Star Wars Jedi Survivor | Recensione - La Forza è potente
Possiamo finalmente parlarvi di Star Wars Jedi Survivor, il nuovo capitolo dedicato all'epopea del Jedi, Cal Kestis.
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a cura di Andrea Riviera
Managing Editor
Star Wars è a tutti gli effetti il franchise con l'universo narrativo più grande mai realizzato: una lore impressionante, correlata da film, fumetti, romanzi, anime, serie TV, eventi di scala mondiale e, ovviamente, videogiochi. Tra questi ultimi, l'avventura single player di Electronic Arts e Respawn Entertainment, Star Wars Jedi Fallen Order, è riuscita ben presto a conquistare milioni di giocatori grazie al suo mood cinematografico e un protagonista molto apprezzato. Visto il riscontro positivo da parte di critica e pubblico, un seguito era praticamente certo, motivo che ha spinto la software house americana a dare vita a Star Wars Jedi Survivor.
Questa nuova iterazione non vuole rivoluzionare un genere, quanto più limare i difetti del primo capitolo per creare un'esperienza più grande, maggiormente curata e drasticamente più variegata. Missione compiuta? Al netto di alcune criticità, sì: Star Wars Jedi Survivor funziona egregiamente e possiamo senza dubbio considerarlo come il gioco su Guerre Stellari più maturo e imponente degli ultimi anni. Ho passato circa 26 ore in compagnia di Cal e compagni, di cui 23 solo di storia e con un completamento complessivo dell'86%, premesso ciò sono pronto a raccontarvi le mie impressione finali, su questo nuovo viaggio nella galassia lontana lontana.
Star Wars Jedi Survivor: un nuovo viaggio
Star Wars Jedi Survivor è ambientato circa cinque anni dopo gli eventi del primo capitolo, Cal Kestis è ormai divenuto un Jedi popolare, pronto più che mai a combattere l'Impero. Nel corso del tempo, il giovane ragazzo un po' ribelle del primo episodio ha fatto spazio a un adulto maturato molto e consapevole del proprio destino: quello di provare a salvare il maggior numero di persone possibili dalle grinfie dell'Impero Galattico.
Cal ritrova ben presto molti dei suoi ex compagni e inizia una nuova missione che lo porta in una direzione leggermente diversa da quanto avremmo potuto immaginare. Respawn, però, ha fatto davvero passi da gigante, perché la componente narrativa funziona molto bene e pur non essendo nulla di così impressionabile, riesce a rimanere sempre ben delineata, mai fuori percorso, mantenendo un crescendo continuo di avvenimenti ed emozioni, senza dimenticarsi una crescita dei personaggi tutt'altro che banale.
Il team americano ha lavorato tantissimo sulla direzione registica, rendendo Jedi Survivor un'opera d'intrattenimento travolgente, con un picco assoluto verso la fine che merita di essere premiato. Insomma, un bel balzo rispetto al passato, che sono certo riuscirà a essere apprezzato da tutti coloro che non hanno mai dato una chance a Star Wars e che verrà chiaramente amato dagli appassionati del franchise nato dalla mente di George Lucas.
L'epopea di Cal Kestis
Se dal punto di vista narrativo l'impegno profuso si è limitato, se così si può dire, a dare vita a una storia più a fuoco, sul versante del gameplay il lavoro svolto è nettamente più grande, in tutti i sensi. Respawn voleva creare un'avventura ad ampio respiro e posso confermare che ci sono riusciti ampiamente. I mondi visitabili sono enormi, molto di più rispetto a quelli visti nel primo episodio, con segreti, percorsi e missioni in grande quantità. Ma andiamo per ordine.
Come in Fallen Order, Cal Kestis avrà a disposizione la Mantis, una nave che gli permette di spostarsi tra vari pianeti. Questi vengono visitati sia per questioni legate alla trama principale sia per quest secondarie o anche solo per collezionabili da scovare. Abbiamo piccole lune (si fa per dire) e grandi mondi: dai deserti, alle praterie fino a navi da battaglia, la varietà esplorativa non manca di certo. Il backtracking non è purtroppo scomparso e capita spesso di tornare sui propri passi per trovare nuove risorse non raccolte precedentemente, magari a causa di abilità non sbloccate o semplicemente per dimenticanza, ma quantomeno è stato più contestualizzato e ora risulta meno pesante, anche grazie all'introduzione dei viaggi rapidi tra punti di meditazione, una mappa in 3D più chiara e comprensibile, ma soprattutto per merito di un level design davvero di gran livello, che collega i vari percorsi in maniera certosina.
