Di Starfield prodotto da Bethesda sappiamo veramente ben poco, eppure l’attesa è tanta così come l’immaginario che filtra attraverso il trailer mostrato (e prima trapelato dal Washington Post) come apertura della conferenza congiunta con Microsoft, la prima in assoluto che sancisce il sodalizio dei due colossi. E del resto come si poteva fare altrimenti: il primo nuovo universo narrativo dopo 25 anni di The Elder Scrolls e Fallout, un qualcosa di mai visto e ambizioso come ormai siamo abituati a sentirci dire durante l’E3.
Eppure Starfield sembra credere nella sua ambizione, la stessa dei primi uomini che hanno calcato il suolo del nostro satellite. Finora era rimasto abbastanza nell’ombra dopotutto, un teaser di qualche tempo fa e nessuna nuova informazione in merito. Non che adesso ce ne siano così tante: non si è visto gameplay, la descrizione ufficiale parla del più vasto RPG della compagnia (e possibilmente dell’industria) dove si può costruire la propria eredità tra le stelle. La descrizione è stata poi arricchita da un primo video di una lunga serie che servirà a mostrare al pubblico il processo creativo dietro questo gioco, che a detta dello stesso Todd Howard "è un sogno che è stato possibile realizzare solo con le tecnologie di adesso".
Il Creation Engine, già da quanto renderizzato in-game per la cinematica, sembra aver fatto i classici grandi passi degli astronauti. C'è voluto un bel po' di tempo per permettere a Bethesda di svecchiare il loro motore, ma step by step le cose sono migliorate e trovano in Starfield il vero trampolino di lancio per proporre un'esperienza potenzialmente dall'alto impatto visivo. Il primo vlog infatti ci mostra qualche scorcio ambientale, il design dei personaggi e del mondo di gioco. Bozzetti, concept art e motion capture che ai nostri occhi hanno lo stesso sapore delle prime informazioni su Destiny, quando il titolo di Bungie sembrava essere l'avventura tra le stelle che cercavamo, ma con quel pizzico di magia in più dovuta alla power fantasy.
Starfield, almeno da quanto mostrato, si discosta però da questo concetto tanto caro a The Elder Scrolls e perfino Fallout in un certo senso. Da come è stato descritto dalla compagnia, Starfield è più un The First Man che non si è accontentato della Luna, un'odissea spaziale il cui fine ultimo non è sconfiggere un male di x entità bensì di scoprire qualcosa a cui non si è mai arrivati, nell'esplorare le risposte alle proprie domande intime e nella scienza come strumento unico per esplorare ciò che si ha di fronte tra le stelle. Tale approccio può essere vissuto solo nella classica visione da prima persona alternabile con la prospettiva in terza, confermata da Todd Howard stesso per Starfield. Può sembrare una banalità, ma per un titolo dove la scoperta ha un valore così importante – esperienziale in più accezioni – non poteva che essere questo l'unico modo per viverlo.
E non c'è modo migliore per spingere qualcuno a cercare delle domande se non facendogli capire cosa realmente cerca, in Starfield tradotto con – a quanto dichiarato – uno dei sistemi RPG più profondi del marchio Bethesda, il quale includerà caratteristiche come la scelta del proprio background. A giudicare da quello che abbiamo visto, il combattimento potrebbe essere un elemento marginale nella visione del proprio personaggio, permettendo agli elementi RPG di concentrarsi sull'essere davvero un astronauta da ricerca piuttosto che un colonialista dello spazio profondo. Ma c'è ancora tempo per vedere aprirsi il ramo di scelte con cui creare l'alter-ego di Starfield, al momento neanche delineato nei termini del suo ruolo nella storia o nella narrazione.
Anzi, gli indizi virano verso un'impostazione dove non esiste una sorta di linea principale da seguire, bensì tutta una serie di storie che si celano tra i pianeti di una vasta galassia; ognuno con i propri protagonisti e capitoli da seguire. Possiamo aspettarci un qualcosa di simile alle campagne di The Elder Scrolls Online? Oppure è solo una lode all'esplorazione libera che sentivamo quando non si badava alla quest principale di Skyrim? Anche questa, è un'incognita ancora da vedere.
Sappiamo però che tra gli elementi a cui è andata una particolare attenzione fin dalle prime fasi di produzione è la musica, curata da Inon Zur: ormai presenza stabile in Bethesda e compositore pluripremiato nel settore videoludico (e non). Potrebbe esistere 2001: Odissea nello Spazio senza le sue note? O Interstellar? O la trasposizione animata di Fratelli nello Spazio? Starfield vuole farsi conoscere anche per il suono delle sue stelle, per le melodie che la scoperta e la speranza propongono e che vengono alla luce nei nostri ricordi ogni volta che guardiamo un cielo stellato. Ed è già da queste poche composizioni che viene fuori l'intreccio narrativo – o almeno, atmosferico – di cui parlavamo prima, comunicato meglio dalla musica che dalle poche parole in una descrizione vaga.
Chiude il pacchetto una direzione artistica che già ha trovato una sua identità, figlia del genio che ha portato alla creazione del concept di Fallout. Per Starfield il retro-futurismo diventa puro futurismo trovandosi a cavallo tra uno sci-fi con i mech e la corsa spaziale degli anni '70 o '80, come evidenzia il particolare schema di colori che accompagna le comunicazioni del gioco, ricreate in stile NASA con il nome di Constellation (che, tra le altre cose, è stato un vero programma spaziale). Elegante, semplice, fatto di blocchi e colori desaturati: uno scenario familiare e già esplorato, che in Starfield tuttavia assume un connotato tutto nuovo grazie a un trattamento serioso, a tratti perfino estremamente ligio verso a quello che è il cammino di un astronauta e tutto ciò che circonda le missioni spaziali. Non per nulla, il futuro di Starfield è tra le stesse stelle su cui hanno messo le impronte i più grandi uomini della storia umana.
Starfield stuzzica il tuo sogno spaziale? Prova No Man's Sky o gustati Il Primo Uomo su Amazon.