I giochi Rockstar includono nomi famosi come Grand Theft Auto o Read Dead Redemption, ma lo studio oggi fa parlare di sé per una ragione divesa: ha pubblicato su Steam i suoi stessi giochi piratati, finendo per attivare le protezioni antipirateria della piattaforma. Intanto, al momento la società è occupata con il prossimo lancio di GTA 6, gioco che potrebbe costare 150 euro.
Non è la prima volta che si parla di questo argomento, ma un recente video ha riacceso la questione. Lo ha pubblicato Vadim M, che spiega come i “problemi tecnici” del gioco Manhunt in verità sono dovuti al fatto che Rockstar ha caricato su Steam una versione piratata del gioco, e di conseguenza si è attivata una serie di glitch ad hoc per penalizzare l’esperienza di gioco. Succede qualcosa di simile con Max Payne 2 e Midnight Club II.
Rockstar non è nuova a cosa del genere, racconta Daniel Sims su Techspot: già nel 2008 la società aveva “riciclato” un crack per pubblicare Manhunt su Steam, ma all’epoca nessuno se ne era accorto. Poi ancora nel 2010 con Max Payne 2, ma Rockstar aveva modificato il software per tentare di nascondere l’uso di strumenti “anti-DRM”.
Il problema è che ci sono sistemi automatici che riconoscono questo trucchetto e introducono bug che rendono Manhunt ingiocabile, e il problema si protrae da 13 anni. La cosa paradossale è che il problema colpisce solo chi ha comprato regolarmente il gioco, mentre chi lo ha piratato può giocarci senza problemi.
Il video di Vadim riapre quindi una vecchia questione, e apre al sospetto che la pratica in questione sia più comune di quanto si pensi. Secondo Ben Golus, un altro sviluppatore, ci sono infatti altri studi che hanno l’abitudine di usare versioni pirata dei loro giochi per ripubblicarli in digitale.
Il problema, almeno in parte, è che con i giochi meno recenti non si sa dove andare a prendere il codice originale, e quindi si hanno a disposizione solo le copie con DRM. A quel punto il crack è l’unica possibilità per rimettere i giochi in circolazione. Il che è un altro modo per dire che la pirateria è l’unica risposta concreta che abbiamo alla necessità di conservare opere in formato digitale.