Serious Sam: la storia di un'invasione infinita che compie 22 anni!

Un nostro lungo approfondimento su Serious Sam, la leggendaria serie sparatutto sviluppata da Croteam che ha compiuto 22 anni.

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a cura di Nicholas Mercurio

Un’invasione infinita. Quando penso a Serious Sam, sviluppato da Croteam, lo ricollego a un film sci-fi del 1996 intitolato Mars Attack, uscito in un momento favorevole per l’industria del cinema, approfittando dell’affascinante contesto di una brutale invasione ai danni di forze provenienti dal cuore della nube di Oort o addirittura da un’altra Galassia. Se qualche anno fa pensavamo che la reale minaccia alla Terra fosse una cometa, magari la stessa di Don’t Look Up, non avevamo fatto i conti con un’altra tremenda verità: là fuori, in quell’oscurità dominata da stelle di varie dimensioni, c’è un nemico che attende solo di colpire, pronto a sgominare l’umanità e a soggiogarla.

Ancora non si ha la certezza se gli alieni esistano davvero, e non si può neppure sapere se siano ostili, più intelligenti e forti della razza umana. A questa domanda, però, ha risposto Serious Sam, una serie videoludica che da poco ha compiuto ventidue anni e ha fatto parlare molto di sé per il suo stile ilare e violento. Complice il personaggio di Sam Stone, leggendaria icona del FPS di successo di Croteam, ha ottenuto un successo straordinario grazie ai memorabili primi capitoli della serie, usciti originariamente negli anni 2000, assicurandosi una nutrita schiera di giocatori che da anni non fanno altro che desiderare un’invasione del genere. A differenza di molte altre conquiste da parte di forme di vita più intelligenti, l’Orda di Mental, il nemico per eccellenza dell’unica ancora di salvezza per l’umanità, è da sempre nascosta nel sottosuolo in attesa di fuoriuscire per banchettare sui corpi degli umani e conquistare tutto quanto.

Il preludio iniziale, che accompagna ogni missione di Sam “Serious” Stone parte con queste premesse incredibili che raccontano uno scenario inquietante e ben peggiore di quello visto in passato. La Terra è sull’orlo del baratro perché le forza di Mental ormai sono ovunque, pronte a distruggere e a erigere nuove strutture e altrettanti altari in onore del loro magnifico signore. Hanno superato le difese spaziali umane, disintegrandole e annientando qualunque parvenza di difesa, e sono arrivati sul pianeta con la sola intenzione di conquistarlo. È una guerra dei mondi che, al contrario del libro e del film con Tom Cruise, sembra avere già un vincitore in questa ordalia che si sta consumando in ogni angolo della Galassia. Sangue, morte, perdita e privazione: l’umanità è destinata a essere schiava di una nuova forma di vita intelligente che, fino a qualche anno prima, sembrava essere solo un mito.

Ancora oggi, noi possiamo vantarci di dire che non abbiamo la benché minima idea dell’esistenza di una razza aliena, ma Sam Stone non può dire lo stesso: è immerso fino al collo in una situazione che lo vede come l’unico essere umano realmente pronto a difendere la Terra prima che sia troppo tardi. Anche se sono ovunque, anche se ormai il destino è già segnato e la schiavitù è inevitabile, un uomo solo con indosso una maglietta bianca, dei guanti, dei jeans attillati e un taglio di capelli discutibile, è ciò che divide l’umanità dalla fine di tutto a una reale controffensiva che metta in fuga le malvagie forze di Mental e il suo esercito di lacchè.

Storia di un eroe che l’umanità merita e di cui ha davvero bisogno

Se qualcuno se lo stesse chiedendo, no, Sam non è un personaggio serio. Ed è meglio parlarne prima che sia troppo tardi: se esiste qualcuno che incarna la cultura pop in modo ironico e dissacrante, è proprio lui, nei modi e nei tempi adeguati che soltanto un personaggio del genere è in grado di manifestare e far scoprire. Quanti di voi ricordano il motivetto fischiettato che richiamava Indiana Jones mentre scampava da una palla caduta dal soffitto di un tomba egiziana diretta verso di lui? Ben pochi, in realtà, ma è proprio questo il punto fondamentale per capirlo meglio: è un personaggio che ha una cultura invidiabili e sa quali film sono stati importanti per la sua formazione, anche solo per uccidere e nominarsi così eroe dell’umanità. Della vita sua privata prima dell’invasione si conosce molto poco, e non è dato sapere chi siano i suoi genitori né ci sono dettagli sulla sua infanzia.