Tra i diversi luoghi visitabili, Koboh è quello che possiamo considerare come un vero e proprio HUB: di fatto è un open map, con zone segrete, taglie di mercenari e missioni da completare. Talmente vasto da necessitare di creature cavalcabili per muoversi più rapidamente, che non hanno solo una funzione di movimento, ma anche di aiuto per favorire alcune sezioni platform. Sempre su questo pianeta apparentemente ostile è possibile trovare l'avamposto di Meta Promessa, un luogo sicuro e lontano da predoni, Impero e creature: utile per incontrare nuovi personaggi o per rilassarsi alla taverna di Pyloon, un saloon gestito da una nostra vecchia conoscenza e che è migliorabile con il tempo a seconda dell'avanzamento della storia e di NPC conosciuti in giro per la galassia, che è possibile invitare per sbloccare svariate attività, da minigiochi fino all'opportunità di coltivare il nostro giardino personale.
Insomma, sulla personalizzazione, Respawn si è molto impegnata, oltre alle modifiche estetiche alla spada laser, abbiamo capigliature e barbe differenti, insieme a un maggior numero di vestiari, componenti per BD-1 e colorazioni. Tutte queste sono chiaramente scovabili durante le nostre peripezie, magari aprendo delle casse o raggiungendo luoghi nascosti grazie alle nostre abilità da platforming, ma molte altre possono essere acquistate dai vari mercanti presenti sui pianeti, sfruttando una moneta specifica del luogo, anche quest'ultima ottenibile in seguiti a un'attenta ricerca durante i nostri spostamenti.
Sul gameplay vero e proprio non abbiamo un gioco stravolto, limitandosi a migliorare il modello visto in Fallen Order che già di per sé non offriva nulla di particolarmente nuovo nel genere action. C'è comunque da sottolineare che la sensazione di "slittamento" della spada contro i nemici non la ho più avvertita, così come l'impatto dei colpi ora sembra più realistico, anche per merito degli "smembramenti" che ritornano dopo che Disney decise di boicottarli con il primo capitolo. Ora la varietà nei combattimenti è di gran lunga migliore, grazie a nuovi stili per la spada laser (che non voglio rovinarvi), sfruttabili a seconda dell'occasione, anche se è comunque è bene ricordare che sono solo due utilizzabili per volta e ciò significa che dovremmo ragionare bene a ogni pausa per capire come muoverci nel percorso successivo. Ad aiutarci, oltre alla nostra fidata lama, anche il potere della Forza, con cui possiamo rellentare il tempo, respingere i nemici, attirarli a noi, ma anche farli fluttuare o convertirli temporaneamente alla nostra causa durante gli scontri.
Tutta la parte legata al level up e alle abilità è rimasta pressoché identica, eliminando i nemici si ottiene esperienza che è possibile accumulare anche completando missioni, dungeon, qui chiamate Camere dei Jedi, sfide o trovando essenze specifiche. Se si dovesse morire, abbiamo l'opportunità di recuperare l'esperienza perduta tornando sui propri passi. Sì, l'idea ricorda quella dei souls, ma vi garantisco (come già chiarito con il gioco precedente) che è un titolo decisamente più accessibile, anche se la difficoltà generale è comunque ben calibrata e pensata e può accontentare chiunque grazie alle sue cinque scelte, che vanno dalla modalità storia sino a quella più adatta ai "Gran Maestri Jedi". Una volta ottenuti i punti, si possono sfruttare per acquisire nuovi attributi per "potenziare" Cal. Ad aiutare il nostro protagonista ci pensano anche i benefici, delle essenze equipaggiabili che garantiscono poteri specifici, come un maggior danno con uno stile unico, parate più efficaci o bonus temporanei.
