Primo punto: sopravvivere!

Un'attesa di cinque anni ci ha finalmente portato S.T.A.L.K.E.R., un FPS innovativo, dall'ambientazione contemporanea e dalla longevità record. In poche parole, uno dei giochi più belli del momento.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Primo punto: sopravvivere!

S.T.A.L.K.E.R. non è un FPS come gli altri. Dimenticate le velocità adrenaliniche alla Quake o all’Unreal, S.T.A.L.K.E.R. si prende il suo tempo, e vi troverete a passeggiare per le lande desolate nei dintorni della centrale nucleare di Chernobyl nell’anno 2016. Si tratta principalmente di un vero survivor FPS, basato su un ambiente di gioco veramente ben fatto in cui non mancherà una dose di gioco d’avventura.

L’azione si svolge quindi diversi anni dopo l’esplosione del reattore numero tre della centrale ucraina che ha rischiato di trasformare metà degli europei in mutanti fluorescenti, e dopo una seconda catastrofe, inventata, che ha portato la zona a brulicare di banditi e soldati.

Questo territorio è abitato da mutanti di ogni razza e stazza, da militari vendicativi preoccupati di proteggere i loro segreti e da cacciatori di taglie, gli Stalkers, arrivati per cercare fortuna cacciando i loro simili e raccogliendo ogni tipo di oggetti. È precisamente uno Stalker il vostro alter ego nel gioco, soprannominato "il Tatuato", e ritrovato misteriosamente vivo mentre veniva trasportato in un camion per il trasporto cadaveri.

La sola cosa che il nostro personaggio si ricorda è che deve trovare e uccidere un altro Stalker, chiamato Sterlok. Sarà questo il filo rosso che vi condurrà per tutto il gioco verso uno dei sette finali, facendovi marciare per i 30 chilometri quadrati del campo d’azione.

Gli spostamenti e i percorsi sono quindi liberi, mentre si potrà accedere a certi settori solo se equipaggiati con del materiale specifico.

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