste sezioni offre diverse skill, potenziabili solo dopo aver superato delle sfide prefissate e offrendo dei punti che vengono forniti salendo di livello, grazie al classico accumulo di esperienza. Un sistema non particolarmente originale, ma un'evoluzione di quanto visto in Fallout 4 e che secondo noi funziona anche meglio. Come già visto in precedenza, quindi, aspettatevi possibilità di borseggiare le persone, aprire serrature con un sistema inedito (e anche più interessante) e persuadere le persone. Esattamente come visto in passato con altri giochi Bethesda Game Studios, inoltre, c'è modo di trovare casualmente riviste che possono fornire dei miglioramenti ai nostri attributi.
Oltre alle classiche abilità per migliorare le nostre statistiche, c'è tutta la componente legata al crafting, qui ancora più ingrandita. Come in un qualsiasi GDR Bethesda, abbiamo un'inventario composto da vestiti, tute spaziali, caschi, zaini a reazione e tanto altro. Insomma, per sopravvivere nella galassia c'è bisogno di avere un'equipaggiamento come si deve, che non protegga solo dai danni, ma che fornisca anche uno scudo per le radiazioni o per le intemperie atmosferiche, fornendo al contempo un ottimo livello di ossigeno, così da evitare possibili malattie polmonari o altri disturbi poco piacevoli. Tutto l'equipaggiamento si trova non solo esplorando, ma anche e soprattutto creando oggetti personalizzati attraverso le varie officine, aggiungendo mirini, caricatori, resistenze e tantissimo altro. La novità rispetto al passato è che questa volta, prima di poter modificare un'arma o una tuta, è necessario ricercare i potenziamenti; un concetto interessante che in qualche modo giustifica la continua ricerca di materiali sui pianeti e negli avamposti, il tutto senza risultare troppo frustrante.
Sorprendentemente rifinito (ma non esente da difetti)
Arriviamo ora alla parte che sicuramente interessa più di ogni altra cosa: come gira Starfield su PC e Xbox Series X|S? A differenza di altre uscite, i titoli first party Xbox sfruttano il Play Anywhere, quindi con un codice solo siamo riusciti a testare il gioco su tutte le piattaforme. Un gran bel vantaggio, che ci ha permesso di constatare le performance in maniera molto trasparente.
Per quanto concerne le performance su PC vi lasciamo all'articolo dedicato con video annesso, ma in generale possiamo già confermarvi che le prestazioni soffrono un bel po', soprattutto a risoluzione 4K che faticano a garantire i 60 fps con una RTX 4090. Sicuramente c'è ancora da lavorare lato ottimizzazione e la mancanza del DLSS si fa sentire. Su Xbox, invece, Bethesda si è davvero impegnata oltre ogni limite, tanto è vero che il gioco gira senza patemi d'animo in 4K su Series X e in 2K su Series S a 30 fps. Non fraintendeteci, dei cali ci sono, ma non sono minimamente paragonabili a ciò che vedevate, per esempio, su Fallout 4 al lancio. Il titolo è abbastanza fluido e i caricamenti, seppur tanti, sono davvero rapidissimi a parte quello iniziale che vi porta via giusto un minuto o poco più. In generale è comunque la più piccola delle Xbox a soffrire un po' di più, con alcuni cali nelle città più grandi e crash che di tanto in tanto hanno interrotto la nostra partita. Nulla di troppo grave e migliorabile con patch future.
La cosa più sorprendente, tuttavia è, rullo di tamburi... l'assenza quasi totale di bug. In cento ore di gioco abbiamo forse incrociato giusto un paio di glitch grafici e piccoli problemucci durante le inquadrature dei dialoghi, per il resto niente che rompesse le missioni o i salvataggi o facesse apparire oggetti fluttuanti in giro per la mappa. Ovviamente c'è sempre il beneficio della fortuna, ma anche sentendo altri colleghi possiamo sicuramente tirare un sospiro di sollievo sul fatto che siamo dinanzi al gioco Bethesda più rifinito di sempre, un fatto assolutamente non scontato visti i precedenti dello studio.
