Silent Hill 2: dubbi e speranze di un remake necessario

Silent Hill 2 Remake è finalmente arrivato: un'attesa che sembrava infinita, ma pare proprio ne sia valsa la pena. Pronti a riscoprire un capolavoro?

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a cura di Michele Pintaudi

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Finalmente, dopo un’attesa che sembrava interminabile, il momento è arrivato: Silent Hill 2 Remake è finalmente realtà, ed è persino meglio di quanto tutti aspettavamo. Nonostante le primissime anteprime lasciassero spazio a tanti, troppi dubbi… Le cose sono andate per il meglio, e oggi il capolavoro Konami è pronto per essere (ri)scoperto anche da una nuova generazione di videogiocatori.

Sono tanti i franchise che, negli ultimi anni, hanno vissuto una sorta di seconda giovinezza grazie a operazioni del genere: da Resident Evil a Dead Space, passando per Mafia e molti altri. Prodotti che sono così riusciti ad attirare una nuova fetta di pubblico, e a ritagliarsi uno spazio significativo anche nel cuore dei giocatori meno giovani. Ed è per questa ragione che i remake, fatti in un certo modo, sono davvero necessari: approfondiamo un po’ la questione, partendo da un piccolo salto indietro.

In my restless dreams…

Siamo nel settembre 2001, agli albori di quella console leggendaria che fu PlayStation 2. L’industria del gaming era ben diversa da come la conosciamo oggi, e anche uno sguardo superficiale ci restituisce decine e decine di brand ancora capaci di evocare ricordi unici. Erano gli anni di Metal Gear Solid, di Halo, di Tony Hawk's Pro Skater e di Devil May Cry solo per citarne alcuni. Non male, vero?

Emergere in uno scenario di questo tipo non era chiaramente facile, e serviva qualcosa di eccezionale per farlo (e soprattutto per rimanere vivi in un ambiente così competitivo). A due anni da un primo capitolo che catturò migliaia e migliaia di appassionati in tutto il mondo, Konami pubblicò Silent Hill 2. Il resto, come si suol dire, è storia.

Parliamo di uno dei videogiochi più amati della storia, nonché una delle opere più influenti di questo medium e non solo, per un franchise che purtroppo negli ultimi anni non ha sempre goduto dell’attenzione che sicuramente meritava. Tra sequel di dubbia qualità e operazioni quantomeno evitabili, come la realizzazione di pachinko brandizzati ad hoc, Konami ha speso tanti anni a bistrattare una saga che ancora oggi risulta tra le più amate dal grande pubblico.

La cancellazione di P.T. nel 2015 è stato per molti il colpo di grazia, e ormai in molti si erano messi il cuore in pace: Silent Hill era morto e sepolto, per sempre… Fino all’ottobre 2022, quando a sorpresa è arrivato l’annuncio del tanto chiacchierato remake. Senza ripeterci sull’effettiva bontà dell’operazione, andiamo dritti al punto: perché dar vita a un progetto del genere, dopo così tanti anni? Le ragioni sono diverse, proviamo ad approfondire.

Come abbiamo detto Silent Hill 2 fu una rivoluzione, capace di colpire come pochi altri prodotti prima. Lasciare un titolo così importante nel dimenticatoio sarebbe stato un crimine, e a onor del vero lo è stato per molti anni, ed ecco un primo punto. A questo ne troviamo immediatamente collegato un altro: parliamo di un franchise che ha ancora molto da dire, e far avvicinare anche le nuove generazioni di videogiocatori è il primo passo per riprendere da dove ci eravamo lasciati.

Il tutto senza tralasciare un aspetto all’apparenza secondario quale la conservazione storica: un capolavoro del genere rimane nella memoria anche e soprattutto se i giocatori possono effettivamente metterci mano, ed è forse questa la ragione principale per cui operazioni come questa vanno promosse e portate avanti. Sempre e solo, però, se fatte nel modo corretto.

… I see a very good remake!

Non nascondiamoci: all’annuncio di Silent Hill 2 Remake molti di noi hanno avuto qualche dubbio, più o meno legittimo che fosse. C’era la paura di trovarci di fronte a qualcosa che potesse modificare il ricordo che avevamo di un’opera immortale, ma anche di renderci conto che il gioco che avevamo tanto amato potesse essere un capolavoro solo nella nostra memoria. Perché sì, la percezione che abbiamo di un titolo di qualunque entità può cambiare (e non poco) nel corso degli anni. Si tratta assolutamente di soggettività, ma anche del naturale processo di crescita che tutti noi affrontiamo nella vita: cambiano i gusti, le idee e persino i modi di approcciarsi ai videogiochi, e va bene così.

Fortunatamente i dubbi sono stati spazzati via da un remake che, non senza sorprese, si è rivelato eccellente. E a questo punto sono tante le strade che si aprono per un franchise che, dopo tanti anni, non potremmo essere più felici di riabbracciare. Al momento sono diversi i progetti in cantiere legati a Silent Hill, che nello specifico sono:

  • Silent Hill f, titolo che ambientato nel giappone rurale degli anni Sessante e sviluppato da NeoBards Entertainment;

  • Return to Silent Hill, film diretto da Christophe Gans (già al lavoro sulle altre pellicole della saga) la cui uscita è attesa per i prossimi mesi;

  • Silent Hill: Townfall, un’avventura di cui ancora non sappiamo molto e che vede la collaborazione tra gli inglesi di No Code Studio e Annapurna Interactive.

La speranza per il futuro è che il successo di Silent Hill 2 Remake porti ulteriore linfa vitale alla saga, sia con nuove esperienze che con il restauro dei titoli che i giocatori più esperti già conoscono. Quanto sarebbe bello ad esempio un remake di Silent Hill 4? O perché non sognare un sequel diretto di Silent Hill 3, magari ambientato 20 anni dopo la fine di quella storia? Le opzioni sono tante e chissà se e quando le vedremo realizzate, ma per il momento c’è una cosa che vi invitiamo a fare: che sia per la prima volta, o per riviverlo ancora, giocate a Silent Hill 2. È anche riscoprendo capolavori del genere che, passo dopo passo, si va a costruire una passione immortale come quella per il medium videoludico. Sempre di più.

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