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Recensione

Saturnalia | Recensione - Il terrore è ovunque nell'horror di Santa Ragione

Ecco la nostra recensione di Saturnalia, un videogioco horror con meccaniche roguelite sviluppato dal team italiano Santa Ragione

Avatar di Nicholas Mercurio

a cura di Nicholas Mercurio

La paura è un’emozione primaria. Agisce all’improvviso, trasformandosi e diramandosi in modi impossibili da frenare. C’è l’oscurità, c’è il panico, c’è la fine e c’è la morte. In Saturnalia c’è il suono di una campana che sferza l’aria irrespirabile, scomoda e densa di un'atmosfera misteriosa. Non c’è una via di scampo, perché ormai ci sono strade segnate dal sangue, e il videogioco di Santa Ragione, il team di sviluppo di questo racconto dell’orrore, sa bene come intingere negli scenari le sensazioni giuste.

Interfacciandomi con Saturnalia, sapevo già che mi sarei spaventato a morte e, leggendo meglio la trama, sapevo che si stava configurando davanti a me un’esperienza che o avrei odiato a morte, o apprezzato all’inverosimile. In Valle d’Aosta, ad esempio, esistono tante leggende: una delle più famose riguarda il Diavolo di Verrès, appeso per il collo dal ponte del borghetto, per simboleggiare all’intera vallata che il Maligno era stato sconfitto. Qui però non siamo nella mia terra natia, non c’è la fontina, non c’è un buon vino proveniente da una cantina e non c’è neppure un buon dolce da valdostano da assaporare, per dimenticare la triste storie del diavolo che, pensando di essere più furbo degli altri, è invece finito peggio dei tanti personaggi dell’immaginario folkloristico, che la stessa Chiesa ha contribuito a infangare, denigrando e sbeffeggiando con pernacchie, purghe e odio collettivo.

Saturnalia ha il gusto di un Ichnusa e del pane carasau con casa fràzigu (formaggio con i vermi: sì, esiste davvero), perché è ambientato in Sardegna, nella cittadina di Gravoi, da non confondere con Gavoi, che si trova in provincia di Nuoro. Tralasciando però le lezioni di geografia, lo studio di sviluppo indipendente Santa Ragione, conosciuto per Milky Way Prince: The Vampire e tante altre produzioni indipendenti, non ha mai nascosto di essere ambizioso, talentuoso ma, soprattutto, capace di creare contesti che interesserebbero chiunque cercasse qualcosa di inedito e inaspettato.

Saturnalia si è sin da subito proposta mettendo già le cose chiaro, e lo ha fatto con un canzone nel menù principale assolutamente inquietante, composta da rime angoscianti e stridenti come delle fredde catene di metallo su una parete rocciosa, macchiata di sangue, bile e materia cerebrale. O è forse solo tutta la solita illusione, che si configura per spaventare e costringere alla fuga i più impressionabili? Potrebbe essere qualunque cosa; d’altronde, è naturale: l’orrore è fatto per spaventare, le storie sono fatte per impressionare e il lieto fine, che è solo una grande illusione, è un modo come un altro per raccontare ai bambini che non esisterà mai un finale agrodolce. Perché, se non lo aveste capito, Saturnalia non ha solo finali positivi o negativi, ma soprattutto agrodolci. Meglio procedere con ordine.

L'insolito racconto di Saturnalia

Sardegna, 1989. C’è un clima placido, quasi inusuale. Una macchina sfreccia in autostrada, supera un ponte, un altro e si intravede il mare, che non appare agitato o come immagineremmo. Le onde si infrangono sulle rocce appuntite, mentre il silenzio, rotto soltanto dalle gomme che sfrecciano sull’asfalto, fanno da contorno alla storia di una ragazza intenzionata a raggiungere Gravoi per fare le valige e non guardarsi più indietro. La storia inizia così, con il suo arrivo nel piccolo paesino che, in festa per una celebrazione ecclesiastica, sembra in realtà disabitato.

In Saturnalia si impersonano quattro esistenze con problemi, storie di vita e pensieri diversi. Una madre rimasta incinta, una figlia in fuga dalla famiglia, un giovane fotografo in cerca della verità e un ex tossicodipendente. Quattro storie, un solo luogo e una festa che nessuno di loro conosce. Cosa potrebbe andare storto? Tutto, in realtà, perché gli avvenimenti del prologo, che introduce celermente i vari protagonisti, non si perde in troppi fronzoli, mandando il giocatore alla mercé delle tenebre senza troppi complimenti.