Come tanti ragazzi cresciuti negli Stati Uniti e come qualunque altro patriota che si rispetti, ha in mente solo tre cose: la violenza, il successo e il denaro. Sotto tutti quegli strati di muscoli, sarcasmo e ironia, c’è una persona sensibile. Dopo aver frequentato il liceo, cercando di diplomarsi, si è unito alle forze dell’Earth Defense Force per difendere la Terra dalle minacce interplanetarie, diventando capitano di una nave da guerra e giurando di non mettere mai in pericolo il suo pianeta natio. Finché giorno, per sbaglio, non ha risvegliato qualcuno che forse avrebbe dovuto lasciare dormire per sempre. Mi riferisco al malvagio Mental, la creatura definitiva, il malvagio per eccellenza, l’unico essere in tutta la Galassia che non andrebbe affatto disturbato e che invece è stato proprio disturbato da un essere umano. Se la Mummia ha insegnato qualcosa, è meglio non aprire tombe che poi è difficile richiudere, specie se il non-morto scappa via. In questo caso, però, Mental non è morto affatto e attendeva solo il momento propizio per fare la sua brutale comparsa.

Se da una parte c’è un protagonista che deve fare di tutto per impedire che la Terra venga distrutta e dall’altra un nemico pronto a gesti estremi per arrivare al suo scopo, in mezzo c’è l’umanità, la reale vittima di un conflitto che si ritrova nel bel mezzo di un fuoco incrociato. Come accennavamo prima, la corsa agli armamenti da parte della razza umana è solo un pretesto per dire che può resistere ma non può contenere la potenza di Mental e la sua furia, e Sam si ritrova a dover rimediare al suo errore prima che sia troppo tardi, scendendo in campo per il suo pianeta. Due pistole legate al fianco, un fucile a pompa e tanta vendetta personale, oltre a sensi di colpa di vario genere per aver contribuito al disfacimento dell’umanità e alla sua inevitabile estinzione di massa.

In passato, si è macchiato le mani di sangue, ha combattuto strenuamente e coraggiosamente, interessato alla scoperta dell’Universo e al suo ignoto per comprendere cosa ci fosse oltre quegli astri. Forse sarebbe stato meglio se si fosse girato i pollici o fischiettato un altro motivetto, magari preoccupandosi di altro e trovando una passione adeguata ai suoi innegabili talenti. Invece, ora si ritrova a dover fare i conti con un nemico arrabbiato, così tanto arrabbiato da voler mettere la parola fine a ogni cosa, soprattutto all’umanità. Inizia così, dalle ceneri di una civiltà antica, il viaggio di Sam non per l’infinità dello Spazio ma, al contrario, fra le rovine dell’Antico Egitto, luogo iniziale in cui cominciano le sue avventure.

Il primo appuntamento non si scorda mai

Se c’è qualcosa che mi è sempre piaciuto di Serious Sam, è la possibilità di viaggiare per le parti del globo a uccidere alieni in ogni modo possibile e immaginabile. L’ho fatto armato fino ai denti con qualunque arma, sopravvivendo a orde infinite di nemici completamente folli. Serious Sam: The First Encounter, come recita per l’appunto il titolo, racconta del primo incontro fra Sam Stone e Mental. Incaricato di uccidere quest’ultimo, il nuovo salvatore della razza umano è deciso ad assassinarlo, ma prima di compiere questo gesto estremo e riuscire nel suo intento, deve impossessarsi un marchingegno capace di mettere il suo nemico in difficoltà. Il primo capitolo della serie, giunto nel 2001, ebbe un successo strepitoso e attirò i giocatori a tal punto da diventare una vera e propria leggenda, spingendo Croteam a sviluppare altre iterazioni.

