Un aumento del prezzo dei giochi tripla A a 100 dollari (o 100€ per quanto concerne il nostro mercato), potenzialmente innescato da GTA 6, potrebbe danneggiare l'industria videoludica invece di risollevarne le sorti.
Lo afferma Mat Piscatella, analista di Circana, in risposta a un recente report che, invece, suggeriva i potenziali benefici portati da un simile rincaro. Per chi non ne fosse a conoscenza, da mesi oramai si vocifera che rockstar Games sarebbe l'unica azienda capace di introdurre un nuovo "prezzo di listino" per i videogiochi tripla-A, per via dell'elevata qualità delle sue produzioni e di una fan base capace di tutto quando si parla di una nuova produzione della celebre software house.
Piscatella contesta fermamente l'analisi di Matthew Ball di Epyllion, definendola "ridicola". Secondo l'esperto di Circana, non c'è alcuna necessità di fissare il prezzo base dei giochi a 100 dollari, poiché le edizioni speciali e da collezione già offrono opzioni a prezzi più elevati per i fan più appassionati (e che di sostanzioso propongono ben poco n.d.r.)
"L'obiettivo dovrebbe essere allargare l'imbuto il più possibile, ottimizzando al contempo i ricavi prodotti al lancio", spiega Piscatella. "Non si ottiene un simile risultato fissando un prezzo base così alto da restringere l'imbuto."
L'analista di Circana sottolinea che un aumento così marcato del prezzo base potrebbe avere effetti negativi a lungo termine per l'industria videoludica, già alle prese con una fase di stagnazione. Restringere il mercato potenziale dei videogiochi tripla A rischierebbe di esacerbare i problemi esistenti invece di risolverli.
La posizione di Piscatella evidenzia l'importanza di mantenere i videogiochi accessibili a un ampio pubblico. Per quanto il dibattito sul fatto che i videogiochi siano un "bene di lusso" e quindi non hanno l'obbligo di essere accessibili a tutti, l'attuale generazione videoludica ci sta mostrando che un prezzo di vendita elevato di giochi, e console, sta facendo affondare numerosi progetti, oltre a rendere eccessivamente rischioso per ogni software house creare nuove proprietà intellettuali, considerando i costi da sostenere e il prezzo di listino da dover presentare al lancio.
Mentre le edizioni speciali possono soddisfare gli appassionati disposti a spendere di più, seppur è vero che queste varianti stiano sfruttando sempre di più il trucchetto di offrire dei giorni di accesso anticipato al gioco per assicurarsi che i clienti paghino di più, un prezzo base eccessivamente alto potrebbe allontanare molti potenziali acquirenti, compromettendo la crescita dell'industria nel suo complesso.
Il dibattito sul prezzo dei videogiochi è aperto oramai dall'inizio della attuale generazione di console, quando sia Sony che altri publisher (quali 2K e Activision) ritennero necessario aumentare di 10$/10€ il prezzo delle loro produzioni più costose e celebri, per bilanciare maggiormente gli elevati costi di produzione.
Una decisione che, già all'epoca, non venne appoggiata dall'intera industria, oltre ad aver generato parecchi dibattiti nelle community videoludiche, ma l'analisi di Piscatella suggerisce che la soluzione ai problemi dell'industria potrebbe risiedere più nell'ampliamento del mercato, magari rivalutando proprio il prezzo di listino dei giochi al lancio, piuttosto che forzare la "naturalizzazione di un aumento generale dei prezzi".