Il bene o il male?
Se la base del gameplay, ormai rodato e collaudato dall’esperienza di tre episodi, è evidentemente la stessa, numerosi ritocchi e add-on sono stati aggiunti ad un sistema di controllo pressoché perfetto: i comandi di Splinter Cell sono come una bicicletta, una volta imparati non si scordano mai. E migliorare o modificare un sistema come questo non è era certamente facile (e perché no, utile): alla Ubisoft hanno raccolto la sfida, introducendo un sistema che permette di muoversi in modo decisamente più libero e personale nelle diverse mappe di gioco, ampliando il numero di azioni a disposizione di Sam e dilatando il già ben nutrito arsenale bellico ad iper-contenuto tecnologico.
Ed è proprio nell’elevato numero di gadget a disposizione di Fisher che il gioco ottiene sostanza e forma, dando al giocatore il mezzo per decidere fra bene e male, fra NSA e JBA, fra salvare una vita o sacrificarla per raggiungere l’obiettivo finale, oltre a permettere quella famosa e già citata possibilità di tentare diverse soluzioni per raggiungere l’obiettivo prescelto. Libertà totale sotto ogni punto di vista quindi.