Tornando però all’Egitto e al contesto scelto da parte degli sviluppatori di Zagabria, Serious Sam: The First Encounter seguiva un approccio ottimamente definito e ispirato, catturando le meraviglie di una civiltà antica, i suoi dettami e molto altro. Strutturato e ben proposto, Serious Sam: The First Encounter parlava dell’Egitto con rispetto, trasportando il giocatore all’interno di un contesto ispirato e affascinante. Nonostante fosse il preludio alle avventure che sarebbero arrivate dopo, Serious Sam: The First Encounter rappresenta in modo egregio le idee del team croato in ogni sfaccettatura.

Se è impossibile raccontare l’Universo e serve trasportare un alieno sulla Terra, meglio farlo facendo fare una visita turistica attraverso le civiltà antiche più interessanti dell’intero globo. Cominciare con l’Egitto, infatti, rappresentava una scelta giusta perché poi si sarebbe legata a tante altro e avrebbe confezionato l'approccio futuro con le altre proposte. Nel corso di questi anni, tutti si sono abituati a visitare antiche società di popoli del passato attraverso stili di gioco differenti. Gli stilemi già rodati e collaudati, resi forti da strutture e impalcature che hanno delineato le meraviglie del passato, sono ancora oggi affascinanti e potenti. Lo si era compreso con Prince of Persia e, quando Serious Sam: The First Encounter si presentò al mondo, si ebbe la sensazione che ci fosse realmente bisogno di qualcosa meno serioso.

Da appassionato di storia, di popoli antichi e di leggende del passato, oltre che di cultura pop, ho amato il primo capitolo non perché fosse il preludio alle avventure di uno dei protagonisti più folli dei videogiochi, ma poiché trasportava nel passato, tenendo per mano il giocatore e seguendolo in modo unico e sfaccettato. La struttura di gioco, per l’epoca già conosciuta grazie a opere come Duke Nukem, Quake e Doom, era quella di uno sparatutto in prima persona con elementi caratteristici delle tre produzioni citate. Niente di nuovo, direte voi, ma la punta di diamante di Serious Sam è sempre stato il contesto e le vicende che si susseguono una dopo l’altra.

La prima iterazione, oltre a essere fondamentale per capire al meglio la struttura usata da Croteam per la sua serie, trasporta Sam indietro nel tempo. Il suo compito è trovare un’astronave nascosta dai Siriani e uccidere Mental una volta per tutte, liberando così la razza umana. Una missione facile: un solo bersaglio, qualche nemico e tanto sangue da versare. Cosa potrebbe andare storto? Sam, in tal senso, deve raccogliere quattro chiavi elementali per aprire l’antica città egiziana di Memphis, viaggiando per il deserto di Karnak e altri luoghi iconici che hanno reso Serious Sam: The First Encounter un videogioco a fuoco e assolutamente apprezzabile.

Neanche il secondo appuntamento si scorda mai

Se con il primo la missione di uccidere Mental è fallita, poiché il bersaglio è stato uno dei suoi generali più fidati, in Serious Sam: The Second Encounter, pubblicato nel 2002, l’azione vera e propria si sposta stavolta in Sud America. Sam, che era a bordo dell’astronave Siriana riscoperta, era diretto verso lo Spazio profondo per intercettare finalmente Mental e farla finita. A causa però di un malfunzionamento, si ritrova nuovamente sulla Terra a dover trovare un modo come un altro per uccidere l’invasore. Sembra un circolo vizioso, come se qualcuno si stesse prendendo gioco di lui, ma fa parte del lavoro: sono i rischi del mestiere. Nella seconda iterazione, però, c’è una grossa novità che riguarda il protagonista delle vicende.