Il contesto, proposto dal team di sviluppo con intelligenza, è ispirato, forte e ottimamente rappresentato, perché segue con attenzione le dinamiche di uno spaccato d’Italia unico nel suo genere. Santa Ragione, studiando accuratamente il simbolismo, i libri e le leggende sarde, ha dunque confezionato una storia per nulla scontata, che vede protagonisti quattro personaggi diversi tra loro alla ricerca di un futuro migliore, o di una via di fuga dalla Creatura, che rappresenta il nemico da cui sfuggire. Sì, perché lo studio di sviluppo con sede a Milano, ambizioso quanto Reply Games Studio, si è approcciato a Saturnalia raccontando una storia matura, inserendo tematiche del genere horror scomode e spaventose, oltre che raccapriccianti e brutali, facendo leva proprio sui sentimenti umani. La scrittura del racconto, insomma, si focalizza sul terrore dell’ignoto, perché la Creatura, che giunge da un pozzo delle miniere di Gravoi, è la classica presenza tenebrosa pronta a tutto pur di uccidere senza pietà. Armata di un coltello, con indosso una maschera folkloristica sarda, la Creatura è circondata da un alone di mistero capace di insinuarsi laddove nessuno auspicherebbe. C’è il panico, c’è il sangue, c’è un cimitero e c’è una campana: tutto è orchestrato per incutere terrore, lasciare sgomenti e paralizzare il giocatore.

L’avventura, ispirata alle opere horror più memorabili del panorama videoludico, non ci mette molto a mostrarsi in tutto il suo splendore, e fa capire sin da subito che niente è come appare. La fuga di una madre, rimasta incinta senza volerlo è sicuramente un racconto che potrebbe toccare le corde altrui. Non facendovi troppi spoiler, sappiate che ogni protagonista nasconde un passato tremendo, che può solo essere scoperto con pazienza, compreso e assorbito con la dovuta propensione all’ascolto.

Non ci sono voci narranti, bensì solo testi da leggere per comprendere al meglio cosa circondi ognuno dei protagonisti. Di sicuro, non c’è il tempo per affezionarsi, perché il videogioco di Santa Ragione non lo consente: braccato dall’entità oscura, sono spesso fuggito senza fermarmi, non guardandomi indietro, pensando solo ad arrivare all’obiettivo. Sapevo di essere inseguito ma, certo che non mi sarebbe accaduto nulla, ho proseguito senza farmi travolgere dal terrore, che è stato però impossibile controllare. Un’impresa non di certo semplice, specie non dopo queste premesse, che nel risultato finale mi sono apparse assolutamente ben inserite. E non era facile, non per un’opera di questo genere, che poteva rischiare di creare un contesto per nulla insolito.

“Rintocca la campana a tempo di morte”

Saturnalia, come accennavo prima, è un’avventura dinamica e narrativa che cattura gli elementi vincenti dei videogiochi investigativi e delle produzioni roguelite più celebri pubblicate recentemente. No, non è un Cult of the Lamb e neppure un Sifu, bensì un videogioco che propone una struttura ludica estremamente semplice quanto ben orchestrata, pensata più per raccontare che per divertire. Inizio col dire, infatti, che le dinamiche roguelite del videogioco di Santa Ragione riescono a essere assolutamente funzionali e ottimamente rappresentate, inserendo inoltre dei momenti d’esplorazioni utilissimi per raccogliere dei materiali utili per avanzare nel corso dell’esperienza gioco. Variando infatti gli scenari dopo ogni morte, è possibile rivivere le situazioni in modo diverso, mantenendo tuttavia gli stessi indizi raccolti nel borghetto cittadino precedentemente da un diverso personaggio, che potrebbe essere morto o inutilizzato.

Concludere ogni storia, in tal senso, risulta fondamentale per continuare nell’esperienza di gioco per arrivare ai titoli di coda, che si possono raggiungere in otto abbondanti ore di giocato, a meno che non si voglia cercare il proverbiale pelo nell’uovo e perdersi nel borghetto. Saturnalia propone una visuale in terza persona, consentendo al giocatore di avere un’ottima visione dei vari accadimenti che si susseguono l’uno dopo l’altro. Il videogioco di Santa Ragione, traendo il meglio dai survival horror presenti sul mercato, cattura elementi riconoscibili e già collaudati in passato, non presentando quindi delle novità sotto questo profilo.