Se pensate sia finita qui, vi sbagliate di grosso. Una volta finito il gioco avrete l'opportunità di recuperare e completare tutto ciò che è stato lasciato indietro, ma anche di iniziare il New Game Plus, che oltre a sbloccare nuove colorazioni per la spada laser, offre nuove opzioni di gioco per quanto riguarda il gameplay, facendovi mantenere comunque gli stili e le personalizzazioni sbloccate in precedenza. Per completare al 100% il gioco, vi ci vorranno tra le 40 e le 45 ore, una durata più che accettabile considerando la mole di contenuti inserita.
Che la forza (tecnica) sia con te
Per quanto concerne l'aspetto tecnico, Respawn non ha fatto il passo in avanti che ci saremmo aspettati. Il gioco è visivamente molto godibile, anche per merito di una gestione dell'illuminazione molto buona, e in alcune occasioni l'impatto scenico si esalta notevolmente grazie a un lavoro sulla componente artistica di assoluto livello, in particolar modo durante le splendide cutscene. Mi è capitato, più volte, di rimanere folgorato da certi momenti, segno che tutto ciò che è stato fatto è davvero di buona fattura. Se consideriamo la grandezza dei mondi nettamente più grande, allora viene naturale fare un plauso al team.
Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica. Se su PC il gioco soffre un po' con tutte le configurazioni (seguirà comunque un video a riguardo), su console le cose sono leggermente diverse, non così tanto migliori certamente. Su PS5 abbiamo due modalità: Grafica, che punta ai 4K dinamici a 30 fps, e Prestazioni, che invece mira ai 60 fps con una risoluzione di 1440p. Quest'ultima è quella a soffrire di più, non riuscendo quasi mai a garantire i 60 fps, con tearing, stutter evidenti e frame rate che cala spesso, soprattutto su Koboh e nella parte legata all'esplorazione libera.
Non è però una novità. Purtroppo Respawn ebbe problemi di ottimizzazione anche con il precedente episodio. Non capisco onestamente il perché di queste problematiche, ma mi auguro che il team riesca a migliorare la situazione in breve tempo, perché è chiaramente un peccato vedere una così bella esperienza soffrire in questa maniera a livello puramente tecnico.
A parte la questione legata alle performance, Star Wars Jedi Survivor non mi ha recato troppi problemi per quanto riguarda bug o altro. Dei glitch grafici, più che altro di compenetrazione degli oggetti, si sono manifestati una volta ogni tanto nelle cutscene, ma niente che abbia compromesso l'opera in generale.
Piccola parentesi per quanto riguarda l'audio, che tra musiche originali e brani classici legati al franchise di Star Wars fa sentire profondamente immersi nella vicenda, emozionando e regalando gioie uditive agli appassionati di Guerre Stellari. Soprattutto durante il gioco vero e proprio, quando i suoni dei blaster, il ronzio delle spade laser e l'impatto delle esplosioni pervadono i padiglioni delle nostre cuffie o le casse della TV; tutto diventa come vivere in prima persona un vero e proprio film di Star Wars. A contornare il tutto ci pensa un ottimo doppiaggio in italiano, che sono certo difficilmente deluderà qualcuno.
Voto Recensione di Star Wars Jedi Survivor - PS5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Enorme per cose da completare ed esplorazione
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Gameplay più vario rispetto al precedente capitolo
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Level design davvero di grande livello
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Messa in scena davvero buona
Contro
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Sul versante tecnico si poteva e doveva fare di più
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Il backtracking è meno invadente ma comunque presente
Commento
La Forza è potente in Star Wars Jedi Survivor: un seguito imponente sotto tutti i punti di vista. Respawn Entertainment ha creato qualcosa con tanto cuore, dando vita a un'opera, che tra gameplay, messa in scena, level design e una trama tutto sommato ben orchestrata, ha dimostrato di meritare di stare tra i migliori videogiochi di questo 2023. Al netto di un'ottimizzazione tecnica decisamente migliorabile e pur non rivoluzionando nulla del genere, il viaggio di Cal Kestis è una di quelle avventure da non perdere, nonché l'esperienza di Guerre Stellari che attendavamo e di cui possiamo finalmente godere.