Se dapprima c’era soltanto un’ambientazione, stavolta ce ne sono ben tre, una delle quali legata alla Persia, luogo d’origine di tutto questo gran misfatto che Sam si ritrova a dover risolvere prima che sia troppo tardi. Impegnato a sistemarlo e a risolvere l’ennesimo problema che potrebbe portare l’intera razza umana alla disintegrazione, l’eroe della Terra si ritrova a dover salire la perigliosa Torre di Babele e a sconfiggere ulteriori avversari, versando sangue, altro sangue e seminando ulteriori morti a profusione. Inevitabile, per qualcuno che ormai viaggia da una parte all’altra dello spazio-tempo come se prendesse un aereo e raggiungesse la California.

La terza ambientazione, invece, riguarda un contesto storico totalmente diverso dagli altri, ben diverso dall’antichità. Sam si ritrova in Polonia, in un villaggio, in piena epoca medievale. La sua missione è cercare Il Libro della Saggezza, che può guidarlo verso la ricerca del Santo Graal, il sacro calice che Cristo utilizzò la sera prima di essere tradito da Giuda. Non facendo ulteriori spoiler, sappiate soltanto che il secondo capitolo, strutturato e scritto meglio del primo, è ancora più avventuroso e ironico.

Sam comincia a comprendere che uccidere Mental, alla fine, è ben più complesso di quanto appaia e la sua unica possibilità per riuscire ad assassinarlo è inseguirlo ovunque strenuamente, con la stessa intensità con cui preme il grilletto per uccidere i nemici e chiunque lo minacci. È consapevole che ormai il suo viaggio lo condurrà in luoghi e tempi lontani, e che niente sarà più come prima, poiché ogni cosa cambierà per sempre. Anche la sua visione del mondo intero. La sua missione è solo all’inizio.

Prima di Serious Sam: The First Encounter

Serious Sam 3: BFE, pubblicato nel 2011 dopo una sfilza di altri spin-off, è il prequel della prima iterazione, ambientato qualche tempo prima del viaggio nel tempo di Sam in Antico Egitto, in cui si è scoperto molti altro sul viaggio nel tempo e sul Blocco Temporale. Intanto l’umanità, come già spiegato, è sull’orlo dell’estinzione e manca ormai poco alla fine di tutto quanto. Mental è sempre in vantaggio, costantemente in forze e più potente che mai, sicuro di poter ottenere cosa vuole in poco tempo; ormai ha la strada spianata verso la Terra. Un prequel, dopo gli avvenimenti della seconda iterazione, era necessario per comprendere al meglio quanto accaduto in passato a Sam e alle tremende scelte intraprese che lo hanno condotto in una situazione difficoltosa fino al risveglio di Mental, pronto come non mai a uccidere e schiavizzare la razza umana. La civiltà siriana, nascondendo astronavi e antichi manufatti alieni, ha innescato inconsapevolmente una reazione a catena che ora non si può fermare.

Aver portato alla luce di oggetti di questo calibro, sia per Sam che per i suoi amici, corrisponde l’inizio della fine e un nuovo inizio per l’umanità intera: quella dell’estinzione. Nonostante le ottime premesse, Serious Sam 3: BFE è il videogioco meno efficace della serie, con pochi reali risvolti di trama necessari per capire al meglio il protagonista e l’intero arco narrativo a lui dedicato. Al netto di qualche scelta non particolarmente brillante, a risuonare in maniera prepotente è l’ignoranza, che in questo terzo capitolo è ancora più accentuata e brutale come non mai.

Considerando la presenza di Serious Sam Collection su PlayStation Plus, rigiocarsi tutte le iterazioni e rivivere le emozioni vissute nei panni del salvatore della Terra definitivo potrebbe essere la scelta migliore. Non è certamente il suo apice, ma per capire al meglio il passato di Sam è necessario vivere la terza iterazione, specie se si è appassionati della serie e dei numerosi spin-off, alcuni dei quali fondamentali per riscoprire al meglio la storia di un’invasione infinita che non accenna a concludersi. Quanto si concluderà, però? Sam insegue Mental da anni, e quest’ultimo sembra avere sempre un asso nella manica che il salvatore della Terra non riesce in alcun modo a infrangere, come se sapesse un minuto prima di dover fuggire, correndo a nascondersi. O così dovrebbe fare, perlomeno, solo che non accade. Mental è più potente che mai.

