Signalis | Recensione - Quando il terrore è dentro di noi
La nostra recensione di Signalis, il videogioco horror sviluppato dal team indipendente rose-engine, composto da solo due persone
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a cura di Nicholas Mercurio
Gli occhi si spalancano a fatica, le mani tremano, la voce è rotta da un pianto soffocato e spaventato, mentre il terrore aleggia ovunque, imperturbabile e crudele. Signalis, d’altronde, non si presenta come The Callisto Protocol, né cerca di emulare altre produzioni del genere. È il passato e il presente che si legano insieme per creare qualcosa di nuovo, unico e anestetizzante. Come agisce il terrore sulle menti deboli? In che modo si manifesta? Perché è così crudele, violento e spietato? E perché esistono ancora, nel panorama degli horror, produzioni che riescono nel complesso tentativo di trasmettere ansia e angoscia a tal punto da lasciare senza parole?
Mi domando spesso, vuoi per curiosità e vuoi perché scoprire i videogiochi è la mia più grande passione, quanto effettivamente ci sia ancora da scavare in un panorama che, fino a qualche anno fa, tutti credevano saturo e ormai completamente alla mercé di sé stesso, devastato da troppi videogiochi simili gli uni altri. Cosa succede, però, quando è proprio il passato a offrire nuove chiavi di lettura e a fornire nuovi stimoli per creare di originale?
Quando mi sono approcciato a Signalis, non sapevo esattamente cosa mi sarei trovato davanti. Una volta avviato, una musica angosciante mi ha dato il benvenuto, e poi sono scivolato in un vortice di terrore da cui non intendevo affatto fuoriuscire, perché c’era qualcosa che mi attirava al suo interno che meritava di essere approfondito a dovere. Mentre mi muovevo in quelle zone buie, esplorando un contesto sinistro e spaventoso, ero sicuro che non sarei uscito da quei luoghi tanto presto. Non l’ho fatto con Scorn, non l’ho fatto con Resident Evil e non è accaduto neppure in altre occasioni, quando Amnesia e Outlast mi terrorizzavano, infiltrandosi nella mia psiche, rovinandomi il sonno, ma non era colpa loro. Con gli horror, e lo ammetto senza esitare, sono sempre stato alquanto impressionabile, complice quel genere di paura travolgente che sapeva come insinuarsi.
Signalis è un videogioco che, senza tanti giri di parole, ti entra nella pella. Fa parte di quel grande e immenso mondo di produzioni capaci di lasciare un segno indelebile, non risultando mai di troppo. E non è una cosa che riescono a fare tutti. Rose-engine, restando fedele alle sue idee, è un team che è riuscito a trovare la chiave di lettura più adattata, trasmettendo inevitabilmente quel senso di smarrimento tipico delle produzioni di questa caratura. È un videogioco indipendente, ma questa non è una notizia: è più saggio in realtà riflettere come certe produzioni riescano a far parlare di sé, come vengano conosciute e condivise da altri giocatori. Signalis, e non è un mistero, è quel videogioco che ammicca suadente al periodo d’oro del genere, guardando però a cosa c’è dopo, scoperchiando suggestioni inevitabili e riferimenti che fanno sempre tanto piacere.
Già questo, in fondo, dovrebbe far comprendere sulla bontà dell’opera che potreste trovarvi di fronte, se deciderete di scaricarla. Meglio saperlo prima, però: là fuori è pericoloso. Il silenzio può essere rotto da un momento all’altro, e quel senso di smarrimento di cui parlavo prima, chiaramente inevitabile, è proprio la chiave di lettura su cui rose-engine ha costruito il suo videogioco. È paura, panico e morte; è follia, sgomento e angoscia. E c’è sangue ovunque, ma davvero tanto sangue. A profusione.
Il racconto di Signalis è intriso di morte
Potrebbe essere complesso parlare del racconto, considerando la natura narrativa dell’opera del duo che compone rose-engine e il rischio di fare spoiler maldestri. Posso però assicurarvi che Signalis propone una narrazione ottima, intelligente e ricca di sfaccettature, forte di diramazioni avvolgenti e uniche, alcune delle quali intelligenti e caratteristiche. Nell’avventura si impersona Elster, una Replika, un’esperta di tecnologie avanguardistiche alla ricerca della sua campagna per la vita, smarrita in un pianeta freddo e oscuro in cui è accaduto qualcosa di irreparabile e brutale. La protagonista, risvegliandosi dal suo sonno criogenico, si ritrova persa, smarrita e con una promessa da mantenere. Attorno a lei è accaduto qualcosa che inizialmente non comprende. Letti però i documenti e scoperto cosa c’è davvero dietro agli accadimenti del pianeta in cui è capitata, in una Galassia alternativa ma comunque letale, capisce che le vicende sono ben più spaventose di quanto si aspettasse. Inizia il suo viaggio respirando l’aria insapore di un mondo che non ha più nulla di bello: c’è una coltre nevosa che copre strati d’acciaio e nasconde un passato turbolento.
