Se c’è un gioco che ha definito la mia infanzia facendomi volare con la fantasia quello è sicuramente stato Age of Mythology. Il poter far combattere tra di loro divinità e mostri mitologici provenienti dalle più svariate culture è stato del resto un vero e proprio sogno ad occhi aperti, la realizzazione di anni e anni di letture di miti e poemi epici. Un qualcosa che Smite è riuscito a farmi riprovare una decina di anni fa, questa volta sotto forma di MOBA e non di RTS come per Age of Mythology. Dal 2014 di acqua sotto i ponti ne è però passata molta e tra qualche mese sbarcherà sul mercato Smite 2, seguito in Unreal Engine 5 dell’apprezzato titolo.
Un’opera già finita nel radar degli appassionati e che ho avuto la fortuna provare nei giorni scorsi grazie a un’alpha playtest organizzato da Titan Forge e Hi Rez per raccogliere feedback e impressioni dei giocatori. Un’occasione che non mi sono certo fatto scappare e di cui sono finalmente pronto a parlarvi.
Abbiamo provato il gioco con il seguente PC:
- GPU: Zotac RTX 3070 Twin Edge OC
- MOBO: Asus ROG STRIX Z370-F
- RAM: G.Skill Trident Z RGB 16GB DDR4 3200MHz
- CPU: Intel i5 8600k 3.6 GHZ
- SSD: Sabrent SSD 2TB Rocket NVMe PCIe M.2 2280
- Tastiera: Corsair K70 LUX LED Rosso Cherry MX Brown
- Mouse: Fnatic Flick 2
- Cuffie: Logitech G930
- Monitor: Samsung C27HG 70 Quad HD 144Hz HDR
Un nuovo Smite
Prima di raccontarvi più nel dettaglio di Smite 2 è doveroso fare una importante precisazione sull’ultima fatica di Titan Forge e Hi Rez. A differenza di quanto sarebbe lecito aspettarsi, il nuovo capitolo non andrà direttamente a sostituire il primo episodio, ma almeno per i primi tempi ci convivrà insieme. Un modo per rendere lo stacco meno impattante e far conoscere ai giocatori le novità del titolo senza obbligarli a fare fin da subito il grande salto.
Un qualcosa di dovuto anche dal fatto che Smite 2 non conterrà fin dall'inizio il medesimo numero di contenuti del ben più collaudato e navigato predecessore. Se il primo Smite può infatti vantare la bellezza di 130 dei, il secondo al lancio ne offrirà “solamente” 50. Durante l’alpha playtest oggetto di questo articolo ne erano presenti invece ancora meno, ossia 14 tra cui Zeus, Odino, Loki e Anubis.
Scontri tra dei
La prima cosa che si fa notare scendendo sui divini campi di battagli di Smite 2 è come il tutto ora sia più snello e veloce. Il negozio degli oggetti, una semplificazione nella categorizzazione dei personaggi e altre migliorie ancora rendono infatti le fasi preliminari più immediate e meno complesse da comprendere. Nonostante ciò, è innegabile come se non si ha mai avuto a che fare con il primo Smite o qualche altro MOBA le barriere all’ingresso siano tutt’altro che indifferenti. Complice l’assenza di un tutorial, che sarà invece poi presente al lancio del titolo, non è infatti per nulla semplice comprendere le varie meccaniche e le loro potenzialità e non ho paura ad ammettere come nelle prime partite mi sia sentito quasi un pesce fuor d’acqua.
A venire in soccorso al giocatore è in tal senso l’auto build, che automatizza il processo di selezione di oggetti e potenziamenti da acquistare nel corso della partita. Un qualcosa sulla carta di utile, ma che ha ancora bisogno di essere raffinato. Un giocatore un minimo esperto riesce infatti a fare delle scelte ben più ponderate rispetto a quelle dell’auto-build, che allo stato attuale propone spesso e volentieri oggetti poco utili o non adatti al momento della partita. Comodo per una partita al volo, ma decisamente inadatto o addirittura dannoso se si vuole fare sul serio.
Ed è proprio nelle partite vere e proprie che abbiamo trovato quello che è per ora il principale tallone d’Achille di Smite 2. Ogni match a cui abbiamo avuto modo di partecipare è infatti durato almeno tre quarti d’ora, obbligandoci a continuare scontri la cui sorti era oramai tracciate da tempo. Raramente qualche squadra ha infatti deciso di arrendersi, lasciando le partite imboccare un filone che non ammette variazioni. Una volta preso il comando di uno scontro è infatti difficile lasciarlo e la lunga durata delle partite non concorre certo a favore del gioco in uno scenario del genere.
Tanti passi avanti ...
Dove Smite 2 mi ha colpito è invece per quanto riguarda il controllo dei vari dei. Sebbene sia stato possibile provarne solo una piccola parte, son infatti fin da ora osservabili numerosi progressi rispetto al passato. Il primo aspetto su cui mi voglio soffermare è quello relativo alla pulizia a schermo, dato che ora è molto più difficile che in precedenza trovarsi confusi da quello che sta succedendo in gioco. Certo, alcuni scontri 5 contro 5 sono ancora non sempre leggibili perfettamente, ma per il resto è difficile lamentarsi sotto tale punto di vista.
Pure i vari personaggi singolarmente sono più piacevoli da utilizzare, grazie a delle animazioni di livello e un tempo di risposta ai comandi migliorato rispetto al primo Smite. Il feedback restituito dai vari personaggi è poi ora decisamente più convincente e usare Zeus, per esempio, dona delle sensazioni completamente diverse che affidarsi a Bacco o a qualche altro dio. Insomma, sotto tale punto di vista i passi in avanti sono tanti ed evidenti fin dai primi match.
... ma anche qualche dubbio
Spostandoci infine sul lato grafico, per ora il tanto decantato passaggio all’Unreal Engine 5 ha forse più ombre che luci. Certo, complessivamente l’impatto è buono ma è innegabile come sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. Molti effetti ed elementi a schermo sembrano quasi stock e non fanno certo trasparire una particolare cura per i dettagli. Pure gli attacchi dei vari dei in battaglia non convincono a pieno, sebbene il salto con il primo episodio sia comunque presente e ben evidente, con le animazioni che sono soprattutto ora più fluide e al passo coi tempi.
Sia chiaro: parliamo pur sempre di un’alpha playtest e molte cose potrebbero ancora cambiare prima del lancio ufficiale di Smite 2, ma è evidente come a riguardo ci sia ancora più di un qualcosa da fare. Fortunatamente il framerate sembra ben solido e non abbiamo avuto problemi di sorta con la configurazione sopracitata a dettagli alti neanche nelle situazioni più concitate.