Serious Sam 4 (2020): grazie Roma…

Se non avete mai giocato alle produzioni, se avete intenzione di andare dritti al quarto capitolo senza prima aver provato le precedente e se invece siete amanti di Serious Sam dagli albori, sappiate soltanto che questo quarto capitolo, pubblicato da Devolver Digital, è una bomba esplosiva. E no, neppure in questa occasione si riesce a mettere le mani addosso al malvagio Mental. E pure stavolta è un prequel, ma della terza iterazione del franchise. La quarta produzione della serie parla in modo attento del primo, massiccio attacco di Mental e della sua comparsa definitiva sul pianeta Terra, intenzionato finalmente a mettere a ferro e fuoco Roma come fece Nerone.

Questa volta, infatti, l’ambientazione scelta vede Sam a capo di una squadra formata da soldati veterani pronti a tutto per impedire agli alieni di conquistare Roma come fecero gli Ostrogoti. Se in quell’occasione c’era Romolo Augustolo, che non riuscì a ricucire l’Impero Romano d’Occidente, stavolta c’è Sam Stone, pronto a far capire agli alieni che Roma appartiene al suo popolo e che c’è poco da fare, perché non arriverà mai alla Garbatella né all’Altare della Patria. Il contesto scelto, oltre a strizzare inevitabilmente l’occhio all’Italia, delinea un approccio che Croteam non ha perso nel corso degli anni durante lo sviluppo della sua quarta iterazione. In tal senso, torna a proporre un’avventura classica e non molto diversa dalle altre, confezionando un’opera ispiratissima ma che forse sta portando la serie ad andare enormemente per le lunghe, come se il team croato avesse paura di mettere la parola “Fine” al progetto una volta per tutte.

Quando ho parlato dell’assenza dello scontro finale con Mental, non scherzavo affatto: la storia infinita che lega Sam al cattivo per eccellenza della serie sembra infatti non essere ancora giunta ai titoli di coda. Anche se la presenza ottima degli spin-off delinea inoltre comprensioni maggiori della trama principale. Inoltre, Serious Sam: Siberian Mayhem, pubblicato nel 2022, è quel genere di DLC stand alone sempre utilissimo per comprendere al meglio i salti temporali compiuti da Croteam per delineare al meglio la sua narrazione. È un esempio fra tanti, sia chiaro, e tanti studi di sviluppo indipendenti, spesso in collaborazione con lo stesso team croato, ha proposto contenuti del genere che sono risultati addirittura migliori di alcuni dei capitoli principali del franchise. Uno fra tutti, ad esempio, è Serious Sam Double D, uno sparatutto a scorrimento come non se ne vedono spesso in giro.

Cosa aspettarsi dal futuro?

Un’invasione infinita che fa parlare di sé, dopo tutto questo tempo, è inevitabilmente legata a un passato leggendario. Quando avviai per la prima volta Serious Sam, non sapevo bene cosa aspettarmi, e come per tante altre produzioni di questo calibro me ne affezionai completamente. A distanza di così tanto tempo, tuttavia, forse è il momento di una conclusione degna che veda Sam finalmente scontrarsi contro Mental e salvare definitivamente la Terra. Se penso a cosa può offrire in futuro, non lo so proprio. E se anche vorrei saperlo, ho come la sensazione che potrebbe continuare ancora per molto tempo, sorreggendosi su una leggenda affascinante e travolgente.

Se non altro, il grande merito di Serious Sam è sempre uno: essere un FPS classico che abbraccia una scuola passata e già vista, che riesce come al solito ad appassionare e affascinare. Croteam non ha mai voluto innovare il panorama con Serious Sam, non ha mai voluto sviluppare un videogioco definitivo né farlo diventare il capostipite degli FPS. Ha creato un videogioco che ha avuto successo e che, ancora oggi, fa parlare di sé. Prima o poi, e ne sono sicuro, si arriverà allo scontro finale con Mental. Quando quel momento arriverà, sarà memorabile ed eterno: sarà la fine di una serie. Per il momento, l'invasione continua.

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