Il prologo è alquanto eloquente e non perde tempo a presentare l’opera, dandole una misura giusta e al tempo stesso inaspettata, configurandosi in modo peculiare, introducendo un contesto affascinante. Mentre proseguivo al suo interno, scoprendo sfaccettature di un racconto incredibile ed esaltante, comprendevo che in Signalis niente accade per caso. E qualunque cosa sia accaduta prima del risveglio di Elster, una protagonista dal fascino irresistibile, è tremendo in ogni caso. Proseguendo nell’esperienza e comprendendo le diramazioni di un racconto affascinante, avevo come la sensazione che tutto quanto fosse avvenuto per caso, che tutto si era configurato proprio per portarmi a vivere una situazione del genere e che del passato, ormai, non è rimasto nulla.
Complice una scrittura forte ed entusiasmante, capace sia di raccontare in modo attento le sfumature della produzione quanto di presentarla nel modo giusto, Signalis rappresenta un’opera che si prende del tempo prima di farsi scoprire, pur gettando il giocatore nel bel mezzo dell’azione senza troppi complimenti. È proprio questo, infatti, il suo naturale punto di forza, che convince per merito di un approccio al contesto unico e semplicemente originale, scavando nel passato del genere per proporre un racconto che si snoda sotto diverse angolazioni, con finali diversi che potrebbero lasciare il giocatore sbigottito e sorpreso. È tutta questione di qualità, d’altronde: se un’opera del genere arriva all’obiettivo e sorprende, significa che sta andando nella direzione giusta, presentando inevitabilmente un modo particolareggiato per presentarsi al pubblico. E c’era proprio bisogno di questo in un momento del genere, ovvero di un racconto horror che sapesse trasmettere le tematiche giuste nel modo adatto, con passione e, soprattutto, attraverso un sistema di gioco già collaudato.
Quanto si configura nel racconto è estremo, agghiacciante e brutale, violento e perverso, ed è tutto merito di un’atmosfera che, pur guardando al passato, arriva all’obiettivo con semplicità e consapevolezza dei propri mezzi. Il merito è soprattutto di un lavoro attento da parte dello studio di sviluppo nei riguardi di alcuni videogiochi del passato come Silent Hill e Resident Evil, due delle opere da cui Signalis prende in modo particolareggiato la sua struttura di gioco. Ma non solo, perché l’opera si estende e si amalgama in modo unico e originale, riuscendo nel complesso tentativo di avvolgere il giocatore con la sua trama e i suoi temi in maniera attenta e appassionante.
Una struttura di gioco ben confezionata
Pur prendendo ispirazione dai nomi che ho citato poco più sopra, Signalis è comunque un’opera mette che sul piatto delle suggestioni e delle caratteristiche particolareggiata e costruite in modo intelligente. È complesso, infatti, riuscire a mantenere uno stile del genere. La visuale isometrica, che permette di muovere la protagonista per le varie aree del gioco, rappresenta un’implementazione corretta e azzeccata, in linea con lo stile nostalgico della produzione.
A riguardo, l’opera incontra più anime, legandole le une alle altre in modo attento e intelligente. Quest’ultimo è un termine che, avanzando nell’esperienza, ho utilizzato sovente, specie durante la risoluzione degli enigmi e l’esplorazione. Mai complessi o intricati, mi sono trovato spesso a dover cercare gli indizi per le varie aree della scuola, accedendo a volte in stanze stracolme di segreti da svelare. C’erano documenti sparsi ovunque, che parlavano della risoluzione di un rompicapo, e alle volte ho dovuto utilizzare la radio per sincronizzare le onde in modo tale da catturare i numeri che mi servivano per sbloccare una cassaforte contenente una carta magnetica, utile per proseguire nell’area successiva. Inizialmente, ammetto che non è stato immediato abituarsi al ritmo di gioco, tenuto tuttavia in piedi da un ottimo game design. Complice la varietà di enigmi, che sono davvero parecchi, la risoluzione diventa piacevole e divertente, e in alcune occasioni ho dovuto passare diversi minuti prima di capire come muovermi. Per farvi un esempio, nel corso dell’esperienza ho dovuto replicare una carta magnetica, facendo riferimento a un video su uno schermo in cui potevo cambiare le varie sequenze.