Anche sulla parte grafica c'è da rimanere contenti. Seppur il gioco sfrutti il Creation Engine 2.0 e, quindi, si porti dietro tutte quelle criticità dei precedenti giochi come definizione dei volti e animazioni, bisogna ammettere che siamo davanti a un bel colpo d'occhio, soprattutto per gli interni, grazie al bellissimo stile Nasa punk coniato proprio dal gioco. Alcune texture sono meno rifinite di altre, ma nella maggior parte dei casi camminare per la navetta spaziale o esplorare le strutture è molto più soddisfacente rispetto alle bruttissime fabbriche di Fallout o i dungeon con texture deludenti di Skyrim. Ciò che ci ha colpito è l'impegno nei piccoli elementi: ogni cibo, bibita o libro che si raccoglie è accuratamente realizzato, visibile anche all'interno dell'inventario e analizzabile nel dettaglio. Anche le stesse armi, caschi e tute sono tutti osservabili da vicino, segno che il team di sviluppo non ha voluto lasciare niente al caso, offrendo al giocatore la possibilità di godere anche delle minuscole cose inserite all'interno della lore. Considerando l'enorme universo di gioco, non possiamo certamente dirci delusi.
A galvanizzare l'impatto visivo c'è certamente l'art design. Anche The Elder Scrolls V appariva sotto una luce diversa grazie a interessanti modi di impostare le fonti di illuminazione in maniera particolare. Sotto questo punto di vista, le lune e i pianeti reagiscono alla luce diramata dalla stella in cui sono situati attraverso un sofisticato sistema di global illumination. Ma anche quando si è nello spazio profondo con la propria nave, proprio grazie alla bellezza visiva delle stelle, tutto diventa improvvisamente migliore.
Immaginate di attraversare un campo di asteroidi mentre la luce di una stella vi acceca e dei pirati vi sparano laser e missili da ogni direzione: provate a fare mille manovre per evitarli e improvvisamente colpiscono e distruggono un asteroide, lasciando rocce e minerali in giro; nel frattempo riusciamo ad accerchiali e ad annientarli, con mille detriti sparsi ovunque. Sì, non è solo divertente giocarci, ma è anche davvero molto godibile a vedersi.
L'estetica è comunque nulla senza l'accompagnamento musicale, e se c'è una cosa su cui avevamo pochi dubbi è proprio la colonna sonora. Composta da Inon Zur, già autore di Fallout 3, 4 e New Vegas, oltre che di svariati altri giochi quali Dragon Age Origins e Dragon's Dogma, ogni singola traccia riesce a essere perfettamente contestualizzata in quello che facciamo. Chiudete gli occhi e provate ad ascoltare una dolce melodia mentre esplorate un pianeta completamente vuoto, dove solo il vento e i vostri passi sono udibili. Oppure, durante i combattimenti, dove il ritmo diventa più animato e fondamentale per capire in quale situazione ci troviamo. Nulla è lasciato al caso e tra musiche e lavoro sul sound design, dove laser, missili e fucili d'assalto sono ben riprodotti, non c'è nulla che non funzioni sotto questo punto di vista.
Voto Recensione di Starfield - Xbox Series X|S
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
Soverchiante in termini di contenuti e universo di gioco incredibile
-
Ottima scrittura delle quest
-
Graficamente godibile e comparto artistico davvero ispirato
-
Sorprendentemente rifinito rispetto ai vecchi giochi Bethesda
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Colonna sonora superba
Contro
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L'esplorazione, spaziale e ambientale, potrebbe deludere i più pretenziosi
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Proceduralità eccessiva
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Interfaccia non sempre chiarissima
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Prestazioni altalenanti su PC, soprattutto in 4K