L'atmosfera in casa Riot Games, l'azienda produttrice di League of Legends, Valorant e altri titoli di successo, è tutt'altro che serena. Una tempesta di proporzioni abnormi si è abbattuta sull'azienda e, in particolare, sul suo CEO, Dylan Jadeja. Una petizione online lanciata su Change.org, che chiede le immediate dimissioni di Jadeja, ha superato i 4,5 milioni di firme, stabilendo un record assoluto nel mondo dei videogiochi. Mai, prima d'ora, una petizione legata al gaming aveva raggiunto una tale portata.
The CEO of Riot Games Dylan Jadeja just got hit with a whopping 4.5 million signatures demanding his removal. Making it the all time biggest petition in gaming. #RiotGames #LeagueOfLegends pic.twitter.com/SBmz8nLNkb
— LeagueHub (@LeagueHubGG) February 24, 2025
Il motivo di questa ondata di protesta è da ricercarsi nelle recenti decisioni di Riot Games riguardo alle ricompense gratuite offerte ai giocatori. In particolare, la rimozione o la drastica riduzione di "chest" (forzieri) e altre ricompense ha scatenato l'ira della community. Questi forzieri, ottenibili semplicemente giocando e completando missioni, rappresentavano un modo per i giocatori di acquisire skin, campioni e altri contenuti estetici senza dover ricorrere alle microtransazioni, ovvero senza dover spendere denaro reale.
La decisione di Riot Games è stata percepita da molti come un tradimento della filosofia "free-to-play" che, almeno in parte, aveva caratterizzato i suoi titoli. Sebbene i giochi di Riot siano gratuiti da scaricare e giocare, l'azienda guadagna principalmente attraverso la vendita di contenuti estetici opzionali. La possibilità di ottenere alcuni di questi contenuti gratuitamente, tramite le chest e altre ricompense, era vista come un incentivo a giocare e un modo per premiare la fedeltà dei giocatori.
Inevitabilmente, quindi, la rimozione di queste ricompense ha generato un forte malcontento, con molti giocatori che accusano Riot Games di avidità e di voler spremere il più possibile la propria utenza. La petizione su Change.org è diventata il catalizzatore di questa frustrazione, raccogliendo un numero impressionante di firme in breve tempo. I commenti lasciati dai firmatari esprimono delusione, rabbia e, in alcuni casi, la sensazione di essere stati traditi da un'azienda che un tempo sembrava mettere i giocatori al primo posto.
La vicenda di Riot Games e della petizione contro il CEO Dylan Jadeja solleva importanti questioni sul rapporto tra aziende videoludiche e giocatori. Il modello "free-to-play" si basa su un delicato equilibrio: i giocatori devono sentirsi incentivati a giocare e a investire tempo nel gioco, senza però sentirsi costretti a spendere denaro per progredire o per ottenere contenuti desiderabili.
La decisione di Riot Games di rimuovere le ricompense gratuite ha rotto questo equilibrio, scatenando una reazione negativa di proporzioni enormi e per quanto ci riguarda, decisamente ben giustificate.
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