Quando parlo di varietà, intendo proprio questo: proporre enigmi non immediatamente accessibili ma piacevoli da risolvere, e non è un elemento per nulla scontato, considerando le qualità encomiabili della produzione e i suoi punti di forza, caratteristici e sempre puntuali. L’esperienza, non perdendo mai di mordente, intrattiene specialmente grazie all’esplorazione, che non appesantisce il ritmo di gioco ma lo rifinisce, dando la sensazione costante che potrebbe accadere qualcosa da un momento all’altro. Un altro punto di forza della produzione è poi il level design, curato con attenzione maniacale, e si potrebbe fare un discorso a parte, perché è essenziale e ben implementato, inserito con consapevolezza. In svariate occasioni, perdendomi all’interno dei corridoi e delle stanze che ho visitato, avevo la costante sensazione che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di brutto da un momento all’altro.
Inizialmente armato di una pistola, ho ucciso chi mi capitava di fronte. E no, non sono uomini, bensì creature senzienti simili a esseri umani, ma ovviamente diverse in tutto. L’ho capito mentre proseguivo all’interno dell’esperienza, vivendo il proverbiale incontro del quarto tipo che non auguro a nessuno con le creature del luogo. E nonostante un sistema di shooting alquanto approssimativo, sono comunque riuscito a farmi largo in questo luogo, usando la violenza come unica reale alternativa a scappare via (cosa che si può fare, ma meglio prima fare piazza pulita). Man mano che si avanzerà, si sbloccheranno altre armi, alcune delle quali utilissime per sistemare le bestiacce una volta per tutte. Alcune, però, non moriranno istantaneamente e sarà necessario calpestarle con forza, impedendo loro di rialzarsi. La scelta migliore, specie nelle prime ore di gioco, è tenere sotto controllo le munizioni e usarle con intelligenza, evitando così di rimanere senza. È purtroppo inevitabile, considerata la natura stessa della produzione, e qui entra in gioco appunto l’esplorazione, sempre puntuale e sopraffina.
Tornando tuttavia al sistema di shooting, che a volte ho trovato impreciso, c’è la possibilità di assestare un colpo letale al nemico in base alla parte del corpo selezionata. Mirare alla testa, ovviamente, è la maniera migliore per sbarazzarsene senza troppe complicazioni, anche se richiede più tempo ed è necessario mettersi nelle condizioni per assestare il colpo fatale. Servono intelligenza, preparazione e tanta precisione, anche se muovere la levetta analogica potrebbe risultare scomodo. In tal senso, manca nel menu delle opzioni la possibilità di cambiare la sua sensibilità durante i movimenti nei momenti concitati.
Un’opera dal carattere inconfondibile
Signalis, arrivando sul mercato e su Xbox GamePass, è una produzione forte e intelligente, nonché capace di esaltare un game design assolutamente ben implementato e caratteristico. La pixel art usata per l’occasione, infatti, è tra le migliori che mi sia mai capitato di vedere. Se con Prodeus si erano raggiunti risultati notevoli, allo stesso modo l’opera di rose-engine la propone con modernità, mettendo un accento ragguardevole sulle caratteristiche già ottime di una produzione che in un modo unico si racconta e intrattiene. Non ho nulla da eccepire sul lato tecnico, che è solo da lodare, perché è curato ottimamente e ha tempi di caricamento ben condensati e mai lunghi, buttando il giocatore nel bel mezzo dell’azione.
C’è paura, in Signalis. Tanta paura e sgomento. C’è la morte, che si dipana ovunque e in modo impercettibile. C’è un silenzio rotto dai passi di Elster, che si ritrova in una bolgia in cui deve sopravvivere per ritrovare la sua amata, e c’è un contesto intrigante, unico e sfaccettato. Si dice che dal passato non si possa sfuggire, ed è la verità. La paura è un’emozione primaria che non si accontenta solo di annientare. Vuole distruggere anche la speranza. E l’unico modo per farla sopravvivere è cercare di non dimenticarla.
Voto Recensione di Signalis - Xbox Series X
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Ottimi enigmi, alcuni dei quali davvero geniali
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Una storia avvolgente e trascinante
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Un game design preciso e attento alle necessità del giocatore
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Una pregevole direzione artistica
Contro
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Fasi shooting curate con forse troppa superficialità
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Nulla di troppo originale
Commento
Signalis è un'opera unica nel suo genere. Curata e approfondita in modo unico, racconta una storia commovente e particolareggiata, che si insinua facilmente nella pelle e nell'anima del giocatore. Gli enigmi, mai complessi, sono implementati in modo attento, spingendo il giocatore a riflettere attentamente sulle sue mosse. Non è certamente nulla di nuovo sul mercato, ma è un'opera che riflette fedelmente il passato, proiettandosi in un futuro da scoprire.