Tuttavia, ogni elemento è ben inserito nel contesto, tanto da spingere il giocatore a utilizzare lo stealth in varie occasioni, alle volte distraendo la Creatura con scaltrezza e abilità, e altrettante correndo via alla ricerca di una fonte di luce capace di illuminare cosa si ha attorno, in maniera tale da non perdersi. Per muoversi nell’oscurità della notte, che è il momento in cui avviene il rito segreto del villaggio, l’unica fonte di luce è un fiammifero, che può spegnersi da un momento all’altro. Ha rappresentato, durante l’intera durata del viaggio all’interno di Saturnalia, uno strumento importante per sfuggire al buio e alle fiere nascoste laddove nessuno si aspetterebbe.

La struttura di gioco, pensata proprio per offrire un’esperienza angosciante e ansiogena, convince perché è semplice e proposta in maniera intelligente, arrivando al suo scopo senza incespicarsi troppo. A non funzionare in modo convincente è l’intelligenza artificiale della Creatura, che spesso non nota la presenza dei protagonisti né i loro movimenti, inficiando in questo modo qualunque suo tentativo.

Nascondersi, infatti, mi è risultato semplice e per nulla impegnativo quanto sfuggire dalle sue grinfie. Non ho faticato né ho trovato complesso scamparla, anche se in molteplici occasioni ho rischiato di essere scoperto dalla Creatura. La sua presenza, che è costante anche quando non si mostra, potrebbe spaventare chi non è avvezzo a videogiochi di questo genere, in cui è l’ansia a prendere il controllo del giocatore, che si ritrova ad andare avanti nonostante il terrore.

Un villaggio eretto con passione

Un’ambientazione curata, una passione per il folklore sardo e tanta, tantissima voglia di sorprendere il medium con semplicità. Sono rimasto incantato dalle casupole, del posizionamento di ogni e in generala dalla mappa di gioco, che si può consultare al centro del paesino, selezionando così la direzione che si preferisce seguire, anche se consiglio di armarsi di coraggio e avanzare senza avvalersi dell’aiuto del viaggio automatico o rapido, quest’ultimo disponibile alle cabine telefoniche sparse per il level design della produzione. Pur non rappresentando chissà quale labirinto intricato, Gravoi è un paesello con un’anima e tanti luoghi visitare.

È l’archetipo del paesello di campagna lontano dalla città, con un solo bar e una farmacia. Cosa si potrebbe desiderare di più, da qualcosa del genere? Sul lato tecnico, tuttavia, dobbiamo muovere delle critiche: sono presenti dei bug sparsi qua e là, oltre a compenetrazioni che, purtroppo, alle volte mi hanno impedito di raggiungere un luogo d’interesse che dovevo assolutamente raggiungere. Al netto di questo, però, il gioco è fissato sui trenta fotogrammi al secondo, riuscendo ad esaltare il motore grafico e lo stile d’animazione, composto da colori vivaci e alle volte oscuri, come un viola tendente al nero che cambia il cromatismo quando accade qualcosa di inevitabile.

Saturnalia non è un videogioco come gli altri. Anzi, è ben più insolito, oltre che originale e ispirato, perché cattura la tradizione sarda e gli elementi dell’isola in modo attento e decoroso, oltre a riferimenti ai testi romani di Seneca, che potrebbe far sorridere un numero indefinito di giocatori. D’altronde, la paura è un’emozione primaria. Perché non provarne ancora?

Voto Recensione di Saturnalia - PC


8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Contesto e trama interessanti da scoprire e approfondire

  • Un gameplay di gioco semplice ed efficace, che non annoia e coinvolge

  • Uno studio attendo e minuzioso della cultura sarda

Contro

  • Un lato tecnico claudicante nei momenti concitati, che necessiterebbe di una patch correttiva

  • Un'intelligenza artificiale non all'altezza

Commento

Saturnalia è un videogioco indipendente italiano dal grande potenziale, che racconta un contesto angosciante, interessante e coinvolgente, parlando di una storia intensa e profonda con semplicità. Un gameplay semplice ed efficace che arriva all'obiettivo, tante ore di gioco al suo interno e un game design ben rappresentato. Il lato tecnico, però, è da rivedere con minuziosa attenzione in vista del futuro.

Informazioni sul prodotto

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